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CAPITOLO 6. Conclusioni

6.1 Le potenziali direttrici di policy

In questo capitolo conclusivo si presentano alcune riflessioni sui risultati dell’indagine descritta nel presente Rapporto che si sono voluti condividere, validare e nel caso, mettere in discussione, con i Centri per le Famiglie operanti nel territorio piemontese nel corso dell’incontro del tavolo di Coordinamento dei CF tenutosi il 19 novembre 2020 in modalità webinar123. La Regione (con la D.G.R. n. 25-1255/2015), infatti, ha approvato la costituzione formale di un “Coordinamento regionale dei Centri per le Famiglie”, quale tavolo permanente di lavoro e confronto rispetto all’operato dei Centri per le Famiglie e, più in generale, rispetto alle politiche a favore delle famiglie, orientato alla costruzione di un sistema di valutazione rispetto agli interventi assicurati dai Centri per le Famiglie e dalla loro capacità di risposta rispetto ai bisogni delle famiglie. Il tavolo regionale si riunisce con cadenza trimestrale ed è aperto a tutti i referenti e gli operatori dei 45 Centri per le Famiglie operanti nel territorio regionale e, ben presto, è divenuto il luogo privilegiato nel quale i Centri per le Famiglie realizzano un sistematico confronto e scambio di esperienze e di pratiche adottate localmente, nonché iniziative e momenti di incontro, di confronto e di formazione e approfondimento su progettazioni e temi di interesse comune.

L’incontro è stato dunque un momento per confrontarsi su eventuali ambiti di miglioramento dell’azione dei Centri istituiti dalla Regione Piemonte (L.R. n. 1/2004) e rivolti a tutte le famiglie del territorio con l’obiettivo di promuovere il ruolo sociale, educativo, di cura della famiglia e di realizzare azioni e interventi diversificati a sostegno della genitorialità, facendo altresì emergere alcune indicazioni per rafforzare le policy regionali orientate a valorizzare ulteriormente e ampliare il ruolo dei CF nel più ampio panorama dei servizi di prossimità del territorio piemontese.

Se l’indagine sui CF piemontesi si è strutturata a partire da tre quesiti chiave124 sulla cui base si è sviluppato il presente Rapporto, anche le risposte individuate hanno aperto nuovi ambiti di ricerca da approfondire che hanno generato ulteriori quesiti chiave. La loro formulazione, che di fatto origina da

123 Si ringraziano la Regione Piemonte e i numerosi Centri per le Famiglie piemontesi che hanno partecipato al webinar del 19 novembre 2020 in occasione dell’incontro del Tavolo regionale di Coordinamento dei CF e che hanno fattivamente contribuito con le loro riflessioni alla stesura di questo ultimo capitolo. Le relatrici Inapp che hanno presentato i risultati dell’indagine durante l’incontro del Tavolo di Coordinamento dei CF piemontesi sono state: Anna Grimaldi, Viviana Ruggeri, Giulia Governatori e Francesca Spitilli.

124 Cfr. Cap. 1. I quesiti sono: 1) “Nel generalizzato mutamento della società italiana e delle famiglie che la compongono, quali sono le caratteristiche che questo assume in un territorio specifico quale quello piemontese? 2)I Centri per le Famiglie, in qualità di servizi di prevenzione e cura delle fragilità familiari e di sostegno alla genitorialità, come sono organizzati e strutturati per accogliere il cambiamento in atto nelle famiglie? 3) Quali prassi e/o strumenti, se incrementati dai Centri per le Famiglie, potrebbero anticipare il cambiamento (e le eventuali fragilità) delle famiglie intercettate e di quelle potenziali?

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una “diagnosi” dei mutamenti strutturali condotta attraverso le variabili socio-demografiche ed economiche dei territori piemontesi, nonché dalle informazioni raccolte attraverso le interviste in profondità ai CF, rende manifesta la riflessione che il consolidamento di questa tipologia di misure a favore delle famiglie richieda un ulteriore investimento di natura politica, ma anche tecnica, per sciogliere alcuni dei principali nodi problematici che sono emersi nel corso dell’indagine. Il loro superamento è auspicabile poiché ne deriverebbe un incremento della loro efficacia, tenuto conto che queste esperienze costituiscono un importante laboratorio di innovazione sociale promosso dal welfare pubblico locale e sostenuto dal privato sociale.

In questa luce, gli ambiti tematici che vengono chiamati in causa dai quesiti posti da Inapp durante l’incontro hanno riguardato:

 Il rapporto tra pubblico e privato che nelle esperienze raccolte si definisce con modalità e intensità diverse a seconda delle specificità dei CF, ma anche delle risorse presenti sul territorio, prefigurando nuovi scenari che andrebbero esplorati. Infatti i CF realizzano le loro finalità integrando l’offerta di attività e servizi con le altre Istituzioni pubbliche e soggetti del Terzo settore presenti sul territorio che perseguono obiettivi rivolti al sostegno della genitorialità responsabile e alla cura dei legami familiari, nell’ottica di individuare quel giusto mix che garantisca qualità ai servizi per i cittadini e maggiore aderenza ai bisogni specifici del territorio e della loro mutevolezza125. Si tratta anche di strategie di rete, di attivazione di nuovi partenariati e consolidamento di quelli preesistenti, di nuove competenze e capacità di mettere a fattore comune tutte le risorse e infrastrutture sociali (pubbliche e private) di cui dispone un territorio. Strategie, dunque, su cui i Centri dovrebbero poter investire riservando a tal fine risorse umane, strumentali ed economiche.

 L’esigenza di preservare la distintività dei CF dagli altri Servizi sociali e la difficoltà da questi esperita nel consolidare la propria missione, continuano ad essere un nodo da sciogliere. Nonostante il Piemonte costituisca nel panorama italiano un’esperienza a cui guardare in tema di welfare e di servizi per le famiglie, la specificità della missione dei CF non è ancora sufficientemente consolidata. In Regione l’identità di questi servizi, fin dalle prime esperienze, è stata fortemente sostenuta dagli operatori stessi, oltre che da specifici provvedimenti normativi regionali che hanno connotato la missione dei CF alla promozione della qualità della vita della famiglia e della comunità, ben distinta per finalità e funzioni da quelle dei Servizi

125 Infatti, in linea con gli orientamenti predisposti dal Coordinamento regionale (approvati con D.G.R. n. 19-7005/ 2018 - allegato 3) ad integrazione delle Linee guida sulle funzioni fondamentali dei CF (approvate con D.G.R. n. 89-3827/2016), i CF e gli organismi del Terzo settore e della società civile operano insieme per la promozione e la cura dei legami e dello sviluppo di comunità.

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sociali di cura e tutela delle fragilità familiari conclamate (di varia natura e sovente multipla e complessa) che mettono a rischio le condizioni di vita dei minori e degli altri componenti della famiglia. In sintesi, la necessità di consolidare un approccio preventivo distinto, e al contempo contiguo a quello “riparativo” più tipico dei Servizi sociali, avrebbe dovuto procedere senza alcun problema che invece si è reso manifesto nell’esperienza dei servizi. L’impressione che se ne trae è che l’affermarsi dei CF piemontesi, durante il passato decennio di crisi economica e riduzione degli investimenti nei Servizi sociali (ivi compreso l’annoso problema di un fabbisogno di personale determinato dal blocco del turn-over degli operatori), abbia reso più ardua la loro distintività con un prevedibile effetto “assorbimento” esercitato su di loro dai Servizi sociali, nel tentativo di coprire quei vuoti determinati dall’indebolimento del welfare. Anche su questa direttrice di lavoro, sarebbero auspicabili misure di policy maggiormente orientate a rafforzarne le distinte finalità e approcci all’utenza per una migliore integrazione nel rispetto delle specificità di ciascun servizio.

 La disponibilità di un robusto patrimonio informativo sull’utenza a partire da quella intercettata per arrivare a quella potenziale, capace di fornire informazioni sui cambiamenti che hanno interessato le famiglie e i loro bisogni. Un dispositivo informativo dunque, quale strumento di indubbio rilievo per una politica orientata al miglioramento continuo della qualità dei servizi. Ciò tenuto conto che l’esigenza di rispondere con un approccio preventivo alle vulnerabilità che caratterizzano le transizioni familiari rafforzandone la resilienza, deve poter contare su un sistematico e continuo aggiornamento delle informazioni relative ai bisogni che attraversano i cicli di vita familiari di cui l’utenza dei CF costituisce una preziosa rappresentazione. Al momento, tutti i Centri hanno a disposizione e utilizzano una comune scheda di monitoraggio e valutazione quali-quantitativa degli interventi assicurati dai Centri predisposta dal Coordinamento regionale dei CF (approvata con D.G.R. n. 19-7005/2018 - allegato 2). Un patrimonio informativo che deve poter essere valorizzato anche attraverso l’analisi e l’interpretazione dei dati raccolti in relazione con altre informazioni provenienti da altre fonti che assumono come unità d’analisi il contesto territoriale e il bacino di utenza di riferimento dei diversi CF. Il Piemonte, peraltro, dispone di patrimoni informativi di ampia portata, oltreché ampiamente accessibili, alimentati da indagini ricorrenti condotte da istituti di ricerca di tutto rilievo. Valorizzare questo patrimonio informativo grazie a maggiori collegamenti tra servizi e attività di ricerca, irrobustirebbe i modelli predittivi sui bisogni delle famiglie piemontesi nel medio e lungo periodo, agevolando la programmazione dei servizi e soprattutto orientando anticipatamente le politiche per le famiglie. Tuttavia, anche il potenziamento di questi dispositivi nei CF richiederebbe un intervento di policy poiché senza risorse economiche e

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umane dedicate difficilmente i CF acquisiranno quelle capacità predittive che le basi informative offrono.

 La puntuale rappresentazione delle famiglie potenziali non intercettate e dei tratti caratteristici della domanda sociale latente di cui sono portatrici, consentirebbe di programmare prioritariamente strategie e azioni di “avvicinamento” ai target più vulnerabili, nonché servizi tarati su un’utenza non nota sia ai CF sia ai Servizi sociali. L’indagine realizzata ha evidenziato alcuni target, le cui specificità in termini di bisogni costituiscono anche una chiave di lettura delle distintività territoriali dove queste famiglie risiedono. È il caso emblematico delle famiglie immigrate che localizzate in quei territori piemontesi ancora attrattivi dal punto di vista lavorativo, contribuiscono a rallentare l’ineluttabile declino demografico. Ma al contempo, sono famiglie, minori e adolescenti, che esprimono bisogni specifici, come i conflitti intergenerazionali tra giovani stranieri nati e cresciuti in Italia e i propri genitori di prima generazione di immigrazione, a cui i CF potrebbero rispondere attraverso la mediazione interculturale.

 I nuovi servizi a sostegno delle famiglie che i CF potrebbero mettere in campo, sollecitati da questo lungo periodo di crisi pandemica, potrebbero rafforzarne la loro missione, nonché l’integrazione con gli altri servizi di prossimità. La pandemia, oltre ad acuire le ineguaglianze in termini di risorse disponibili per fronteggiare questo inedito momento di crisi (economica, sociale, sanitaria ecc.), ha anche inasprito quei punti di debolezza dei servizi preesistenti all’emergenza Covid-19. Distanziamento e isolamento sociale, se da un lato costituiscono gli adeguati comportamenti delle persone per ridurre i contagi, dall’altro indeboliscono le preziose risorse delle famiglie rappresentate dai legami e dalle relazioni umane che le stesse hanno intessuto con la comunità di riferimento. Questi legami rappresentano uno strumento di resilienza rilevante per il soggetto famiglia a partire da quell’aiuto materiale e psicologico che da questi legami deriva, specie nei momenti di cambiamento così inediti come quello attuale. In questo quadro i CF, attenti alla promozione anche di un welfare community, potrebbero offrire un valido aiuto per mantenere vivi i legami di comunità, anche avvalendosi delle nuove tecnologie126, soprattutto in riferimento a quei territori montani con alta dispersione geografica di popolazione e delle famiglie, alle famiglie monoparentali e, ancora, a quelle anziane.

126 Cfr. Petrella et al. 2020. Per rispondere adeguatamente e tempestivamente alle sfide poste dalla pandemia anche i Servizi sociali ed educativi hanno dovuto riorganizzarsi e affrontare le sfide poste dal distanziamento sociale e dal lavoro a distanza attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, dando così vita al cosiddetto smart welfare che ha permesso alle fasce più fragili della società di beneficiare di sostegni e di mantenere viva la relazione d’aiuto.

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