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di Marta Pinto e Eleonora Castagnone

4.1 Progettare il futuro Progettare il futuro

di Marta Pinto e Eleonora Castagnone

A partire dalle caratteristiche generali di questo flusso migratorio e in seguito affrontando le specificità dei tre gruppi di studenti intervistati, in questo paragrafo ci concentreremo sulle prospettive successive alla laurea degli studenti internazionali intervistati. Ci domanderemo, in particolare, se questi studenti abbiano intenzione, una volta concluso il loro percorso universitario, di rimanere in Italia, di ritornare nel loro Paese di origine o di proseguire la migrazione in un altro Paese estero, per intraprendere la loro carriera lavorativa.

Nel primo paragrafo ci concentreremo sull’immaginario, sulle aspirazioni e sulle intenzioni nella progettazione del futuro lavorativo degli studenti intervistati.

Successivamente analizzeremo i fattori che ostacolano la decisione di rimanere in Italia, soffermandoci in particolar modo su tre ordini di fattori differenti: le caratteristiche del mercato del lavoro nazionale; la normativa sulla gestione dei flussi migratori; l’integrazione in ambito lavorativo.

Nel terzo paragrafo discuteremo dei differenti profili dei tre gruppi di studenti presi in esame, focalizzandoci in particolar modo sugli sbocchi professionali relativi alle diverse aree di studio e sulle strategie di mobilità adottate dopo il conseguimento del titolo. A questo scopo approfondiremo il tema delle relazioni e dei collegamenti tra il mondo universitario e il mondo professionale dal punto di vista dei giovani intervistati, considerando le differenze sia tra le differenti aree di studio e i relativi settori economici di sbocco, sia all’interno del mercato del lavoro, fra le piccole e medie imprese e le multinazionali presenti nel territorio.

4.1 Progettare il futuro

4.1 Progettare il futuro

4.1 Progettare il futuro

4.1 Progettare il futuro

Molti Paesi europei negli ultimi anni hanno incoraggiato, attraverso politiche mirate, l’immigrazione di studenti internazionali, individuando in questo gruppo un potenziale bacino di reclutamento di personale altamente qualificato in quei settori in cui si è evidenziata o prevista una carenza strutturale di manodopera nazionale (Chaloff, Lemaitre,

2009). Tuttavia, diversi studi hanno osservato come gli studenti internazionali difficilmente

lascino il proprio Paese con l’intenzione di stabilirsi dopo gli studi nel contesto di destinazione per trovare lavoro (Bijwaard, 2010; Ho, 2011) e come al momento della partenza siano in genere restii a impegnarsi in un trasferimento definitivo all'estero (Wiers-Jenssen, 2003).

Secondo l’inchiesta condotta in Italia dall’European Migration Network (EMN, 2013) sugli studenti internazionali iscritti nelle università italiane, quasi un terzo degli intervistati non ha ancora deciso se rimanere o ri-partire, una percentuale simile ha già stabilito che cercherà lavoro in un'altra nazione, mentre il 40% intende rimanere in Italia dopo il conseguimento del titolo di studi. La decisione di restare nel nostro Paese è più comune tra gli studenti europei, che manifestano questa opinione per quasi la metà delle risposte; è invece meno frequente tra quanti vengono da Paesi extraeuropei (poco più di un terzo).

Le decisioni sul proprio futuro lavorativo si concretizzano soprattutto all'avvicinarsi dell'entrata al mondo del lavoro. Per questo motivo risulta importante ai fini del nostro studio tenere conto del momento in cui gli studenti sono stati intervistati: più vicini sono al momento del conseguimento della laurea e maggiormente le loro aspirazioni, i loro progetti e le iniziative intraprese si precisano in questa direzione.

Molti tra gli studenti intervistati nella nostra ricerca non hanno ancora deciso se rimanere in Italia dopo la laurea. Pochi fra loro hanno le idee chiare o hanno intrapreso iniziative concrete sul loro futuro professionale, mentre quasi tutti, nell'incertezza su ciò che faranno dopo la laurea, tengono in gioco più possibilità e alternative anche contemporaneamente. Essi raccontano soprattutto le proprie aspirazioni e aspettative, ragionano sul futuro professionale che desiderano e spiegano come stiano costruendo le fondamenta della propria carriera lavorativa. Quasi sempre come “navigatori accidentali” (Van Mol, 2014: 124) affrontano aggiustamenti o cambiamenti di percorso in relazione alle opportunità e agli ostacoli emergenti, ma anche ai cambi di prospettiva e alle aspirazioni personali, finendo talvolta per adottare strategie di migrazione alternative a quelle inizialmente immaginate (Ho, 2011).

Inoltre, bisogna tenere presente che gli studenti intervistati sono anche nella fase della vita in cui si progetta il futuro non solo professionale, ma anche personale e familiare. A volte la scelta di restare in Italia o di ripartire non è determinata unicamente da scelte e decisioni prese individualmente, o da motivazioni lavorative ed economiche, ma è determinata da decisioni condivise, ad esempio, con il proprio partner, o con i membri della famiglia di origine.

“Non so ancora in cosa specializzarmi. Dipenderà dalle opportunità che avrò quando sarà il momento. Se avrò opportunità in Italia resterò, se è meglio in Francia andrò in Francia, o in Belgio o in Svizzera. Dipenderà da cosa capiterà. In qualunque posto che mi darà la possibilità di fare quello che vorrò per me. Per ora non ci penso tanto, penso solo a finire e poi vedrò. Non ho la bacchetta magica e nella vita non si sa mai. Magari avrò una famiglia e deciderò di restare. Magari avrò opportunità in Camerun e ritornerò. Vedrò quando mi ritroverò nel momento di decidere. Non voglio fare tanti giri di mente.” (studente camerunese, Medicina e Chirurgia, 4° anno, Università degli studi di Torino).

“[Dove saremo in futuro] dipende dalla mia fidanzata. Lei sta ancora studiando. Quando finisce e trova un lavoro, vediamo se stare in Italia o andare in Cina. Io spero che riesca a trovare un posto qui a Torino. Lei è all'ultimo anno. Io per ora ho intenzione di rimanere a Torino, perché mi trovo bene e ho trovato un buon lavoro. Io sono un ottimista. Sono contento di aver fatto questa esperienza e di essere venuto a studiare a Torino. (studente cinese, Triennale in Ingegneria Meccanica, Politecnico di Torino).

Oltre alle motivazioni che riguardano la sfera prettamente affettiva e personale si è poi riscontrato un alto grado di apprezzamento della qualità della vita italiana e torinese. Sono soprattutto i giovani studenti cinesi a soffermarsi sul tema dello stile e del modo di vivere in Italia, apprezzato sotto diversi punti di vista. Non solo la buona cucina, il clima gentile, la ricchezza storico-culturale, la dimensione a misura d'uomo della città, la cordialità e

socievolezza delle persone, ma anche la sensazione di libertà di essere se stessi e di poter seguire le proprie aspirazioni senza obblighi e pressioni esterne. Il fatto di sentirsi poco -o meno- soggetti ad un forte e continuo controllo sociale rispetto al contesto di provenienza diventa una motivazione che cresce man mano che l'esperienza di inserimento nel nuovo contesto si va consolidandosi. Come spiegano questi studenti del Politecnico:

“Quando ero studente ero un po' in confusione, non sapevo dove andare dopo. Ora sono sicuro di dove andare e cosa voler fare. La scelta di rimanere in Italia è la scelta perfetta per me. In Cina sei troppo controllato e a me non piace, mentre in Italia sei libero. All'inizio non lo sapevo ma ora mi sono risposto che voglio rimanere qui, perché ho l'abitudine e capisco come vivere qui. Ho una parte cinese e una grande parte italiana. Sono capace di capire le differenze tra le due parti. Posso sfruttare queste due parti per trovare un buon posto di lavoro, perché molte aziende italiane collaborano con cinesi. Mi piace il mix italo-cinese e mi piace stare qui. Mi piace il cibo e ho dei buoni amici.” (studente cinese, Triennale in Ingegneria Meccanica, Politecnico di Torino).

“Preferirei rimanere qui. Qui la società e la gente sono diversi rispetto alla Cina, siete più aperti e socievoli. In Cina siamo molto chiusi e diffidenti.” (studente cinese, Triennale in Ingegneria Meccanica , Politecnico di Torino).

“La mia prima scelta è di rimanere in Italia e trovare un lavoro. Avere il permesso di soggiorno per lavoro. Trovo che stare all'estero sia più interessante. Io sono interessata all'arte e l'Italia è il posto giusto se sei appassionata di arte come me. Mi piacerebbe fare la guida turistica, non voglio lavorare in un ufficio davanti a un PC. Voglio stare in giro e parlare con la gente. Mi piacerebbe un lavoro simile.” (studentessa cinese, Triennale in Ingegneria Meccanica, Politecnico di Torino).

Se gli studi sulle intenzioni future di mobilità degli studenti stranieri sono prudenti nell’indicare una progettualità pre-determinata e orientata preventivamente alla sedentarizzazione nei Paesi di destinazione, i dati disponibili sulla collocazione lavorativa di questo gruppo in seguito agli studi mostrano che gli studenti internazionali hanno comunque una maggiore propensione alla mobilità geografica nella fase della ricerca di lavoro, sia a livello nazionale (Fabien e Minks, 2008), sia internazionale (Cammelli et al. 2008; Carlson, 2011) rispetto ai coetanei rimasti a studiare in patria e rispetto ai colleghi italiani (cfr. Capitolo 1 di questo rapporto).

Ricerche sulla propensione alla

onward migration

(cioè a migrare in altri Paesi, in questo caso dopo gli studi) degli studenti internazionali, evidenziano come il fatto di aver già compiuto un’esperienza migratoria influenzi le possibilità di immaginare, aspirare e progettare ulteriormente una vita e un futuro lavorativo all'estero (Van Mol, 2014), mettendo talvolta in moto percorsi migratori articolati.

I migranti per studio, attraverso il loro percorso universitario all’estero, acquisirebbero non solo una generica propensione e aspirazione migratoria nella fase successiva agli studi, ma anche uno specifico 'capitale di mobilità' (Murphy-Lejeune, 2002), inteso come una forma di

know-how

(Hily 2009: 26), cioè un insieme di capacità e competenze, che permettono di

orientarsi e di affrontare più facilmente nuovi contesti sociali ed economici e che possono essere leva di ulteriore mobilità tra i giovani (Kaufmann et al, 2004).