Come premesso nell'inizio della tesi, l'argomento si presenta molto vasto e con molteplici finalità, data la versatilità dei sistemi di fitodepurazione, si è scelto di illustrare due aspetti applicativi; uno in ambito urbano e un altro in ambito agricolo.
Nel un caso interessante e soggetto a diverse forme di studio è certamente il progetto Klosterenga, che prende il nome dall’
omonimo quartiere di Oslo, in Norvegia.
Avviato nel 1997 e terminato nel 2000, è un complesso residenziale di 35 appartamenti per un totale di 100 abitanti.
Il complesso, oltre a ridurre del 40 % i consumi energetici, rispetto agli standard norvegesi, tramite un sistema integrato di riscaldamento solari passivi; possiede un sistema di depurazione
integrato con un sistema SFS-HF.
Questo sistema, permette di occupare un area molto più esigua - 1m2/AE – rispetto agli impianti di fitodepurazione tradizionali (3- 4m2/AE) e di ottenere elevate rimozione di COD5, azoto e fosforo e un abbattimento totale dei coliformi fecali.
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In alto: vista dell’impianto nel periodo invernale e in basso, nel periodo primaverile.
Un’altra tipologia di applicazione, già consolidata in molti casi di studio, è nel trarre dei benefici nel riuso delle acque reflue depurate.
Normalmente, per motivi di sicurezza igienica, queste acque sono riutilizzate solo dopo un processo di depurazione correttamente spinto e dopo un trattamento di affinamento.
Uno dei reimpieghi maggiormente adottati sono quelle per uso
agricolo, che vanno distinti in:
- utilizzo diretto (che vede il refluo, più o affinato, direttamente reimpiegato a scopo irriguo),
- utilizzo indiretto (ove il refluo è sversato in corpo idrico destinato all’uso irriguo).
70 in Puglia si sono realizzati numerosi impianti il cui effluente è
destinato ad affinamento per successivo uso agricolo; inoltre, in questa Regione, sono recenti gli studi sperimentali, soprattutto finalizzati a definire la forma ottimale di disinfezione; in Sicilia e in Sardegna si stanno costruendo impianti con affinamento per uso irriguo dell’effluente; in Emilia Romagna si stanno utilizzando in agricolturareflui trattati mediante fasi di affinamento sia chimico fisiche sia "naturali" (fitodepurazione). All’estero, le applicazioni sono numerosissime: tra le tante si segnala il caso di Israele, ove oltre il 70% dei reflui urbani è reimpiegato in agricoltura.
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Conclusioni
Da come si è osservato nel confronto dei dati dei due impianti, il sistema di fitodepurazione ha ottenuto risultati molto più che soddisfacenti, con rendimenti equiparabili agli impianti di depurazione tecnologici, ma nel contempo, con un costo di gestione, ammortamento e manutenzione nettamente inferiori.
Difatti gli impianti di depurazione tradizionali di piccole dimensioni, indicativamente al di sotto dei 2.000 abitanti equivalenti (AE), sono spesso caratterizzati da rilevanti problemi gestionali, legati principalmente alla fluttuazione del carico idraulico/organico che, alterando le dinamiche di crescita delle biomasse microbiche, rischia continuamente di compromettere le performance in termini di qualità del refluo in uscita.
Generalmente, nonostante i sistemi di fitodepurazione possano avere un costo di realizzazione pari o anche più elevato dei sistemi tecnologicamente avanzati, hanno il vantaggio di avere dei costi gestionali più contenuti (soprattutto per la necessità di minor impiego di manodopera specializzata) ed un impatto ambientale praticamente nullo, offrendo la possibilità di riutilizzare l’acqua per usi plurimi.
72 A fronte di questi vantaggi, bisogna comunque sempre evidenziare
la necessità di superfici maggiori a parità di trattamento depurativo. Il principale svantaggio della fitodepurazione, infatti, consiste proprio nelle elevate superfici necessarie, aspetto che può rappresentare un fattore fortemente limitante nei contesti territoriali dove il suolo disponibile, può rappresentare una risorsa limitata o preziosa.
Malgrado le potenziali prospettive future verso questo settore, l'Italia è ancora ben lontana rispetto altri paesi europei come Germania, Olanda, Francia, Regno Unito e Paesi Scandinavi.
La difficoltà dell'esigua messa in opera di questi impianti, soprattutto nell’ambito dei reflui civili, è imputabile a diversi fattori: da un lato la scarsa conoscenza da parte degli operatori del settore, Enti e Amministrazioni locali, i quali fanno tutt'ora affidamento ai sistemi tecnologici, sottovalutandone la potenzialità dei processi fitodepurativi; dall'altro lato, la difficoltà, in alcuni casi, nel trovare aree preposte per il dimensionamento di questi sistemi, soprattutto per quegli insediamenti superiori ai 5000 AE.
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