SCHEMI I (2 + 6): DISTICO INIZIALE E SESTINA
IV. GLI ENJAMBEMENTS DELLA PULCELLA
1. PRATICHE INARCANTI MONTIANE
Un’immediata percezione della tensione inarcante1 degli endecasillabi della Pulcella è visibile leggendo un qualsiasi passo del poema, soprattutto se comparato con i versi corrispondenti di Voltaire. Partendo dalle minuziose classificazioni di Soldani sulle inarcature della lirica antica e non solo,2 sono stati schedati cinque canti dell’opera (III, VIII, X, XI, XVIII) per rilevare la qualità, la frequenza e la posizione degli enjambements all’interno dell’ottava montiana. I fenomeni analizzati nella presente indagine riguarderanno «tutti i casi, storicamente la grande maggioranza, in cui semplicemente una frase iniziata in un verso prosegue nel successivo»,3 suddivisi poi, sulla scorta delle importanti precisazioni espresse da Menichetti, nei due grandi gruppi delle inarcature “semplici”, senza perturbazione della linea sintattica - con una gradazione di intensità tra lessicali, intrasintagmatiche e sintattiche - e “retoriche”, cioè associate a figure dell’ordo verborum artificialis. Il criterio classificatorio fondamentale, mediante il quale si sono ripartiti tali fenomeni, considera infatti in primis l’ordine e le categorie grammaticali degli elementi enjambés, a cui si aggiungono, all’interno delle singole tipologie, l’attenzione per la consistenza sillabica delle parole coinvolte, il contesto sintattico in cui si inserisce ogni figura presa in esame, l’estensione complessiva dell’inarcatura e, ancora con Soldani, il grado di anaforicità e cataforicità4 dei fenomeni. Prima di entrare nel dettaglio dell’analisi, è già importante sottolineare come l’assetto microsintattico della versione montiana, di molto movimentato e complicato rispetto al testo del philosophe, incide profondamente sul numero e sulla gamma di inarcature presenti nel poema. Ciò è visibile sia per la qualità dei termini divaricati, che dimostra la scarsa coincidenza tra misura endecasillabica ed enunciati, sia per l’elevata presenza di enjambements retorici, sia, infine, per il coinvolgimento in fenomeni inarcanti di porzioni strofiche estese, associate ad un periodare di più ampio respiro e raffinatezza.
1 Come nel fondamentale trattato di Menichetti 1993 e nello studio di Soldani 2009, che si è tenuto a
modello per quest’analisi, i termini ‘inarcatura’ ed ‘enjambement’ sono utilizzati con il medesimo significato, così come gli aggettivi ‘inarcato’ ed ‘enjambé’. Una distinzione fondamentale, invece, è quella tra inarcature “semplici”, concomitanti con un ordine sintattico naturale, e “retoriche”, cioè associate a figure di dispositio artificiale. Ho inoltre indicato con a e b i due versi coinvolti in un’inarcatura, rispettivamente quello che contiene l’innesco e quello che accoglie il rigetto.
2 Si vedano gli importanti studi di Soldani su aspetti metrici, sintattici e retorici relativi a diversi autori e
momenti della nostra letteratura; si rimanda in particolare, per quanto riguarda l’analisi degli enjambements, a Soldani 2009, saggio sui procedimenti inarcanti della poesia lirica che va da Dante a Petrarca, e a Soldani 1999b, articolo su aspetti metrico-sintattici degli sciolti didascalici del Cinquecento.
3
Soldani 2009, p. 108.
4 Soldani distingue infatti tra «enjambements cataforici, che “aprono” verso sviluppi nel verso successivo,
più o meno prevedibili; e enjambements anaforici, nei quali il rejet non è assolutamente prevedibile, e la sua comparsa obbliga a ristrutturare a ritroso il pattern» (Soldani 2009, p. 111).
Un’altra posizione interessante dalla quale sono stati osservati i risultati delle schedature riguarda il rapporto tra versi enjambés e posizioni d’ottava: anche i fenomeni inarcanti infatti sono un’importante spia sul trattamento metrico-sintattico della stanza nella traduzione, sulla percezione della sua frammentazione o compattezza interna.
Un’ultima considerazione prima dei dati, peraltro non visibile immediatamente dalle tabelle proposte, riguarda un altro parametro che caratterizza gli enjambements della Pulcella, e che verrà meglio delineato in seguito. All’estremo opposto rispetto a tensioni inarcanti che si stemperano lungo più endecasillabi in serie, si trovano molti casi in cui la rottura in punta di verso convoglia un’energia molto più intensa, perché la figura prevede un innesco e/o un rejet sillabicamente poco esteso, che non coincide cioè con una pausa istituzionale del verso - come la cesura in quarta o sesta sede - ma che rientra invece nella tendenza a segmentare la misura versale in più tempi intonativi.
Ed ora qualche numero. Su 2339 versi schedati, ben i due terzi circa (1573 versi) sono coinvolti da fenomeni di inarcatura, dunque due versi ogni tre (contando sia il tipo a che b).5 Sul totale di questi ho contato in particolare gli endecasillabi di tipo a, “portatori” di enjambements, che accolgono cioè in punta un innesco, attestati a circa 820 occorrenze;6 se poi distinguiamo le inarcature biversali (del tipo ab) dalle catene più lunghe, arriviamo a circa 700 endecasillabi inarcati con un solo verso successivo.
Prima di presentare la tabella 1 delle occorrenze, è necessario tener presente che un medesimo endecasillabo può essere interessato da più fenomeni inarcanti, per cui, all’opposto dei dati forniti or ora (che contano il numero di versi coinvolti, e non il numero di legami), le cifre proposte di seguito riportano le frequenze delle inarcature in relazione alle posizioni d’ottava; ciò significa che sono stati contati tutti i fenomeni, anche se essi coinvolgono due o più volte un medesimo verso. La modalità di conteggio prevede che ogni enjambement di tipo ab venga calcolato una sola volta (cfr. in tabella i Versi a inarcati), mentre per i gruppi pluriversali ho considerato il numero di versi che presuppongono un successivo endecasillabo portatore di rejet (per es., un gruppo che coinvolge i primi tre versi di un’ottava è stato conteggiato due volte, in prima e seconda posizione).
Tabella 1: Tipologie inarcanti dell'endecasillabo montiano Posizioni
d'ottava Versi a inarcati Versi inarcati in gruppi* Totale legami inarcanti
1 182 15 197 2 66 22 88 3 162 16 178 4 42 7 49 5 136 14 150 6 69 20 89 7 146 11 157 8 0 0 0 Totale 803 105 908
5 Considerando che l’ottavo verso di ciascuna strofa non accoglie fenomeni di inarcatura (salvo rarissimi
casi riportati nell’analisi), si possono anche sottrarre al totale i 292 explicit presenti nel corpus. Si avrà così che su 2047 endecasillabi “potenzialmente” inarcati, lo sono effettivamente 1573, ovvero più di tre versi ogni quattro.
6 Nella successiva analisi delle singole tipologie inarcanti si è preferito parlare di “casi”, ovvero di
Gruppi pluriversali* Occorrenze del gruppo 123 12 1234 1 12345 2 234 5 2345 2 345 6 456 1 4567 2 567 7 5678 4 678 7 Totale 49
Le inarcature tra gli endecasillabi del poema tendono più spesso a coinvolgere le posizioni dispari dell’ottava, in particolare per quanto riguarda gli enjambements biversali. Il legame cade infatti molto più di frequente tra la punta di un verso dispari ed il successivo pari; fenomeno facilmente prevedibile in quanto asseconda la tradizionale organizzazione sintattica interna della strofa, basata sull’unità minima del distico. Le inarcature più frequenti coinvolgono le posizioni dispari della prima quartina, e in particolare l’incipit, che tocca i valori più elevati; come ci si può ben attendere, la posizione in cui i legami sono più scarsi è il quarto verso, dove un enjambement significa non rispettare la consueta pausa metrico-sintattica della metà strofica.
Un rapido accenno anche ai versi che si strutturano in catene enjambées più ampie. Innanzitutto la schedatura ha permesso di constatare che i pochi gruppi inarcati aumentano la loro frequenza nei canti più avanzati del poema, dove mi pare che le costruzioni periodali si facciano via via più ampie e complesse. Inoltre gli enjambements che coinvolgono serie di versi si riscontrano per lo più all’interno della prima quartina dell’ottava, in particolare tra primo, secondo e terzo verso (12 casi); altre catene inarcate coinvolgono spesso i primi tre versi della seconda quartina (7 occorrenze) oppure le ultime tre posizioni della prima e della seconda metà dell’ottava (rispettivamente 5 e 7 casi). Interessante notare che i gruppi versali inarcati si possono trovare anche a cavallo della tradizionale partizione strofica che divide l’ottava a metà: in questa zona la tipologia più frequente, con 6 occorrenze, coinvolge terza, quarta e quinta posizione, mentre le altre inarcature pluriversali a cavallo della metà d’ottava contano, tra le diverse tipologie, altri 5 casi.
Dalla mia schedatura risulta infine che le inarcature retoriche raggiungono una quantità equivalente a circa la metà delle inarcature semplici. Questo dato si discosta rispetto al trattamento dell’endecasillabo sciolto nelle traduzioni dai testi tragici francesi del Settecento, dove, pur essendoci grosso modo la stessa frequenza assoluta di versi inarcati,7 c’è una sostanziale parità numerica tra enjambements retorici ed enjambements semplici. Ciò significa che Monti presenta una maggiore propensione per fenomeni inarcanti che rispettano l’ordine naturale dei sintagmi, dei quali fanno parte anche le figure più accusate, che interrompono bruscamente il discorso spezzandolo a fine verso con esiti di disarmonia,8 ovvero con forti tensioni di tipo anaforico o
7 Ovvero la stessa frequenza: un verso inarcato ogni tre (cfr. Zanon 2005, p. 126ss.).
8 Per un’analisi dei rapporti tra la figura dell’enjambement e il concetto di gravitas nella riflessione
cataforico. Come si vedrà più avanti, gli enjambements semplici vengono però anche smorzati di frequente da strategie enunciative che ne diluiscono la marcatezza; ciò non toglie che a volte la divisione versale cada a scindere un nesso sintagmatico molto saldo o giunga improvvisa a far saltare la continuità intonativa del discorso con un intenso effetto perturbativo.