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Capitolo 2 COMPORTAMENTI ALIMENTARI: FATTORI D

2.3 Politeismo alimentare

Negli ultimi anni, le abitudini alimentari delle famiglie italiane sono state oggetto di un profondo ripensamento indotto dalle difficoltà economiche, dalla riduzione del reddito disponibile ma anche dai cambiamenti avvenuti sia dal punto di vista demografico che lavorativo-occupazionale.

La spesa destinata all’alimentazione, tradizionalmente considerata tra le meno esposte all’andamento del ciclo economico, ha subito nel periodo di crisi 2007- 2013 una caduta di circa il 13%, in termini reali, seconda solo a quella registrata dai beni durevoli (automobili, mobili e arredi), contro una dinamica complessiva della spesa per consumi pari a -8%130. Tenendo conto anche della crescita dei prezzi, la spesa alimentare delle famiglie sembra essere tornata indietro di oltre 25 anni131.

In particolare, secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat (2013), il valore complessivo della spesa delle famiglie, a prezzi correnti, è stato, nel 2013, di 970,4 miliardi di euro, di cui il 19,5% pari a 189,2 miliardi è stato destinata dalle famiglie alla spesa alimentare. Si è registrata dunque una flessione del 1,5% della spesa alimentare rispetto all’anno 2012, corrispondente a circa 2,8 miliardi di euro, e una riduzione di 6,3 miliardi rispetto al 2011132.

La spesa media mensile delle famiglie per alimentari e bevande è passata da 468 euro del 2012 a 460 euro del 2013, con significative differenze a seconda delle aree geografiche considerate, con i valori più bassi registrati nelle Isole (426,67 €) e nel Nord-est (442,17€). Confrontando il 2008 con il 2013, la riduzione di spesa è stata di circa il 3% con un andamento crescente procedendo da Nord a Sud: nelle regioni settentrionali si è registrata infatti una flessione media del 1,2%, al Centro di 3 punti percentuali, mentre al Sud e nelle Isole ha raggiunto

130

Censis, Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2014, cit., p. 33; Ancc-Coop, Rapporto Coop 2014, Consumi e distribuzione. Assetti, dinamiche, previsioni, cit., p. 148.

131 Ancc-Coop, Rapporto Coop 2014, Consumi e distribuzione. Assetti, dinamiche, previsioni,

cit., p. 149.

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CSConfagricoltura, Andamento della spesa alimentare delle famiglie negli anni della crisi, 2013.

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rispettivamente il -6% e -5%. È interessante notare come la spesa per generi alimentari non abbia seguito nel tempo un andamento progressivamente discendente ma altalenante, con una riduzione nel 2009 seguito nel 2011 da un significativo incremento, comune a tutte le aree geografiche, per poi contrarsi nuovamente nel 2013 (Tab. 6)133.

Tabella 6 - Spesa media mensile delle famiglie per alimentari e bevande in base

all’area geografica.

Nord- Ovest

Nord- Est

Centro Sud Isole Italia

2013 468,59 442,17 477,25 468,59 426,67 460,72 2012 471 450,99 484,44 479,47 441,32 468,32 2011 485,21 455,37 474,08 501,16 453,71 477,08 2010 471,07 447,25 472,07 492,35 429,19 466,59 2009 470,53 432,69 472,31 484,32 421,42 461,06 2008 479,20 441,39 491,94 498,65 449,44 475,19 2007 461,94 430,61 485,21 499,16 443,49 466,29

Fonte: Elaborazione dati Istat.

La spesa alimentare, tuttavia, se considerata in relazione a quella non alimentare, che ha subito negli ultimi anni una sensibile flessione, presenta una sostanziale stabilità, tale per cui l’incidenza della spesa alimentare sulla spesa complessiva mostra una crescita a partire dal 2009, aumentando regolarmente negli anni successivi, dal 19% del 2010 al 19,5% del 2013 (Tab. 7)134.

133

Ibidem; elaborazione dati Istat, http://dati.istat.it/.

134

Istat, Statistiche Report, Anno 2013, I consumi delle famiglie, cit., pp. 1-3; CSConfagricoltura, Andamento della spesa alimentare delle famiglie negli anni della crisi, cit., 2013.

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Tabella 7 – Spesa media mensile delle famiglie nel settore alimentare e non alimentare

e incidenza della spesa alimentare sulla spesa totale, nel periodo 2007-2013.

Alimentare Non Alimentare Totale

Incidenza % della spesa alimentare sul totale 2013 460,72 1898,33 2359,05 19,5 2012 468,32 1950,95 2419,27 19,3 2011 477,08 2010,83 2487,91 19,1 2010 466,59 1986,68 2453,26 19 2009 461,06 1980,71 2441,77 18,8 2008 475,19 2009,45 2484,64 19 2007 466,29 2013,78 2480,07 18,8

Fonte: Elaborazione dati Istat.

Scendendo nel dettaglio delle singole categorie che compongono la spesa alimentare, i dati Istat hanno mostrato una riduzione lieve ma generalizzata in tutti i comparti ad esclusione del reparto ortofrutta in crescita di pochi centesimi, da 83,48 euro a 83,97 euro. La diminuzione più significativa ha riguardato la spesa destinata alla carne (-3%), probabilmente riconducibile a motivazioni di ridotta disponibilità economica anche se non deve essere trascurata la tendenza verso scelte alimentari più etiche e consapevoli. È il caso della diffusione sempre più ampia di stili alimentari vegetariani e vegani: gli italiani che non mangiano carne e pesce sono il 6,5% della popolazione, mentre coloro che rinunciano nella loro dieta al consumo di prodotti animali e dei loro derivati sono lo 0,6%, oltre il 7% della popolazione. Tale comportamento alimentare risponde all’esigenza di rispettare gli animali, di limitare i danni all’ambiente provocati dalle attività di allevamento e infine alle implicazioni salutistiche e dietetiche di questo tipo di

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dieta135. Per quanto riguarda i singoli prodotti alimentari, i dati hanno mostrato un incremento nel consumo di uova e pollame, probabilmente per motivi di convenienza economica, di salumi, frutta, verdura, latte e zucchero (Tab. 8).

Tabella 8 – Spesa media mensile delle famiglie per le diverse categorie di generi

alimentari.

2012 2013

alimentari e bevande 468,32 460,72

pane e cereali 77,37 76,42

pane, grissini e cracker 30,15 29,88

Biscotti 9,65 9,68 pasta e riso 15,78 15,2 pasticceria e dolciumi 12,21 12.05 Carne 110,38 106,84 carne bovina 45,45 39,81 carne suina 11,65 11,56

pollame, conigli e selvaggina 23,87 24,45

Salumi 23,05 23,29

Pesce 41,39 40,88

latte, formaggi e uova 62,47 61,52

Latte 17,46 17,77 Formaggi 28,08 26,56 Uova 5,73 6,15 oli e grassi 15,84 15,56 olio d'oliva 11,51 10,78 Ortofrutta 83,48 83,97 Frutta 41,01 41,38 Verdura 42,47 42,59

zucchero, caffè e drogheria 33,98 33,68

zucchero 3,34 3,49

caffè, tè, cacao 13,16 13,41

Gelati 7,18 6,47

Bevande 43,4 41,85

Fonte: Elaborazione dati Istat.

135Ancc-Coop, Rapporto Coop 2014, Consumi e distribuzione. Assetti, dinamiche, previsioni,

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Per una più recente e aggiornata analisi dei consumi alimentari è necessario ricorrere ai dati provvisori del Panel famiglie Gfk-Eurisko elaborati da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), relativamente al periodo gennaio-novembre 2014. Tuttavia è necessario sottolineare la difficoltà ad ottenere dati attendibili e soprattutto univoci poiché i rilevamenti Ismea e Istat sulla variazione nel tempo della spesa alimentare conducono a risultati non sempre concordanti.

Con riferimento ai dati Ismea, gli unici al momento disponibili, l’ultimo scorcio del 2014 mostra una timida ripresa della spesa delle famiglie nel settore agroalimentare che, dopo un 2013 negativo, registrano un aumento su base annua dello 0,6% della spesa a valori correnti, cui corrisponde una crescita analoga dei volumi (+0,5%). In particolare, i generi alimentari hanno registrato una crescita molto contenuta sia in termini monetari (+0,3%) sia in quantità (+0,2%), mentre le bevande hanno guadagnato il 3,3% in valore e lo 0,9% in volume.

Il lieve aumento della spesa è trainato dai consumi dei derivati dei cereali, grazie ad una maggiore preferenza accordata dai consumatori ai prodotti da colazione, e dai dolciumi, segnale incoraggiante nella direzione di un ritorno delle famiglie a concedersi qualche piacere per il palato fuori pasto o in occasione della tradizionale merenda del pomeriggio. In controtendenza il segmento dei prodotti ortofrutticoli e quello del latte e dei suoi derivati, mentre risulta per lo più stabile la spesa destinata dalle famiglie alle carni e ai salumi136.

L’andamento della spesa e dei consumi alimentari ha inoltre risentito dell’aumento del numero di italiani affetti da disturbi dell’alimentazione: i dati dell’Istituto Superiore di sanità, riportati nel Rapporto Coop 2014 “Consumi e distribuzione”, mostrano come circa l’8% dei bambini e il 2% della popolazione adulta soffra di reazioni avverse ad uno o più cibi. I numeri delle intolleranze sono soggetti ad aumentare e oggi circa 7 italiani su 10 non digerisce il lattosio, mentre un italiano su cento soffre di celiachia.

136

Ismea, I consumi alimentari. I consumi domestici delle famiglie italiane, gennaio 2015, pp. 1-2.

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I dati sulla vendite presso i punti vendita della grande distribuzione organizzata confermano il trend in atto: il giro d’affari annuo dei prodotti senza glutine e di quelli a base di cereali alternativi al frumento (soia, kamut, farro, ecc.) vale poco meno di 250 milioni di euro all’anno, con incremento dei volumi negli ultimi dodici mesi pari al 18%137.

Tale andamento emerso nelle abitudini di spesa delle famiglie ha determinato l’inserimento da parte dell’Istat di prodotti come i biscotti senza glutine e la pasta senza glutine all’interno del paniere 2015, utilizzato per la rilevazione dei prezzi al consumo138.

A completamento della panoramica sulla spesa destinata ai consumi alimentari è importante non trascurare la crescente attenzione dei consumatori per la propria forma fisica e, più in generale, per la propria salute e per quella dell’ambiente che li circonda, che ha fatto registrare un incremento nel consumo di prodotti biologici, cresciuti solo nei primi mesi del 2014 del 17%, dei prodotti a km 0, di quelli provenienti dal commercio equo e solidale e di tutti quegli alimenti caratterizzati da un ridotto contenuto calorico e di grassi139.

La crisi ha reso i consumatori italiani molto più attenti e sensibili, rispetto al passato, a cosa mettere nel carrello della spesa sotto il profilo della qualità dei prodotti, dei prezzi, della facilità d’uso e dei servizi incorporati, del benessere e della sicurezza140.

Nonostante il ridotto budget destinato all’alimentazione, i consumatori non hanno rinunciato alla qualità del cibo attraverso il ricorso alle promozioni, il ridimensionamento dell’attenzione prestata alla marca, il nomadismo della spesa, ovvero la ricerca del canale di vendita più conveniente a scapito della store loyalty , la riduzione degli sprechi e infine l’utilizzo di internet per pianificare la

137

Ancc-Coop, Rapporto Coop 2014, Consumi e distribuzione. Assetti, dinamiche, previsioni, cit., pp. 158-159.

138

Istat, Paniere dei prezzi al consumo, 3 febbraio 2015, http://www.istat.it/it/archivio/147228; Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Il paniere 2015 per i pubblici esercizi, Nota Informativa, Ufficio Studi, 2015.

139Zucconi S., Tutti vogliono mangiare bio. Il modello di consumo alimentare è in bilico tra ricerca di convenienza, qualità e benessere, Nomisma, 10 settembre 2014.

140

Cersosimo D., I consumi alimentari. Evoluzione strutturale, nuove tendenze, risposte alla crisi, Gruppo 2013, Quaderni, Roma, Edizioni Tellus, 2011, p. 19.

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spedizione d’acquisto e sfruttare al meglio le informazioni disponibili.

Il consumo ha assunto così negli anni una dimensione sempre più personale e indipendente dalla marca e dal punto vendita, espressione di cambiamenti intervenuti a livello socio- demografico e culturale, nonché nei gusti e nelle preferenze individuali tali per cui gli andamenti, di segno ed intensità, delle spese alimentari non risultano uniformi.

Le abitudini alimentari sono diventate oggi quanto mai soggettive, mutevoli ed eterogenee: espressione della volontà del singolo riguardo a cosa mangiare, come e dove consumare il pasto, tenuto conto di preferenze, gusti, aspettative, risorse personali. Questo comportamento è stato definito dal Censis “politeismo

alimentare” con riferimento alla tendenza del consumatore a mangiare di tutto

senza tabù, generando combinazioni soggettive di alimenti e anche di luoghi dove acquistarli e consumarli141.

Quando si tratta di cibo i consumatori dimostrano di non avere un'unica “fede”, destreggiandosi tra convinzioni ed esigenze in un patchwork di opzioni, in apparenza anche contraddittorie, che delineano un modello alimentare prevalente142. È quanto emerge dal primo rapporto Censis - Coldiretti sulle abitudini alimentari degli italiani, il quale fornisce esempi eclatanti di politeismo alimentare, riferendo che:

Tra le persone che dichiarano di acquistare regolarmente prodotti Dop

(Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta), comportamento che denota grande attenzione alla qualità anche quando determina una spesa mediamente più alta, il 77,7% acquista regolarmente surgelati, il 67,7% scatolame e oltre il 29% acquista anche cibi precotti;

Tra coloro che acquistano regolarmente prodotti dell’agricoltura biologica , il 73% acquista anche surgelati, quasi il 65% prodotti con marchio del distributore, il 63% anche scatolame;

141 Bellati M., I macro trend che tracciano nuove direzioni di lavoro per il gestore. L’era del politeismo alimentare, Dossier Food & Tendenze, 2011, pp. 53-56.

142

Censis-Coldiretti, Primo rapporto sulle abitudini alimentari degli italiani, Largo consumo, 2011, pp. 1-2.

70

Tra gli acquirenti regolari del commercio equo e solidale l’83,7% acquista anche prodotti a marchio commerciale del distributore, quasi il 77% surgelati ed il 65% scatolame.

A ciò si aggiunge che il consumo di pasti presso fast food riguarda il 27% circa degli acquirenti abituali di alimenti del commercio equo e solidale, il 26,7% dei consumatori abituali di frutta e verdura da agricoltura biologica, il 22,6% degli acquirenti di prodotti Dop e Igp, ed il 21,6% di coloro che acquistano direttamente dal produttore143.

In questo scenario convivono quindi comportamenti orientati alla genuinità e naturalità dei prodotti alimentari con la richiesta di accessibilità e disponibilità dei cibi in ogni momento e luogo di acquisto; il ritorno e il recupero delle tradizioni culinarie con la necessità di ridurre il tempo destinato alla preparazione dei cibi nella direzione di pasti precotti e pronti; la volontà di risparmiare nella spesa alimentare andando a caccia di occasioni d’acquisto e promozioni, con la disponibilità a pagare un prezzo più elevato a garanzia di una maggior qualità del prodotto144.

143

Ibidem, pp. 2, 12.

144 Barilla Center for Food & Nutrition, L’alimentazione nel 2030: tendenze e prospettive,novembre 2012.

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