5. Le attività di tutela e conservazione dell’erpetofauna
5.4 I problemi di conservazione dell’erpetofauna nella Tenuta di San Rossore
La Tenuta di San Rossore e in generale l’intero Parco regionale, nonostante offrano perle naturali
uniche in Italia, quali le estese dune naturali e le ontanete planiziali, sono purtroppo soggette a
numerosi problemi di carattere conservaziostico.
Il primo e principale problema è la massiccia presenza di specie alloctone che, ormai da numerosi
anni, colonizzano l’area protetta; molte di queste specie sono state osservate durante il periodo di
monitoraggio, dimostrando che la situazione non è da sottovalutare. Sicuramente, la specie che sta
creando il maggior numero di problemi è il gambero della Louisiana, il Procambarus clarkii
(Figura 5.34). Questo gambero, soprannominato killer per la sua aggressività, era allevato a scopo
alimentare in una struttura nei pressi del Lago di Massiaciuccoli; alcuni esemplari dell’allevamento
sfuggirono al controllo e colonizzarono il lago e le aree umide presenti nelle vicinanze.
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L’espansione della specie è stata esponenziale tanto che la sua diffusione non si limitò alle aree
limitrofe, ma coinvolse nel corso degli anni l’intera regione Toscana. La capacità da parte del gambero killer di muoversi anche fuori dall’acqua e compiere vere e proprie “migrazioni” notturne
(fino a 2 km a notte), legata a una dieta di carattere onnivoro, ha permesso alla specie di adattarsi a
ogni situazione. Succesivamente, a causa probabilmente di trasporti accidentali di uova o individui
riproduttivi, la specie ha colonizzato e invaso in pratica tutta l’Italia centrale, comprese alcune aree
della pianura padana. Focalizzando nuovamente l’attenzione all’interno della Tenuta di San
Rossore, possiamo dire con certezza che il Procambarus clarkii ha occupato ogni specchio d’acqua
a sua disposizione.
Durante il censimento erpetologico, sono stati rinvenuti diversi girini di Rana dalmatina e centinaia
larve di tritone con arti mancanti o con ferite causate dal gambero killer; il problema non pare
limitato ai soli anfibi, ma è esteso anche ai rettili: da quanto segnalato dal Dott. M. Zuffi, sono stati
osservati esemplari di Procambarus clarkii nell’intento di predare giovani esemplari Emys
orbicularis, usciti da pochi giorni dall’uovo. L’eradicazione di questa dannosissima specie alloctona
pare impossibile, ma come unica nota positiva, sembra che il gambero killer sia entrato a far parte
della catena trofica di altri animali: la specie è difatti soggetta alla predazione da parte di aironi,
gabbiani e specie di uccelli trampolieri. Secondo segnalazioni effettuate da Riccardo Gambogi,
comandante storico delle guardie della Tenuta di San Rossore, pare che le concentrazioni di
Procambarus clarkii all’interno del Lago di Massaciuccoli, rispetto a quanto osservato negli anni
’90, siano vistosamente diminuite.
Oltre al grambero killer, il Parco purtroppo è ricco di altre specie alloctone quali la nutria
(Myocastor copus), la gambusia (Gambusia affinis), oltre che diverse specie di pesci gatto e di
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Figura 5.35 Alcune grosse carpe rinvenute all’interno di uno stagno nella Tenuta di San Rossore.
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Un altro problema di conservazione, di carattere sia diretto che indiretto, è l’eccessiva presenza di
cinghiali (Sus scrofa, Figura 5.36) all’interno della Tenuta. Vista l’assenza del predatore naturale, il
lupo, e di appropriati metodi di contenimento della specie, il numero di cinghiali è elevatissimo.
Il problema arrecato dal sovrannumero di cinghiali è di duplice natura. Per eliminarsi i parassiti,
acari, pulci e zecche, questi ungulati tendono a fare veri e propri bagni di fango all’interno di zone
paludose e pozze (soglio); queste aree umide, a loro volta, sono l’habitat ideale per la riproduzione e
lo sviluppo di diverse specie di anfibio. Un eccessivo numero di cinghiali causa quindi un eccessivo
calpestio, con il conseguente rischio di perdita di ovature o morte accidentale di qualche individuo
adulto. Oltre a questo, il cinghiale è un animale dalla dieta spiccatamente onnivora: sono noti
diversi casi di predazione sia di anfibi sia di serpenti trovati sotto tronchi e rocce. Considerando
anche i danni causati all’ambiente (in particolae alle piante bulbose), il sovrannumero di questa
specie di ungulato provoca grossi problemi di carattere naturalistico e conservazionstico. Unica nota
positiva, riscontrata durante il monitoraggio, riguarda la predazione diretta da parte del cinghiale nei
confronti del Procambarus clarkii; lungo i canali di irrigazione, sono stati osservati alcuni
esemplari di Sus scrofa intenti a scavare per raggiungere gli esemplari di gambero nascosti negli
argini.
Altra specie alloctona presente in buon numero all’interno della Tenuta è la testuggine palustre
americana, rinvenuta in diversi canali e stagni. Questa testuggine possiede due sottospecie, la
Trachemys scripta scripta e la Trachemys scripta elegans, entrambe rinvenute durante il
monitoraggio. Poiché tali testuggini hanno una dieta principalmente erbivora, i problemi causati all’erpetofauna sono di carattere perlopiù indiretto, quali la competizione per i siti di basking con
l’autoctona Emys orbicularis. Essendo la Trachemys di maggiori dimensioni e dotata di un carattere
meno schivo, è stato spesso osservato come i siti migliori per la termoregolazione siano occupati da
esemplari della suddetta specie, piuttosto che da esemplari di testuggine di palude europea. In altri
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termoregolazione (Figura 5.37), anche se i posti migliori erano occupati dalla testuggine palustre
americana nonostante la presenza d’individui Emys orbicularis di maggiori dimensioni.
Un altro problema, legato questa volta al rischio d’ibridazione genetica, è legato alle rane verdi; all’interno della Tenuta, la specie autoctona di rana verde è la Pelophylax lessonae. La purezza
della specie rischia di essere compromessa dalle passate introduzioni di Pelophylax ridibundus,
utilizzata per scopi alimentari. Queste due specie di rane verdi sono ibridabili fra loro e in grado di
produrre prole fertile: la specie nata dal loro incrocio è stata classificata Pelophylax esculenta.
Figura 5.37 Due esemplari di Emys orbicularis e uno di Trachemys scripta scritpa in termoregolazione.
È quindi intuibile come le specie alloctone siano il principale problema per quanto riguarda l’erpetofauna della Tenutan di San Rossore.
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Un altro problema di conservazione è legato alla perdita di habitat: Il Parco, a livello storico, ha
sofferto di un uso scellerato del territorio, finalizzato esclusivamente a uso e consumo umano. Dopo
le prime bonifiche attuate in epoca rinascimentale da parte della famiglia Medici di Firenze, che
ridussero la quasi totalità delle aree umide e delle foreste planiziali, gli interventi d’epoca moderna
legati alla selvicoltura del pino domestico (Pinus pinea) hanno ulteriormente sconvolto il paesaggio
naturale locale, trasformardolo in un habitat monotono (Figura 5.38). Per mantere vitali le piccole
piante di pino e per favorire la successiva raccolta di pinoli, qualsiasi altra specie di pianta veniva
eradicata, eliminando sia copertura boschiva sia un’importante fonte di nutrimento al terreno;
inoltre, gli aghi del pino sono in grado di acidificare il terreno, limitando ulteriormente lo sviluppo
di altre specie. La scomparsa del sottobosco naturale ha favorito l’evaporazione delle aree umide
presenti, limitando ulteriormente le zone umide della Tenuta e l’areale delle specie ad esse legate,
Emys orbicularis in modo particolare.
Figura 5.38 Una piantagione di Pinus pinea: come si può notare dalla foto, il sottobosco è pressoché assente, fatta
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Infine, possiamo citare l’inquinamento casuato dalla presenza dei fiumi Serchio e Arno che
confinano la Tenuta, rispettivamento a nord e a sud. I motivi dell’inquinamento di questi due corsi d’acqua sono dovuti al fatto che, all’interno del loro alveo, si riversano scarichi civili e industriali,
residui organici derivanti dagli allevamenti zootecnici, prodotti chimici provenienti dalle industrie
conciarie, cartarie e tessili. Naturalmente tutte queste sostanze possono infuire in modo negativo
sullo sviluppo e la crescita delle uova e delle larve degli anfibi, in particolar modo per quelle
popolazioni che vivono a ridosso dei due fiumi.
5.5 Le attività di tutela e conservazione all’interno della Tenuta di San