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Politica italiana Lconomia

Giornali

Maria G r e g o r i o , IMAGO LIBRI. MUSEI DEL LIBRO

IN EUROPA, pp. 416, € 75, Sylvestre Bonnard,

Mi-lano 2006

Maria Gregorio, autrice di questo bel vo-lume, dirige presso il Saggiatore una colla-na di museologia e deve essersi non p o c o divertita, ma anche affaticata, a scrivere questo intelligente v a g a b o n d a g g i o attraver-so musei, biblioteche e archivi che hanno ri-levanti attività espositive e altre raccolte c h e possiedono e presentano opere e oggetti importanti per la storia del libro, codici mi-niati, papiri, autografi, legature, strumenti per la stampa e via d i c e n d o , arrivando an-che ai "villaggi del libro" c o m e quello di Gri-gnan caro a M a d a m e de Sevigné. Uno dei criteri della scelta è quello della c a p a c i t à del museo di c o m u n i c a r e con il

pubblico, sia nelle sale perma-nenti di esposizione sia nelle mostre temporanee. Una parti-colare attenzione è riservata al-l'architettura e agli allestimenti, cui spettano specifiche tratta-zioni dovute a Cristina Fiordi-melo e Marco Muscogiuri. Mol-te le tipologie dei musei pre-sentati alcuni sono nati e si so-no sviluppati per secoli nell'offi-cina di uno stampatore, c o m e il Plantin-Moretus di Anversa, la cui v i c e n d a ha inizio a metà Cinquecento e c h e diverrà mu-seo nel 1877, altri sono frutto dell'azione di grandi

collezioni-sti privati, c o m e i Meerman padre e figlio e Willem Westreenen cui si deve la creazione di uno dei più celebri e antichi musei del li-bro, il Meermanno-Westreenianum dell'Aja nato nel 1849, o la fondazione Bodmer di Cologny presso Ginevra, nata verso il 1950 o, ancora in quegli stessi anni, la s p l e n d i d a Chester Beatty Library di Dublino. Strano destino quello di questo ex minatore e pro-prietario di miniere, miliardario bibliofilo e appassionatissimo collezionista, amico di Churchill, che per avversione ai laburisti nel d o p o g u e r r a lascia l'Inghilterra e si trasferi-s c e in Irlanda c o n la trasferi-sua trasferi-s p l e n d i d a bibliote-ca, un po' c o m e Louis Carrand che per in-sofferenza politica lascia la Francia e nel 1887 dona a Firenze la preziosissima colle-zione medievale raccolta da lui e dal p a d r e lasciando "aux républicains et aux révolu-tionnaires ma haine et mon mépris". Un iti-nerario affascinante nella storia del libro e dei suoi cultori, una g u i d a che risponde a ogni d o m a n d a fornendo per ogni caso pre-cise informazioni sull'orario di apertura, sul sito web, sulle pubblicazioni, l'oggettistica le cartoline disponibili, l'esistenza di un bar. Un libro raro, eccellente e illustrato benissi-mo, unica p e c c a qualche confusione nelle didascalie.

E N R I C O C A S T E L N U O V O

turismo. L'elezione di Nathan, frutto dell'al-leanza liberal-popolare, segnò una netta di-scontinuità rispetto alle giunte precedenti e successive; i suoi ideali cosmopoliti e maz-ziniani, uniti a un sano pragmatismo, gli per-misero di avviare una dura lotta alla specu-lazione edilizia, di promuovere sperimenta-zioni p e d a g o g i c h e e il rilancio dell'educazio-ne scolastica e professionale, di sostedell'educazio-nere gli artisti e le iniziative culturali, di potenzia-re un virtuoso rapporto tra sovvenzioni pub-bliche e investimenti privati. Il libro, insom-ma, ricordando le scelte compiute cento an-ni fa in tempi di ristrettezze finanziarie, pone anche molti interrogativi alla gestione attua-le e futura delattua-le grandi città, c o m e rivendica del resto Veltroni nella prefazione. L'indagi-ne di Cecchini, condotta con a c u m e e scru-poloso vaglio di documentazione rara o ine-dita (soprattutto gli atti del consìglio comu-nale e le carte dell'archivio capitolino), è

pu-re un severo monito politico perché ci ricor-da quanto la cultura - che forse al consumi-stico m o n d o di oggi potrà sembrare "super-flua" - sia invece assolutamente "necessa-ria" per la costruzione di una vera società democratica.

C L A U D I O G A M B A

Elena Pontiggia e Carlo F. Carli, LA GRANDE

Q U A D R I E N N A L E 1 9 3 5 . L A N U O V A ARTE ITALIANA, pp. 274, €29, Electa, Milano 2006

Cardine centrale del sistema espositivo del sindacato fascista delle Belle Arti, la Quadrien-nale di Roma era nata allo scopo di raccoglie-re e metteraccoglie-re a confronto la miglioraccoglie-re produzione artistica nazionale. La seconda edizione, tenu-tasi nel 1935, segnò una svolta profonda nelle vicende dell'arte italiana: attraverso una lunga serie di sale personali, infatti, gli ordinatori del-la mostra esposero il del-lavoro di maestri ricono-sciuti al fianco di quello di giovani artisti, talora poco più che agli esordi. Una nuova schiera -costituita, fra gii altri, da Corrado Cagli, Giu-seppe Capogrossi e Fausto Pirandello per la pittura, da Pericle Fazzini e Marino Marini per la scultura - ottenne così una prima, significa-tiva affermazione. L'importante omaggio a Sci-pione, da poco scomparso, precisò inoltre in

via definitiva la nozione di Scuo-la romana, il cui raggio d'azione andava dall'esperienza già ma-tura di Mario Mafai a quella ap-pena avviata di Renato Guttuso. Carlo F. Carli ed Elena Pontiggia, al fine di restituire un'immagine fedele ed esaustiva della grande rassegna, si sono giovati della ricca documentazione conserva-ta nell'archivio storico della Qua-driennale, da poco riordinato. Orchestrando le numerose voci della critica del tempo, che se-guì con eccezionale attenzione lo svolgimento della mostra, l'in-tero percorso espositivo è scru-polosamente ricostruito, sala per sala. Tra i maggiori punti di forza del libro è l'apparato iconografico, che si basa sull'ampia campagna fotografica ordinata allora dagli or-ganizzatori della Quadriennale. La ricca messe di immagini riprodotte offre uno spaccato am-pio e articolato della pittura e della scultura ita-liane alla metà degli anni trenta, testimoniando la vivacità di una cultura artistica non ancora inquinata dalle ombre della guerra.

M A T T I A P A T T I

Silvia Cecchini, NECESSARIO E SUPERFLUO. IL

R U O L O DELLE ARTI NELLA R O M A DI E R N E S T O

NATHAN, prefaz. di Walter Veltroni, pp. 184, € 15,

Palombi, Roma 2006

Che cosa è necessario e cosa superfluo nell'amministrazione di una città? L'educa-zione al bello è un inutile spreco o un lungi-mirante progetto? Che ruolo possono svol-gere la promozione delle arti e la pianifica-zione urbanistica nella vita di una capitale, nella sua crescita e c o n o m i c a e insieme eti-ca, nella costruzione della sua identità? So-no alcune delle d o m a n d e d a cui è partita Sil-via Cecchini per ridisegnare la situazione culturale e specificatamente artistica della R o m a g o v e r n a t a dal s i n d a c o Ernesto Nathan (1907-13), negli anni cruciali che ve-d o n o l'approvazione ve-del piano regolatore nel 1909 e la g r a n d e Fsposizione per il cin-quantenario dell'Unità nel 1911, l'affermarsi in pittura e scultura di nuove istanze sociali, l'avvento della Secessione romana e del

fu-G i u s e p p e Di Napoli, IL COLORE DIPINTO.

TEO-RIE, PERCEZIONE E TECNICHE, pp. XXU-474, 113 ili, € 35, Einaudi, Torino 2006

Un quadrato grigio d'ispirazione suprema-tista, che a c c o m u n a tutti i titoli della "Biblio-teca Einaudi", domina la copertina di questo corposo saggio, articolato in otto capitoli. Da tale emblematico punto di partenza, che propone graficamente la "cerebralità" della visione e un'impossibile "neutralità" della lu-ce nella genesi del visibile, l'autore ci guida nella mutevole dimensione del variopinto. I primi passi dell'introduzione sottolineano l'ampiezza del c a m p o d'indagine e la sua in-trinseca interdisciplinarietà. Ma che cos'è il colore? Qual è il luogo fisico della sua esi-stenza? Tre sono gli elementi implicati nella genesi, nella manifestazione e nella perce-zione del cromatismo: le radiazioni elettro-magnetiche della luce, la composizione chi-mica della materia, la fisiologia dell'occhio umano. Dopo l'analisi dei rapporti tra colore "visibile" e colore "dicibile" nel nostro spa-zio mentale, si passa alle modalità di produ-zione, di a p p a r e n z a e di visione dei colori, per focalizzarsi infine sull'occhio del pittore, ovvero sui meccanismi di visione e di ri-creazione messi in o p e r a dagli artisti con le loro scelte tecniche. Infatti per Di Napoli il colore è essenzialmente dipinto e "ogni tec-nica pittorica è già una teoria del colore": nelle sue pagine trovano v o c e d u n q u e so-prattutto i pittori, dal greco Eufranore a Ma-tisse, d a Signorelli a Delacroix, d a Van Go-gh a Rothko e Warhol. Il libro offre la possi-bilità di mettersi nei panni dell'artista nel de-licato passaggio dalla percezione del reale all'ideazione e realizzazione del dipinto, il cui stile sarà sempre determinato dall'uso consapevole di strutture invariabili, c o m e la campitura, il tratteggio, lo sfumato, la vela-tura, che si traducono in gesti precisi e con-feriscono universalità e libertà al linguaggio pittorico.

SILVIA SILVESTRI

A r n a l d o Bruschi, FILIPPO BRUNELLESCHI, pp.

200, 267 ili, € 90, Electa, Milano 2006

Sin dalle sue origini, caratteristica della scuo-la italiana di storia dell'architettura è stata scuo-la con-tiguità istituzionale con la pratica della progetta-zione. A questa rischiosa impostazione "opera-tiva" dell'approccio storico-architettonico nazio-nale, che tante critiche ha giustamente solleva-to nel dibattisolleva-to degli anni sessanta e settanta del Novecento, va riconosciuto il vantaggio d'aver messo in mano al futuro studioso gli stessi stru-menti dell'architetto, dando all'interprete sensi-bile la possibilità di ricostruire dall'interno le tap-pe del processo creativo. Nel caso di Arnaldo Bruschi - l'erede oggi più autorevole della Scuola romana fondata a suo tempo da Gusta-vo Giovannoni - alla capacità tecnica e intellet-tuale di "riprogettare" si è sempre unita una cul-tura figurativa e una consapevolezza storica di rara ampiezza (nonché l'abilità per esprimerle con eleganza): e il risultato ora, a trent'anni esat-ti dalla precedente monografia Electa sull'argo-mento, è un volume dedicato a Filippo Brunelle-schi, al tempo stesso agile e ricchissimo di spunti e materiali, "i cui ideali interlocutori sono gli studenti e gli architetti, prima degli esperti". Alle necessità di questo pubblico il libro viene incontro con un apparato d'immagini molto ric-co e ric-con una semplice struttura "narrativa": quattro capitoli che ripercorrono la vita del gran-de architetto quattrocentesco con analisi gran- detta-gliate delle opere, soprattutto dei loro aspetti compositivi e proporzionali, cui se ne aggiunge un quinto, tematico, che affronta invece il pro-blema dell'impatto del linguaggio brunelleschia-no sul mondo artistico fiorentibrunelleschia-no contempora-neo. Anche gli esperti comunque troveranno nu-merosi motivi d'interesse in questo ritratto docu-mentatissimo e aggiornato di uno dei protagoni-sti più eroici, e ancora per alcuni aspetti enig-matici, del nostro Rinascimento.

4 L'INDICE

' I H D E I LIBRI D E L M E S E B I

S

S o k OD s o S O CD

o

C O

A n d r e w T a y l o r , I L RAGAZZO AMERICANO, ed.

orig. 2003, trad. dall'inglese di Roldano Roma-nelli, pp. 529, € 18,60, Nord, Milano 2006

Nell'Inghilterra di inizio Ottocento un cadavere sfigurato ritrovato in un cantie-re unisce i destini dei Carswall e dei Frant, due famiglie di banchieri, e del giovane Edgar Allan Poe. Sull'omicidio, collegato al fallimento di una banca lon-dinese e a un

miste-rioso personaggio di nome David Poe, do-vrà indagare Thomas Shield, precettore di greco e latino ritrova-tosi suo m a l g r a d o coinvolto nelle vicen-de. La ricerca della verità diventerà sem-pre più pericolosa, tanto che il protagoni-sta, reduce da Water-loo e da poco uscito da un ospedale psi-chiatrico, vi vedrà mi-nacciata la propria vi-ta e la stessa salute

mentale. La trama del romanzo è ben congegnata e sfrutta ad arte l'elemento del mistero, ricordando le atmosfere go-tiche dei romanzi delle sorelle Brontè. Al buon ritmo narrativo si aggiunge inoltre una certa bravura nel ricreare la realtà del tempo con ambientazioni in perfetto stile dickensiano. Letterariamente riusci-ta è anche la figura del proriusci-tagonisriusci-ta, a metà tra il verosimile e lo stilizzato, a cui l'autore assegna il ruolo di narratore, riu-scendo in questo modo a superare la dif-ficoltà della ricezione di un romanzo am-bientato in un secolo lontano da quello del lettore odierno. Purtroppo, però, è proprio quello che nelle intenzioni del-l'autore doveva essere il punto di forza del romanzo, cioè la presenza del perso-naggio di Poe bambino - di cui nella realtà non si sa quasi nulla - ad apparire forzato e poco convincente, quasi che l'autore abbia voluto cercare conferme esterne alla validità del libro seguendo la scia (di questi tempi economicamente fruttuosa) di romanzieri che reinventano a effetto il passato poco noto di perso-naggi famosi.

S E R E N A C O R A L L I N I

pensato in quel famoso ritrovo a Villa Diodati, presso gli Shelley, e che Ada ha in questo modo salvato dalle furie della madre. Si tratta di un romanzo gotico, ambientato tra la Scozia e l'Albania, in cui il giovane protagonista deve fare i conti con un'ombra che lo segue trasci-nandolo in avventure che sfuggono al suo controllo. Alle tematiche del doppio e della colpa, presenti ovunque nella

let-teratura dell'Ottocen-to, si affianca quindi quella, più vicina al Novecento, del diffici-le rapporto tra genitori e figli. È proprio que-st'ultima a tenere lega-ti i tre piani narralega-tivi: il romanzo gotico, la vita di Byron e le vicende dei giorni nostri. L'au-tore varia lo stile del linguaggio di ogni par-te, affidando al genere del romanzo la storia di Byron e a uno s c a m b i o di e-mail i commenti sulla bio-grafia dello scrittore e lo svilupparsi dei rapporti tra i personaggi coinvolti nella decifrazione del codice. La parte del ro-manzo, però, risulta un po' appesantita dal ritmo lento e dall'eccessiva lunghez-za, mentre quella affidata al carteggio te-lematico è certamente più briosa ma an-che meno affascinante. L'esperimento dello scrittore, pertanto, appare riuscito solo in parte e il libro rimane sospeso a metà tra un tentativo di riscatto della fi-gura di Byron e l'ennesima ricerca di grandi rivelazioni su un personaggio del passato, ancora in stile Dan Brown.

( S . C . )

J o h n C r o w l e y , L A TERRA DELLA SERA. I L RO-M A N Z O DI L O R D B Y R O N , ed. orig. 2005, trad.

dall'inglese di Guido Calza, pp. 494, € 22, Ponte alle Grazie, Milano 2006

Una giovane studiosa americana viene in possesso di un manoscritto in codice di Ada Byron, matematica e figlia del più discusso poeta romantico inglese. Con l'aiuto del padre e di un'amica, il codice viene decifrato e si rivela essere il ro-manzo mai scritto che Byron avrebbe

Suzannah Dunn, REGINA DI ASTUZIE, ed. orig.

2004, trad. dall'inglese di Elisa Frontori, pp. 267, € 15,60, Corbaccio, Milano 2006

La storia di Anna Bolena, da cortigiana a seconda moglie di Enrico Vili, fino alla morte per esecuzione voluta dal re stes-so: Suzannah Dunn, autrice inglese che insegna scrittura creativa, è chiaramente affascinata dalla figura ambigua e cari-smatica della protagonista, futura madre di un'altra grande figura femminile, quel-la delquel-la regina Elisabetta. È proprio a quest'ultima che sì rivolge la narrazione degli eventi, fatta in prima persona da Anna mentre è ormai rinchiusa in attesa della morte. Amori, intrighi e giochi di po-tere alla corte inglese del Cinquecento, visti attraverso gli occhi di una donna ambiziosa e crudele ma in fondo vittima. L'autrice, però, non dà alla sola Anna Bo-lena la possibilità di raccontare la pro-pria versione dei fatti, ma inserisce an-che un'altra voce femminile, questa volta umile e profondamente umana: quella

della pasticcerà reale, Lucy Cornwallis, la cui sorte, si scoprirà alla fine, è legata a quella della regina. Il libro è piacevole e semplice, mai presuntuoso: nessuna pretesa di svelare grandi verità, ma il de-siderio invece di trasmettere tutto il fasci-no di un'epoca e di un personaggio rea-le attraverso un gioco di pura immagina-zione. È molto inglese la prassi di rac-contare figure ed eventi storici roman-zandoli e banalizroman-zandoli anche un po', ma in questo caso il risultato è tutto som-mato discreto, perché l'autrice punta a calarsi nel personaggio dall'interno e cerca di riprodurre il forte senso del tea-trale dell'epoca in questione, più che in-seguirne una sfuggente ricostruzione storica.

(S.C.)

turbino di un matematico ben conscio del fatto che la matematica da sola non fa audience e che allora punta sul desiderio del lettore di incontrare personaggi ge-niali, che scoprano per noi grandi verità che qualcuno - in genere qualche forma di potere - ci tiene nascoste.

(S.C.)

A m i r D . A c z e l , I L T A C C U I N O S E G R E T O DI

CARTESIO, ed. orig. 2005, trad. dall'inglese di Tullio Cannillo, pp. 249, €17,50, Mondadori, Milano 2006

Il libro, scritto in modo scorrevole e so-brio, segue serratamente la vita di Carte-sio, dalla nascita fino alla morte, offrendo una biografia documentata e una prege-vole panoramica delle teorie matemati-che: ne emerge una figura di scienziato vivace e brillante, per niente irrigidito nel ruolo di intellettuale. Fine dell'autore però, purtroppo, è quello dì dimostrare che Cartesio nutriva profondi interessi esoterici ed era "quasi" un Rosacroce. Non solo, ma che era

anche alla ricerca di una formula matemati-ca in grado di svelare l'ordine cosmico, non-ché del potere occulto dei Rosacroce, e che, essendovisi avvicina-to, teneva accurata-mente nascoste le proprie scoperte in un taccuino segreto. Le prove però mancano e le argomentazioni fornite dall'autore ap-paiono piuttosto de-boli, basandosi su mere coincidenze

nel-la vita del famoso matematico. Il punto è proprio questo: ormai è diventato di mo-da prendere le vite di personaggi illustri del passato e fantasticarci sopra (tanto gli interessati non possono smentire), in-ventandosi cospirazioni, segreti e misteri inverosimili. La prassi è più che lecita in un'opera di narrativa, dove se ne può al massimo discutere in termini di riuscita letteraria, ma quando avviene in una bio-grafia che si presenta come veritiera, co-me in questo caso, viene il sospetto che il rigore scientifico che la dovrebbe ca-ratterizzare sia stato sacrificato in nome di un'operazione commerciale. Un libro

T o m R e i s s , L ' O R I E N T A L I S T A . L ' E B R E O CHE VOLLE ESSERE U N PRINCIPE MUSULMANO, ed.

orig. 2005, trad. dall'inglese di Sara Caraffini, pp. 517, € 19,60, Garzanti, Milano 2006

L'orientalista del titolo è Lev Nussim-baum, scrittore nato a Baku e autore ne-gli anni trenta, sotto lo pseudonimo di Kurban Said, di Ali e Nino, considerato il romanzo nazionale dell'Azerbaijan mo-derno. Ebreo, figlio di un magnate del petrolio e di una rivoluzionaria russa morta suicida, trascorre l'infanzia in una regione di contrasti che si arricchisce velocemente grazie al petrolio, ma subi-sce aspri scontri a causa della Rivolu-zione russa, una regione sospesa tra Oriente e Occidente, etnicamente e reli-giosamente eterogenea. Da adulto di-venta un affascinante trasformista, che si spaccia per principe musulmano e in-tanto frequenta Goebbels, scrive saggi politici anticomunisti di grande succes-so ma anche libri sull'islam, sulla cultura asiatica e sulle proprie avventure nel deserto, incantando con il suo immagi-nario esotico la Germania di Hitler.

Reiss scrive una bio-grafia del suo benia-mino molto particola-reggiata e documen-tata, frutto di anni di ri-cerche in giro per l'Eu-ropa a scartabellare documenti e parlare con p e r s o n a g g i im-probabili e assai gu-stosi. Il risultato è un libro in parte roman-zato - d'altronde il soggetto stesso ben si presta - ma che rie-sce a trasmettere lo spirito del personag-gio e in più a presen-tare un periodo cruciale della storia eu-ropea da un'angolatura insolita, quella della "vecchia tradizione" ormai moren-te. Emerge infatti la figura di un aristo-cratico idealista tra il tragico e il naif, di un geniale mistificatore affascinato dal-l'esotico e dal sogno di ritrovare in Asia ciò che è perso per sempre in Occiden-te. Per una volta, una biografia scritta con il fine non di rivelare qualche strano mistero nel passato di un personaggio famoso, ma di ricercarne, magari inva-no, la vera identità e nel farlo non na-sconderne le contraddizioni.

(S.C.)

Benedetta Craveri, M A R I A A N T O N I E T T A E L O S C A N D A -L O D E -L -L A C O -L -L A N A , pp. 92, € 5,50, Adelphi, Milano 2006

Ogni rivoluzione ha i suoi prodromi. E l'incredibile

af-faire du collier, che il 15 agosto 1785 si scatena con

l'ar-resto del cardinale Rohan, non è da meno. Goethe è esau-stivo: "Lo scandalo intaccò le fondamenta dello Stato, an-nientò il rispetto verso la regina e in generale verso le classi elevate". I protagonisti sono tre: la sovrana francese Maria Antonietta, il cardinale di Rohan e la contessa de La Motte. Perno della triangolazione è un costosissimo collier, del valore di poco meno di due milioni di livres, che diventa lo strumento per appagare i desideri e le am-bizioni dei tre, primo fra tutti l'illustre porporato.

Il perché è presto detto: dopo alcuni controversi episo-di che gli hanno alienato le confidenze e perfino la paro-la delparo-la regina, Rohan è pronto a tutto pur di

riacquista-re fiducia e gratitudine a corte. Si imbatte così nella

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