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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PROVVISORIO CARLO RIPA DI MEANA

Nel documento REGIONE DELL’UMBRIA CONSIGLIO REGIONALE (pagine 23-41)

REGIONE DELL’UMBRIA

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PROVVISORIO CARLO RIPA DI MEANA

La seduta riprende alle ore 15.16.

Oggetto N. 2.

Elezione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, ai sensi dell'art. 37 dello Statuto regionale.

PRESIDENTE. Cari colleghi, prima di tutto mi scuso per il ritardo, dovuto ad una questione aperta, molto delicata, che richiede una mia consultazione urgente con i Consiglieri Segretari e che prenderà, ritengo, non più di mezz'ora. E’ una richiesta fondata; il mio scrupolo di Presidente pro tempore fa appello alla vostra disponibilità.

Interpreto il vostro silenzio... Consigliere Ronconi.

RONCONI. Presidente, non sappiamo i motivi, ma comunque accediamo alla sua richiesta.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ci sono altri pareri?

BAIARDINI. Anche noi.

PRESIDENTE. Ci sono opinioni diverse? Va bene, vi ringrazio, ci vediamo fra mezz'ora.

La seduta viene sospesa alle ore 15.18.

La seduta riprende alle ore 16.05.

PRESIDENTE. Cari colleghi, rinnovo le mie scuse per il ritardo con cui inizia la nostra seduta.

Come vi dicevo, ho ritenuto necessario consultare i miei colleghi Segretari, come Consigliere decano Presidente pro tempore.

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I lavori ora proseguono come annunciato. E’ previsto un nuovo voto.

Vi sono richieste di intervento? Consigliere Paolo Baiardini, ne ha facoltà.

BAIARDINI. Devo dire che, durante la pausa dei lavori del Consiglio regionale, abbiamo valutato anche noi il risultato che si era prodotto con quella votazione e l'interpretazione della norma che, in quel momento, l'Ufficio di Presidenza aveva in qualche modo reso.

Pur essendo convinti del fatto che la norma debba essere interpretata diversamente, tuttavia, a prescindere da quella che sarebbe stata poi, alla fine, la risposta dell'Ufficio di Presidenza - proprio perché questo Consiglio regionale è stato caratterizzato in questi giorni da appelli di natura diversa all'applicazione delle norme, nella totale trasparenza - nella nostra autonomia, come capigruppo della maggioranza, avremmo comunque richiesto di procedere ad una nuova votazione.

Per noi, comunque, resta aperta l'interpretazione della norma, perché così come è stata interpretata ha avuto una conclusione sotto il profilo politico che poi ha prodotto anche delle conseguenze.

Quindi, sarà nostra intenzione procedere ad una valutazione di merito, non perché, evidentemente, abbiamo da rivolgere degli appunti al Presidente pro tempore - che, anzi, già ringrazio per il lavoro che sta facendo - quanto perché, in coerenza anche con quanto ho sostenuto ieri in merito al ruolo e all'autonomia del Consiglio regionale, in occasioni diverse, ci ritrovammo, anche tra colleghi della minoranza e della maggioranza, concordi nell'avanzare con forza la richiesta di un potenziamento dell'Ufficio giuridico-legale del Consiglio, proprio perché in diverse occasioni avevamo riscontrato vari problemi.

A questo punto, vorrei, concludendo su questo aspetto, ricordare come la fine della legislatura passata fu caratterizzata dalla richiesta della cosiddetta autonomia organizzativa del Consiglio regionale, perché si erano riscontrate, nel corso degli anni, delle difficoltà sotto il profilo delle risorse disponibili per il Consiglio e soprattutto delle risorse umane di cui il Consiglio ha bisogno per l'espletamento delle sue funzioni.

Detto questo, quindi, rispetto alla norma ed ai problemi che ha messo in evidenza, vorrei cogliere l'occasione non solo per avanzare nuovamente la candidatura a Presidente del Consiglio regionale del collega Bonaduce, ma anche e soprattutto per mettere in evidenza come in questa legislatura noi, qui in Umbria, abbiamo avuto l'ambizione di poter rappresentare un punto di riferimento non solo

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per la collettività regionale, ma anche, soprattutto, per le forze politiche che a livello nazionale sono impegnate alla guida del nostro Paese. Noi qui stiamo sperimentando una coalizione; in questa coalizione è presente una pluralità di forze, di culture, di esperienze che meritano tutte il massimo del nostro rispetto.

E' alla luce di questa considerazione, e con questa presunzione di voler indicare anche una strada a livello nazionale, che io chiedo al Partito della Rifondazione Comunista di aiutarci, in questo particolare momento, a superare una situazione di difficoltà che si è riscontrata nel corso delle votazioni; credo sia interesse di tutti dare il senso di una coalizione coesa, forte, anche nel momento in cui ci si trova a discutere su ipotesi di candidature, tutte legittime e tutte di valore, ma diverse.

Credo che la candidatura di Marcello Pagliacci non solo sia stata legittima, ma abbia rappresentato lo sforzo del Partito della Rifondazione Comunista di indicare, certamente, un uomo di grande valore. Tuttavia, rispetto al confronto che c'è stato ed anche alla presenza di altre legittime indicazioni di Presidenza, credo che la coalizione debba essere in grado di trovare, in questo momento particolare, quel senso che le ha fatto, in qualche modo, vincere le elezioni e che ci ha dato il consenso della maggioranza degli elettori della nostra regione.

Per questo chiedo formalmente ai Consiglieri di Rifondazione Comunista di sostenere la candidatura del candidato Bonaduce, sapendo che questa scelta non rappresenta alcuna pregiudiziale nei confronti della loro candidatura, nessuna valutazione politica di merito rispetto al ruolo fondamentale che Rifondazione Comunista deve e dovrà svolgere a sostegno della coalizione tutta e dell'azione di governo di questa Regione.

PRESIDENTE. Il Consigliere Stefano Vinti chiede la parola; ne ha facoltà.

VINTI. In Umbria, sin dal lontano 1995, le forze che noi abbiamo definito delle grandi tradizioni popolari - che si rifacevano alla tradizione del movimento operaio, al movimento dei Cattolici Popolari, dai Democratici di Sinistra alle forze ambientaliste e socialiste - hanno avviato, prime in Italia, un progetto politico per tentare di coniugare dentro alla specificità dell'Umbria, della complessità dei suoi territori, della tradizione di governo delle sue città, dell'arretratezza di alcune parti delle sue città, tra il dualismo delle due Province, un'ipotesi politica che rispondesse ai bisogni di modernità della nostra Regione.

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Noi pensiamo che da allora si sia avviato un progetto interessante, un progetto che, per quanto ci riguarda, riprende una tradizione grande e importante, che è stata dei partiti di massa - in particolare, del Partito Comunista Italiano - che ha coniugato creatività ed innovazione, e che ha determinato un processo di progresso della nostra regione, da una piccola ed arretrata regione ad una regione dove indiscutibilmente la qualità della vita è alta e dove grandi sono le potenzialità di sviluppo.

Quel progetto politico ha retto, ha retto alle difficoltà nazionali ed a quelle locali; ha retto perché non è stato meccanicamente riprodotto un modello nazionale, ma perché ha riprodotto e ha cercato di riformulare un progetto politico per l'Umbria che ripartisse dalle condizioni materiali della nostra gente, dalle condizioni del lavoro, che ripensasse un'idea di sviluppo, l'idea di uno sviluppo compatibile e sostenibile con l'ambiente. Quel progetto ha retto: ha retto a diverse prove, a diverse difficoltà, ha retto anche quando le forze della coalizione si sono divise sul Governo nazionale. Si sono divise sul Governi nazionale, ma sull'Umbria, con l'autonomia e la specificità dell'Umbria, quel progetto politico ha retto e ha passato anche momenti di crisi.

Noi crediamo di aver svolto un ruolo positivo, perché la nostra coalizione, la coalizione del centrosinistra dell'Umbria, è una coalizione innovativa, che ha aperto delle prospettive.

E` indiscutibile che in queste due giornate abbiamo assistito, invece, ad una difficoltà grave della nostra coalizione, abbiamo assistito ad una difficoltà sulla conduzione del processo decisionale nell’individuazione della candidatura a Presidente del Consiglio. Noi avvertiamo con pesantezza che la nostra forza, la nostra forza politica, che così tanto ha dato alla coalizione - tanto da inventarsela, questa coalizione, nel 1995 - subisce una sorta di 'fattore K', una sorta di esclusione di cui noi non cogliamo bene i contorni, ma rispetto alla quale avvertiamo una forte preoccupazione, perché mette a rischio il nostro progetto politico.

Siamo gente semplice, e diciamo pane al pane e vino al vino. Noi crediamo di essere di fronte all'inizio di una crisi politica che coinvolge questa maggioranza, che non è stata causata da noi, ma che invece subiamo, ed avvertiamo tutto il senso del richiamo che il Presidente Baiardini ci ha rivolto in questo momento. Sentiamo che ancora una volta i comunisti di Rifondazione Comunista sono chiamati a sostenere la coalizione e, in particolare, sono chiamati - loro - a sostenere in prima persona, pagando dei prezzi alti, la rappresentanza politica massima della coalizione, la Presidente Lorenzetti.

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Abbiamo proposto e condotto una battaglia con la candidatura del compagno Consigliere Marcello Pagliacci, credendo di fare un servizio al Consiglio regionale, offrendo a tutto il Consiglio e alla maggioranza una candidatura autorevole, stimata, e che in questa legislatura così complessa e articolata avrebbe fatto sicuramente bene; altre sono state le indicazioni che sono scaturite dagli altri gruppi di maggioranza. Però il punto politico resta: siamo di fronte al fatto, delicatissimo, di essere dentro, evidentemente, ad una gravissima difficoltà politica.

Noi pensiamo che tutto ciò succede perché c'è un deficit di politica, perché siamo troppo preoccupati dagli equilibri politici e perché la nostra partita di forze riformatrici, di coalizioni riformatrici, ce la giochiamo sul progetto politico. Allora, il mio appello a tutti i gruppi della maggioranza è di ritornare alla politica, di riprendere lo slancio e di riassumere la responsabilità che gli elettori ci hanno concesso il 16 aprile, nelle forme e nei modi che conosciamo, ancora una volta.

Ovviamente, può anche succedere che la Ferrari non parta all'avvio, questo non vuol dire che non si punta a vincere il campionato.

Allora, noi siamo fiduciosi che la nostra coalizione possa ripartire e riprendere il percorso che oggi, così con evidenza, ha subito un danno. E' per questo motivo che noi, in questo momento, ritiriamo la candidatura del Consigliere Pagliacci e che, al tempo stesso, restando immutati i problemi tra i gruppi della maggioranza, non possiamo sostenere pienamente la candidatura della Consigliere Bonaduce. Ma, allo stesso tempo - ribadisco - pensiamo che sia possibile riprendere il percorso della coalizione e che, secondo le tradizioni più alte, più fervide e più responsabili che hanno messo in campo spesso i comunisti dell'Umbria, siamo disposti ad accogliere l'appello che ci propone e che ci ha inviato il Presidente Baiardini.

Pertanto, Rifondazione Comunista sosterrà in maniera tecnica la proposta del Consigliere Bonaduce a Presidente del Consiglio, in maniera articolata, cioè: l'Assessore Monelli resterà in aula, voterà a favore, il capogruppo ed il Consigliere Pagliacci usciranno. Questo è il nostro impegno per la maggioranza, il nostro impegno nei confronti della Presidente Lorenzetti, il nostro senso di responsabilità, che mettiamo in campo in questo momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Carlo Liviantoni; ne ha facoltà.

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LIVIANTONI. Le chiedo scusa e chiedo scusa anche ai colleghi Consiglieri se prendo nuovamente la parola, per esprimere alcune valutazioni brevissime, per concordare su tutto l'intervento del collega Baiardini, meno che su alcune questioni.

Non concordo sull'appello, così come è stato interpretato dal Consigliere Vinti: appello al gruppo di Rifondazione Comunista come appello al rafforzamento della maggioranza. Non è questa la sede in cui in gioco è la maggioranza, qui è in gioco l'istituzione; quindi l'appello al gruppo di Rifondazione Comunista, come agli altri gruppi politici - non è stato possibile farlo alla minoranza, non voglio rientrarci su questi termini - è un appello per dare una risposta al problema che abbiamo davanti: istituzionale.

Vinti gli ha risposto di par suo; come consuetudine, Vinti. Anche l'altra volta avete mantenuto in aula il Vice Presidente della Giunta, allora, e due Consiglieri del Partito della Rifondazione Comunista sono usciti. Siamo in linea, 'niente di nuovo sotto il sole'.

Altra cosa che non condivido (per il resto, tutto; la riproposizione del collega Bonaduce), la dico per amore di certezza e per rispetto della istituzione (poi si può sbagliare, nelle interpretazioni): non si può sostenere che si ritiene valida la votazione ultima fatta e poi dire: 'comunque avremmo chiesto di ritenerla non valida per fare l'elezione', perché nel momento in cui dicessimo una cosa del genere piegheremmo le regole - se non è così, chiedo scusa - agli interessi politici.

Ha fatto bene il Presidente del Consiglio regionale pro tempore a fare quello che ha fatto e ha fatto bene la struttura che lo ha assistito a sostenerlo in questa determinazione. Lo dico perché altrimenti rischieremmo di far diventare una questione veramente istituzionale un fatto politico;

siccome il Presidente non ha riportato quello che ha discusso, però immagino che abbia discusso dell'art. 42 del Regolamento del Consiglio regionale, in lettura sinottica con l'articolo dello Statuto, voglio che sia chiaro questo, almeno per la mia parte; poi si può sbagliare, ma dal nostro errore non può discendere una valutazione politica.

L'articolo dello Statuto dice che: "Il Consiglio regionale elegge al suo interno (...), Consiglieri regionali (...), ha validità qualora abbiano la maggioranza assoluta dei presenti", e lì è il nodo:

‘presenti’ che vuol dire? E' presente anche il Presidente del Consiglio, che presiede - e quindi non può essere assente - e che dichiara di non votare? E' tutto il nodo. Poi abbiamo una legge, una legge della nostra Regione, approvata dal Governo - quindi a tutti gli effetti una legge - che dice, all'art. 42:

"Ai fini della validità delle deliberazioni" - l'abbiamo scelto noi con legge, non con un Regolamento

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interno, quindi in linea anche con lo Statuto, perché non possiamo fare una legge che va contro lo Statuto - "sono considerati presenti coloro che esprimono voto favorevole, contrario o di astensione, ovvero coloro i quali, pur restando in aula, non esprimono voto".

Quindi, cari colleghi, questa certezza dobbiamo avere e questa certezza dobbiamo dare a tutti:

queste sono le nostre leggi e queste leggi vanno rispettate, come io rispetto la legge che è stata fatta dall'ultimo Consiglio, anche con il mio voto (pentirsene non è mai un fatto che ha effetti legislativi, ma è un fatto politico).

La nostra Costituzione, il nostro Statuto dice che "la Giunta regionale è formata da 8 Consiglieri regionali"; nessuna norma costituzionale ha modificato questa nostra dizione, nessuna norma costituzionale l'ha fatta decadere. La norma costituzionale dice: "Il Presidente nomina e revoca gli Assessori", non dice come devono essere: se biondi, con gli occhi azzurri, non molto eleganti; non dice niente. Noi abbiamo interpretato con nostra legge, ritenuta costituzionale ai fini dello Statuto, che gli Assessori potevano essere esterni, addirittura contro quello che dice la norma statutaria. E’

nostra legge, nessuno ha eccepito e resta dentro l'ambito del comportamento a cui la Presidente della Giunta regionale ha fatto riferimento, nel momento in cui ha formato la Giunta. Quindi la certezza dobbiamo averla noi, cari colleghi, e dobbiamo darla a tutti, perché altrimenti la partita non si gioca.

Allora, poiché dietro le parole del Presidente del gruppo dei DS ci sono segnali che non mi piacciono, ho voluto rimarcare la differenza di vedute solo su questi punti - sugli altri concordo - che sono in linea e nel solco della certezza del diritto, che in quest'aula è stata affermata.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Maurizio Donati. Ne ha facoltà.

DONATI. Chiedo scusa, Signor Presidente, prendo la parola perché gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto costituiscono per il gruppo dei Comunisti Italiani un fatto politico nuovo, significativo.

Certamente, l'intervento del Presidente Baiardini è stato molto importante e per certi aspetti condivisibile, in larga parte condivisibile. E’ anche da apprezzare la riproposizione della candidatura del nostro Consigliere Giorgio Bonaduce, candidatura a Presidente di questo Consiglio regionale. E`

chiaro, però - credo - a tutti che se ci fossimo trovati di fronte alla sola sua dichiarazione, pure interessante, pure importante, come gruppo dei Comunisti Italiani, pur apprezzandola, non

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avremmo potuto sicuramente ritornare sulla nostra decisione di questa mattina, che è stata quella del ritiro della candidatura del dott. Giorgio Bonaduce.

L'intervento che ci fa riconsiderare questa posizione, che abbiamo assunto in piena libertà questa mattina ed anche con senso di responsabilità, è l'intervento politico alto svolto dal compagno Vinti, Presidente di Rifondazione. L'abbiamo ascoltato attentamente...

(Intervento fuori microfono).

DONATI. Chiedo al Presidente provvisorio: è bandita questa parola?

SPADONI URBANI. E’ Consigliere regionale, non ‘compagno Consigliere’.

LIVIANTONI. Questa è un'assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Non credo che si possa intervenire sul lessico utilizzato dai Consiglieri.

DONATI. Non è mia intenzione urtare la suscettibilità del collega Consigliere Liviantoni e anche di altri Consiglieri, quindi farò un uso parco di questa parola 'compagni'.

Detto questo, torno a ripetere che abbiamo apprezzato, come gruppo dei Comunisti Italiani, l'intervento del Presidente Vinti, perché va nella direzione da noi auspicata, di una ricomposizione nella diversità di tutte le forze della sinistra - sinistra di Governo, sinistra alternativa - comunque di tutte le forze, sicuramente, che si richiamano al movimento operaio nel nostro Paese e nella nostra Umbria.

Apprezziamo anche il ritiro della candidatura - della prestigiosa candidatura - a Presidente di questa assemblea del collega Consigliere Marcello Pagliacci di Rifondazione. Abbiamo avuto modo, questa mattina, di apprezzare il livello alto di questa candidatura.

Detto questo, io credo che, come gruppo dei Comunisti Italiani - 'la Sinistra che unisce' è il nostro slogan, ma è più che uno slogan, è un programma; lo vogliamo fare nel nostro Paese, in Umbria, anche in questa assemblea, in questa istituzione, la massima assemblea elettiva dell'Umbria - accogliamo la riproposizione, la ricandidatura a Presidente del Consiglio regionale dell'Umbria, e ne

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siamo onorati, del dott. Giorgio Bonaduce. Facciamo appello a che essa sia valutata positivamente da tutta l'assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Crescimbeni. Ne ha facoltà.

CRESCIMBENI. Presidente e colleghi Consiglieri, credo che quanto si sta svolgendo sotto i nostri occhi non abbia bisogno di grandi commenti; i commenti, in fondo, li avevamo già anticipati questa mattina, quasi fossero premonitori di quanto poi, mano a mano, si andava verificando nel corso della giornata.

Senza ricorrere a facili ironie, credo che abbiamo avuto quest'oggi sotto gli occhi di tutti, di tutto il popolo umbro, un esempio di quello che il Presidente Berlusconi chiamò 'il teatrino della politica'.

Mi sembra che ne abbiamo avuto un esempio classico e, rimanendo sempre nel linguaggio e nei riferimenti teatrali, vedendo la distribuzione di ruoli, di interventi e di parti - direi quasi di copioni - mi viene da pensare al pirandelliano “Sei personaggi in cerca di autore”. Abbiamo visto i personaggi, abbiamo visto i ruoli, non riusciamo a capire bene chi sia l'autore. Vorremmo che l'autore di tutti gli interventi politici fosse l'interesse della comunità umbra; abbiamo il giustificato timore di ritenere che questa volta l'interesse della comunità umbra sia stato leggermente pretermesso, un po' dimenticato, oscurato.

L'appello all'unità della sinistra è, comunque, qualcosa che riguarda solo lo spirito di una parte, ma sembra che ciò che interessa alla comunità nel suo insieme, l'Umbria nel suo insieme, in questo momento sia uscito da quest'aula e non vi abbia più trovato ingresso. Prendiamo atto di quanto è accaduto, è stato un esempio poco edificante di politica. La politica ha volato basso, quest'oggi.

Speriamo che sia il primo ed ultimo esempio di questa Consiliatura; speriamo che non sia sintomatico il primo atto di questa Consiliatura, che ci accompagnerà fino al 2005.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Enrico Melasecche. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Enrico Melasecche. Ne ha facoltà.

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