• Non ci sono risultati.

Un proiettile prettameute botanico

Nel documento Editrice Sonzogno (pagine 21-24)

1Ma io non tenni conto di quelle strane~ di un ignorante il quale era anche un eroe.

Agrigento}... Ma non capite ~ gridai quando ci fu questione del mio ritorno -che la vostra sublime avventura mi ha conquiso e che io voglio seguirvi nel voStro viaggio}

Don ]ano era rimasto aòrpreso.

- ·Lei dice che vuoi venire con me in America}

-Ma che America e America! ... - precisai . ....:.... Non capite che siete salito nientemeno sul pianeta Marte?

- Per i gran paladini Orlando, Rinaldo e Ferraù - l'eroe balbettò di-ventando pallido - è lei sicuro di non ingannarsi} ...

Eravamo alle solite : la cultura che scendeva a portare la sua luce an.;.

che nel Mediterraneo; la cultura che cominciava a preparare qualcuna delle sue colossali invenzioni col solo esplicare e rivestire di termini tecnici i prodigi altrui, diventandone in sostanza

r

esclusiva autrice - come giusto riesce a dimostr•e la ferrea dialettica dei nostri retori. · ·

Non ci può essere nessun dubbio .:... presi dunque pazientemente a spie"

gare. - Se tutto ciò che mi avete rife1ito è la pura verità, coea di cui non dubito giacchè siete un ignorante sfornito di fantasia, voi avete sem·

plicemente abbandonata la T erra. E poichè avete veduto il Sole più pic-colo di quanto non lo si veda dalla Sjcilia, ·non già potete essere stato in un pianeta interno : V enere o Mercurio i quali sono più vicini di noi al Sole; ma su altro esterno più lontano dal Solè che non la T erra. Non solo : avete parlato di canali. E non vi sono <:anali in Gio.ve, in Saturno, in Urano,

20

CIRO KHAN fronde intrecciate. Nel mezzo una sorta di nido fungeva da navicella.

- Questo- mi spiegÒ il potatore d'Agrigento- è il consueto· appa-recchio che io costruisco per compire i miei vieggi. Lei mi domanderà come

me ne è venuta l'idea. , ·

Io

osservavo 'con .dieci occhi ed ascoltavo con cento orecchie come qual-siasi altro tedesco al mio pc)sto. · · ·

Fortuna che eravamo al riparo dagli spruzzi del geyaer; perchè altrimenti avrei potuto farmi immollare dai capelli alle calze senza neanche accor-germene talmente l'aver cominciato a indovinare di cosa si trattava mi la-sciava pietrificato di stupme.

- Ebbene·-- continuò don }ano - questo f~nomeno a un certo mo-' mento divenne di una violenza imparagonabile. Per un minuto, per due

minuti le folate talora raggiungevano intensità siffatte che gli uccelli ne re-stavano travolti, l'acqua del geyser aspirata, le piante strappate. E per rivisto. In quell'attesa, ripiombato dalle emozioni di un'avventura strana nella monotonia della mia vita normale, un deaide~;io di avventure teme-rarie si maturò a poco a poco in me ... Ad Agrigento sapevano che per le necessità del mio mestiere ero uso assentarmi per dei mesi, chiamato a fare innesti e potature ora in questo, ora in quel feudo dell'isola. 'Ho chiuso la mia

casa

e dopo angoscianti ricerche durate tre giorni aono riuscito a ritro-vare

r

orifi~ qel burrone che

da

sopra è quasi invisibile e a tutti_ ignoto.

Maggio stava per finire e la fioritura continuava. Come pur-e continuava il fènomeP-O

. del

polline involantesi jJ~petuosamente ~erso il cielo. Mi diedi

GU ASTRONAUTI DEL. POLLINE 21

A intrecciare una sorta di vela con piante e fronde scegliendo le più fiorite che. avevo già constatato, erano le più idonee ad essere aaportate.

n

giorno dopo non avevo quasi ancora terminato quando il fenomeno asjSUnse una intensità eccezionale. Dalla scarsa riserva di polline compresi che ~a

r

ul-tima volta. O ora, o JDAi più, mi .dissi. Raccomandai rapidamente l'anima

A Dio e la mia impresa a Santo Espedito, nel cui norne mi sembrò trovare qualche analogia col mio caso, e issatomi nella navicella reciBi il cavo a cui T avevo ancorata ...

- Era il momento giusto - l'eroe concluse. - Vidi i fiori onde la vela era tessuta tendeni facendomi temere avessero potuto strapparsi }ascian-domi a terra. Fortunatamente avevo lavorato bene. la v.ela si alzò, oscillò;

poi un risucchio d'indescrivibile violenza l'aspirò in alto coine un foglio c;li carta. H mio cuore aveva dato un balzo e potei temere di dover morire schiantato dall'emozione e da qualcos'altro. fra le dilacel'ature della nube di polline che mi trJ18portava potei un momento vedere il Monte

Camma-rata come dall'alto .Qi un pallone con in fondo, in fondo il fiume Platani e la campagna attorno Agrigento fino al mare ... Poi più niente. La nube si richiuse fiattamente e se una fessura a quando a quando si formava io ne

&offrivo, poichè attraverso quella mi giungeva un senso di soffocazione e un gelo indicibile mentre, per contro, ci guadagnavo poco in visibilità giac-chè la notte mi circon<lava. In quella tenebra vedevo le stelle, la luna e il Sole tutt'assieme come mai mi era accaduto.

Di tutti questi fenomeni, via via che il mio narratore li riferiva, la mia cultura me ne dava la spiegazione scientifica e se ombra di dubbio poteva essermi rimasta questa era dileguata;

r

eroe era stato effettivamente in viag-gio fino a Marte.

- E non avete sofferto~ ~ inguiE.ii ansiosamente.

- Oltre quel senso di gelo e di soffocazione di cui ho già parlato - mi giunse l'ingenua risposta - appena dei fitti dolori di testa; capirà : dor-mire in mezzo a tutti quei fiori!. ..

E q_uanti BÌomi è durato il vostro viaggio~

- Dirò : l'orologio mi segnava le ore e non i giorni; e, poichè non ve.

devo altro che continua notte, potrei pensare anche a un solo giorno.

~ utta;via, a dedurne dalla lunghezza della buba, giudico un cinque o àei

g10rm... .

Era meraviglio90: T erra-Marte in una settimana! L'importanza turistica internazionale e il gran vantaggio per l'Impero Germanico ove, per me-rito mio, avesse potuto aggiudicarsi il monopolio della linea mi erano su· bito risaltati.

- Affrettiamoci; - implorai -anch'io voglio fare questo viaggio.

E non mi accorgevo affatto, tanto la straordinaria narrazione mi aveva percosso ·di m·araviglia, che io fratbanto avevo preso a correre velocemente battendomi le natiche con le mani a motivo di tre dolorosi pizzicotti di cui la mia cultura non sembrava fare caso ma di cui si risentivano le mie canti. Fino a quando l'eroe, agilissimo, non mi raggiunse; obbligandomi a star fermo un momento. Dopo di che gli atroci pizzicotti finirono.

lo non ho capito, non capisco e non capirò il perchè quell'eroe ridesse fragorosamente tenendo tre enormi granchi in una mano protetta dal faz-zoletto; così come vidi voltatomi Vel'so di lui.

Gli ignoranti costumano infatti prendere dei granchi.

2Ì CIROKHAN

XI.

Nel documento Editrice Sonzogno (pagine 21-24)