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CAPITOLO 5: TECNICHE DIAGNOSTICHE

6.2 PROFILASSI INDIRETTA

Questo tipo di profilassi è stata studiata solo nell’uomo, e non negli animali.

La somministrazione di sieri iperimmuni contenti anticorpi specifici durante la malattia clinica non ha sortito risultati (Panda et al., 2007), quindi la profilassi vaccinale è l’unica forma di profilassi indiretta applicata nei confronti di HEV.

Esistono vaccini prodotti con diverse tecnologie e diretti verso diversi epitopi immunodominanti, localizzati in tutte e 3 le regioni ORF, anche se sembra che ai fini della risposta anticorpale, la regione ORF2 sia la più importante (Panda et al., 2007). Per questo, porzioni di ORF2 sono state espresse in diversi sistemi, come le cellule procariote, i lieviti o le cellule d’insetto.

Di seguito verranno indicate le diverse tecnologie e i vaccini prodotti, con cenni anche all’efficacia degli stessi.

6.2.1 Espressione in cellule procariote

Il più piccolo frammento della regione ORF2 in grado di indurre la produzione di anticorpi neutralizzanti, e con un elevato grado di cross- reattività trai diversi genotipi, è quello compreso tra l’amminoacido 452 e il 617 (Meng et al., 2001). Per questo motivo è stata soprattutto espressa in sistemi costituiti da E. coli, e il primo tentativo di vaccinazione con una porzione aminoacidica dell’ORF2 del Burmese Strain (prototipo del genotipo 1) è andato a buon fine su macachi sperimentalmente infetti (Purdy et al., 1993). Animali inoculati con un ceppo appartenente al genotipo 2 e immunizzati con la stessa porzione aminoacidica, hanno sviluppato l’infezione, ma non hanno manifestato compromissioni epatiche (Purdy et al., 1993).

6.2.2. Espressione in cellule d’insetto

Si pensa che il miglior candidato per la produzione di vaccini sia una porzione dell’ORF2 prodotta su cellule d’insetto tramite il sistema del Baculovirus ricombinante (Wang et al., 2004). La proteina inizialmente prodotta ha dimensioni di 72ku, ma viene rapidamente degradata in proteine di 53ku e 56ku. Quando utilizzate in prove di challenge vaccinale, si è osservato che quella da 56ku ha superiore potenziale immunogeno (Zhang et al., 2001) e che l’immunità post vaccinazione varia da 6 mesi ad un anno (Zhang et al., 2002).

6.1.3 Espressione in lieviti e altre cellule

Recentemente proteine vaccinali sono state espresse in sistemi di cellule di lievito, perché presentano alcuni vantaggi come quello di produrre elevate quantità di proteina senza difficoltà (Wang et al., 2004). Anche proteine espresse dal genoma di HEV sono state espresse in questi sistemi con immunizzazione successiva di primati non umani (Lu et al., 2001).

Porzioni amminoacidiche di HEV sono state espresse con buone rese anche su cellule derivate da piante, ed in particolare dal tabacco (Li et al., 2002).

6.1.4 Vaccini a subunità

Sono vaccini costituiti da plasmidi con integrato DNA virale di porzioni codificanti per proteine antigeniche e elementi regolatori che permettono l’espressione di questo genoma in cellule di mammifero (Wang et al., 2004). Il DNA può essere prodotto facilmente in grandi quantità, e il vettore plasmidico non può diventare patogeno contrariamente ai virus attenuati utilizzati nei vaccini vivi (Wang et al., 2004). Un vaccino ricombinante è stato prodotto con successo anche per HEV, retro

trascrivendo in cDNA l’intero RNA virale e inserendolo in un plasmide pSGI (Panda et al., 2000).

6.1.5 HEV ricombinante in Virus Like Particles (VLPs)

Centoundici amminoacidi provenienti dalla proteina del capside di HEV sono stati espressi in un sistema Baculovirus ricombinante, e successivamente inseriti in Virus Like Particles (VLPs, particelle virus simili) (Xing et al., 1999; Li et al., 2005b). Le VLPs sono composte da una singola proteina assemblata in particelle senza acido nucleico, quindi sono incapaci di replicare, ma sono simili ai virioni nativi, quindi altamente immunogeniche (Wang et al., 2004). La loro resistenza ai succhi gastrici e efficacia anche quando somministrate per bocca, ne fanno dei possibili candidati per la vaccinazione per via orale contro HEV (Wang et al., 2004).

INTRODUZIONE ALLA SEZIONE

SPERIMENTALE

Nella sezione sperimentale di questa tesi verranno illustrati i risultati di cinque diverse indagini condotte per la maggior parte in Italia ma anche nel Regno Unito.

• Nella prima indagine riportata, sono stati presi in considerazione 6 diversi allevamenti suinicoli intensivi del Nord Italia. Sono stati esaminati campioni fecali provenienti da animali di tutte le classi di età e di tutte le categorie produttive presenti in azienda. Lo scopo principale era quello di valutare la diffusione dell’infezione all’interno dell’allevamento; e di acquisire maggiori informazioni sulla distribuzione dei diversi ceppi di HEV circolanti sul territorio nazionale.

• Nella seconda indagine è stato preso in considerazione un singolo allevamento, all’interno del quale un campione di animali è stato seguito attraverso le diverse fasi produttive, fino ad arrivare alla macellazione, dove sono stati prelevati campioni di fegato destinati all’alimentazione umana. Lo scopo di questo lavoro è stato di evidenziare la presenza del virus in animali di età progressivamente crescente, fino ad indagarne la presenza in sede di macellazione. • Nella terza indagine sono stati esaminati suini inviati a scopo

diagnostico presso le sezioni diagnostiche di Brescia e Reggio Emilia dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Sulla bile di questi animali, è stata del ricercato con metodiche diagnostiche dirette il genoma di HEV e le positività riscontrate sono state messe in relazione con la presenza di eventuali altre patologie riscontrate all’esame autoptico o con la presenza di altri patogeni batterici e/o virali identificati. Scopo di questo lavoro era quello di mettere in relazione patologie e/o infezioni intercorrenti con la presenza di HEV nel tentativo di verificare se il virus possa

comportarsi come cofattore o come patogeno opportunista in corso di altre patologie.

• Nella quarta indagine è stata analizzata una popolazione demograficamente controllata di cinghiali, normalmente cacciati ed utilizzati per l’alimentazione umana. I dati ottenuti hanno dimostrato la presenza dell’infezione anche in suini selvatici, che possono quindi rappresentare un potenziale serbatoio di HEV per le altre specie domestiche e selvatiche con cui entrano in contatto. Queste specie possono inoltre rappresentare un potenziale fonte di infezione per l’uomo sia attraverso il contatto diretto sia attraverso il consumo di prodotti carnei infetti.

• Nell’ultima indagine, condotta nel Regno Unito nel corso di un periodo di formazione presso il VLA (Veterinary Laboratories Agency, Weybridge), sono stati presi in esame suini di diverse classi d’età provenienti da 10 diversi allevamenti dello Yorkshire Humberside, la regione a maggiore concentrazione suinicola del Paese. E’ stato così possibile fornire dati estesi sulla prevalenza dell’infezione dei suini in UK, e si è potuto in particolare evidenziare la presenza del virus nei vasconi di stoccaggio dei liquami, che possono essere utilizzati per la fertirrigazione dei terreni circostanti l’allevamento.

Tutti i dati raccolti in queste indagini hanno contribuito ad ampliare le conoscenze sull’epidemiologia, la filogenesi e la patogenesi dell’infezione da HEV, e rivestono una particolare importanza dato il potenziale zoonosico di questa patologia.

CAPITOLO 7: INDAGINE SULLA PREVALENZA

DI INFEZIONE PER CLASSI D’ETA’ IN 6

ALLEVAMENTI DEL NORD ITALIA

In questo studio è stata valutata la prevalenza del’infezione da HEV in suini appartenenti a diverse classi d’età e allevati in sei aziende suinicole del Nord Italia. L’indagine è stata condotta con lo scopo di ottenre maggiori informazioni sulla diffusione del virus negli allevamenti italiani e di valutare se anche in classi d’età che normalmente non vengono incluse in studi di prevalenza (in particolare le scrofe, sia giovani che anziane) l’infezione da HEV è presente. Lo studio ha inoltre permesso di acquisire nuove informazioni filogenetiche sulla distribuzione dei ceppi di HEV negli allevamenti italiani.

7.1 MATERIALI E METODI

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