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Proposta per una blockchain europea: un problem setting basato sulle best practice

Prima di illustrare le best practice, individuate dallo studio degli attuali casi di studio per la costituzione di una blockchain europea, è opportuno ef-fettuare una breve digressione sui limiti a cui sono esposte le analisi di carat-tere comparativo.

Come dimostrato dalla storia delle innovazioni tecnologiche (Kranzberg, 1986; Barile et al., 2019), l’implementazione di una stessa soluzione in luo-ghi diversi può potenzialmente portare a risultati differenti e contraddittori.

Questo concetto è particolarmente veritiero se studiato in ambiti com-plessi quali quelli inerenti i finanziamenti pubblici, fortemente contraddi-stinti da una forte eterogeneità delle performance tra i diversi territori (Si-mone e La Sala, 2018).

 

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Se da un lato la teoria economica (Cooke et al., 1998) riconosce la valenza dei processi di spillover nella diffusione della conoscenza, dall’altra è evi-dente come questo fenomeno sia fortemente vincolato alle specificità cultu-rali, sociali, politiche ed economiche che contraddistinguono ogni territorio (Simone, 2011).

In virtù di queste ragioni, parlare di best practice tout court potrebbe ri-sultare forviante per chiunque voglia approcciarsi all’argomento oggetto di questa trattazione.

Le best practice individuate non sono da intendere in un’accezione deter-ministica, quanto più come il tentativo di costituire un quadro istituzionale entro cui ricondurre le future casistiche di volta in volta riscontrate.

Analizzando la tecnologia blockchain, è infatti emersa la sua versatilità che le consente di adattarsi ai vari contesti sino a divenire, in alcuni casi, persino la contraddizione di sé stessa.

La possibilità di adottare diverse tipologie di blockchain o di poter sce-gliere tra diversi protocolli di validazione adottabili consente la costituzione di una soluzione ad hoc che tenga conto delle specifiche caratteristiche in cui è contestualizzata la sua applicazione.

Posta questa versatilità e la necessità di utilizzo di un approccio evolutivo che tenga conto della viscosità tipica dei processi di knowledge transfer for-temente ostacolati dalla bassa propensione al cambiamento di sistemi orga-nizzativi farraginosi, dalle caratteristiche strutturali del contesto di adozione e dei decision maker (Clohessy et al., 2019), risulta ugualmente auspicabile la redazione di linee guida fondamentali ottenute dall’analisi dei successi e dei point of failure delle sperimentazioni in atto.

I punti che seguono costituiscono delle linee guida da considerare nella costituzione di una blockchain per la gestione dei FSE finalizzati non ad uno studio e ad una implementazione meccanica, bensì ideati come monito per la creazione di un sistema in grado di massimizzare la propria efficacia, evi-tando rischiosi errori:

1. impiego di hybrid o private blockchain. La costituzione di blockchain in ambito governativo determina l’esigenza di avere a disposizione sistemi scalabili, versatili e sicuri. Come visto, l’adozione di blockchain pubbli-che è preferibile in condizioni di totale assenza di fiducia tra i nodi e sono caratterizzata da una bassa scalabilità, alti costi, rigidità strutturale e totale trasparenza delle transazioni. L’adozione di blockchain private è preferi-bile in quanto, basandosi sull’azioni di nodi fidati e conosciuti all’interno del network (facilmente individuabili all’interno della PA), consente la costituzione di soluzioni scalabili, personalizzabili e sicure al costo di un maggior grado di centralizzazione. L’adozione di blockchain private o ibride permette di godere di una maggiore compliance rispetto alle

legislazioni vigenti in tema di privacy e di una ridotta possibilità di attac-chi del 51% ma determina, al contempo, un incremento nel risattac-chio di azioni opportunistiche perpetrate dai nodi della catena e la sussistenza di un minor grado di trasparenza. A tal riguardo, fondamentale attenzione dovrà essere riservata alla scelta degli oracoli, ovvero di coloro che agi-ranno da ponte tra il mondo reale e quello digitale della blockchain;

2. promozione di partnership con soggetti privati ed indipendenti. Dallo stu-dio dei case study riportati è risultata fondamentale la promozione di part-nership con il mondo privato finalizzate a colmare le lacune del settore pubblico in tema di blockchain ed algoritmi decisionali. Queste partner-ship sono essenziali non solo nell’architettura del sistema, quanto più nella diffusione di una conoscenza tale da rendere le pubbliche ammini-strazioni in grado di gestire autonomamente il sistema permettendo il pieno dispiegamento della tecnologia blockchain. L’introduzione di sog-getti esterni ed indipendenti all’interno dei meccanismi consentirebbe inoltre di ridurre i rischi derivanti da un’eccessiva centralizzazione del sistema;

3. impiego di sistemi off-chain sicuri per lo storage dei dati contenuti nella blockchain. Nei casi esaminati, questo sistema ha permesso alle soluzioni blockchain di salvaguardare la propria scalabilità garantendo, al con-tempo, una maggior compliance rispetto alle normative vigenti in tema di privacy grazie al ricorso alla crittografia;

4. sviluppo di un sistema di identificazione digitale sicuro. Nella costitu-zione di una blockchain europea è fondamentale la definicostitu-zione di un si-stema identificativo sicuro, connesso alle infrastrutture digitali della pub-blica amministrazione e dotato di adeguati sistemi di recupero e supporto, totalmente assenti nelle tradizionali blockchain. Nel caso dei sistemi di gestione dei fondi strutturali europei, un simile sistema permetterebbe, attraverso l’impiego di specifici smart contract, di escludere dal percepi-mento dei finanziamenti qualsivoglia soggetto in presenza di predetermi-nate condizioni ritenute pregiudizievoli per la percezione dei fondi (es. ex pregiudicati per frode, soggetti in situazione di conflitto di interesse etc.);

5. progettazione di protocolli fail-safe. Dato il rischio insito nella tecnologia e delle possibilità di errore presenti all’interno degli algoritmi decisionali posti alla base degli smart contract, è opportuno che siano previsti piani volti a limitare i danni all’occorrere di eventuali malfunzionamenti oltre che di comitati demandati al monitoraggio ed alla revisione continua del sistema;

6. implementazione di infrastrutture interoperabili. Data l’eterogeneità che distingue i territori europei, è opportuno che si incentivi l’adozione di di-verse piattaforme tra loro interoperabili. In questo modo, ciascun

territorio potrà adottare e personalizzare la propria soluzione blockchain in base alle specifiche caratteristiche del territorio (pur sempre nel rispetto di standard definiti a livello comunitario). Maggiore sarà la capillarità del sistema, migliori potranno essere i risultati determinati dall’adozione di ulteriori sistemi (es. Intelligenza artificiale) volti a supportare il processo decisionale delle istituzioni.

Le best practice identificate hanno lo scopo di supportare la costituzione di una piattaforma in grado di conservare i benefici tipici di cui la tecnologia blockchain è portatrice, minimizzando al contempo i rischi derivanti da un’eccessiva centralizzazione rilevata nei sistemi di private blockchain, po-tenzialmente causa di una solo apparente trasparenza amministrativa.

Al contempo, l’adozione di questi punti è in grado di fornire un giusto equilibrio tra i diritti di privacy sanciti dal GDPR ed il principio di traspa-renza a cui l’azione amministrativa dovrebbe sempre tendere.

Come detto nel paragrafo precedente, l’azione dell’Unione Europea è at-tualmente ferma nello svolgimento delle prime indagini esplorative, preva-lentemente finalizzate ad individuare non solo minacce ed opportunità di questa tecnologia, ma anche alla redazione di prime normative, standard e protocolli comunicativi comuni a tutti gli stati membri.

Da un iniziale riconoscimento della tecnologia blockchain25 e delle sue potenzialità anche in termini di democratizzazione ed efficientamento dei processi, gli Stati europei hanno iniziato a contribuire attivamente nella co-stituzione di standard globali per l’adozione di soluzioni blockchain (es. pro-getto ISO/TC 307) e nello sviluppo di un sistema di identità digitale europeo.

Come è stato evidenziato, blockchain e smart contracts non sono una panacea.

L’applicazione di questa strumentazione nella gestione dei fondi struttu-rali potrebbe potenzialmente risolvere gran parte dei problemi che attual-mente attanagliano questi processi ma, allo stesso tempo, possono determi-nare l’origine di nuovi ed anche più gravi rischi.

A tal proposito, è evidente come i primi sforzi debbano essere necessa-riamente indirizzati verso una corretta comunicazione di questa tecnologia, delle sue potenzialità, dei suoi rischi e delle sue modalità di applicazione e di utilizzo.

L’implementazione di questo sistema all’interno di strutture amministra-tive inadeguate finirebbe per renderla una soluzione fine a sé stessa.

Al contrario, una corretta applicazione di una blockchain nel rafforza-mento dei sistemi finanziarafforza-mento presuppone un’azione finalizzata al coin-volgimento di tutti gli stakeholder, sia attraverso una reingegnerizzazione dei  

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processi e delle strutture pubbliche, sia tramite adeguati piani che incentivino l’adozione di blockchain nel settore privato.

Seguendo i punti esposti, attraverso l’adozione di una blockchain per la gestione dei fondi strutturali e coinvolgendo l’intera comunità degli stake-holder, l’Unione Europea sarà in grado di ottimizzare il processo di coesione su cui si fonda la sua azione, ristabilendo la fiducia istituzionale necessaria per la creazione di opportunità e per l’adozione di efficaci politiche di lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

6. Conclusioni

Nel presente lavoro sono state analizzate le criticità insite negli attuali sistemi di gestione dei FSE, mostrando come la tecnologia blockchain per la creazione di un sistema informativo condiviso, immutabile e trasparente, in-sieme all’adozione di algoritmi decisionali finalizzati alla automatizzazione dei processi per supportare l’azione dei decision marker, possano costituire una grande opportunità verso l’ottimizzazione di questi sistemi e la realizza-zione degli obiettivi di sviluppo e sostenibilità sanciti dall’Unione Europea e dall’Agenda 2030 sottoscritta dai membri dell’ONU.

Nonostante l’ottimismo derivante da queste opportunità, è stato eviden-ziato come la blockchain sia non solo fonte di soluzioni, ma anche origine di un nuovo spettro di criticità. Primo fra queste problematiche è il rischio di agire nella falsa consapevolezza della neutralità ed oggettività che contrad-distingue queste tecnologie.

Non solo i codici e gli algoritmi decisionali sono affetti dalla nostra stessa fallibilità, ma dal momento che la loro azione è determinata da istruzioni progettate dall’uomo essi sono facilmente manipolabili e, in ragion di ciò, solo apparentemente neutrali e decentralizzati.

Questa idea è stata supportata dall’analisi di diversi casi di studio che hanno messo in luce sia le opportunità che i pericoli derivanti da applicazioni blockchain.

Dall’analisi delle casistiche sono state individuate alcune best practice che riteniamo dovrebbero essere seguite al fine di massimizzare il valore ottenuto dalla costituzione di una blockchain europea per la gestione dei fondi strutturali minimizzando, al contempo, la probabilità di incorrere in rischi o gravi danni.

Queste best practice non si ispirano ad una concezione deterministica dell’innovazione tecnologica; esse si configurano invece come un quadro ge-nerale a cui ricondurre applicazioni pratiche di questa tecnologia.

È importante ribadire inoltre che la valenza dello studio comparativo ef-fettuato è limitata sia dalla scarsità di dati attualmente presenti che dagli at-triti e dalle difficoltà insite nei processi di knowledge transfer.

La trasposizione meccanica di un progetto di successo da un contesto ad un altro, ignorando le contingenze tipiche dei rispettivi territori, potrebbe ge-nerare danni di gran lunga eccedenti gli eventuali benefici.

Futuri sforzi di ricerca potrebbero essere rivolti nell’analisi delle oppor-tunità derivanti dall’utilizzo sinergico di IoT, intelligenza artificiale e blockchain nella gestione dei fondi europei.

Future ricerche potrebbero altresì essere indirizzate verso lo studio pun-tuale delle trasformazioni organizzative da adottare all’interno della pubblica amministrazione per permettere una efficace adozione della tecnologia blockchain verso l’analisi di come la diffusione di questa tecnologia tra tutti gli stakeholder potrebbe potenzialmente rivoluzionare la funzione di moni-toraggio dei finanziamenti erogati.

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