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La polvere da sparo

Nel documento L'Artiglieria Ottomana Navale e Campale (pagine 32-35)

La polvere da sparo rappresentò la base per le artiglierie e le armi da fuoco, e cambiò per sempre il modo di guerreggiare.130L’origine di questa cruciale scoperta è da collocarsi in Cina. “[…] Già fra VII e VIII secolo, alchimisti e medici si dedicarono alla realizzazione di miscele da cui sarebbe stata realizzata la polvere da sparo,” scrive C. M. Cipolla131.

Marco Polo, nel suo errare per l’oriente, descrisse, nel XIII secolo, le abilità alchimistiche dei Cinesi, che iniziarono ad utilizzare questo potente mezzo, nella realizzazione dei fuochi d’artificio.

Studiosi come Agoston, Needham, Parker, sono concordi nel conclamare che, l’origine della scoperta della polvere da sparo, sia avvenuta in Cina.132 Fu utilizzata nelle battaglie contro i mongoli;

1985, pag.11 e seguenti

129 C. Beltrame, Archeologia Marittima del Mediterraneo- Navi, merci e porti dall’Antichità all’Età Moderna, Carocci Editore, Roma, 2012, pp. 216-218

130 J. Black, Breve Storia Della Guerra, Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 75 131 C. M. Cipolla, Vele e Cannoni, il Mulino, 1983, Bologna, pag. 86

132 J. Needham, Science and Civilization in China, Vol 3, 1986; G. Agoston, Guns for the Sultan, Military Power and the Weapons Industry in the Ottoman Empire , Cambridge University Press, Cambridge, 2005, pag. 1

indubbiamente in questa prima fase l’uso era una sorta di deterrente: lo scoppio provocato poteva spaventare i cavalli e creare confusione.

In seguito, grazie alle migrazioni mongole, le ricette per realizzare la polvere da sparo entrarono a contatto con il mondo arabo: qui furono perfezionate le percentuali delle componenti della polvere; questo nuovo sapere raggiunse anche l’Europa. In poco tempo le formule furono sempre più efficaci ed utilizzate in contesti bellici fino alla realizzazione, nel 1420, della polvere granulare, grazie alla cui forza propulsiva non si creavano picchi di pressione e, di conseguenza, si evitava la deformazione e l’alterazione delle artiglierie.133

Il manoscritto di San Pietroburgo, di autore ignoto, descrive l’applicazione in campo bellico della polvere da sparo, da parte degli arabi nel XIV secolo.

La polvere da sparo è formata da una composizione di salnitro, zolfo e carbone vegetale e tramite la combustione si crea un’ossidoriduzione. A seconda del quantitativo di elementi possono ottenersi differenti caratteristiche. All’aumentare del nitrato di potassio, aumenta l’emissione di luce e calore, mentre diviene inversamente proporzionale la velocità. Le polveri antiche davano forma ad un prodotto con percentuali di salnitro differenti rispetto a quelle moderne.134

La composizione ideale della polvere da sparo con percentuali in massa è formata da:135

Tabella 1.3. percentuali componenti chimiche costituenti la polvere da sparo da Stato Maggiore Roma Dal XIII secolo in poi compaiono trattati in cui si narrano formule e metodi per ottenere la polvere da sparo. Nel 1300 Marcus Graeco descrisse le componenti chimiche della polvere, così come l’alchimista arabo Al-Hassan al-Rammah (1275-1295) che indicava, in un trattato, gli elementi costituenti le composizioni pirotecniche, sostenendo che il principale fra questi fosse il salnitro.136

Omogeneità, finezza, velocità di propagazione della fiamma sono gli elementi che permettono alla polvere da sparo di essere efficace. Infatti spesso venivano usati mulini per macinare la polvere e renderla finissima.

Figura. 21. Barili e polvere esplosiva, tratta da “Bayerische Staats Bibliothek Munchenee Digitalisierungs Zentrum Zeugbruck Kaiser Maximilians I, BSB Cod. icon. 222,Innsbruck um 1502

133 J. Black, Breve Storia Della Guerra, Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 61

134 M. Morin, La Battaglia di Lepanto, Alcuni Aspetti della Tecnologia Navale Veneziana, in Meditando sull’Evento di Lepanto. Odierne Interpretazioni e Memorie, Istituto di Studi Militari Marittimi, Venezia, 8 Novembre, 2002, pag. 8

135 dati provenienti da Stato Maggiore Roma

Dal 1420 si ricorse alla granitura della polvere per evitare la scomposizione degli elementi e, di conseguenza, la sua instabilità. Non sempre la miscela dei componenti della polvere era efficace.137 La granitura consisteva nel rendere la polvere in forma di “palline” dalla struttura stabile; queste venivano umettate con componenti acide: urina, acquavite, acqua ardente o aceto; il composto veniva fatto essiccare al sole. Tra le pallottoline circolava ossigeno che, una volta a contatto con il calore, si infiammava. Sul finire del XV secolo la polvere da sparo fu divisa in base all’uso: pezzi grossi, archibugi a uncino o a mano, polvere per esche.138

I progressi nella preparazione della polvere da sparo, il passaggio dalle palle in pietra ai proiettili in ghisa, furono le migliorie che permisero all’artiglieria di divenire protagonista indiscussa delle battaglie.139 Con l’avvento della polvere da sparo ed i primi tentativi di utilizzare questi nuovi marchingegni, molti furono gli errori dovuti ai picchi di pressione che danneggiavano i cannoni o al surriscaldamento degli stessi. A partire dal XIV secolo, per mezzo della tecnica del ferro battuto, si realizzarono cannoni sempre più resistenti al calore, inoltre furono introdotte, per quanto riguarda l‘Europa, palle in ferro al posto di quelle in pietra. 140 I turchi insistendo nella realizzazione di grandi armi d’assedio, mantennero in uso le palle in pietra.141 Fu a partire del XVI secolo che gli ottomani iniziarono ad adottare palle in ferro, anche perché la loro avanzata fra l’Anatolia e l’Occidente li rese, per tutto il XVI e XVII secolo, autosufficienti nel procurarsi e nel realizzare la polvere da sparo.142L’impero ottomano diede vita ad una serie di fabbriche concepite per la realizzazione della polvere da sparo. Questi centri costellavano l’impero ed erano diretti da responsabili nominati dallo stato, sostenuti per mezzo delle risorse imperiali. “Gli imperi fondati sulla polvere da sparo richiedevano sofisticate infrastrutture sotto forma di parchi di artiglieria[…] comportavano costi e manodopera”, sostiene J. Black.143 Alcune delle città impiegate nella creazione

della polvere esplosiva all’interno dell’Impero ottomano furono: Belgrado, Konya, Birecik, , Hama, Van, Baghdad, Rodi, Gallipoli , Izmir, Selanik, Buda, Aleppo e il Cairo.

La produzione della polvere da sparo prevedeva un monitoraggio continuo dal governo centrale che si occupava della raccolta, del trasporto e, in alcuni casi, della distribuzione del prodotto ottenuto in zone dove il bilancio prevedeva una decrescita. Paul Rycaut scrisse, seconda metà del XVII secolo “[…]La polvere da sparo dè Turchi è fatta solo in piccole quantità su Costantinopoli, ma viene da diversi luoghi d'Europa, […] quella di Damasco è più stimata."

137 Inoltre  tutto  dipendeva  anche  dalla  lega  dei  pezzi  che  componevano  i  cannoni:  la  volata  e  la  camera  a   scoppio  dovevano  resistere  all’esplosione;  artiglierie  di  buona  qualità,  garantivano  resistenza  e  stabilità. 138 P. Contamine, La Guerra Nel Medioevo, Il Mulino, 1980, pp.273-275

139 Ibidem, pp. 269-270

J. Black, Breve Storia Della Guerra, Il Mulino, Bologna, 2009, pp. 61-63 141 C. M. Cipolla, Vele e Cannoni, il Mulino, 1983, Bologna, pag. 83

Nel documento L'Artiglieria Ottomana Navale e Campale (pagine 32-35)

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