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Prime conclusioni

Nel documento «Tutti gli usi della parola a tutti» (pagine 36-43)

Il percorso qui delineato mostra come Gianni Rodari (in collaborazione con Calvino) abbia innovato profondamente il modo di intendere e produrre letteratura per l’infanzia, ponendo fin dall’inizio la classe operaia e contadina, il mondo popolare quindi, al centro della sua produzione come protagonista assoluta; la lingua, i temi, i toni, le storie vengono modificati e adattati ad una realtà completamente nuova, l’Italia del boom economico e della crescita. Vengono abbandonati i caratteri

35 F.CAMBI, Gianni Rodari e i «classici» della letteratura per l’infanzia, in AA.VV., Gianni Rodari – La

letteratura per l’infanzia, a cura di Enzo Catarsi, Edizioni del Cerro, Pisa 2002.

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peculiarmente ottocenteschi, ancora vivi in altri autori italiani di quel periodo, dei moralismi e del chiuso didascalismo tipici della letteratura nostrana.

Egli resta estraneo alla tradizione della letteratura infantile, ai suoi codici, ai suoi registri, ai suoi modelli, rispetto ai quali, negli anni Cinquanta, opererà una svolta in senso ludico da un lato, e etico- politico dall’altro superando il carattere retorico-pedagogico. La tradizione opera in lui attraverso la fiaba, e quella popolare e quella d’autore, e a quest’ultima, nata dal rimaneggiamento della fiaba popolare, si lega strettamente grazie alla “guida ideale” di Andersen. La fiaba d’autore però non può sopravvivere secondo i canoni tradizionali, perciò viene decostruita e profondamente innovata per renderla uno specchio fantastico del proprio tempo (si vedano i tre esempi evidenziati sopra). Sono proprio la fantasia e la creatività, non la Tradizione, a caratterizzare l’opera di Rodari che è resa vitale proprio dai percorsi di distorsione, di gioco, di invenzione, di innovazione.

Questa cruciale riforma di modernizzazione darà un forte scossone alla letteratura per l’infanzia e si riverbererà nei decenni e negli scrittori successivi. Una vera e propria piccola e lenta rivoluzione.

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Precisazioni

Sono ormai numerosi gli articoli, i saggi, i lavori critici e le parole spese per studiare e sviscerare le peculiarità pedagogiche dell’opera rodariana. Invece, il sistema lingua, lo stile e i modelli di Rodari sono stati analizzati spesso in maniera disorganica e insufficiente. Gli scritti a riguardo sono pochi e affrontano la materia a pizzichi, mentre è da ritenere fondamentale un’osservazione d’insieme e uno studio più approfondito e vasto della materia, che possiede indiscutibilmente elementi di grande interesse e soprattutto di grande innovazione.

Bisogna precisare, però, un aspetto: disgiungere il Rodari delle filastrocche da quello delle novelle, scindere il Rodari della prosa da quello della poesia, separare il Rodari autore di testi per ragazzi e quello, di età più tarda, che si rivolge eminentemente ai ragazzi o ai quasi adulti, sarebbero interventi invasivi e meccanici. L’autore e tutta la sua produzione vanno intesi nella loro totalità e interezza, in quanto organismo unico che, seppur non escludendo un percorso formativo dello scrittore e lo sviluppo di nuove istanze nella sua opera, non può essere suddiviso per generi o spezzettato in filoni distinti. Vi sono, inevitabilmente, elementi di distinzione tra le filastrocche e i racconti, tra il Rodari dei primi scritti (Gelsomino nel paese dei bugiardi) e degli ultimi (Il gioco dei quattro cantoni), tra i libri per bambini di cinque e sei anni e quelli rivolti a ragazzi di dodici, tredici anni. Questi però non costituiscono un fronte sufficientemente largo da poter individuare un “Rodari prima” e un “Rodari dopo”, una netta distinzione nella sua produzione che anzi andrà, come già detto, considerata nella sua evoluzione senza soluzione di continuità.

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Califano: «In ogni caso non si nota nella sua opera la netta volontà di differenziare la produzione per l’infanzia da quella destinata a un atro tipo di pubblico. Rodari viene definito da Faeti, a tal proposito, «uno scrittore senza il suo “doppio”» che vive con piena coerenza la sua attività, esprimendo tutto sé stesso in ogni scritto, e affronta consapevolmente la pericolosa «ghettizzazione» a cui sono soggetti coloro che si dedicano ai generi letterari meno celebrati. De Luca propone un ulteriore spunto a questa riflessione:»37

[…] ma è ora di chiedersi quale rapporto si istituisca tra la produzione umoristico-satirica […] e la produzione per ragazzi (novelle, filastrocche, ecc.). […] Non esiste tra l’una e l’altra produzione nessuna soluzione di continuità. Le modalità trasgressive della vena ironica, umoristica e satirica costituiscono il più delle volte la «materia prima» che, trasferita in un ambito in cui prevalgono i meccanismi creativi e fantastici del pensiero infantile e adattata alle forme di questi meccanismi dà origine al «prodotto finito» delle novelle e delle filastrocche.

L’espressione «materia prima» è di conio rodariano e viene raccolta da De Luca per indicare il sostrato che dà fondamento ai suoi scritti, di ogni genere e con qualsivoglia destinatario.

Anche Asor Rosa, pur tentando di individuare tre livelli della produzione di Rodari, che a grandi linee corrispondono a tre fasi cronologicamente diverse, quella pedagogica-realistica essenzialmente in prosa, quella delle filastrocche e costruzioni poetiche e quella della fiaba, non può non constatare che sono «certo accomunati da una trama di relazioni profonde e continue, da un impianto complessivo anche molto unitario»; e ancora che un’operazione di questo tipo avrebbe «tutti i limiti e gli schematismi che operazioni del genere comportano» e infine sottolineando che questi livelli non si possono esaurire ciascuno in se stesso, «ma piuttosto tornando e

37 F.CALIFANO,Lo specchio fantastico; Realismo e surrealismo nell’opera di Gianni Rodari, Einaudi

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ricorrendo a fasi alterne, a seconda dell’emergere e del riemergere d’interessi e curiosità predominanti».38

Si aggiunga, inoltre, che manca, nella pur vastissima produzione rodariana, un testo che spicchi sugli altri; si possono piuttosto individuare alcuni libri certamente meglio riusciti rispetto ad altri ma non uno di essi è entrato nella storia della letteratura come capolavoro assoluto dell’autore (a differenza del Pinocchio di Collodi per esempio). Motivo in più questo per considerare Rodari e la sua produzione nella loro totalità e nell’organica complessità.

Constatato il fatto che l’opera rodariana debba considerarsi come un unicum, capiterà che in questa analisi, per mera finalità pratica, si possa far ricorso a operazioni di discernimento e separazione della produzione in parti e filoni, in livelli e generi. Tale azione risulta alquanto utile per condurre uno studio più funzionale e preciso della lingua e dello stile dei suoi libri, anche se non crediamo possa risolversi nell’individuazione di due o più Rodari diversi. Invitiamo perciò il lettore a tener sempre presente questa indispensabile premessa.

38 A.ASOR ROSA,Gianni Rodari e le provocazioni della fantasia, in Le provocazioni della fantasia,

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Nel documento «Tutti gli usi della parola a tutti» (pagine 36-43)