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Polymerase chain reaction (PCR)

Nel documento non Hodgkin (pagine 29-42)

Un’altra metodica di biologia molecolare attualmente molto utilizzata, è rappresentata dalla PCR (Cogan e al, 1987). Essa consiste nell’utilizzo di oligonucleotidi di innesco, detti primers, complementari alle sequenze nucleotidiche fiancheggianti la regione del DNA che deve essere amplifica-ta in vitro mediante l’impiego di un’enzima rappresenamplifica-tato dalla DNA polimerasi. Si effettuano numerosi cicli di denaturazione, con associazione successiva dei primers alle loro sequenze complementarie duplicazione del DNA compreso tra essi per mezzo appunto della DNA polimerasi. Si ottengono in tal modo un elevatissimo numero di copie di DNA da studiare,

Figura 3. Reazione di polimerizzazione a catena (Polymerase Chain Reaction, PCR). Il I° passaggio ottenuto in genere con il riscaldamento a 95°, consiste nella separazione delle eliche complementari di DNA contenenti la sequenza che viene ricercata. La fase successiva comporta l'aggiunta dell'enzima DNA polimerasi termoresistente (Taq Polimerasi), di nucleotidi liberi in eccesso, e di due sequenze di DNA note, chiamate primer, omologhe a due brevi sequenze opposte del DNA da identificare (cosiddetta fase di annealing). A partire dalle estremità libere dei due primer stessi segue la sintesi del DNA complementare (fase di "estensione"). Nel ciclo successivo si ripeteranno in sequenza le fasi di depolimerizzazione, annealing ed estensione in modo da ottenere un numero doppio di copie di DNA omologhe; se ripetuta per

Appendice 2

Una domanda che ha sempre affascinato gli immunologi e non è stata: come è possibile che l’organismo possa rispondere all’enorme numero di antigeni con cui viene in contatto, con la produzione di specifici anticorpi, non essendo materialmente possibile che possano esistere tanti geni che codificano per altrettanti anticorpi? (dovrebbe esistere un DNA enorme per poter contenere un tale numero di geni).

A tale domanda ha dato una brillante risposta Tonegawa (Pastorello E.A, 1990). Tuttavia prima di spiegare come tutto ciò avvenga, è necessario soffermarsi brevemente sulla struttura delle immunoglobuline (anticorpi). La struttura base di un anticorpo risulta costituita da due catene pesanti (H) e da due catene leggere (L). Sia le catene pesanti tra di loro che le catene leggere con le pesanti sono legate mediante ponti disolfuro. Nell’ambito delle catene sia pesanti che leggere, esistono delle porzioni costanti (C), cioè delle regioni la cui sequenza amminoacidica è la stessa almeno nell’ambito della stessa classe immunoglobulinica, delle regioni variabili, in cui la sequenza amminoacidica al contrario non è sempre costante e delle regioni ipervariabili che corrispondono al sito di legame con l’antigene. Fatta questa premessa si è potuto dimostrare che i geni codificanti per la porzione variabile delle catene immunoglobuliniche presentano numerosissimi seg-menti V (detti variabili), numerosi segseg-menti D (diversità) e numerosi segmenti J (giunzione), ed un solo segmento genico per la porzione costante. Quando il linfocita B inizia a maturare viene indirizzato a sintetizzare un singolo anticorpo, per cui dei numerosissimi geni codificanti per le porzioni variabili deve scegliere un solo segmento V, un solo segmento D, un solo segmento J e un solo segmento costante. Il restante DNA viene deleto e questo fenomeno viene chiamato riarrangiamento o accostamento genico. La variabilità anticorpale deriva sia dalla enorme possibilità di ricombinazione tra tali segmenti, sia dal fatto che i meccanismi di ricombinazione non avvengono sempre nella stessa identica maniera e sia infine da meccanismi legati al trasporto dell’informazione dal DNA nucleare al citoplasma dove avviene la sintesi della catena immunoglobulinica. Lo stesso meccanismo descritto per il B linfocito è valido anche per il recettore delle cellule T.

Figura 4. LNH a piccoli linfociti (gruppo A, WF) Col. Ematoss. Eo.(E.E) Ingrand. 400 X.

Figura 5. LNH follicolare a piccole e a gran-di cellule (gruppo F, WF) Col. E.E. 200 X.

Figura 7. LNH maligno a grandi cellule (gruppo G, WF) Col. E.E. 300 X.

Figura 6. LNH maligno diffuso a piccole e a grandi cellule (gruppo F,WF) Col. PAS 400 X.

Figura 9. LNH pleiomorfo (gruppo H, WF) Col. PAS 400 X.

Figura 8. LNH immunoblastico (gruppo H, WF) Col. PAS 300 X.

c) Voluminose localizzazioni in parte conglobate in pac-chetti linfonodali addominali in un caso di LNH con dislocazione di grossi vasi e voluminosa splenomegalia.

b) Stesso caso alla tomografia assiale com-puterizzata.

a) Esempio di localizzazione mediastinica in un caso di LNH.

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Ringraziamenti

Si ringraziano per la collaborazione e i preziosi consigli il

Prof. A. Ferreli, primario del Servizio di Anatomia e Istologia Patologica dell'Ospedale Oncologico Businco di Cagliari e la dott.ssa M.G. Murtas, aiuto dello stesso Servizio, per i preparati istologici cortesemente fornitici.

Il Dott. A. Deplano, primario del Servizio di radiologia del-l'Ospedale Oncologico Businco e la dott.ssa E. Deplano, assistente dello stesso Servizio.

Il Dott. S. Loche, aiuto del Servizio di Endocrinologia Pedia– trica dell'Istituto Regionale per le Microcitemie, USL 21, Cagliari, e il Dott. A. Lampis, dell'Istituto di Clinica Pediatrica, per alcune realizzazioni grafiche del testo.

Indice

Editoriale... pag. 3

Introduzione... » 5

Epidemiologia ed eziopatogenesi ... » 6

Manifestazioni cliniche ... » 8

Sintomi legati alla sede di origine... » 8

Naso, faringe e anello del Waldeyer ... » 9

Fegato e milza... » 9

Scheletro ... » 9

Cute... » 10

Tratto genito-urinario... » 10

Sistema nervoso centrale... » 10

Midollo osseo... » 10

Altre sedi ... » 10

Diagnosi ... » 11

Primo approccio clinico diagnostico ... » 11

Diagnosi di certezza e stadiazione dell'affezione... » 12

Ruolo della chirugia... » 12

Classificazione dei LNH ... » 15

Classificazione anatomo patologica e correlazioni cliniche... » 18 Indirizzi terapeutici ... » 23 Strumenti terapeutici ... » 23 Radioterapia... » 23 Chemioterapia ... » 24 Terapia di salvataggio ... » 25

Indicazioni al trapianto di midollo nei LNH ... » 26

Fattori di crescita emopoietici ... » 26

Modificatori della risposta biologica... » 27

Appendice 1... » 28

Tecnica del Southern Blot ... » 28

Polymerase chain reaction (PCR) ... » 29

Appendice 2... » 31

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