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1.7 Risposta di fase acuta sistemica

1.7.2 Proteine di fase acuta

1.7.2.1 Proteina C Reattiva

E' una proteina pentamerica, costituita da 5 subunità di circa 20 kDa per una massa totale di 100-150 kDa. La CRP canina differisce da quella umana perchè 2 delle 5 subunità sono glicosilate (mentre nella CRP umana nessuna lo è) e migra su SDS-PAGE formando una doppia banda (mentre quella umana forma una banda unica).

Nel cane come nell'uomo la CRP migra nella regione γ durante l'elettroforesi.

(Meyer & Harvey 2007)

E' stata la prima proteina di fase acuta ad essere riconosciuta e descritta.

Nel 1930 Tillet e Francis si accorsero che i sieri di pazienti umani affetti da diverse malattie infettive in fase acuta precipitavano (in presenza di ioni calcio) se messi a contatto con la frazione polisaccaridica C di Streptococcus pneumoniae. Per questo la proteina responsabile di questa reazione fu denominata proteina C reattiva.

Oltre a reagire con il polisaccaride C dello pneumococco, la CRP forma un legame calcio-dipendente con i fosfatidi della colina (lecitina, lisolecitina, sfingomielina), con altri lipidi, polisaccaridi e peptidopolisaccaridi, contenenti o meno la fosforilcolina, e con vari polianioni, inclusi gli acidi nucleici, l'eparina e il solfato di destrano.

In assenza di ioni calcio, la proteina C reattiva si lega invece ai vari policationi (tra cui gli istioni, la proteina cationica dei leucociti e la protamina) utilizzando un sito di legame differente. (Salerno 2012).

La funzione primaria della CRP è sostanzialmente quella di legare diverse

configurazioni molecolari che vengono tipicamente rilasciate in corso di danno cellulare o che si trovano espresse sulla superficie dei patogeni (e tali molecole sono comunque sempre presenti durante un processo infiammatorio) esercitando un importante ruolo nella risposta immunitaria innata aspecifica.

La fosforilcolina ad esempio si trova in un gran numero di specie batteriche e

rappresenta un componente dei fosfolipidi che costituiscono le membrane eucariotiche (quindi presente anche nelle cellule dell'ospite). Poichè il gruppo di testa di queste molecole nelle cellule intatte è inaccessibile alla CRP, essa può legarsi alla

fosforilcolina solo in caso di danno cellulare con alterazioni delle membrane cellulari o di apoptosi. (Black et al. 2004)

La CRP, interagendo con le membrane cellulari danneggiate, frammenti cellulari, cromatina e proteine nucleari, oltre che con vari componenti di diversi batteri, funghi e parassiti, riconosce rapidamente la presenza di un danno tissutale o di un agente infettante e partecipa attivamente alla difesa aspecifica e precoce dell'organismo, con

caratteristiche funzionali simili a quelle delle IgG, ma con la differenza di non presentare affinità specifica verso un determinato antigene.

Ad esempio durante la risposta di fase acuta di un'infezione batterica la CRP si lega ai patogeni realizzando l'opsonizzazione, che da una parte determina l'attivazione del complemento attraverso la via classica (legandosi al fattore C1q e al fattore H del complemento) e dall'altra favorisce la fagocitosi delle cellule batteriche opsonizzate, contribuendo quindi, in un modo o nell'altro, alla rapida eliminazione del materiale a cui si è legata.

Per quanto riguarda la facilitazione dei processi di fagocitosi, CRP interagisce con i recettori per i frammenti FC delle immunoglobuline (FCγRI) che si trovano sulla superficie di neutrofili e macrofagi (analogamente è in grado di legarsi ai recettori FCγRII presenti sulla superficie dei linfociti B) .

In particolare, la classe di recettori FCγRs coinvolti nel potenziamento della risposta immunitaria aspecifica è quella dei recettori attivatori, associati nella loro coda

citoplasmatica a motivi ITAM (Immunoreceptor Tyrosine-based Activation Motif) che attivano le protein-tirosin-chinasi (PTK) che a loro volta fosforilano e attivano altri elementi che fanno parte della cascata di trasduzione del segnale, stimolando così risposte biologiche di:

• secrezione di citochine pro-infiammatorie • attivazione della fagocitosi

• aumento del metabolismo ossidativo

Mentre l'altra classe di recettori FCγR è quella dei recettori inibitori che sono collegati a motivi ITIM ( Immunoreceptor Tyrosine-based Inhibition Motif) i quali attivano la protein-fosfatasi-proteica (PTP) che blocca i recettori attivatori. (Black et al. 2004)

La CRP sembra in grado di legarsi ad entrambe le classi di recettori (contenenti ITAM e ITIM) sia FCγRI che FCγRII, ma i meccanismi specifici con cui la CRP interagisce con le varie cellule del sistema immunitario non sono ancora del tutto chiariti.

Ad ogni modo è stato osservato che CRP esercita attività pleiotropica contribuendo a modulare la risposta infiammatoria e determinando effetti sia pro-infiammatori che anti- infiammatori.

Pasceri et al. hanno visto che nell'uomo concentrazioni uguali o > 5 mcg/mL hanno un significativo effetto proinfiammatorio nelle cellule endoteliali della vena ombelicale e delle arterie coronarie, poiché inducono una up-regulation dell'espressione di moloecole ICAM-1 (molecola di adesione intercellulare), VCAM-1 (molecola di adesione

vascolare) e di E-selectina (endoteliale). (Pasceri et al. 2000)

E' stato poi osservato in vitro che CRP inibisce la sintesi di ossido nitrico nelle cellule endoteliali aortiche, stimola il rilascio di IL-8 da molti tipi di cellule, incrementa il rilascio di IL-1, IL-6, IL-18 e TNF-α da parte dei macrofagi.

Mentre come effetti anti-infiammatori induce l'espressione di IL-1RA (antagonista recettoriale dell'IL-1), incrementa il rilascio della citochina antinfiammatoria IL-10 e reprime la sintesi dell'interferone.

Sebbene alcune di queste proprietà espresse in vitro siano coerenti con i complessi effetti osservati in vivo, è verosimile che la funzione di CRP sia dipendente dal contesto e che possa sia migliorare che smorzare la risposta infiammatoria a seconda della circostanza. (Black et al. 2004)

La CRP si comporta da proteina di fase acuta positiva principale e la sua concentrazione aumenta di oltre 100 volte nell'arco di 24-48h dallo stimolo flogistico (Villiers & Blackwood 2006).

Nel cane le variazioni della concentrazione di CRP nel plasma sono misurabili già 4-5 ore dopo un unico stimolo infiammatorio, mentre nell'uomo la risposta della CRP è più lenta e non si apprezzano variazioni prima delle 6 ore successive allo stimolo flogistico

(Gruys et al. 2005).

E' una delle APPs più sensibili nella specie canina e la sua emivita è di 19 ore (Mukorera et al. 2011), pertanto quando si verifica un aumento dei valori di CRP rispetto ai suoi livelli

basali questo è sempre chiaramente indicativo della presenza di un processo infiammatorio sistemico (Christensen et al. 2014) in atto.

La sua concentrazione plasmatica si mantiene elevata soltanto se persiste l'esposizione antigenica e infiammatoria che determina il rilascio delle citochine pro-infiammatorie responsabili dell'ulteriore sintesi di CRP, questa APP quindi rimane ad elevati livelli di concentrazione plasmatica per tutta la durata della patologia, per poi scendere

bruscamente dopo che lo stimolo flogistico è stato rimosso. (Mukorera et al. 2011)

La rapida produzione e clearance della CRP ne fa dunque un marker estremamente utile per indicare la situazione clinica di un animale.

La durata e l'intensità del picco della risposta di CRP possono poi variare in base al tipo di stimolo, ma rimane tuttavia un marker aspecifico di risposta infiammatoria sistemica.