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Profili sismici esplorativi dell’area F

Tettonica Neogenico-­‐Quaternaria e diapirismo di fango nel Golfo di Squillace

3.5.2 Profili sismici esplorativi dell’area F

Una migliore definizione dell’assetto geologico è stata ottenuta con l’interpretazione dei profili industriali a maggior risoluzione e minor penetrazione dell’area F all’interno del Golfo di Squillace (Figure 3.6 e 3.7), dove lavori recenti hanno evidenziato che il sistema di faglie ESE-ONO che borda il prolungamento offshore della depressione di Catanzaro potrebbe avere una componente di movimento trascorrente (Artoni et al., 2008; Del Ben et al., 2008). Come evidenziato in precedenza, nelle zone marine prospicienti i promontori di Capo Rizzuto e Punta Stilo il Golfo di Squillace è delimitato rispettivamente dai promontori orientati est- ovest di Crotone e Stilo, i quali fanno parte dei complessi metamorfici Alpini dei massicci delle Serre e della Sila (per esempio: Bonardi et al., 2001). L’analisi e la calibrazione dei profili sismici ha rivelato che il bacino di Squillace è una depressione circondata da faglie e soggetta a subsidenza (Figure 3.3-3.7); un primo gruppo di faglie principali può essere osservato nel settore settentrionale dei profili con andamento N-S, i quali permettono di seguire lo sviluppo del bacino parallelamente alla linea di costa, che è orientata in direzione SO-NE. La progressiva evoluzione di questo sistema di faglie immergenti a SE (Figure 3.6- 3.8) può essere identificata nei profili orientati E-O, che si dispongono in modo circa trasversale ai lineamenti mappati (Figura 3.8). Tali lineamenti tettonici sembrano essere di primaria importanza per il riarrangiamento, probabilmente ancora attivo, dell’assetto

morfologico-strutturale del Golfo di Squillace per mezzo di una propagazione retrograda verso le zone superiori della scarpata continentale (Figure 3.6a-b e 3.7b-c). Inoltre, questo assetto è responsabile sia per l’erosione verso costa operata dalle testate dei canyons sia per gli importanti processi gravitativi che si riscontrano nelle zone di piattaforma e scarpata (Figura 3.6c).

Figura 3.6 Interpretazione delle linee industriali con andamento N-S appartenenti all’Area F (Vedi Fig. 3.2 per la localizzazione), che mostra l’evoluzione strutturale dei principali sistemi di faglie

normali che hanno portato alla formazione del Bacino di Squillace tardo miocenico-quaternario. È presente inoltre una articolata tettonica compressiva nel Promontorio di Crotone.

Figura 3.7 Interpretazione delle linee industriali con andamento E-O appartenenti all’Area F (Vedi Fig. 3.2 per la localizzazione), che mostra l’evoluzione strutturale del sistema di faglie normali responsabile per la geometria variabile e lo spessore dei sedimenti verso il margine esterno del bacino. Da notare lo spostamento del depocentro verso est durante il Plio-Pleistocene.

Un secondo importante sistema di faglie orientato in direzione ONO-ESE si localizza lungo il fianco nord del promontorio di Punta Stilo, immergendosi verso NE. L’individuazione sui profili del basamento metamorfico (Figura 3.6) consente di determinare come quest’ultimo sistema di faglie arrangi in estensione il confine tettonico tra le unità della Sila e delle Serre. I due sistemi di faglie appena evidenziati si uniscono in profondità dando luogo a una geometria di tipo graben, mentre in carta sembrano intersecarsi con un angolo di circa 90° a nord del promontorio di Punta Stilo (Figura 3.8). Inoltre, mostrano sia un’estensione in direzione ONO-ESE che la genesi dell’estensione radiale responsabile per la vasta depressione del Golfo di Squillace. Nella zona centrale del bacino i sistemi di faglie interpretati attraversano principalmente le unità più profonde e non raggiungono la superficie del fondo mare. L’attività estensionale delle faglie ha portato, in primo luogo, alla formazione di un depocentro messiniano alimentato da grandi quantità di sedimenti, e successivamente ad un suo spostamento minore verso est durante il periodo plio-pleistocenico, come suggerito da Rossi e Sartori (1981) (Figure 3.6-3.10).

Figura 3.8 Mappa strutturale dell’area di Squillace che mostra l’interpretazione dell’evoluzione spazio- temporale dei lineamenti tettonici che bordano il bacino. È riportata l’attività sismica crostale di minore entità con i rispettivi meccanismi focali. Nel dettaglio sono mostrate le relazioni più profonde tra i thrusts appenninico maghrebidi e le Unità delle Serre e della Sila.

Diversamente, la successione del medio-tardo Miocene mostra cambiamenti meno significativi negli spessori attraverso il bacino e al di sopra degli alti strutturali che lo confinano (Figure 3.6 e 3.7). La vecchia geometria del bacino può essere meglio interpretata se vista come la copertura delle strutture compressive associate all’accrezione delle Unità

Calabre nel prisma pre-messiniano e sopra i thrusts embricati Appenninico-Maghrebidi, prima della formazione del bacino di avanarco di Crotone-Spartivento (Figura 3.7). È possibile identificare alcune strutture anticlinaliche che deformano la successione sedimentaria medio miocenica e recente lungo il margine meridionale del bacino di Squillace (Figure 3.6b-c). È importante notare che quest’area non è stata soggetta ad una inversione tettonica positiva localizzata, ma che tali strutture possono essere verosimilmente interpretate come anticlinali di roll-over associate a importanti processi estensionali, nonostante nelle aree settentrionali del bacino ci siano decise evidenze di eventi compressivi. Tuttavia, tali eventi compressivi sono limitati alla zona del promontorio di Crotone, dove a partire dal Messiniano si è formato un bacino di thrust-top, successivamente deformato durante il Pliocene inferiore a causa di un thrust arcuato che ha come livello di scollamento i depositi del Miocene superiore (Figure 3.5b, 3.6d, 3.7a, 3.8). Quest’ultima deformazione è coeva con una fase estensionale pliocenica registrata nella zona interna a nordovest del bacino di Crotone.

Il quadro generale del bacino di Squillace che risulta da queste considerazioni appare, quindi, dominato da una tettonica di tipo estensionale che è verosimilmente correlata con la rotazione antioraria a scala ragionale dei blocchi negli Appennini meridionali e con il movimento in senso orario della Sicilia. Tali rotazioni sono la conseguenza dell’accorciamento crostale durante il rapido roll-back della litosfera oceanica ionica e dello spostamento della tettonica estensionale dal Mar Tirreno settentrionale a quello meridionale durante il periodo che va dal Miocene al Pliocene inferiore (Rosenbaum et al., 2002). In corrispondenza del confine SE del bacino di Squillace il sistema di faglie con andamento ONO-ESE è interrotto dal sistema estensionale con direzione NNO-SSE che è stato individuato nella linea CROP M5 (Figure 3.5b, 3.7d). Quest’ultimo è formato da faglie radicate in profondità che portano come conseguenza principale la formazione di un secondo profondo depocentro pliocenico in posizione più esterna, che può essere meglio visualizzato nei profili ad alta risoluzione.