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Produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e culturale

Capitolo II: Il percorso valutativo in Italia

2.5 Produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e culturale

La seconda macro–tipologia di attività, individuata dall‘ANVUR nel suo esercizio valutativo, è centrata sulla capacità delle istituzioni di rendere disponibili per la società i risultati della propria Ricerca o specifiche azioni di servizio. Frutto di tali attività sono prevalentemente beni pubblici in virtù della ridotta influenza di logiche di profitto che, invece, per la valorizzazione economica della Ricerca, per sua natura, si accompagnano anche a forme di appropriazione necessarie all‘innesco di processi di innovazione da parte delle imprese12.

Figura 2.6: Verso una visione più ampia di TM.

Tali ambiti danno maggiore forma ai cambiamenti che hanno visto mutare la visione complessiva della Terza Missione, da mero passaggio ―sequenziale‖ col trasferimento tecnologico ad un ampliamento su più livelli di destinatari, discipline e funzioni (figura 2.6). Lo spettro di attività rappresentate risulta particolarmente ampio, includendo per

12 Bozeman, B., Rimes, H., Youtie, J. (2015). The evolving state-of-the-art in technology transfer research:

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intero le dimensioni riconducibili al public engagement e alla formazione continua. Allo stesso tempo, il livello di impegno istituzionale dei soggetti coinvolti appare decisamente differenziato, rispecchiato da iniziative che possono attuarsi per l‘impulso di singoli ricercatori o mediante attività complementari di gruppi di Ricerca, iniziative di dipartimento o vere e proprie attività istituzionali di ateneo; molto articolate anche per le modalità di svolgimento, talvolta iniziative puntuali e isolate, altre programmi continuativi nel tempo.

Le seguenti aree compongono la macro–tipologia relativa alla produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e culturale:

1. Produzione e gestione di beni culturali

2. Sperimentazione clinica, infrastrutture di ricerca e formazione medica 3. Formazione continua

4. Public engagement.

Nell‘ambito della produzione e gestione di beni culturali si annoverano le attività di valorizzazione del patrimonio culturale svolte dalle istituzioni di Ricerca quali la realizzazione di scavi archeologici, l‘accesso e la fruizione di strutture e poli museali che seppur collegabili a quelle ordinarie di didattica e ricerca ne sono distinte in senso stretto. Ulteriore forma di impegno sociale delle università è rappresentata dalla conservazione del patrimonio culturale che attuano talvolta anche mediante l‘utilizzo di edifici di alto valore storico, artistico e culturale, e il conseguente contributo ai costi di manutenzione e di gestione. L‘attività culturale svolta da archivi e biblioteche rientra a pieno titolo tra queste attività di promozione culturale pur se ricondotta nell‘ambito della VQR 2011-14 ad un'altra area di valutazione. Per le varie attività citate divengono rilevanti aspetti quali estensione delle strutture interessate, numero di visitatori, budget disponibili, strategie di crescita, presenza di finanziamenti esterni e così via.

Particolarmente estesa si presenta la sezione relativa, in generale, alle attività finalizzate alla tutela della salute della comunità. Si fa riferimento ad iniziative clinico- assistenziali come le campagne di screening, sociali per gli aspetti della qualità della vita oggettiva e percepita, formativi come per la formazione continua in medicina, ma anche ad aspetti trasversali che, attenendo alla valorizzazione economica della Ricerca, riguardano brevetti, spin-off, conto terzi ed altri aspetti commerciali già considerati nella prima parte

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della TM. Tra tanti però, la valutazione ha inteso individuare i livelli di attività e i risultati di ambiti specifici come i corsi di Educazione Continua in Medicina (ECM) mirati all‘aggiornamento professionale di medici, farmacisti, infermieri e veterinari, insieme a quelli dei trials clinici realizzati dai dipartimenti in convenzione con aziende ospedaliere e strutture sanitarie; ed infine, le attività dei Centri di Ricerca Clinica (CRC) ovvero strutture formalmente istituite e specializzate nella sperimentazione in ambito diagnostico- terapeutico, e delle bio-banche, strutture certificate dal Ministero della Salute e dedite alla conservazione di campioni biologici (cellule, DNA, sieri, tessuti, etc.) da utilizzare in progetti di Ricerca clinica.

L‘area della formazione continua risulta profondamente radicata alle riflessioni e al percorso europeo sulle componenti della TM, delineate nel capitolo precedente, e alle quali va aggiunto tuttavia come, già con la circolare del Ministero del Lavoro n.174/96, si indicava che le università sono chiamate a contribuire all‘apprendimento permanente degli individui sia certificando i percorsi di apprendimento individuale sia svolgendo attività di formazione continua, ovvero "attività formative rivolte ai soggetti adulti, occupati o disoccupati, con particolare riferimento alle attività a cui il lavoratore partecipa per autonoma scelta, al fine di adeguare o di elevare il proprio livello professionale, e agli interventi formativi promossi dalle aziende in stretta connessione con l'innovazione tecnologica e organizzativa del processo produttivo‖. Sebbene, quindi, vi rientrino non solo i corsi determinati dalle organizzazioni datrici di lavoro, ma anche i progetti di formazione continua decisi dai singoli individui, la limitata disponibilità di dati fa sì che vengano presi in considerazione solo le attività svolte dagli atenei nell‘ambito della formazione continua, in collaborazione con aziende e altri partner esterni. Elementi significativi per la valutazione in quest‘ambito afferiscono alle capacità delle istituzioni di entrare in collaborazioni sistematiche con soggetti esterni con i quali co-progettare iniziative formative destinate a popolazioni adulte, oppure consistenza e tipologia dell‘utenza raggiunta e, in fine, il volume complessivo di offerta di formazione insieme agli sforzi di pianificazione, erogazione e gestione messi in campo dall‘istituzione di Ricerca.

I numerosi modi con cui le università possono condividere e comunicare con la collettività pratiche e benefici della Ricerca e dell‘istruzione superiore sostanziano il cosiddetto ―public engagement‖, ossia l'insieme di attività senza scopo di lucro con valore educativo, culturale e di sviluppo della società. Accanto all‘elenco delle iniziative incluse

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in quest‘ambito, la Fig.2.6 ne riporta l‘ammontare rilevato dall‘ANVUR nel biennio 2013- 14 per università ed enti pubblici di Ricerca. Ad una valutazione eminentemente qualitativa, divengono di supporto informazioni come budget e risorse disponibili, chiarezza e coerenza degli obbiettivi, l‘attenzione al monitoraggio, anche ex post, delle iniziative poste in essere insieme alla capacità dell‘ateneo di dimostrarne l‘impatto mediante informazioni su soggetti terzi coinvolti, popolazione raggiunta, bisogni sociali intercettati, risonanza mediatica e così via.

Figura 2.7: Attività di Public Engagement rilevate nel biennio 2013-1413.

L‘eterogeneità delle attività elencate, interna alle stesse componenti, unita alle caratteristiche accennate in premessa, rendono largamente condivisa, anche a livello internazionale, l‘opinione che l‘analisi e la valutazione di questa componente della TM sia un processo complesso, che ancora richiede tempi lunghi e un approccio graduale tanto da ipotizzare verifiche periodiche della valutazione in generale, e più specificamente degli indicatori impiegati.

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Le scelte adoperate a riguardo, nell‘ambito della VQR 2011–14, seppur ampiamente discusse con esperti e confrontate alla luce dell‘esperienza internazionale, non impediscono che gli indicatori selezionati per la descrizione delle attività della TM socio– culturale siano assai meno condivisi, standardizzati e comparabili di quanto accade non solo con altre aree della valutazione (ricerca e didattica) ma anche con l‘altra macro- componente della TM (valorizzazione della Ricerca). Ne deriveranno altresì non pochi distinguo metodologici, riflessioni e suggerimenti per i futuri esercizi valutativi contenuti nei report conclusivi e per alcuni risultati della VQR 2011-14 impiegati successivamente, in particolare nel capitolo 4.

Riflessioni sulla validità e la rilevanza delle soluzioni organizzative di atenei, dipartimenti ed altre istituzioni impegnate, diventano ancor meno efficaci in senso assoluto in favore di un‘analisi attenta della coerenza tra impegno, risorse e risultati ottenuti in riferimento agli obiettivi pre–fissati dagli attori coinvolti. In questa prospettiva, si annoverano tra le risorse impiegate anche le modalità con cui le università si dotano di strutture adeguate per la produzione di beni pubblici; tra esse rientrano le strutture organizzative con compiti di coordinamento interno all‘ateneo, di comunicazione al pubblico, di interazione specializzata con soggetti esterni (come per la progettazione di formazione continua) e così via.

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