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Progresso e situazione attuale in Libano

Il Libano fa parte del programma sub-regionale (Medio Oriente) per il controllo dell’afta epizootica e appartiene al pool 3 per la circolazione virale.

Il Libano ha una superficie di 10,452 Km², confina a Nord e Est con la Siria, a Sud con Israele e a Ovest col mare mediterraneo. La popolazione è costituita da 3.874.050 abitanti (dati del 2006).

La popolazione animale è rappresentata come di seguito:

- pecore: 355.000

- capre: 450.000

- suini: 20.000

- bovini da latte: 77.000

- Animali selvatici delle specie sensibili (soprattutto cinghiali): 11.100

Nel 2007, 2009 e 2010 si sono verificati diversi focolai di FMD principalmente dovuti a incursioni dei sierotipi O, A e Pan Asia (tabella 6). (Dal 2010 ad oggi non si sono più verificati focolai di infezione da FMD).

Tabella 6: ultimi focolai di FMD in Libano

Year Strain Locality Sample to

2007 A Iran 2005 Bekaa Pirbright – UK

2008 No case No case

2009 O PanAsia 2 South Lebanon

Bekaa

Vladimir - Russia

2010 O PanAsia 2 Bekaa

45 L’inserimento nel programma sub regionale di controllo dell’afta epizootica ha permesso, in collaborazione con gli stakeholders e i principali attori, lo sviluppo di una serie di azioni e misure.

I servizi veterinari in Libano hanno messo in atto un piano strategico (2010 – 2015) per la sorveglianza ed il controllo delle principali malattie del bestiame e principalmente l’afta epizootica e la PPR (Peste dei Piccoli Ruminanti).

Sono state realizzate una serie di attività e misure in piena conformità con quelle previste nella prima fase del PCP:

- La distribuzione di FMD su tutto il territorio è diventata ben conosciuta e descritta ed è stata sviluppata un’ipotesi sulle modalità di circolazione virale;

- Sono stati identificati i sierotipi circolanti in base ai campioni raccolti durante le epidemie del 2009/2010 e analizzati dall’Istituto di Pirbright (Centro di referenza internazionale per FMD);

- Sono state identificate le più importanti zone “hotspot” per la trasmissione di FMDV tramite la raccolta dei dati e la creazione di sistemi computerizzati;

- E’ stato dimostrato un certo livello di trasparenza e impegno tramite la

partecipazione ai programmi di controllo regionale con i paesi vicini (Siria, Giordania ecc...)

Tutte queste attività hanno permesso al Libano di soddisfare, nel 2012, i requisiti previsti per raggiungere il livello 1 del PCP.

La previsione è quella di raggiungere il livello 2 alla fine del 2014 e il livello 3 alla fine del 2015 (vedi cronogramma, figura 12).

Nel frattempo i servizi veterinari hanno rafforzato le attività di monitoraggio e sorveglianza per soddisfare i requisiti previsti per il livello 2 del PCP e nello specifico:

1- Il continuo monitoraggio dei sierotipi circolanti e del rischio nei vari sistemi produttivi:

46 Il Libano è considerato come un’unica unità epidemiologica e il rischio di reintrodurre la malattia viene preso in considerazione usando:

- I dati epidemiologici raccolti da tutte le provincie con l’analisi del rischio;

- L’organizzazione del sistema di allevamento dove il 30% del bestiame viene allevato in grossi allevamenti intensivi e il rimanente viene allevato in piccoli allevamenti (meno di 10 vacche/allevamento);

- Indagine sierologica, effettuata regolarmente su tutto il territorio e studiata appositamente allo scopo di stimare l’incidenza di FMD soprattutto nelle aree ad alto rischio e ai confini.

2- Misure di controllo basate sull’analisi del rischio sono state realizzate su tutto il territorio in base al piano strategico di controllo sviluppato durante la fase 1:

- In particolare lungo la linea di confine con la Siria, dove maggiormente hanno luogo le attività di transumanza (la collaborazione con la Siria ha comunque ridotto in maniera drastica questa evenienza);

- Il laboratorio di referenza nazionale è stato attrezzato per poter eseguire le

analisi e il monitoraggio della vaccinazione;

- Il Libano è principalmente un paese importatore (importa l’85% del fabbisogno di carne bovina) per cui delle misure di controllo stringenti sono state messe a punto a livello dei porti e aeroporti nazionali e sui requisiti di importazione (importazione ammessa solo da paesi FMD-free e vengono applicate misure di quarantene);

3- Ulteriore sviluppo di un ambiente favorevole per l’attuazione delle misure di controllo:

- E’ ben descritta nel piano strategico la struttura organizzativa del controllo con una chiara differenziazione tra i ruoli e le responsabilità imposte dalla legislazione che permettono ai SV di applicare tutte le misure necessarie per il controllo;

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- I Servizi Veterinari organizzano regolari incontri con gli stakeholders sia pubblici che privati, sull’applicazione delle misure di controllo, sui sistemi di allerta rapida e sulla progressione/evoluzione del programma;

- La realizzazione regolare di corsi di formazione e di aggiornamento per i veterinari sulla sorveglianza e l’indagine epidemiologica in caso di outbreak.

4- E’ stata condotta un’annuale revisione del piano strategico del 2010 ed è stata sviluppata una strategia di controllo ancora più aggressiva:

- Lo scopo è quello di eliminare FMD da almeno una zona del paese (la provincia di Beirut);

- Ottenere il riconoscimento ufficiale dall’OIE per il proprio piano (Fase 3 del PCP);

- La strategia include un piano di emergenza per una rapida

individuazione/rilevamento ed una efficace risposta in caso di outbreak;

- Il piano è stato promosso anche dalle autorità e da tutti gli stakeholders presenti sul territorio.

Considerazioni:

- Il Libano sta portando a termine tutti i requisiti previsti per la fase 2 e si sta muovendo per affrontare la fase 3 (vedi cronogramma, figura 12);

- I servizi veterinari, in collaborazione con FAO/OIE/EU stanno applicando e aggiornando il piano strategico sulla sorveglianza delle principali malattie del bestiame; - E’ in atto l’attività di rafforzamento delle competenze e delle capacità dei Servizi veterinari;

- E’ in atto il miglioramento delle capacità del laboratorio di referenza nazionale;

- Viene incoraggiata la conoscenza e la consapevolezza sulla FMD insieme ad un maggior coinvolgimento del settore privato;

- Viene imposto un controllo stringente continuo sulle zone hotspot ad alto rischio e sulla movimentazione animale.

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Figura 12: cronogramma dei paesi del Medio oriente

Il Libano deve ancora presentare evidenze del progresso ottenuto, in previsione per la fine del 2014, per potersi piazzare ufficialmente nella fase 2 del PCP.

Le attività intraprese fino ad oggi testimoniano comunque l’impegno e la buona volontà delle autorità libanesi insieme ai servizi veterinari e la progressione nella giusta direzione nel pieno rispetto della roadmap regionale.

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IX- Discussione e conclusione

Il controllo dell’afta epizootica non è solo un vantaggio per i paesi ricchi. Lo stato di indennità con vaccinazione è stato raggiunto in gran parte del Sud America e Sud Africa e recentemente anche in altre zone (es. Filippine nel 2011). Il controllo su larga scala si ottiene tramite un’estesa vaccinazione e controllo dei nuovi focolai di infezione, includendo anche le restrizioni nella movimentazione degli animali sensibili con o senza abbattimento. La presenza di un servizio veterinario nazionale efficace è un fattore essenziale per coordinare i piani di controllo. I servizi veterinari devono avere competenze in vari settori, particolarmente nella sorveglianza delle malattie e nel controllo dei focolai, con il supporto e l’autorità necessaria per far rispettare le misure (restrizioni, abbattimento ecc...), e devono inoltre essere capaci di fornire e somministrare vaccini di qualità ad un numero elevato di animali. La collaborazione e il supporto degli allevatori è un requisito importante.

Diversi paesi non sono nella posizione di poter beneficiare dei mercati dell’export nonostante il raggiungimento di un soddisfacente livello di controllo dell’afta epizootica. In ogni caso, in molti paesi la mancanza delle infrastrutture veterinarie e di un settore degli animali da reddito ben organizzato, rappresentano dei grossi ostacoli difficili da superare; tuttavia, permangono dei forti incentivi per il controllo della malattia (migliore sicurezza alimentare, scambi commerciali più stabili, controllo delle altre malattie e soprattutto i TAD ecc....).

Il PCP-FMD della FAO e OIE rappresenta una sostanziale evoluzione nella concezione della lotta all’afta epizootica. Prima di tutto, si passa da una norma che caratterizza uno stato (non indenne, indenne senza vaccinazione, indenne con vaccinazione) ad una norma che caratterizza una fase in un processo. Inoltre, si assiste ad una moltiplicazione delle modalità della norma, visto che si passa da un processo a 3 fasi ad un processo a 5 fasi. Infine, la messa in opera di questo processo è accompagnata da una valutazione della posizione di un paese in rapporto alle leggi e raccomandazioni internazionali.

50 Questa evoluzione ha quindi tre conseguenze:

Primariamente, autorizza la messa in atto di norme più “pedagogiche”, che sanzionano meno i paesi infetti e che ricompensano gli sforzi compiuti. Constatando che la mancanza di volontà politica è sempre stata uno dei fattori di fallimento nella gestione della lotta all’afta epizootica, gli organismi internazionali hanno trovato un modo per motivare tutti i paesi, qualunque sia la loro situazione sanitaria, ad impegnarsi nella lotta contro questa malattia, mostrando loro la strada giusta con la retorica del “bene pubblico mondiale” e ricompensando i paesi che dimostrano una certa motivazione. Infatti, questo processo offre la possibilità ai paesi che hanno raggiunto la fase 3 di fare domanda per l’approvazione (endorsement) del loro piano nazionale di controllo dell’afta epizootica da parte dell’OIE. Questa evoluzione avrà un impatto benefico per quanto riguarda l’accesso ai mercati internazionali soprattutto per i paesi dove l’afta epizootica è sempre presente.

L’approvazione da parte dell’OIE del piano nazionale di controllo equivale ad un riconoscimento ufficiale della capacità di gestione delle malattie infettive degli animali e permette al paese di dimostrare la sua “buona fede” ai partner commerciali. Questa approvazione potrà quindi, in teoria, limitare gli effetti perversi della dicotomia infetto/indenne e potrà essere benefica per la compartimentalizzazione e il commercio dei prodotti di origine animale (commodity based trade).

In secondo luogo, questa evoluzione permette di allargare la portata della norma, che diventa non solamente una norma sullo stato sanitario del paese rispetto all’afta epizootica ma anche sulla qualità della sorveglianza e sulla « buona volontà » dei paesi nel combattere le malattie infettive degli animali domestici. In questo modo, la messa in opera di questo approccio progressivo non deve essere necessariamente considerata come un ammorbidimento della lotta all’afta epizootica. La partecipazione dei paesi infetti a questo approccio progressivo chiaramente non è obbligatorio ma tende fortemente a diventare una condizione indispensabile per certi scambi commerciali. Infine, la norma colloca i paesi in un processo, in una dinamica. Di fatto, presuppone che tutti i paesi adottino l’obiettivo di migliorare la gestione dell’afta epizootica. Ha

51 quindi il potere di “coinvolgere” dei nuovi paesi nella lotta a questa malattia. In effetti, in cambio dell’approvazione del loro piano di controllo nazionale, i paesi devono impegnarsi a continuare a investire nell’approccio progressivo di lotta. Devono ugualmente dimostrare che il loro piano nazionale di lotta raccoglie l’adesione degli stakeholders (FAO, OIE ecc...) un altra condizione che testimonia la messa in atto di una buona governance.

L’OIE e la FAO si sono divisi le azioni sull’afta epizootica: l’OIE lavora a livello mondiale e regionale mentre la FAO effettua prima di tutto un lavoro a livello locale. In nome del bene pubblico mondiale e di un “ideale” di buona governance, hanno messo a punto/predisposto degli strumenti che mirano a imporre in tutti i paesi un adeguamento delle pratiche e dei servizi veterinari. Questi strumenti intrusivi che vanno oltre i confini dei paesi, mettono in questione la sovranità degli stati e ci conducono ad interrogarci sul carattere globalizzato della politica di lotta all’afta epizootica.

Tuttavia, questa nuova politica globalizzata, non sembra possedere le caratteristiche necessarie per ridurre le ineguaglianze strutturali per il fatto che non favorisce realmente il riconoscimento dell’approccio non-geografico nella gestione dell’afta. La strategia globale, in effetti, non propone una soluzione a lungo termine per i paesi dove esiste un serbatoio naturale del virus dell’afta (es. bufalo in Africa).

Ma mettendo l’accento sulla necessità di coordinare la gestione della malattia a livello regionale, la strategia ha influenzato il modo di agire dei paesi non indenni per difendere i loro interessi nel seno delle organizzazioni internazionali. L’istituzione di gruppi regionali ha infatti permesso ai paesi in via di sviluppo delle zone infette di raggrupparsi per discutere dei loro interessi regionali. Ciò ha permesso loro di elaborare una strategia comune di gestione adottando una posizione comune allo scopo di far valere i loro interessi davanti alle organizzazioni internazionali. Il ruolo rappresentato dall’OIE in questo cambiamento è importante dal momento che, durante la partecipazione alle riunioni, ha effettuato un importante lavoro di traduzione del codice, allo scopo di facilitare l’appropriazione di queste norme da parte dei paesi in via di sviluppo. In questo modo, ha aiutato a ridurre il divario che esiste tra i paesi in via di sviluppo e i paesi sviluppati aiutando loro a sviluppare le capacità discorsive, deduttive

52 e normative necessarie per poter affrontare i paesi sviluppati in caso di contenzioso/conflitto commerciale.

La risoluzione adottata recentemente dal SADC (Southern African Development Community) testimonia questo cambiamento nelle regole del gioco della gestione delle malattie animali. Di fatto richiama la necessità di adottare un approccio del commercio basato sulle materie prime (commodity based trade) e altri approcci non-geografici nella gestione dell’afta epizootica come norme supplementari per il commercio degli animali e dei loro prodotti. Abbinata al rafforzamento dei servizi veterinari e all’attuale revisione del codice terrestre da parte dell’OIE, che mira a limitare la possibilità dei paesi di poter aggirare le norme di gestione dell’afta con lo scopo di mettere in atto delle misure di protezionismo commerciale (es. il contenzioso tra Indonesia e Giappone6), questa evoluzione favorirebbe, forse, l’applicazione di opzioni di gestione non geografiche di questa malattia, che, per il momento, la strategia di lotta mondiale sembra tralasciare.

6L’afta epizootica, nonostante le regole stringenti preconizzate dall’accordo SPS, è servita diverse volte, a vari paesi, a rifiutare

l’importazione di animali e prodotti di origine animale ma anche di merce che presentava debolmente o addirittura non presentava alcun rischio di infezione secondo le norme stabilite dal codice terrestre dell’OIE. Il Giappone aveva messo delle restrizioni commerciali (Luglio 2001) sull’importazione di canne da zucchero dall’Indonesia per paura di una eventuale contaminazione da afta epizootica, nonostante il fatto che l’Indonesia sia stata riconosciuta ufficialmente indenne da FMD senza vaccinazione e nonostante il fatto che le canne da zucchero non sono iscritte, nel codice terrestre, sulla lista dei prodotti capaci di trasmettere il virus dell’afta epizootica.

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