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PRESTAZIONI DISTINTE IN CLASSI OMOGENEE ANNI 2012-

2012 2013 2014 GAP %

classe 1

igiene e mobilizzazione 3794 4503 5614 1820 48,0% prelievi domiciliari 33042 35093 35574 2532 7,7% classe 2

altra prestazione infermieristica

domiciliare 1365 546 1410 45 3,3%

gestione alvo 2135 2277 2347 212 9,9%

gestione cateterismo vescicale 5552 5834 6184 632 11,4% gestione cvc e port a cath 1702 1672 1505 -197 -11,6%

gestione nutrizione 959 736 372 -587 -61,2%

gestione stomie e drenaggi 1306 1092 768 -538 -41,2%

medicazioni 46801 55895 60594 13793 29,5%

somministrazione terapia altre vie 492 401 365 -127 -25,8% somministrazione terapia parenterale 7843 7461 7506 -337 -4,3% classe 3 valutazione e consulenza infermieristica domiciliare 14239 16301 26130 11891 83,5% intervento educativo 4703 6054 8715 4012 85,3% Totale 123933 137865 157084 33151 26,7%

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Discussione

I dati ottenuti da questa analisi evidenziano una correlazione temporale fra il periodo del trasferimento verso il nuovo ospedale di Prato improntato sul modello per Intensità di Cure e un aumento dei casi complessi gestiti a domicilio. Tale incremento è reso evidente dall’aumento degli interventi appartenenti alle classi 1- competenze tecniche di base, classe 2 – competenze tecniche avanzate, e classe 3 – competenze tecnico relazionali avanzate che di seguito si dettagliano.

Nella classe 1 i dati più significativi riguardano:

- l’aumento delle prestazioni relative a igiene e mobilizzazione di 1.820 pari al 48% nel corso degli anni 2012-2014. Questo dato evidenzia la necessità di supporto educativo nelle competenze di base nella gestione del modello funzionale di cura di sé e modello funzionale di attività ed esercizio fisico dovuto all’incremento di persone con sindrome da immobilizzazione.

- L’aumento del numero di prelievi ematici domiciliari (2.532) nel triennio preso in esame pari al 7,7%, dovuto alla presenza di persone non autosufficienti che necessitano di controlli ravvicinati per patologie come ad esempio, lo scompenso cardiaco, ictus, ecc. Ciò impegna gli operatori ad effettuare accessi programmati e ripetuti nel tempo. Da sottolineare, tuttavia, che il dato non ha avuto un aumento esponenziale come per altre classi di intervento.

Nella classe 2 i dati più significativi riguardano:

- l’aumento delle prestazioni relative alla gestione del catetere vescicale (632) pari all’11,4% nel triennio preso in esame potrebbe indicare un aumento di patologie legate al modello funzionale di eliminazione, con particolare riguardo al sesso maschile. Una dimissione precoce in seguito ad interventi chirurgici sul tratto urinario richiede competenze specifiche nella gestione di cateteri vescicali a 3 vie nell’eventualità di irrigazioni vescicali.

- l’aumento delle prestazioni relative alle medicazioni (13.973 in più) pari al 29,5% nel periodo 2012-2014. L’aumento del numero delle medicazioni è significativo e potrebbe indicare la necessità di avviare dei percorsi formativi avanzati per il trattamento delle cosiddette “ferite difficili”, per meglio rispondere alla domanda di un’utenza, che, come più volte espresso nei capitoli precedenti, manifesta

65 bisogni sempre più complessi, che non riguardano in via esclusiva la popolazione anziana.

Nella classe 3 di dati più significativi riguardano:

- l’aumento della valutazione e consulenza infermieristica (11.891 in più) pari al 83.5% e degli interventi educativi (4012 in più) pari all’85,3% nel triennio preso in esame. Si ritiene che ciò sia il dato più rilevante dell’analisi delle attività dovuto anche ad una maggiore presenza nel corso degli ultimi anni delle “badanti”, spesso senza nessuna formazione specifica e con barriere linguistiche importanti, che inducono gli operatori ad un impegno maggiore in termini di tempo dedicato e accessi ripetuti fino al raggiungimento degli obiettivi infermieristici di educazione e supporto al care giver e alla famiglia.

L’aumento così considerevole degli interventi di classi 3 - competenze tecniche relazionali avanzate, evidenzia l’effettivo incremento della presa in carico territoriale della persona fragile non autosufficiente dal trasferimento nel presidio ospedaliero. Tuttavia, si ritiene sia un aumento che deve essere ricompreso nella maggiore presenza di casi complessi dal punto di vista assistenziale che richiedono necessariamente l’attuazione di modelli organizzativi volti ad una attenta e compiuta stratificazione del bisogno di assistenza, così come ampiamente esposto nei capitoli precedenti.

Gli interventi di classe 3 non possono essere presi in considerazione separatamente dagli interventi appartenenti alle classi 1 e 2: rappresentano un aspetto trasversale fondamentale dell’assistenza territoriale che fa dell’infermiere non un mero esecutore di prestazioni ma un vero professionista in grado di realizzare gli interventi infermieristici più appropriati per la persona assistita. A tale proposito si richiama la necessità di intervenire su ruoli, funzioni e modalità operative dei professionisti sanitari, sostenendo l'evoluzione delle loro competenze anche attraverso percorsi di formazione complementare, privilegiando i sistemi a rete e il lavoro in squadra, così come più volte sostenuto dalla Federazione Nazionale Collegi IPASVI ma soprattutto sulla base di quanto previsto dal comma 566 della Legge di stabilità 2015 (L. n. 190 del 2014).

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CONCLUSIONI

Il domicilio rappresenta certamente il luogo privilegiato, dove garantire cure al malato fragile e complesso, ma solo se questa eventuale scelta del malato e della famiglia è supportata da una organizzazione che garantisca cure a casa di elevata qualità e che non li lasci soli di fronte alle difficoltà. Le nuove risposte di cura e assistenza richiedono tuttavia un profondo cambiamento organizzativo, un ripensamento della medicina territoriale e del contributo della medicina di famiglia. Cambiamenti questi che, assicurando la qualità professionale e l’efficacia degli interventi, riducono in modo sostanziale il disagio e la sofferenza legati alla malattia.

Le famiglie si caricano, infatti, di compiti assistenziali particolarmente gravosi nelle situazioni più problematiche di non autosufficienza, disabilità, terminalità. Occorre pertanto che le politiche di welfare e le infrastrutture del sistema sanitario si organizzino per garantire una gestione efficace al malato complesso e alla sua famiglia, privilegiando quando possibile, il domicilio attraverso strategie appropriate, personale ben addestrato e dedicato, standard per l’assistenza ben funzionanti.

Partendo da queste considerazioni, la ricerca effettuata sulle attività domiciliari dell’ASL 4 di Prato mette in risalto alcuni punti che si ritengono importanti in funzione della riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale attuata con la L. 28 del 16/03/2015:

 Potenziamento delle Cure Domiciliari strutturata in modo da avere una continuità delle cure H 24 con reperibilità almeno telefonica; questo richiede necessariamente un maggiore investimento in termini di assunzione di personale per le cure domiciliari.

 Realizzazione di Percorsi di Cura Integrati per la gestione della fragilità in età pediatrica, con uno sguardo al fenomeno della multiculturalità (fenomeno molto preponderante nella realtà pratese).

 Maggiore integrazione dell’ospedale con il territorio e maggiore organizzazione delle cure in “rete”. È necessario che sia potenziato il sistema informativo, anche attraverso l’utilizzo di cartelle infermieristiche informatizzate e integrate con gli strumenti di lavoro delle altre figure professionali che intervengono nel piano di cure (MMG, Medici specialisti, Terapisti della Riabilitazione, Assistenti Sociali).

67  Omogeneizzazione dei modelli teorici di riferimento per la presa in carico della persona assistita a domicilio: utilizzare gli stessi strumenti e usare lo stesso linguaggio consente l’erogazione di cure di qualità, secondo i principi di “buona prassi”.

 Esternalizzazione dei prelievi domiciliari al fine di recuperare personale da dedicare alle Cure Domiciliari, e potenziare un modello infermieristico di assistenza personalizzata con un ruolo di infermiere di riferimento territoriale. Costruire percorsi integrati che consentano di valutare e misurare la qualità delle prestazioni che eroghiamo ai nostri assistiti, consente non solo di garantire l’efficienza del sistema sanitario nel suo complesso, ed eventualmente “aggiustare il tiro” tra il bisogno espresso e la risposta fornita, ma soprattutto di aumentare la motivazione e il senso di appartenenza tra i professionisti.

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NORMATIVA