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minciato con le prove multiple prima di specializ-zarsi in una sola disciplina.

Un buon numero di atleti soprattutto fra le don-ne figurano tra le migliori don-nella classifica indivi-duale negli ostacoli, nel salto in alto o in lungo, grazie ad una base solida di lavoro che a volte gli specialisti non hanno, e naturalmente a torto. La specializzazione precoce non è il miglior mezzo per formare il giovane per la continuazione della car-riera poiché potrebbe bloccarlo in una disciplina senza aver mostrato talenti nascosti che potreb-bero non essere ancora stati “risvegliati” o “sti-molati”. Chi può conoscere le motivazioni e po-tenzialità degli atleti prima della categoria allievi (cadet) e anche dopo?

Prendiamo il caso di Renaud Lavillenie che non ha fatto vere e proprie scintille prima della categoria juniores, pur avendo cominciato molto precoce-mente il salto con l’asta in tutte le forme e capa-ce di buoni risultati nelle gare interclub nel salto in lungo e negli ostacoli.

La migliore “sveglia” motoria per i giovani è di sco-prire una moltitudine di situazioni motorie. Senza essere “professionista” delle prove multiple, si può dire anche che un José Marajo era molto bravo nel salto triplo, e non si è realmente orientato ver-so gli 800 se non abbastanza tardi pur essendo una prova molto energetica.

Concretamente raccomandiamo un aumento pro-gressivo dell’allenamento su un fondo di qualità.

Anche se la “sveglia” avviene nella categoria ca-detti (benjamin), il bambino scoprirà tutte le forme di corse, salti e lanci al fine di essere il più coordi -nato possibile e a poco a poco sopportare dei ca-richi di lavoro sempre maggiori.

Tutto ciò senza nuocere alla qualità degli esercizi, in cui anche lì, poco a poco il giovane costruirà delle tecniche e intuitivamente, inconsapevolmen -te, creare delle relazioni tra le differenti discipline per essere il più efficace ed economico possibile.

Quello che domandiamo di fare per stimolare il benjamin non ha in realtà niente di specifico con le prove multiple assolute, poiché si tratta di

for-mare il giovane all’atletica in senso largo senza la-sciare niente al caso e trascurare questa o quella qualità.

Ampliare il ventaglio delle abilità motorie signifi-ca garantire la progressione a lungo termine, una specificità sempre più perfezionata in ogni disci-plina.

A partire da cadetto, seguendo il numero di alle-namenti a settimana, devono essere effettuate delle scelte differenti.

• Se il giovane si allena solo due volte alla set -timana (cosa che sconsigliamo) il suo orienta-mento può essere solo di continuare il lavoro precedente (fatto nella categoria ragazzi) per avere una formazio ne di base, di “provare tut-to” e dunque di non fare solo prove multiple o fare semplicemente dell’atletica in generale.

• Se il giovane si allena tre volte alla settimana, può plurispecializzarsi o specializzarsi nelle pro-ve multiple, si potrà allora cominciare ad orga-nizzare gli allenamenti in maniera tale da evi-tare di fare sempre le stesse cose o non di-menticare le differenti tecniche del futuro de-cathlon o eptathlon.

Atleta che si allena due volte alla settimana

Obiettivi generali:

• Lavoro tecnico nelle discipline.

• Abitudine al lavoro.

• Riscaldamento generale e specifico.

• Attività annesse (UNSS - Unione Nazionale Sport Scolastico…).

Atleta che si allena tre volte alla settimana

Obiettivi generali:

• Perfezionamento tecnica

• Lavoro di concatenazione non obbligatorio

• Allungamento

• Potenziale fisico per il lavoro tecnico

• Velocità e lavoro aerobico

• Attività annesse (UNSS…)

• Se il giovane si allena quattro volte o più, cioè se si allenava dunque tre volte l’anno prima, in una prospettiva di progressività, si può program -mare che un allenatore supplementare si inca-richi di seguirlo nel salto con l’asta, nel lavoro di condizionamento fisico… al fine di ottimizza-re gli allenamenti, offriottimizza-re le migliori opportunità di riuscita ai giovani aumentando il numero di sedute. Si evidenzia così il fatto che pochi allenatori fanno più di tre allenamenti alla settima -na… senza dimenticare le competizioni su due giorni! (vedere la tabella che segue).

Atleta che si allena 4-5 volte alla settimana

Lunedì Mercoledì Venerdì

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato

o domenica

• Inizio della programmazione dell’allenamento, inizio della muscolazione.

• Velocità, resistenza aerobica, ma anche velocità prolungata con o senza ostacoli.

• Lavoro sull’allenamento, punti deboli all’inizio della stagione e punti di forza alla fine della sta-gione.

Il lavoro specifico delle prove multiple si farà so-lo dalla categoria allievi. Cioè si affronterà il pro-blema dell’ordine delle prove, della gestione del recupero tra le prove, del calcolo dei punti nelle prove che portano più punti a breve termine, del-l’inizio del potenziamento muscolare... solo in que-sta fase.

Potrete fare riferimento al DVD “Entraînement en athlétisme” (Allenamento in atletica) con una ve-ra e propria progve-rammazione dell’allenamento e la nozione di specialità chiave.

A priori tutte le specialità, chiave o no, sono im-portanti, ma un atleta che non si sarà allenato nel-l’asta, trascurando di farla, non facendo neanche salti con l’asta nella sabbia, potrà avere delle gros-se difficoltà in gros-seguito.

Che dire degli ostacoli che necessitano di una coor-dinazione molto particolare e del giavellotto in cui le nostre atlete non riescono a volte a riprender-si più, una volta arrivate a livello internazionale.

In Francia purtroppo non siamo portati cultural-mente per i lanci, e quando confrontiamo i risul-tati dei nostri specialisti delle prove multiple nei

lanci con i nostri vicini tedeschi, le differenze so-no spesso considerevoli e irrecuperabili.

Infine, per qualsiasi decatleta è necessario avere una buona base di corsa (4 corse su 10 prove nel decathlon e tre su 7 nell’eptathlon, più tutte le corse delle rincorse), da sviluppare con delle an-dature differenti in ogni seduta.

Purtroppo per noi la maggior parte di quelli che non vanno troppo male nello sprint (meno di 11 secondi) si ostinano, e i loro allenatori anche, a focalizzare la loro attenzione sullo sprint, non ot-tenendo grandi risultati, mentre il margine di mi-glioramento sarebbe molto più alto nelle prove multiple.

Gli americani non hanno questo stesso approccio a priori!!

Delle idee da far acquisire ai giovani:

• Possono progredire in tutte le corse a partire da un lavoro regolare sugli ostacoli, l’inverso probabilmente può non essere vero.

• La progressione nei lanci è certamente propor-zionale al numero di lanci effettuati, cosa che potrebbe non essere vera per i salti.

• La ripetizione degli “esercizi fondamentali”, ese-guiti in maniera precisa deve essere una prio-rità per “l’educazione atletica”, il lavoro del pie-de, la dissociazione, la velocità e anche la resi-stenza aerobica, anche se allenata solo con la-vori sul ritmo di esecuzione, l’ampiezza dei per-corsi, il numero di ripetizioni e i tempi di recu-pero. Questo “lavoro” classico di riscaldamento deve anche divenire una parte importante del-la seduta, imprescindibile, a condizione che le correzioni tecniche siano fatte continuamente.

Non è possibile definire tutto i nostri propositi con maggiori dettagli, ma siamo perfettamente in li-nea con l’analisi tecnica, il lavoro indicato sul po-tenziamento generale, il lavoro muscolare che si trovano in tutti gli articoli di questa rivista.

BISOGNA SAPER

ben distinguere le prove multiple, prove imposte realizzate in un ordine preciso (decathlon, epta -thlon…) dalle prove combinate, prove a scelta rea-lizzate in qualsiasi ordine (triathlon…).

La formazione del giovane ha come obiettivi prio-ritari di creare un processo di funzionamento atle-tico in cui:

• Bisogna fare delle scelte.

• Costruire un atteggiamento.

• Apprendere dei ritmi.

• Sviluppare delle sensazioni.

• Praticare, ripetere e fissare delle abilità.

• Dare dei mezzi fisici.

Per costruire una predisposizione agli obiettivi favorendo il rendimento.

LEGENDA

Benjamin = ragazzo.

Minime = cadetto.

Cadet = allievo.

Gainage = la capacità del corpo di non deformarsi quando è sottoposto a presdeformarsioni. Lavoro di rin -forzo sulla zona pelvica (addominali e dorsali).

re. Inoltre, e forse è proprio per questo che è ri-tenuta la più sacra di tutte le piante, è la più gran-de gran-del loro habitat. Dopo che il mondo era stato creato, racconta il mito, il primo degli Esseri Ul-traterreni che lo rese abitabile iniziò proprio dal buriti2.

Geronimo

Le varie comunità tribali di questa etnia del Ma-to Grosso sono auMa-tonome, e l’influsso esercitaMa-to dalla nostra società non è stato uguale in tutte.

In un villaggio a forte influenza missionaria vive-va Geronimo, anziano leader venerato dalla sua gente. Quando raccontava le leggende indigene all’uomo bianco, le trasmetteva secondo la tradi-zione, con gli Esseri Ultraterreni xavante come pro-tagonisti, ma quando entrava in azione il «sogna-tore», allora ad apparirgli in visione era Gesù. Na-turalmente, come quasi sempre presso i popoli di interesse etnologico, il suo cristianesimo era ri-condotto ai parametri della sua cultura: Gesù gli si manifestava come Spirito Guida, ornato come un indio, con il corpo cosparso della loro caratte-ristica pittura rossa ricavata da una pianta che chiamano urucum (Bixa orellana), e le maracas (una zucca contenente dei semi) tra le mani.

― Un’altra volta scese per dire di fare la corsa del buriti, raccontò Geronimo. Quando lui vuole qual-che cosa, fa così. Arrivò e disse: «Comanda loro di tagliare il ceppo di buriti. Voi dovete continua-re a celebracontinua-re le vostcontinua-re feste. Non potete abban-donare le vostre feste; devono continuare sem-pre. Mi piace vedervi correre, ed è bello guarda-re quando vi dipingete e mettete i due bastonci-ni nelle orecchie. Se taglieranno il buriti, tu tra-smetterai loro questo canto che ora ti insegno:

“Perché restare senza feste? È il vostro diverti-mento3. La corsa del buriti è vostra; il gioco dei bianchi è il calcio. Se terminerete tutte le piante di buriti locali, non vi scoraggiate. Potranno esse-re lontane quanto si vuole, ma voi andate lo stes-La sera del 29 gennaio 1951 un gruppo di indios

Xavante si avvicinò a un manipolo di uomini bian-chi guidati dal canuto missionario salesiano Anto-nio Colbacchini. I primi sporadici contatti pacifici con questa tribù in precedenza evitata perché te-mutissima, erano iniziati da 5 anni. Gli indios, uno dopo l’altro, depositarono sull’anziano missiona-rio una polverina bianca, un rito che indica che lo avevano equiparato a quella che nella loro società è la «voce» più ascoltata: il sognatore. La parola del sognatore, in genere un anziano, è la più au-torevole proprio per la sua capacità di entrare in contatto con l’ultraterreno e manifestare ai com-pagni la volontà degli Immortali. Nella mitologia di questo popolo vi è solo una vaga e ininfluente presenza di un Creatore, e dominano gli Esseri a cui Creatore un tempo affidò il compito di tra-sformare ciò che lui aveva plasmato. Gli Immor-tali modellarono l’ambiente, crearono gli esseri umani, e istituirono le tradizioni degli Xavante. Tra queste ultime vi è anche il loro sport nazionale, una corsa a staffetta in cui il «testimone» è un pe-santissimo ceppo della palma buriti (Mauritia flexuosa)1. Questa palma è, per loro, la pianta sa-cra per eccellenza, che utilizzano in mille

manie-STORIA E CULTURA