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Prime propriet` a dei minimi

3.3 Un risultato di esistenza senza compattezza

4.1.1 Prime propriet` a dei minimi

Una prima, evidente, propriet`a `e che, se µ minimizza Fν, siccome questo funzionale as-

sume valore infinito sulle misure dotate di parte singolare rispetto a Ln, allora µ  Ln e la sua densit`a u `e integrabile se composta con la funzione convessa f (quindi u ap- partiene ad un opportuno spazio di Orlicz). D’ora in avanti, per comodit`a, indicheremo sempre con u la densit`a di µ, cio`e dLdµn, invece di indicarla con µa.

Esempio 4.1. Se f (x) = xq, q > 1 allora u ∈ Lq(Ω).

Per le prime considerazioni il punto di partenza sar`a questo facile lemma. Lemma 4.1. L’applicazione µ 7→ Tc(µ, ν) `e convessa in µ.

Dimostrazione. La formula di dualit`a rende evidente questo enunciato, in quanto es- prime Tc come sup di quantit`a lineari in µ.

Pu`o essere utile notare fin da subito che da questo, con le ipotesi fatte, segue l’unicit`a del minimo di Fν.

Corollario 4.2. Il funzionale Fν `e dotato di un unico punto di minimo in P(Ω).

Dimostrazione. L’esistenza segue dal metodo diretto esposto nel capitolo precedente, mentre l’unicit`a nasce dal fatto che il funzionale `e strettamente convesso (perch´e, per il lemma 4.1, il primo addendo `e convesso, mentre per le ipotesi su f il secondo lo `e addirittura strettamente).

Lemma 4.3. Se µ minimizza Fν allora per ogni altra misura di probabilit`a µ1 tale che

Fν(µ1) < +∞, dotata di densit`a u1, vale

Tc(µ1, ν) − Tc(µ, ν) +

Z

f0(u)(u1− u) ≥ 0.

Dimostrazione. Per ogni ε > 0 vale ovviamente

Tc(µ, ν) + F (µ) ≤ Tc(µ + ε(µ1− µ)) + F (µ + ε(µ1− µ))

≤ Tc(µ, ν) + ε(Tc(µ1, ν) − Tc(µ, ν)) + F (µ + ε(µ1− µ)).

Pertanto Tc(µ1, ν) − Tc(µ, ν) + ε−1[F (µ + ε(µ1− µ)) − F (µ)] risulta essere una quantit`a

non negativa. Mandando ε → 0 si ottiene la tesi non appena si dimostri che lim

ε→0

Z

f (u + ε(u1− u)) − f (u)

ε =

Z

Utilizzando la monotonia dei rapporti incrementali delle funzioni convesse si vede che, per ε < 1,

0 ≤ f (u + ε(u1− u)) − f (u)

ε ≤ f (u1) − f (u) se u1 ≥ u; 0 ≥ f (u + ε(u1− u)) − f (u)

ε ≥ f (u1) − f (u) se u1 ≤ u.

Pertanto l’integrando, che converge puntualmente a f0(u)(u1 − u) perch´e f `e C1, si

domina con |f (u) − f (u1)|, che `e sicuramente integrabile perch´e il funzionale Fν assume

valori finiti sia su µ che su µ1 e quindi le quantit`a R f (u) e R f (u1) sono finite. Per

convergenza dominata si ottiene la tesi.

D’ora in avanti ci limiteremo a Tp in luogo di Tc.

Teorema 4.4. Per quasi ogni x ∈ Ω tale che u(x) > 0, se t `e un trasporto ottimo fra µ e ν, posto d = |x − t(x)|, vale u > 0 quasi ovunque in B(t(x), d).

Dimostrazione. Consideriamo una famiglia numerabile A di aperti che siano una base della topologia di Ω e limitiamoci ai punti x che siano di Lebesgue per u e per It−1(A)

per ogni A ∈ A. Questi punti sono un insieme di misura piena e sar`a per loro che varr`a la tesi.

Fissiamo allora un punto x fra di essi, con u(x) > 0, e supponiamo che la tesi non sia verificata: troveremo un assurdo procurandoci una misura µ1 che contraddica il

lemma 4.3. Per negare la validit`a della tesi dobbiamo supporre che esista un insieme Z ⊂ B(t(x), d), con |Z| > 0, tale che u = 0 su Z. Possiamo supporre Z ⊂ B(t(x), d − ε), per un certo ε > 0. Scegliamo un raggio 0 < R < d − ε e un aperto A ∈ A, tale che x ∈ A ⊂ B(t(x), R) e, per un raggio 0 < r < ε, poniamo B = t−1(A) ∩ B(x, r). Costruiamo la misura µ1 cos`ı:

µ1 = IBc· µ + µ(B)

|Z| IZ· L

n;

la relazione fra le densit`a pertanto sar`a u1= IBcu +

µ(B) |Z| IZ.

Per costruzione u1> u solo su Z, cio`e in un insieme in cui u = 0 e quindi anche f0(u) = 0;

pertanto se Tp(µ1, ν) < Tp(µ, ν) si ha una contraddizione della disuguaglianza data dal

lemma 4.3 (la misura µ1 differisce da µ solo su B ∪ Z, dove ha densit`a u1 limitata,

pertanto Fν(µ1) < +∞).

Costruiamo un trasporto t1 fra µ1 e ν nel seguente modo:

t1(x) =    t(x) se x /∈ Z ¯ t(x) se x ∈ Z,

dove ¯t `e un qualunque trasporto fra µ(B)|Z| IZ · Ln e t]IBµ (per esempio quello ottimo).

Varr`a ovviamente Tp(µ1, ν) ≤R |x − t1(x)|pu1(x) dx. Paragoniamo i costi dei trasporti

t e t1 in relazione rispettivamente a µ, µ1: il primo ha costo nullo su Z e il secondo su

B, su (Z ∪ B)c coincidono sia i trasporti che le misure quindi anche il costo, su B il primo paga almeno µ(B)|d − r − R|p e su Z il secondo al massimo µ(B)|d − ε + R|p. Per concludere ci basta scegliere r, R tali che µ(B)(|d − r − R|p− |d − ε + R|p) > 0. Questo

`

e equivalente a che la stessa quantit`a divisa per ωnrnsia positiva. Vale

µ(B)(|d − r − R|p− |d − ε + R|p) ωnrn ≥ u(x)|B|(|d − r − R| p− |d − ε + R|p) ωnrn − R B(x,r)|u(y) − u(x)|dy ωnrn . Al limite per r → 0, tenendo conto che x `e un punto di Lebesgue per u e quindi l’ultimo termine `e infinitesimo e che `e di densit`a 1 per t−1(A) e quindi limr→0|B|(ωn)−1r−n= 1,

si ottiene u(x)(|d − R|p − |d − ε + R|p), che `e positivo se −R > −ε + R, cio`e R < ε 2,

pertanto basta scegliere r abbastanza piccolo per dimostrare la tesi.

Questo teorema mostra come l’insieme {u > 0} sia in effetti, a meno di insiemi Lebesgue-trascurabili, pi`u regolare di quanto a priori ci si potrebbe aspettare da una qualunque u integrabile (si pu`o, per esempio, facilmente dedurre che il supporto della misura µ coincide con la chiusura della propria parte interna). Non ci addentreremo per`o nelle complicate considerazioni sulle propriet`a di spt (µ), che potrebbero dipendere da spt (ν), ma esamineremo solo il caso pi`u facile in cui quest’ultimo supporto sia costituito da un numero finito di punti.

Questo non sar`a restrittivo per due motivi: innanzitutto perch´e quando esamineremo le condizioni di ottimalit`a sull’intero funzionale F, facendo variare entrambe le misure, per la scelta che abbiamo operato sul funzionale G, varr`a ν = P∞

i=0aiδxi, per degli

opportuni punti (xi)i e coefficienti ai conP∞i=0ai = 1. Siccome dimostreremo in seguito

che, grazie all’ipotesi di Ω limitato, il numero di punti sar`a in realt`a finito, la nostra scelta sar`a giustificata. Il secondo motivo consiste nel fatto che un procedimento di approssimazione di una ν generica tramite misure con supporto finito ci permetter`a di mantenere la validit`a di alcune considerazioni anche nello studio dei punti di minimo di Fν, togliendo a ν la restrittiva ipotesi di essere concentrata su un insieme finito.

Nel caso che il supporto di ν sia finito `e facile conseguenza del teorema 4.4 che l’insieme {u > 0} coincida, a meno di insiemi trascurabili, con un’unione finita di palle centrate nei punti di spt (ν) (parleremo sempre di palle intendendo palle in Ω, cio`e intersezioni di palle euclidee con Ω). L’unione delle chiusure di queste palle avr`a un numero finito di componenti connesse, ciascuna a distanza positiva dall’unione delle altre. Detta C una di queste componenti `e chiaro, sempre come conseguenza del teorema

4.4, che IC · µ e IC · ν sono mandate l’una nell’altra tramite il trasporto ottimo t fra

µ e ν e pertanto hanno la stessa massa. Inoltre, a meno di riscalarle di un fattore moltiplicativo, risolvono un problema di minimo con un funzionale analogo al nostro, come pi`u avanti spiegheremo con maggiori dettagli. Pertanto le condizioni di ottimalit`a possono essere studiate nel caso che ν abbia supporto finito e {u > 0} sia equivalente ad un connesso che sia unione finita di palle chiuse centrate nei punti di spt (ν).

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