4 L’evoluzione del contesto socio-economico
4.1 L A PRODUZIONE E GLI INVESTIMENTI
4.1.1 La produzione e gli investimenti
Dall’avvio del PO FSE 2014-2020 la crescita economica ha mostrato segni di ripresa dopo il precedente periodo di recessione. Tuttavia, la crescita è stata debole e non ha permesso un completo recupero dei valori di reddito e di occupazione precedenti alla crisi. Le tendenze nazionali e regionali si dimostrano in quasi tutte le variabili considerate nella successiva Tabella 11 inferiori alla media EU28, sottolineando un progressivo declino del paese rispetto alla media europea. In questo scenario l’evoluzione della Toscana è in linea con i valori medi nazionali seppure con alcune e limitate differenze: leggermente inferiore per crescita del reddito e della popolazione e leggermente superiore per crescita dell’occupazione.
A fronte della debole crescita del PIL la sostanziale stazionarietà della popolazione consente dei guadagni nel PIL pro capite, che comunque non superano in media annua un punto percentuale. Viceversa la crescita è insufficiente a sostenere un aumento della produttività del lavoro che in Toscana mantiene una crescita negativa anche negli ultimi anni di ripresa. Infine, le dinamiche occupazionali in relazione alla popolazione, in presenza di una stabilità di quest’ultima, sono condizionate sostanzialmente dall’evoluzione dell’occupazione e, dopo un calo dei tassi di occupazione negli anni di crisi nel periodo 2014-2017, si assiste ad una loro ripresa sia a livello nazionale che in Toscana.
Tabella 11 Tassi di crescita medi annui dei principali aggregati economici in Italia e in Toscana (valori %)
EU28 Italia Toscana EU28 Italia Toscana EU28 Italia Toscana
PIL Popolazione Occupazione
2001-2007 2,3 1,2 1,1 0,3 0,5 0,6 0,9 1,4 1,4
2008-2013 0,0 -1,5 -1,3 0,3 0,5 0,5 -0,3 -0,6 -0,6
2014-2017 2,2 0,9 0,8 0,3 0,0 -0,1 1,3 0,8 1,0
Pil procapite Pil per occupato Occupati su popolazione
2001-2007 1,9 0,7 0,6 1,4 -0,2 -0,3 0,6 0,9 0,9
2008-2013 -0,3 -2,0 -1,8 0,3 -0,8 -0,6 -0,6 -1,2 -1,1
2014-2017 1,9 1,0 0,8 0,9 0,1 -0,2 1,0 0,8 1,1
Fonte: elaborazioni Ismeri Europa su dati Istat
Da questa breve analisi delle grandezze fondamentali dell’economia emerge la precarietà della ripresa degli ultimi anni. Uno degli elementi più preoccupanti è la stasi, quando non caduta, della produttività, la quale caduta era iniziata già prima della crisi e non si è arrestata negli anni recenti della ripresa. La prima causa di questa tendenza è da ricercare in un andamento della domanda e del PIL troppo lento per sospingere in misura significativa l’impiego della capacità produttiva e, quindi, la
produttività. Inoltre, durante la crisi la forte riduzione del lavoro industriale, quello che consente normalmente i maggiori aumenti di produttività, e la crescita del lavoro in servizi a basso valore aggiunto sono stati un’ulteriore causa di questa empasse della produttività. L’evoluzione settoriale del lavoro è anche alla base di una tendenziale polarizzazione del mercato del lavoro tra pochi lavori ad elevata produttività ed alti salari e una maggioranza di lavori a basso valore aggiunto, più instabili e meno retribuiti.
Queste difficoltà dell’economia nazionale e di quella Toscana sono il risultato anche di una riduzione degli investimenti; dall’inizio della crisi internazionale gli investimenti in relazione al PIL hanno perso costantemente di importanza e nel 2016 erano scesi di 5 punti percentuali (dal 21% al 16% in Italia e dal 20% al 15% in Toscana) rispetto al 2007. Questa dinamica pesa negativamente sulla capacità, sull’innovazione e sulla competitività del sistema produttivo nazionale e regionale.
In questi anni la Toscana ha seguito sostanzialmente l’andamento degli investimenti nazionali ma mantiene un tasso di investimento costantemente inferiore a quello nazionale. Questa è una caratteristica storica del sistema produttivo toscano, la quale comunque in passato veniva bilanciata dall’alta efficienza dei sistemi produttivi locali, ma ora in presenza di una progressiva riduzione del tasso di investimenti assume un significato più preoccupante.
Figura 3 Investimento su PIL in Italia e Toscana (valori%)
Fonte: elaborazioni Ismeri Europa su dati Istat
Uno dei fattori che ha condizionato l’andamento complessivo degli investimenti è la brusca caduta dalla sua componente pubblica. La figura successiva illustra la dinamica della spesa in conto capitale al netto delle partite finanziarie nel settore pubblico allargato, che comprende anche le società di proprietà pubblica, dell’Italia e della Toscana; come si può vedere dalle linee di tendenze e dalla numerosità degli anni con crescita negativa questi investimenti hanno continuamente ridotto la loro importanza.
Figura 4 Variazione annua delle spese in conto capitale al netto delle patite finanziarie del Settore pubblico allargato in Italia e Toscana (valori a prezzi 2010 e in %)
Fonte: elaborazioni Ismeri Europa su Conti Economici Territoriali
La caduta degli investimenti pubblici è il risultato del contenimento della spesa pubblica, il quale ha penalizzato più la spesa in conto capitale di quella corrente, avviato da anni per far fronte all’indebitamento del settore pubblico. La caduta degli investimenti pubblici ha effetti negativi e diffusi sull’intera economia riducendo la disponibilità e il miglioramento delle infrastrutture.
Come si può vedere dalle figure successive, per Italia e Toscana, le componenti della spesa in conto capitale del settore pubblico che sino al 2016 si riducono maggiormente sono quelle delle amministrazioni centrali e delle amministrazioni locali.
Tengono, seppure con diverse difficoltà, la componente di investimenti delle Regioni e quella delle imprese pubbliche nazionali.
Figura 5 Spese in conto capitale del Settore pubblico allargato in Italia e Toscana per ente responsabile (valori assoluti a prezzi 2010, milioni di Euro)
Fonte: elaborazioni Ismeri Europa su Conti Economici Territoriali
4.1.2 La capacità ad esportare
La figura successiva illustra le esportazioni nette (pari al PIL meno i consumi e gli investimenti) in rapporto al PIL di Italia, Centro-Nord e Toscana. Questo indicatore evidenzia la capacità complessiva ad esportare di un’economia. Dal 2012 si registra per i territori esaminati una ripresa delle esportazioni nette sul PIL; questa ripresa è stata provocata da un lato dal contenimento della dinamica della spesa per consumi e investimenti, che hanno mantenuto basse le importazioni, e dall’altro dalla ripresa delle esportazioni trainate dalla domanda internazionale.
Figura 6 Esportazioni nette sul PIL (valori %)
Fonte: elaborazioni Ismeri Europa su dati Istat
La quota delle esportazioni nette sul PIL della Toscana è superiore a quella media nazionale, ma inferiore a quella media del Centro-Nord. La competitività complessiva della regione, quindi, sembra migliorare negli ultimi anni ma rimanere ancora al di sotto delle regioni più dinamiche.
4.1.3 Una crescita insufficiente del reddito disponibile
Negli ultimi anni sono aumentati in Italia e in Europa le disuguaglianze di reddito. In Italia è emerso da tempo un disallineamento tra prodotto e reddito disponibile delle famiglie, in pratica la crescita del PIL non sempre ha comportato una simile crescita del reddito disponibile delle famiglie, come avveniva in passato. Questo andamento differenziato di PIL e reddito disponibile è evidente anche in Toscana. La successiva Figura 7 mostra questa tendenza: PIL e consumi delle famiglie a prezzi costanti si muovono in maniera simile mentre l’andamento del reddito disponibile delle famiglie si discosta sempre di più e in negativo da queste grandezze e solo negli ultimi anni mostra segnali di recupero. La riduzione del risparmio e l’indebitamento delle famiglie hanno permesso di mantenere i consumi relativamente elevati rispetto al reddito disponibile.
Figura 7 PIL, consumi delle famiglie e reddito disponibile netto delle famiglie in Toscana (prezzi costanti 2010, indice 2010=100)
Fonte: elaborazioni Ismeri Europa su dati Istat
Le cause di questo cattivo andamento del reddito disponibile, che come si notava è comunque condiviso da tutto il paese, sono diverse tra queste si ricordano: la riduzione della quota complessiva dei salari a favore dei profitti e la riduzione dell’occupazione o la sua crescita insufficiente.