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Protocollo dell’intervista svolta con il bambino 4 senza difficoltà (Bno 5aSE 4)

Interviste agli allievi di quinta elementare

Allegato 4.4: Protocollo dell’intervista svolta con il bambino 4 senza difficoltà (Bno 5aSE 4)

1. Prima situazione problema di comportamento

Il docente potrebbe mettere d’accordo i due bambini, dicendo, ad esempio, che in una ricreazione gioca Tino con la macchinina e in un’altra Pierino. Se proprio continuano a picchiarsi il maestro potrebbe togliere il giocattolo.

Se fossi Tino penso che chiederei comunque scusa a Pierino e lo lascerei giocare con me.

Il docente dovrebbe calmare i bambini, spiegando la situazione, quindi che non si deve arrivare alle mani, e poi dire agli allievi che devono fare la pace.

Quando c’è un problema il maestro dovrebbe affrontarlo con tutta la classe, però, dipende dal docente, perché potrebbe rivolgersi solo ai due che litigano. Secondo me è meglio che parli con tutti, perché così anche gli altri sanno cos’è successo e così non si comporteranno male come Tino e Pierino.

Mi è capitato di vivere una situazione simile, la mia docente ha chiesto le opinioni di tutti, chiedendo ai testimoni di intervenire, e poi si è cercato di chiarire la situazione calmando i bambini che litigavano, invitandoli a fare la pace perché è importante che si vada tutti d’accordo per essere felici. Se fossi uno dei due bambini mi piacerebbe che il docente parlasse con tutta la classe in modo che posso sapere cosa ne pensano i miei compagni, così sono spinta a ragionare.

Se fossi il docente, per evitare che si ripeta una situazione simile, se i due non riescono proprio a stare assieme li allontanerei in modo che non stiano vicini, dicendo loro di giocare da soli.

I compagni possono servire per risolvere i litigi, perché se due bambini stanno litigando possono intervenire per dividerli oppure possono invitarli a giocare con loro separatamente, in modo che non si scontrino.

2. Seconda situazione problema di tipo scolastico

Secondo me il maestro dovrebbe far svolgere la scheda alla bambina e poi, in un’altra lezione di matematica la prende individualmente e le spiega bene l’argomento passo per passo e le fa fare degli esercizi. Sul momento le dice di fare la scheda, spiegandole velocemente e poi la osserva per vedere bene le sue difficoltà.

Per facilitare il compito potrebbe dare un compito più facile, cioè con la difficoltà più bassa, e rispiegare la situazione problema, oppure riprendere la spiegazione generale del nuovo argomento. Se capitasse a me, vorrei che la mia docente mi spiegasse bene le cose, così so bene come fare gli esercizi.

Un compagno un po’ più bravo potrebbe aiutare l’allieva spiegandole come si fa, aiutandola a fare le schede, in modo che lei capisca bene e possa andare avanti da sola.

Se fossi la bambina mi sentirei un po’ depressa perché vedo che tutti sono capaci e io no, ma sarei comunque determinata a riuscire anch’io.

Aiuto spesso i miei compagni e penso che loro siano d’accordo perché me lo vengono a chiedere.

3. Quando hai bisogno di essere aiutato/a?

Di solito faccio fatica a capire l’inizio di un esercizio, la consegna, la prima volta che si fa e quindi chiedo alla mia maestra di spiegarmi come si fa, di darmi un esempio che posso seguire.

Preferirei essere aiutata prima di svolgere un esercizio.

Se non faccio fatica preferisco lavorare da sola perché vuol dire che sono brava, sono capace e sono più determinata. Lavorare a coppie è bello se tutti e due sanno le cose, ma non sempre capita.

Se la mia maestra vede che faccio fatica dovrebbe venire anche senza che io la chiami.

Gli aiuti che mi dà di più sono le spiegazioni e mi fa esercitare su argomenti in cui faccio fatica, in modo che posso migliorare.

Trovo sia utile confidarsi con il docente sulle proprie difficoltà in modo da chiarire bene le mie debolezze.

La mia maestra mi motiva perché è una maestra per bene, mi fa venire voglia di venire a scuola. Mi dice che sono brava, che posso sempre migliorare se mi impegno.

4. Cosa ti piacerebbe che faccia il/la tuo/a docente per aiutarti?

Secondo me fa già tutto quello che deve fare. Mi incoraggia ad andare avanti anche quando magari sono insicura e penso di aver sbagliato e mi dà le schede di esercizio per migliorare.

5. Cosa fa il/la tuo/a docente per aiutarti a risolvere i conflitti?

Mi piacerebbe che venga a chiedere cos’è successo, che cerchi di conosolare gli allievi e poi aggiusti le cose parlando con i bambini coinvolti.

75 Inizialmente interviene lei, poi se vede che non funziona chiede aiuto ai compagni, magari agli

amici del bambino coinvolto. Ci chiede spesso il parere su quello che è successo e ci chiede cosa sarebbe giusto fare.

6. Oltre al/alla docente chi ti aiuta?

I miei genitori e i miei fratelli, mi fanno un po’ di esercizi e poi mi spiegano l’argomento.

Gli altri maestri potrebbero aiutarmi, ma non ho mai avuto il coraggio di andare da loro. Penso che sono bravi come la mia maestra.

Trovo sia bello l’aiuto di altre persone che non sono il docente perché non sempre la maestra ha tempo per te e quindi è giusto approfittare degli altri, ad esempio i compagni. Anche perché così la mia maestra può concentrarsi anche sugli altri compagni e non solo su di me.

I compagni possono aiutare facendo il compito assieme a quello che fa fatica, o magari anche invitandolo a casa così possono rispiegargli l’argomento tranquillamente.

Quando un compagno sbaglia, dicendo una cosa stupida, gli altri si mettono a ridere, se invece è una cosa complicata, lo incitano. Nel primo caso, la maestra interviene richiamando il silenzio e ricordando che è importante partecipare e provare a dare delle risposte.

Allegato 4.5:

Protocollo dell’intervista svolta con il bambino 5 con difficoltà (Bno 5aSE 5)