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I principali aspetti dell’adesione della Cina alla WTO

2. I L RISVEGLIO DEL PIÙ GRANDE

2.4. La lenta adesione alla WTO

2.4.2. I principali aspetti dell’adesione della Cina alla WTO

Il protocollo di adesione alla WTO, oltre a richiedere di accettare gli obblighi derivanti dai trattati preesistenti come il GATT, ha imposto principalmente alla Cina di smantellare in modo progressivo il suo sistema di barriere tariffarie e non, di aprire maggiormente il paese agli IDE, di eliminare ogni pratica di dual pricing e di controllo

dei prezzi. Riportare tutti gli impegni sottoscritti dalla Cina al momento dell’adesione alla WTO risulterebbe troppo prolisso, per questo sono stati sintetizzati ed elencati i punti più attinenti alla ricerca6.

• Commercio di prodotti: tutte le tariffe sulle merci importate devono essere eliminati o ridotti entro il 2004. In particolare, le tariffe sui prodotti industriali devono essere ridotti circa del 9% circa, mentre quelle sui prodotti agricoli del 15% circa. Le quote, licenze e barriere non tariffarie di diverso tipo sulle importazioni dovranno essere eliminate a partire dal 2005.

• Commercio dei servizi: l’accesso delle imprese straniere al mercato deve essere garantito mediante la concessione di licenze trasparenti e procedure automatiche in vari settori, tra cui banche e assicurazioni, servizi professionali legali, telecomunicazioni e turismo. Più precisamente:

- diritto al commercio e alla distribuzione: entro due anni, quindi entro la fine del 2003, deve essere consentito di esercitare la vendita al dettaglio di tutti i prodotti a tutti prestatori di servizi stranieri. Inoltre entro tre anni, dunque entro la fine del 2004, a tutte le imprese dovrà essere riconosciuto il diritto di importare ed esportare tutti i prodotti, ad eccezione di quelli soggetti a monopoli di Stato (ad esempio, olio o fertilizzanti). Infine entro cinque anni, entro cioè la fine del 2006, le imprese straniere saranno autorizzate a distribuire tutti i beni all’interno del mercato cinese;

- istituzioni finanziarie e banche: gli istituti stranieri saranno autorizzati a prestare servizi senza restrizioni circa i clienti con valuta estera al momento dell'adesione, per i servizi invece a valuta locale per le società cinesi entro due anni, ovvero da dicembre 2003, e i servizi per tutti i clienti cinesi entro cinque anni, quindi da dicembre 2006.

• Commercio e regimi di investimento:

- trattamento nazionale di non-discriminazione, saranno rimosse quelle misure e quelle pratiche che discriminano i prodotti importati e/o le società estere; - sussidi alle esportazioni, a partire dal momento dell'adesione, tutte le forme

di sussidi alle esportazione incompatibili con le norme della WTO, comprese le sovvenzioni e gli sgravi fiscali legati all'andamento delle esportazioni, dovranno essere eliminati;









- Trade-Related Investment Measures (TRIMs), l’autorizzazione degli investimenti esteri non sarà più soggetti a requisiti obbligatori, come ad esempio il trasferimento di tecnologia;

- Trade-Related A spects of Intellectual Property Rights (TRIPs), per cui la Cina farà valere i diritti in materia di tutela della proprietà intellettuale all’interno del paese;

- sovvenzioni agricole, la Cina accetterà di limitare le sovvenzioni agricole nazionali all’8,5% rispetto al valore della produzione (cioè meno del 10% rispetto al limite consentito per i paesi sviluppati ai sensi dell'accordo della WTO sull'agricoltura), e di eliminare tutte le sovvenzioni alle esportazioni agricole dal momento del suo ingresso alla WTO.

• Garanzia per i partner commerciali:

- meccanismo di salvaguardia per specifici prodotti durante il periodo di transizione, un paese può imporre restrizioni alle importazioni se può dimostrare che queste possono minacciare o addirittura arrecare un grave pregiudizio alle imprese nazionali produttrici di prodotti simili;

- meccanismo di salvaguardia speciale per l'industria tessile della Cina e per le esportazioni di abbigliamento;

- anti-dumping, in base agli accordi previsti dalla WTO, gli altri membri possono invocare la "non-market economy", cioè disposizioni per la determinazione di casi di dumping per tutti i 15 anni successivi all'adesione. Questa disposizione implica che i prezzi interni non possono essere utilizzati come punto di riferimento e rendono perciò molto più facile raggiungere un risultato positivo in un'indagine antidumping.

Con la sua adesione alla WTO, la Cina ha dunque implicitamente accettato il principio di monitoraggio internazionale sugli affari interni, economici e non, da parte dell’organizzazione stessa e quindi di tutti i suoi membri (Samarani, 2008).

Quello che ha caratterizzato il comportamento di questo paese, dagli anni della sua “open policy”, è stata la volontà di condividere con il resto del mondo i benefici della globalizzazione, ma solo da un punto di vista economico. Infatti, l’integrazione sotto il profilo culturale, politico e sociale avrebbe richiesto un cambiamento troppo radicale per il paese, in quanto si sarebbe dovuta mettere in discussione l’intera ideologia comunista. Effettivamente l'ingresso nella WTO non ha trovato un unanime consenso in

Cina. Il dibattito tra gli esponenti del governo di Pechino è stato lungo e non senza enormi difficoltà, tanto da aver contribuito ad aumentarne le tempistiche delle trattative. È stato sia uno scontro ideologico tra le due anime del partito comunista cinese, ovvero tra il filone autarchico e quello invece sostenitore della necessità di una apertura del paese con il mondo esterno. In aggiunta, per Orlandi (2001) il discrimine è stato essenzialmente di tipo pragmatico. Alla fine del dibattito, all’interno del governo cinese ha prevalso però la considerazione che, alla fine del lungo percorso che la Cina avrebbe dovuto fare per adeguare il proprio sistema a quello previsto dalla WTO, i vantaggi derivanti dall’adesione alla WTO sarebbero stati maggiori dei sacrifici sostenuti. L’entrata della Cina alla WTO, come si è già sottolineato più volte, ha avuto un impatto notevole non solo all’interno del paese, ma i suoi benefici hanno raggiunto l’economia di tutti i paesi. Il ruolo della Cina, a partire dal 2001, non è stato più quindi solamente quello di un “grande produttore”, ma è diventato uno dei principali protagonisti del mercato, tanto da essere uno degli artefici delle sorti dell’economia mondiale.