2. STRATEGIE VERSO LA SICUREZZA ALIMENTARE URBANA: UNA PANORAMICA
2.4 Pianificare un Sistema Urbano del cibo
Come si è voluto enfatizzare nel paragrafo precedente, numerosissimi sono gli esempi di movimenti,
associazioni, iniziative nate dal basso, tramite i quali la società civile intende contribuire al
cambiamento, alla transizione verso un sistema del cibo più sostenibile, equo ed economicamente
efficiente. Tale sfida risulta però assai impegnativa se le azioni individuali rimangono tali, ignorate o
perfino osteggiate da governi e comuni. In questo paragrafo verrà trattato l’argomento della
trasformazione del sistema urbano del cibo dal punto di vista della pianificazione dello stesso, di
come in diverse città europee e nordamericane siano sorti, con tempistiche e modalità differenti,
organi preposti alla pianificazione del sistema del cibo.
I pianificatori territoriali si sono sempre tradizionalmente dedicati ad ogni altro aspetto della vita dei
cittadini: acqua, aria, abitazione, ma mai al cibo, forse perché considerato un tema di pianificazione
cibo, lo stesso ha ripercussioni su molti altri settori tra cui salute pubblica, giustizia sociale,
fabbisogno energetico, risorse idriche, trasporti, sviluppo economico… Inoltre, limitando la
pianificazione del sistema del cibo ai soli ambienti rurali, viene trascurato il tema dell’agricoltura
urbana, pratica mai abbandonata nel Sud globale, e che, come si è visto, sta vigorosamente
riprendendo piede anche nel Nord.
Tutto questo ha portato l’American Planning Association (APA)10 a redigere nel 2007 una Guida per
le Politiche di Pianificazione Regionale e Comunitaria del cibo (Morgan 2010) e, solo due anni dopo,
forse per il diffondersi del discorso sulla Nuova Equazione del Cibo, o per l’esempio oltreoceano
dell’APA, l’Associazione delle Scuole Europee di Pianificazione (AESOP) ha dato vita ad un nuovo
gruppo tematico, il Sustainable Food Planning Group. Si è fatta dunque spazio una definizione di
pianificatori del cibo, una comunità eterogenea composta da soggetti e professionisti con interesse
nel mondo del cibo provenienti da diversi background, ma anche ONG operanti nella giustizia sociale,
salute pubblica, sicurezza alimentare ed ambiente, ognuno dei quali cerca di far sì che le politiche del
cibo vengano prodotte in modo aperto e democratico (2009 cit. in Morgan 2010). Si è fatta largo
l’idea per cui il cibo non può più essere considerato meramente come un qualsiasi settore industriale
poiché, a differenza degli altri settori produttivi, ogni singolo individuo sulla terra necessita di tale
prodotto, ed è influenzato da esso nella sua salute e benessere.
Decretata l’importanza di una pianificazione incentrata sul sistema del cibo all’interno delle agende
metropolitane, il passo successivo è dare ad essa un efficacia politica; come si vedrà, città
avanguardistiche in questo senso hanno dato risposte diverse a tale necessità: anche se il format che
si sta rivelando come più efficace e replicabile è quello dei Food Policy Council, descritti più avanti.
I primi esempi di strategie urbane per il cibo in Europa risalgono al 2006, quando città come Londra,
Leeds, Brighton, Amsterdam stabilirono strategie a livello comunale per riformare il sistema del cibo;
10 Organizzazione nata nel 1978 che rappresenta il campo della pianificazione urbana negli Stati Uniti. L’associazione
da quel momento in Inghilterra prima, e poi anche sul continente, il numero delle le città a dotarsi di
tali strategie di pianificazione è andato aumentando (Sonnino 2014).
Le strategie del cibo vertono solitamente su obiettivi multipli; il Piano, Carta, Strategia di volta in
volta approvato ha caratteristiche omogenee tra una città e l’altra; una visione comune, un piano
d’azione, e degli indicatori pensati per revisionare il percorso fatto verso gli obiettivi preposti; vi è
poi sempre la consapevolezza del ruolo che le città sono chiamate ad interpretare nel facilitare una
trasformazione del sistema cibo e dei limiti delle stesse in quanto importatrici nette di cibo e quindi
vulnerabili a condizioni esterne (ibid.) Ciò che accomuna tutti questi testi è infine l’approccio olistico
alla sicurezza alimentare, e il conseguente uso di un linguaggio che fa riferimento all’economia, alla
società e all’ambiente.
La crescita del movimento per la pianificazione del sistema del cibo sta contribuendo a rendere
quest’ultimo più umano e locale, facendo leva fra l’altro sui meccanismi di controllo della qualità,
provenienza, tracciabilità e fiducia, rispondendo quindi perfettamente alle richieste della società civile
provenienti dall’Alternative Food Movement (Morgan 2010).
Ora che sono state analizzate le origini del movimento per la pianificazione urbana del cibo,
movimento peraltro che sta vivendo una fase di enorme sviluppo, è fondamentale descrivere l’entità
politica che più si sta affermando a livello cittadino per assistere e gestire la transizione urbana: i
2.4.1 I Food Policy Council
Se si dovesse identificare una capofila tra le città che hanno concepito e fondato un Consiglio sulle
Politiche del Cibo, senz’altro bisognerebbe fare riferimento a Toronto, Canada. Il Toronto Food
Policy Council (TFPC) nacque nel 1990, molto prima rispetto al boom della creazione di tali organi,
avvenuto solo a partire dalla metà degli anni 2000, grazie all’operato di attivisti delle politiche del
cibo come Wayne Roberts, che ne fu poi responsabile, capaci di costruire alleanze con altre
organizzazioni interne o esterne ai confini urbani.
Per avere un’idea precisa di cosa siano i Food Policy Council (da ora in avanti FPC) e come operino,
è possibile fare riferimento al rapporto della già citata American Planning Association del 2011 che
li descrive come enti che, tramite l’elaborazione di politiche e programmi strategici, assistono governi
locali, regionali o statali nel fronteggiare le sfide inerenti il sistema agroalimentare urbano (Di Lisio
2011). Di solito parte di un approccio collettivo più ampio, i FPC operano anche per ristabilire la
salute sociale, economica e ambientale dei sistemi del cibo locali e regionali; sono generalmente
composti da membri della comunità e rappresentanti dei quattro settori del sistema agroalimentare:
produzione, trasformazione, consumo e gestione dei rifiuti. I componenti lavorano cercando di
collaborare tra loro per trovare soluzioni reciprocamente benefiche, e di aprirsi anche a partner esterni Figura 8 http:I Food Policy Council nel mondo//www.comune.milano.it
della sfera pubblica e privata, come pianificatori territoriali urbani e regionali, per la formulazione di
soluzioni concrete. È poi compito dei FPC quello di fornire informazioni e consigli ai residenti, oltre
che ai governi, sulle varie politiche e programmi per supportare i sistemi del cibo locali così da
rafforzare e rendere maggiormente visibili le connessioni tra produttori, trasformatori, distributori e
consumatori di quel sistema.
Gli obiettivi specifici di ogni Food Policy Council chiaramente variano in base alle esigenze e
problematiche del comune in cui nascono, ma generalmente riguardano:
• Farsi portavoce al fine di modificare le politiche urbane esistenti e migliorare il sistema cibo della comunità;
• Sviluppare programmi cha vadano a colmare le lacune all’interno del sistema cibo della comunità;
• Trovare soluzioni largamente applicabili all’interno del sistema cibo;
• Condurre ricerche e analisi sulle condizioni presenti del sistema cibo della comunità;
• Comunicare le informazioni alla comunità e al governo;
• Creare partenariati tra i membri dei diversi settori del sistema del cibo della comunità;
• Organizzare incontri che riuniscano i diversi stakeholders del sistema del cibo della comunità. Tra le caratteristiche in comune individuate dall’APA, in generale applicabili anche per I FPC
europei, vi è quella di essere entità no-profit quasi-governative, oppure operanti all’interno di agenzie
governative, e di rivolgersi sia alle necessità della comunità che a quelle del governo di solito con
risorse finanziarie assai limitate. Per quanto riguarda la giurisdizione, i FPC possono esistere a livello
locale, regionale o statale, e solitamente si appoggiano a gruppi cittadini, istituzioni, enti no-profit, o
ancora ad agenzie governative affinché le loro azioni possano essere sostenute e sviluppate (Di Lisio
2011).
Per concludere, il movimento per la pianificazione urbana del cibo sta vivendo un periodo di grande
sviluppo, negli Stati Uniti così come in Europa tanto da poter essere considerato uno dei più
importanti movimenti sociali esistenti oggi al mondo, nonostante le diverse forme che esso sta
assumendo (Morgan 2009).
Il nuovo spazio di cooperazione, riflessione e azione politica rappresentato dalle politiche urbane del
cibo sta ricevendo attenzione e nuovi impulsi anche grazie ad iniziative internazionali che si passerà
ora ad esaminare, caratterizzate da un maggior impatto mediatico e dimensione rispetto alle singole