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Una premessa metodologica

Nel documento L'Antiope di Euripide (pagine 77-80)

V. L A PREGHIERA E LA LIRA

VI.1. Una premessa metodologica

All’interno di questa tragedia, la scena dell’agone va ad oc- cupare un ruolo particolare, tanto per l’interesse che pare avere suscitato in antico, quanto per il fatto, probabilmente anche con- seguente proprio a questa fama, che molti dei frammenti di que- sta tragedia che ci sono giunti sono riconducibili proprio al di- battito tra Zeto e Amfione, poco meno della metà: si tratta di al- l’incirca una sessantina di versi,1 molti rispetto a quella che do-

vrebbe essere l’estensione di una scena, ragionando per parago- ne rispetto ad altre analoghe a noi note del teatro euripideo;2 po-

tremmo avere circa la metà dei versi se pensiamo alle scene più brevi di questo tipo, in ogni caso disponiamo con tutta probabi-

1 Otto sono quelli attribuiti a Zeto, dieci ad Amfione, benché due, il 191

ed il 192, forse facciano parte di uno scambio dialogico con il coro che pote- va precedere di poco il dibattito che avrebbe avuto luogo con il gemello, oltre a due che possono essere ricondotti a questa scena pur non essendo possibile comprendere che personaggio li pronunciasse. A questi può essere aggiunto il fr. 206, con tutta probabilità pronunciato dal bovaro che aveva cresciuto i gemelli a conclusione del dibattito. I versi in totale sarebbero 65 considerando come facenti parte dell’agone i frammenti 191 e 192 e contando come verso anche le pozioni di esso di cui disponiamo all’inizio di alcuni frammenti, ma escludendo qui casi, come nel fr. 185, in cui abbiamo testimonianza delle pa- role del poeta, ma non l’esatta citazione.

2 Questa considerazione è stata fatta a partire dall’elenco delle scena di

agone nelle tragedie interamente conservate di Euripide che ritroviamo in Duchemin 1968, 73-80, escluso il Reso, di dubbia autenticità. Le scene censi- te dalla studiosa sono: Euripide, Alcesti, vv. 614-738 con il dibattito tra Ad- meto e Ferete (125 versi), Andromaca, vv. 147-274, con Ermione e Andro- maca (127 versi) e vv. 590-746 con Menelao e Peleo (157 versi), Baccanti, vv. 215-389 con Penteo, Cadmo e Tiresia (174 versi), Elettra, vv. 998-1106 con Elettra e Clitemnestra (109 versi), Ecuba, vv. 234-437 tra Ecuba, Ulisse e Polissena (204 versi) e vv. 1123-1278 tra Polimestore ed Agamennone (156 versi), Elena, vv. 865-1031 tra Elena, Menelao e Teonoe (167 versi), Eracle, vv. 140-251 tra Amfitrione e Lico (112 versi), Eraclidi, vv. 120-287 tra Iolao e Demofonte (168 versi), Ifigenia in Aulide, vv. 317-414 tra Menelao ed Agamennone (97 versi), Medea, vv. 446-626, tra Medea e Giasone (181 ver- si), Oreste, vv. 481-629 tra Oreste e Tindaro (149 versi) e vv. 632-716 tra Menalo e Oreste (84 versi), Fenicie, vv. 446-637 tra Eteocle e Polinice (192 versi), Supplici, vv. 399-597 tra Teseo e l’araldo argivo (199 versi), Troiane, vv. 911-1059 tra Elena ed Ecuba (149 versi).

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lità di poco meno di un terzo.3 Aiutano a fare luce sull’agone anche le diverse testimonianze antiche al suo riguardo, che ci forniscono più o meno sintetiche impressioni sui personaggi o sullo svolgimento del dibattito, voci di chi aveva accesso al te- sto nella sua interezza o ne aveva solamente una conoscenza mediata, ma comunque utili ad aggiungere qualche tassello alla nostra comprensione di questa scena.

Nonostante la ricchezza di informazioni di cui disponiamo, inconsueta rispetto a quanto solitamente accade per le tragedie frammentarie, le difficoltà che permangono riguardo alla rico- struzione sono molte: si tratta, infatti, di una scena di dibattito, non di una scena quindi che abbia un suo sviluppo narrativo che possa aiutare a comprendere una sequenza nei frammenti. Pos- sediamo, quindi, forse la metà dei due complessi ragionamenti di Zeto e Amfione disarticolati in porzioni molto brevi, fatto che rende assai complessa la comprensione non solo dell’ordine re- ciproco dei frammenti, ma anche della modalità con cui erano concatenate le argomentazioni poste in campo, quali fossero i rapporti di implicazione logica tra le diverse asserzioni.

Per studiare queste scena si è scelto quindi di prendere le mosse dalle testimonianze sull’agone, per ricostruire un quadro essenziale della scena, per poi analizzare i singoli frammenti, proponendo per ciascuno di essi, come per gli altri qui studiati, un’analisi delle possibilità interpretative a cui ognuno si offrisse prima del confronto con gli altri appartenenti alla stessa scena.

I frammenti sono quindi stati divisi tra i due personaggi, col- locando per primi quelli attribuiti a Zeto il quale, come ci assi- curano le testimonianze antiche, era il primo a prendere la paro- la, scelta che non implica che vi sia la certezza che tutte le bat- tute a noi note pronunciate da Zeto fossero nel testo precedenti a tutte quelle di Amfione: alle due tirate contrapposte avrebbe po- tuto fare seguito un più serrato scambio dialogico tra i due dal quale potrebbero forse provenire alcuni dei versi a noi giunti, ragione per cui potremmo, ad esempio, conoscere una parte di una replica di Zeto che proverrebbe, quindi, da una porzione di

3 La scena di dibattito più lunga è quella in Euripide, Ecuba, vv. 234-437

tra Ecuba, Ulisse e Polissena (204 versi) dove, però, vi sono tre personaggi che intervengono, la più lunga a due personaggi è quella in Supplici, vv. 399- 597 tra Teseo e l’araldo argivo (199 versi).

VI. L’agone 79 testo successiva al discorso di Amfione. Nell’impossibilità tut- tavia di stabilire se questa eventualità si sia o meno verificata si è preferito presentare per primi i frammenti di chi per primo aveva preso la parola.

I frammenti attribuiti all’uno e all’altro personaggio sono poi stati ulteriormente suddivisi tra quelli per i quali l’attribuzione era nota grazie alle fonti antiche e quelli per cui l’attribuzione è congetturale. Questa scelta è stata fatta nell’ottica di lasciare maggiormente percettibile l’articolazione del lavoro di ricostru- zione all’interno del ragionamento di ciascuno dei due, lavoro che è dovuto necessariamente procedere dallo studio dei fram- menti di attribuzione certa per poi poter arrivare a fondare le ipotesi riguardo a quelle degli altri.

All’interno di queste sezioni, i frammenti sono riproposti se- condo l’ordine crescente della numerazione Kannicht poiché, come anticipato e come sarà più approfonditamente discusso nella sezione dedicata alla ricostruzione dell’agone, mancano pressoché completamente elementi che permettano di stabilire in modo filologicamente fondato un ordine reciproco dei fram- menti, ragione per cui si è qui preferito evitare di proporre una loro sequenza a vantaggio di una ricostruzione che punti piutto- sto alla comprensione della logica del dibattito: si è cercato, per ciascuno del due personaggi, di enucleare le tematiche toccate nel discorso provando a capire in che modo ognuno le svilup- passe, cosa ciascuno volesse affermare, quale fosse il senso del- le accuse che Zeto muove al fratello e come Amfione provi a difendersi. In quest’ottica, si è cercato di articolare il materiale emerso dai frammenti in modo tale da mettere in luce i possibili punti di coerenza tra le affermazioni di ciascuno che la tradizio- ne ci ha restituito pressoché come delle gnw&mai, finendo di fat- to con l’opacizzare proprio il modo in cui i diversi spunti si arti- colassero tra loro. È stata pertanto proposta una sintesi della po- sizione dei due personaggi, aprendo alle diverse letture che i frammenti nel loro insieme non impediscono di ipotizzare, pur cercando di volta in volta di lasciare in evidenza la maggiore o minore sicurezza rispetto a quanto viene proposto.

Come detto nell’introduzione generale, si è cercato in questo modo di dare un peso alla natura frammentaria del testo: allar- gando il più possibile il ventaglio di ipotesi ricostruttive si è

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provato a porre in evidenza il fatto che, non disponendo del te- sto nella sua totalità, anche la scelta di limitarsi a cercare una coerenza che renda ragione solamente di quanto i frammenti di- cono finirebbe con il condizionare l’interpretazione, poiché sot- tintenderebbe di fatto che nulla di rilevante possa essere andato perduto.

Oltre a una specifica riflessione dedicata al tema della musi- ca che ha costituito l’argomento dal quale ha preso il via il di- battito tra i due fratelli, si è proposto un quadro di sintesi dei due discorsi, che provasse a rendere conto di come la scena do- vesse apparire agli occhi dello spettatore, per cercare di com- prendere a quanto delle critiche di Zeto Amfione avesse effetti- vamente risposto e se vi fossero nel suo argomento spazi per possibili obiezioni, lasciate a un secondo intervento del fratello o, forse, alla consapevolezza del pubblico che osservava il loro confronto.

Al termine di queste riflessioni è collocato il frammento 206, probabile chiusura di questo dibattito sulla scena.

Nel documento L'Antiope di Euripide (pagine 77-80)