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PRODURRE UNA CREDENZA

Nel documento Il prezzo dell'arte (pagine 63-66)

ARTE NELLA SOCIETA’ E NELL’ INDIVIDUO

3.2 ARTE NELLA SOCIETA’

3.2.4 PRODURRE UNA CREDENZA

Siamo vittime di un’illusione, aderendo alla competizione per il controllo della legittimità, diventiamo automaticamente causa ed effetto dell’esistenza di questa lotta perdendo di vista i principi fondanti del gioco, concentrarsi infatti verso il “produttore apparente” si rischia di dimenticarsi di porsi domande come “chi ha creato il creatore?” e da dove arriva il suo potere di donare valore agli oggetti. Anche qui Bourdieu concorda nel dire che l’artista vero viene creato da quei soggetti che lo “scoprono”, i quali penseranno a rivestirlo della fama necessaria a consacrare le sue opere. Il commerciante sfruttando a sua volta la propria notorietà costruirà il valore dell’artista facendolo esporre in mostre, gallerie ecc. per poi farlo salire sempre di più sulla scala

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Cfr.Bourdieu Pierre, Le disuguaglianze di fronte alla scuola e alla cultura, in Cesareo V. Sociologia

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per il successo e introdurlo in circoli sempre più ristretti. I compiti che dall’autore possono essere sentiti come ridicoli riguardo alla promozione dei propri prodotti vengono lasciati al commerciante che spacciando il suo interesse istintivo e passionale per il lavoro di quel determinato artista e sentendosi perciò in dovere di patrocinarlo nasconde in realtà l’unica meccanica possibile, cioè che senza di lui la diffusione delle sue opere non sarebbe mai potuta avvenire. Fungendo da intermediario può fare in modo di mantenere una certa immagine sacra e disinteressata dell’artista sotto la sua tutela evitandogli così fastidiosi rapporti con il mercato.

Se dovessimo cercare di individuare il creatore del creatore cadremmo solo in una reiterazione della questione, capire come il mercante riesca a conferire lo statuto di opera d’arte ad un qualcosa è il vero problema che rimane da risolvere. Non solo chi scopre si riveste di un merito che non gli spetterebbe in quanto quel qualcuno è stato già sicuramente scoperto da qualcun altro prima di lui, ma inoltre il capitale simbolico motivo di vanto, è generato da una serie di relazioni sia collaborative che conflittuali con altri mercanti, artisti, critici e tutti quelli che fanno parte in misura più o meno marcata del mondo dell’arte. Per tentare di svelare l’arcano è necessario dimenticare la logica della causa prima incappando nella “fede del creatore” e ricercare il dogma della capacità del mercante nel campo a cui appartiene, cioè in quello spazio tra l’individuo e il suo posto nella società composto dalle relazioni, lotte e credenze che si generano. Per spiegare il concetto viene affiancata la figura del mago, che perfettamente combacia con quella dell’artista sotto il nostro studio: con un mago, non è importante sapere le sue caratteristiche peculiari o le proprietà arcane dei suoi strumenti, egli trae il suo potere dal fatto che il pubblico voglia (o sia sufficientemente ingenuo da) credere nei suoi poteri. Essi funzionano quindi sulla base di un’ ”impostura legittima”, è il pubblico ad autorizzare la sua magia in quanto disposti a farlo. L’artista si comporta in maniera molto simile, costruisce qualcosa, dipinge qualcosa, sceglie un oggetto e lo modifica, il suo tocco e la sua firma ne cambiano il dna e il prezzo di quell’oggetto schizza alle stelle e questo accade perchè il contesto glielo permette, il pubblico è di nuovo colui che lo autorizza perchè indottrinati dalle tradizioni della loro classe di appartenenza, partorendo così criteri di valutazione adatti a sostenerlo e celebrarlo. Tantissimi sono gli esempi possibili qui come ad esempio la “merda d’artista” di Manzoni, ma è importante capire che questa rivelazione faticosa e offuscata dell’arte fa essa stessa parte del gioco,

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e quindi la sua concretizzazione diventa essa stessa opportunità di fare arte. È importante inoltre rendersi conto di un secondo fattore, e cioè che quanto più si cerchi di discutere della legittimità della produzione artistica, le sue meccaniche e funzioni, tanto più si sarà vittime di una condanna da parte dei soggetti che hanno interessi diretti in questo settore, non vengono infatti messi in discussione dei modi o delle regole di partecipazione, ma il gioco stesso e le fondamenta su cui poggia, chi vive di questo, non potrà fare altro che vederlo come una minaccia.

Da dove arriva quindi il valore commerciale dell’opera? Certamente non solo dai costi di produzione materiale come già avevamo detto nel precedente capitolo, esso nasce sopratutto sulla base della concezione dell’opera come oggetto sacro, prodotto da quella “alchimia simbolica” risultato del lavoro sinergico dei protagonisti della produzione simbolica: gli artisti elevati al rango di maestri, i critici e anche i clienti i quali, accettando questo meccanismo si fanno a loro volta ingranaggi della stessa produzione. Ingranaggi lo sono tutti coloro che anche in minima parte si interessano ad un’opera d’arte, rendendola così inesauribile, chi vuole leggerla, rileggerla, decifrarla o anche criticarla non fa altro che portare ulteriore acqua al mulino della produzione, dove ormai si è capito che poco importa la forma, ma è la trasformazione simbolica quella che fa la differenza, al pari di una funzione religiosa o un amuleto, l’arte riceve valore nel momento in cui c’è qualcuno disposto a crederci. La forma fisica materiale non conta assolutamente nulla senza la consacrazione collettiva.109

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Cfr. Bourdieu Pierre, Le regole dell’arte. Genesi e struttura del campo letterario, Milano, Il saggiatore, 2005 pp. 213 - 243

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Nel documento Il prezzo dell'arte (pagine 63-66)

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