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Principali esigenze future delle fondazion

LE FONDAZIONI ITALIANE

Prospetto 4.16 Fondazioni per tipologia e ripartizioni territoriali (composizion

4.12 Principali esigenze future delle fondazion

In linea generale le fondazioni si caratterizzano per un’intensità di capitale piuttosto bassa e dunque manifestano il bisogno di maggiori fondi e risorse umane.

In particolare la volontà di ottenere più personale retribuito sembra essere più forte nelle fondazioni più anziane. Al contrario i soggetti di più recente costituzione avvertono maggiormente il bisogno di informazioni e di consulenze in materia di gestione73.

Risulta diffuso anche il desiderio di disporre di un maggior numero di volontari ma esso appare particolarmente marcato tra gli enti attivi nel campo della sanità e, per ovvi motivi, nel settore “beneficenza e volontariato”.

Infine tutte le fondazioni, indipendentemente dal settore di attività e dalla data della loro costituzione, manifestano l’esigenza di una maggiore formazione.

4.13 Conclusioni

Le fondazioni sono in Italia un fenomeno in crescita: più della metà di esse è infatti nata negli ultimi dieci anni. A spiegare questo interessante fattore contribuiscono da un lato il progressivo sviluppo di una sensibilità culturale favorevole al rafforzamento della società civile e delle sue espressioni organizzate, dall’altro l’incentivo alla natalità delle fondazioni offerto da alcuni anni dalla possibilità del riconoscimento giuridico regionale.

Certo il settore non può essere paragonato, per pervasività sociale, peso culturale e ricchezza delle risorse, a quello di altre democrazie avanzate, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna o la Germania, dove le fondazioni rappresentano uno dei soggetti

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centrali per la comunità. Alla base del ritardo italiano esistono alcune importanti ragioni storiche e in particolare:

- l’ipertrofica presenza del settore pubblico e delle sue burocrazie sia nell’economia che nelle attività sociali e culturali;

- il centralismo di fatto apparentemente poco incline a promuovere capacità di governo locali e autonomie;

- l’indebita invasione politico-partitica di molte istanze e ruoli sociali altrove presidiati dalla società civile74.

In generale è possibile notare come la società civile organizzata e le fondazioni si siano diffuse maggiormente nei Paesi che hanno visto prevalere una concezione dello Stato non ostile ma addirittura pronta a misurarsi con la diffusione di forme di autorganizzazione e di autogoverno da parte dei cittadini.

In questo senso il positivo fervore che oggi colpisce il terzo settore nel suo complesso e in modo particolare il mondo delle fondazioni segnala una svolta culturale in atto, un balzo in avanti verso il superamento di un’anomalia italiana rispetto alle grandi democrazie occidentali.

Diffuse sulla penisola in modo non ancora omogeneo (si registra una presenza prevedibilmente concentrata nelle regioni più ricche del Centro-Nord e nelle città) ma comunque pervasivo, le fondazioni italiane costituiscono una “popolazione” assai diversificata rivelando uno spettro di interessi e di attività estremamente ampio. In altri termini il mondo delle fondazioni colpisce in quanto caratterizzato dalla più marcata eterogeneità: in esso agiscono soggetti dalle dimensioni (espresse in termini patrimoniali, di capacità di spesa e occupazionali) straordinariamente differenti; i campi di intervento sono i più vari e ricoprono quasi totalmente la pur ampia gamma del terzo settore; l’autonomia economica può essere garantita completamente per alcuni soggetti o per nulla nel caso di altri; la tipologia dei fondatori è lungi dall’essere omogenea.

Dall’insieme di queste diversità discendono molteplici fisionomie individuali che vanno dal grande ospedale di ricerca alla minuscola fondazione scolastica erogante un singolo premio di studio.

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Volendo cogliere il panorama da una maggiore distanza, è possibile individuare alcuni caratteri qualificativi tendenzialmente dominanti. Più specificamente le fondazioni italiane:

 sono più giovani che vecchie, e molte di esse addirittura giovanissime;  sono patrimonialmente più piccole che grandi, spesso minime;

 sono legate a un raggio d’azione locale più che nazionale o internazionale;  sono localizzate con maggiore frequenza nelle regioni centro-settentrionali che

in quelle meridionali;

 sono relativamente indipendenti dai trasferimenti del settore pubblico;

 esprimono in larga maggioranza un’opzione di impegno nella produzione di beni e servizi di natura assai diversificata a favore della popolazione; costituiscono invece un’esigua minoranza i soggetti attivi in una funzione professionale di erogazione di risorse a beneficio di iniziative scaturenti dal terzo settore.

Tali dati evidenziano notevoli differenze rispetto al ruolo delle fondazioni in altri Paesi avanzati, dove certamente non è assente la struttura operativa ma risulta ben più diffusa l’attività delle istituzioni specializzate in una funzione di grant-making fortemente professionalizzata. Per molte ragioni storiche, culturali e istituzionali, l’Italia ha scelto strade diverse rispetto a quelle intraprese in altri contesti: nel nostro Paese infatti il modello dominante è quello operativo, il quale riveste e interpreta un insieme di contenuti specifici straordinariamente vario.

In conclusione appare opportuno richiamare quali tendenze caratterizzano le dinamiche in atto.

In primo luogo emerge senza dubbio la diffusione di una nuova generazione di fondazioni operative, piuttosto esili dal punto di vista patrimoniale, molto legate al territorio, contraddistinte dall’attivismo e dalla dedizione dei fondatori. Si tratta di un fattore interessante che esprime una vitalità indubbia e testimonia un’attenzione vivace da parte di istanze anche molto eterogenee della società civile nei confronti delle fondazioni.

D’altro canto alcune circostanze confermano l’utilizzo della fondazione da parte di enti pubblici o di esperienze miste pubblico-private come strumento di gestione deburocratizzata di attività sociali.

Allo stesso tempo si scorge il carattere tipicamente italiano del limitato orientamento da parte delle fondazioni verso specifiche funzioni di erogazione (grant- making).

Si matura inoltre l’impressione che accanto alla concezione tradizionale della fondazione come “patrimonio legato a uno scopo meritorio” si stia diffondendo quella della fondazione come “scopo meritorio alla ricerca di un patrimonio”. Ciò significa che la ratio prioritariamente patrimoniale si è offuscata o almeno de-enfatizzata, a favore di altri aspetti (giuridici, fiscali, organizzativi, d’immagine) che rendono oggi interessante il ricorso all’istituto giuridico fondazione75.

Quelle appena descritte costituiscono le principali dinamiche che interessano oggi un mondo orientato alla crescita e all’assunzione di nuove responsabilità. Questo contesto presuppone che le fondazioni esistenti rivedano il proprio ruolo e il proprio funzionamento nonché aspetti legati all’immagine, alla trasparenza, all’efficienza e all’efficacia della loro azione proponendosi seriamente e laddove necessario in modi innovativi e cooperativi; ne va infatti del loro credito e della loro legittimità di fronte al terzo settore e all’intera società che sono chiamate a servire. D’altro canto se il nostro Paese manifesta interesse per la struttura fondazionale, ricade sul contesto politico l’onere di interpretare questa nuova stima modificando i riferimenti normativi al fine di favorire il contenimento dei vincoli amministrativi e fiscali e la formazione di istituti dotati di adeguati mezzi propri.

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CAPITOLO V