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PROSPETTIVE FUTURE PRIVATE EQUITY IN ITALIA

IL CASO GOLDEN GOOSE DELUXE BRAND (GGDB)

PROSPETTIVE FUTURE PRIVATE EQUITY IN ITALIA

Abbiamo ampiamente discusso nei precedenti capitoli ed in particolare nel capitolo 2, di come negli ultimi anni, l’Italia forte di una fitta rete di piccole medie imprese si sia dimostrata un territorio fertile per gli operatori di Private Equity nazionali ma anche internazionali (europei e americani).

Tra gli obiettivi alla base di questa tesi vi era quello di poter acquisire le informazioni necessarie per poter affermare se investire in futuro nel Private Equity in Italia fosse una mossa più o meno vincente.

Dall’analisi condotta, anche se meritevole di ulteriori approfondimenti, risulta che vi siano molteplici ragioni a supporto della tesi per cui vi siano, all’interno del nostri confini, ancora molte opportunità di investimento:

• Si pensi per esempio al processo di risanamento avviato negli ultimi anni che ha risparmiato da un lato le aziende più performanti e dall’altro lato ha permesso che si avviasse un processo di efficientamento del sistema impresa italiana. In tal modo si è assistito ad una specie di “selezione naturale” post crisi alla quale sono “sopravvissute” solo le aziende più efficienti dal punto di vista della leva operativa. Aziende pronte a liberare il loro valore ma a corto di capitali per lo sviluppo. Immissione di capitale che i fondi di Private Equity potrebbero garantirgli.

• Il Private Equity può inoltre beneficiare di un’ottima reputazione frutto dei risultati conseguiti negli anni passati che fanno si che sia percepito come garanzia di una gestione professionale e selettiva dell’investimento oltre che a una forma di sostegno all’economia reale (si veda il caso Moncler a riguardo).

• Per ultimo, se comparato alla media europea, il mercato del Private Equity italiano presenta ancora ampi margini di sviluppo.

Figura 12 – Sintesi del mercato tra i principali competitor in Europa nel 2015 e

2016 (€ miliardi)

Fonte: Report annuali delle associazioni nazionali del Private Equity : AIFI (Italia), BVK (Germania), AFIC (Francia), BVCA (Regno Unito) e ASCRI (Spagna).

A conclusione dell’elaborato è opportuno fare un’ulteriore esamina delle possibilità di investimento del Private Equity in Italia focalizzandoci sul settore della Moda e del Lusso.

Alle motivazioni elencate pocanzi vanno aggiunte quelle relative alle PMI della Moda italiana che si confermano aziende target molto interessanti per le prospettive di crescita insite nel settore.

Ciò trova conferma soprattutto alla luce del fatto che le PMI rappresentano la spina dorsale del sistema Paese Italia e più nello specifico del settore moda e lusso che è uno dei settori in cui l’Italia è più credibile a livello Internazionale grazie anche al valore e alla percezione che continuano ad avere i prodotti firmati “Made in Italy”. Ottimi risultati arrivano anche dai dati riguardanti l’industria Retail in Italia che cresce per merito dell’attrattività e della forza delle catene nazionali che dalle ultime stime dimostrano un importante potenziale ancora inespresso. Negli ultimi anni infatti, a conferma di quanto appena detto a riguardo dell’industria Retail, si è

assistito ad un aumento dei deal siglati ma soprattutto del loro valore (nel 2016 1.760 mln rispetto ai 456 mln dell’anno precedente73).

Il settore della Moda ha inoltre saputo sovra-performare anche in un momento di crisi globale con indici FTSE74 superiori a quelli degli altri Paesi.

Infine, a sostegno di quanto affermato finora, un’analisi delle 5 aziende quotate in Borsa in questo segmento (Salvatore Ferragamo, Moncler, Brunello Cuccinelli,

Italian Indipendent, Yoox) ci mostra che hanno raccolto sul mercato oltre 1,5

miliardi di Euro con un overbooking pari a 21 miliardi di euro75. A dimostrazione del fatto che sia un settore in cui il mercato attualmente ripone molta fiducia.

Quanto detto finora non è però applicabile a tutte le imprese italiane ma solo a quelle che si trovano in una certa situazione e che presentano determinate caratteristiche.

Fondamentale un posizionamento di mercato ben definito e preferibilmente di nicchia con vantaggi per quanto riguarda la presenza di pochi concorrenti ed un target di consumatori preciso, con un forte “senso di appartenenza” al brand ed una

wellingness to pay maggiore.

L’azienda inoltre deve dimostrate di avere un vantaggio competitivo sostenibile, derivato dal management, dai prodotti, dalla produzione o dal commerciale-marketing che gli permetta di differenziarsi dalla concorrenza.

Una presenza su mercati internazionali, o comunque una possibilità concreta di espansione all’estero è ad oggi una caratteristica fondamentale in vista dei piani futuri di crescita.

Molto importante inoltre che l’azienda sia dotata di una buona marginalità operativa (EBITDA) e di conseguenza un debito oneroso “sostenibile” rispetto alla cassa generata dal business.

73 https://www.confimprese.it/wp-content/uploads/2018/06/Investimenti-di-Private-Equity-e-di- Private-Debt-nel-settore-RCPv5.pdf

74 acronimo di Financial Times Stock Exchange, il più significativo indice azionario della Borsa italiana.

Infine è utile precisare come una presenza di problemi non sia sempre un fattore di esclusione a priori a patto che questi siano ben chiari e definiti fin da subito.

Di contro permane purtroppo la diffidenza di molti imprenditori, soprattutto di quelli a capo di imprese familiari, nel far entrare soggetti terzi all’interno del capitale societario. Diffidenza ancor più accentuata nei casi di soci di origine finanziaria come per l’appunto i Fondi di Private Equity. La visione per cui l’azienda è un bene di famiglia da tramandare di generazione in generazione limita la visione a lungo periodo di molti imprenditori delle piccole e medie imprese italiane che non riescono a cogliere e a percepire gli innumerevoli vantaggi che l’entrata di un socio qualificato potrebbe fornire. Importante sottolineare come il Private Equity non debba essere inteso dalle aziende come un mero sostituto o una semplice alternativa al circuito bancario nel finanziare le aziende nelle loro attività. Il canale creditizio bancario è necessario sia per il normale funzionamento dell’azienda sia per finanziarne i progetti di crescita. Il valore aggiunto dei Fondi di Private Equity non è tanto da ricercarsi nell’iniezione di capitali che possono garantire ma sta soprattutto nell’apporto di competenze manageriali e di network essenziali per consolidare lo sviluppo del business aziendale e per intraprendere strategie difficilmente percorribili per l’imprenditore con il solo ausilio dei mezzi propri e degli istituti creditizi.

Sempre più spesso vi è la propensione da parte dei Fondi di Private Equity di delegare la gestione a personalità che abbiano maturato un’importante esperienza in aziende analoghe. Ciò lo abbiamo visto anche nel caso di studio trattato dove il Fondo Carlyle per prima cosa, successivamente all’acquisizione di Golden Goose, ha voluto inserire in azienda affidandogli il ruolo di CEO, Giorgio Presca, per anni CEO di Geox. Inoltre è necessario tener conto che in un contesto economico rapido e globale come l’attuale è essenziale per le imprese italiane e per la loro sopravvivenza, restare al passo con la concorrenza internazionale. Per farlo c’è bisogno però di mettere da parte la mentalità provinciale che le contraddistingue e avere il coraggio di farsi supportare attraverso il Private Equity così da poter raggiungere una crescita dimensionale e geografica che gli permetta di competere a

livello internazionale e di affrontare in maniera diversa le eventuali fasi negative del normale ciclo economico dell’impresa. L’imprenditore deve quindi prendere consapevolezza che affidarsi ai soli mezzi propri non è più sufficiente soprattutto se si vuole puntare ai mercati più competitivi (Stati Uniti) e ai mercati emergenti (Brasile, Cina, India, Russia).

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Sito Ufficiale del Ministero dell’Economia e delle Finanze www.mef.gov.it Sito Ufficiale del Dipartimento per l’Innovazione e le

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Sito Ufficiale del Ministero dell’Università e della Ricerca www.miur.it Sito Ufficiale del Ministero dello Sviluppo

Altri siti: AIFI www.aifi.it Bankpedia www.bankpedia.org Bebeez www.bebeez.it Deloitte www2.deloitte.com Ergon Capital www.ergoncapital.com Ernst&Young www.ey.com Kpmg www.kpmg.com

Il Sole 24ore www.ilsole24ore.com

MFfashion www.mffashion.com

Pambianco news www.pambianconews.com

PEM www.privateequitymonitor.it PricewaterhouseCoopers www.pwc.com Style Capital SGR www.stylecapital.it The Carlyle Group www.carlyle.com

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