• Non ci sono risultati.

Preliminary outcomes of a trial to reduce conflict and containment on acute psychiatric wards:

Questo ultimo studio del 2006 si pone come scopo quello valutare la riduzione di conflitti e della contenzione, all’interno di due reparti psichiatrici acuti della zona est di Londra, attraverso cambiamenti nelle credenze, negli atteggiamenti e nelle pratiche infermieristiche.

Due infermieri di città sono stati assunti nei due reparti acuti per un anno, assistendo all’attuazione di un modello che individua 3 fattori importanti per produrre terapie, procedure ed azioni di basso contenuto di conflitti nei reparti psichiatrici di alta intensità: - l’apprezzamento positivo dei pazienti da parte del personale;

- la capacità del personale nel regolare le proprie emozioni

- la creazione di una struttura efficace per la vita di reparto (regole e routine). A loro volta, questi tre fattori, dipendono da una serie di fattori:

- la filosofia psichiatrica del personale, come vedono la natura della malattia mentale e come vedono il loro ruolo nella cura e nel trattamento di questa;

- gli impegni morali dei curanti, quali il non giudizio e la professionalità infermieristica; - l’uso di metodi di autogestione emotiva;

- la padronanza di abilità tecniche ed abilità interpersonali; - abilità di lavoro di squadra;

- supporto organizzativo e di sostegno (supervisione).

Questo modello di lavoro suggerisce che un ambiente con un basso numero di conflitti ed atteggiamenti aggressivi non lo si raggiunge attraverso alti livelli di contenzione, ma adottando determinati atteggiamenti e determinate pratiche di lavoro.

Durante il periodo di riferimento sono stati presi in considerazione i tassi di conflitto e di contenzione prima e dopo l’attuazione del nuovo modello, ed è emerso che episodi di conflitto sono diminuiti significativamente, così come episodi di aggressività, fuga ed autolesionismo. I ricercatori durante questo studio hanno riscontrato un dato al quanto curioso, il mancato raggiungimento di una significativa riduzione delle contenzioni, anche perché gli episodi di aggressione e conflitto sono diminuiti.

Con il termine contenzioni, in questo studio, i ricercatori intendono il chiudere la porta d’entrata a chiave, l’uso di farmaci sedativi, l’osservazione speciale e prolungata in terapia intensiva psichiatrica, l’isolamento e la contenzione fisica. Gli studiosi pensavano che la riduzione dei conflitti e delle aggressioni avrebbe ridotto automaticamente i livelli di contenzione in modo significativo, invece non è successo, per lo meno non in così significativamente.

I risultati di questo studio sono molto promettenti, e confermano che, nonostante le attuali pressioni sulle cure psichiatriche acute, si possono ottenere delle riduzioni significative dei conflitti con conseguenti immensi benefici sia per i pazienti che per il personale. Rimangono ancora delle domande soprattutto in relazione alle riduzioni di metodi di contenzione.

38

4.4 Discussione dei risultati

L’analisi degli articoli precedentemente selezionati, nonostante la loro eterogeneità legata a diversi contesti di cura della salute mentale ed alle differenti tipologie di pazienti e di personale coinvolto negli studi, mi ha permesso di ottenere informazioni utili da ogni singola ricerca. Mi è stato possibile quindi acquisire dati significativi sui principali comportamenti ed interventi a stampo relazionale da adottare e le relative difficoltà che si possono riscontrare nell’assistenza infermieristica in salute mentale. I risultati confermano innanzitutto l’importanza del fattore relazionale nella presa a carico e della funzione di contenimento emotivo durante un episodio di scompenso da parte di questo tipo di pazienti. Riuscire a stabilire subito un rapporto di fiducia è la base fondante del progetto per la persona malata. Questo potrebbe sicuramente evitare, o per lo meno diminuire, il dover adottare contenzioni durante un episodio di agitazione o di aggressione. Inevitabilmente, nel nostro lavoro, dobbiamo tener conto delle attitudini personali di ognuno di noi che andranno sicuramente ad influenzare sull’esito di un atto di cura.

I risultati del primo studio dimostrano quanto la percezione degli infermieri influenzi sulla scelta di determinate contenzioni, meccaniche o farmacologiche. Infatti gli infermieri che percepivano l’aggressività come disfunzionale e indesiderata per la patologia, era più probabile che avvallassero procedure contenitive (Neslihan et al., 2015). Questo indica quanto la nostra professione, il nostro ruolo, la nostra persona, possa influenzare in modo significativo la presa a carico di un paziente.

Nello studio del 2017 invece abbiamo potuto notare il dispendio economico che gli interventi di contenzione comportano al sistema sanitario, quando invece l’adozione del contenimento emotivo e verbale porterebbe un riscontro benefico sia alla persona malata, alleviandone la sofferenza, che alle casse della sanità (Serrano-Blanco et al., 2017). Abbiamo visto che molte altre strategie possono essere efficaci per risolvere momenti concitati, una di questa è la tecnica di de-escalation, basata su un insieme di tecniche di comunicazione verbale e non verbale, atte a contenere e diminuire il momento di escalation senza ricorrere a contenzioni fisiche o meccaniche (Lavelle et al., 2016). Contenzioni che molte infermiere pensano possa essere parte essenziale del proprio lavoro, pur rimanendone a disagio dolo il loro utilizzo (Bigwood & Crowe, 2008). Da questa ricerca le infermiere hanno affermato che la contenzione fisica risulta essere inevitabile in situazioni in cui il paziente non sia in grado di autogovernarsi, pur conoscendo le conseguenze negative ed etiche che questo atto avrebbe portato (Bigwood & Crowe, 2008).

Dallo studio svolto in Giappone, nel 2013, si evince quanto le persone malate di schizofrenia abbiano un maggior bisogno di contenimento (Noda et al., 2013), così come nello studio inglese del 2019, in cui oltre il 95% dei pazienti era affetto da schizofrenia (Maguire et al., 2019), il che conferma quanto emerso in letteratura, quanto queste persone abbiano bisogno di rimettere insieme tutti i pezzi di sé, nel vero senso della parola. Questo studio proponeva l’introduzione di un modello in un reparto di salute mentale, il Modello Safewards, che promuoveva la messa in atto di 10 interventi e strategie di comunicazione verbale e non verbale per cercare di ovviare e diminuire

39

episodi negativi all’interno del reparto. Alla fine dello studio sono stati segnalati 65 incidenti negativi in meno rispetto i 189 registrati l’anno precedente, senza il Modello Safeward. Cambiamenti positivi nella pratica giornaliera, aumento di sicurezza nel reparto e relazioni più rispettose tra pazienti e pazienti e tra personale e paziente hanno caratterizzato i giorni di lavoro dopo l’adozione di questi interventi (Maguire et al., 2019). In Pennsylvania, dal 2001 al 2010, all’interno di servizi di salute mentale forense, hanno provato a ridurre in modo graduale le procedure di contenzione per vedere quale effetti avrebbe portato questa rimozione ed alla fine della ricerca si è riscontrato un effetto positivo sulla riduzione delle aggressioni da parte dei pazienti ed una diminuzione significativa dell’isolamento e della contenzione meccanica (Smith et al., 2015).

Nell’ultimo studio visionato si è potuta valutare la riduzione dei conflitti e delle contenzioni in due reparti psichiatrici di Londra. Dai dati emersi si evince come, in seguito a semplici cambiamenti nelle credenze ed adottando diversi atteggiamenti nelle pratiche infermieristiche, siano diminuiti significativamente i conflitti, gli episodi di aggressività, l’isolamento e l’autolesionismo, portando beneficio sia ai pazienti ricoverati che al personale curante coinvolto (Bowers et al., 2006).

Documenti correlati