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Punteggi Test Medicina, a Napoli i genitori dicono no al numero chiuso e si battono per la

Nel documento TOTALE USCITE STAMPA: 260 (pagine 194-197)

meritocrazia

A minare la fiducia nell’attuale sistema selettivo sono le numerose irregolarità presenti ogni anno. La parola al consulente legale: «Entro 60 giorni è possibile fare ricorso al TAR e rientrare in graduatoria»

All’indomani della pubblicazione della graduatoria anonima, per migliaia di studenti è questa l’ora più agitata tra speranze e timori. Si scorre la tabella, ci si cerca in quei numeri che nascondo giorni di studio e sogni del cassetto. A fianco a loro, davanti a un pc o ad un cellullare, madri e padri condividono le frustrazioni dell’attesa. Proprio i genitori che accompagnano i giovani studenti ai test di Medicina sono un universo a parte. Tengono la mano ai loro ragazzi, sorridono, sdrammatizzano, ascoltano ripetere un’ultima volta prima dell’ingresso in aula formule chimiche, premi Nobel, poeti contemporanei e teoremi geometrici. Hanno il gravoso compito di esorcizzare, nel momento di massima tensione. Sono in preda ad emozioni spesso contrastanti che cercano di dissimulare: da un lato la voglia di vedere i propri figli “spiccare il volo” e realizzare il sogno di una vita, dall’altro la paura che questo sogno si infranga contro il muro del numero chiuso e delle irregolarità. Sanità Informazione ha cercato di dar voce anche alle loro sensazioni a Napoli, presso il complesso universitario di Monte Sant’Angelo, sede dei test di accesso a Medicina e Chirurgia 2019.

«Mi sento piuttosto rassegnata – ammette una mamma trincerata dietro un paio di occhiali scuri forse per nascondere la notte insonne e le preoccupazioni – e credo ci siano delle alternative più valide rispetto al criterio del numero chiuso. Bisogna dare a tutti i ragazzi la possibilità di frequentare liberamente le facoltà prescelte. Si possono sicuramente trovare degli escamotage per poter far fronte, ad esempio alla carenza di aule».

«Speriamo che oggi vada bene, non solo a mio figlio, ma a tutti i ragazzi» è il bell’augurio del papà di Pasquale, che dalla provincia alle prime luci dell’alba si è messo in auto per essere qui in netto anticipo. «Se mancano i medici, forse sarebbe meglio sbloccarlo ‘sto numero chiuso, o almeno aumentare gli accessi».

«Siamo agitati e forse, a questo punto, confidiamo più nella fortuna che in altro» ammette un’altra mamma. E alla domanda se il numero chiuso possa essere considerato ancora un valido criterio, la signora non si espone ma i suoi sguardi la dicono lunga. A prendere la parola è il marito: «Meritocrazia. Questo dovrebbe essere l’unico criterio. Ricorsi per eventuali irregolarità? Non vogliamo pensarci ancora, viviamo alla giornata».

E sono in molti però a pensarci ogni anno, dopo aver riscontrato anomalie e irregolarità che hanno impedito ai loro figli di poter accedere al corso di studi in Medicina, e a fare effettivamente ricorso per poter ottenere l’agognata iscrizione al corso di laurea.

Ma quali sono le irregolarità più frequenti? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Andrea Alecce, consulente Consulcesi, società da anni in prima linea nel supportare gli studenti in questo tipo di controversie. «Ogni anno vengono riscontrate moltissime irregolarità, ad esempio in merito alle risposte che sono spesso errate, dubbie o “non originali” cioè copiate dai libri di testo utilizzati per la preparazione dell’esame. Ci sono poi irregolarità in merito allo svolgimento del test stesso, cioè la presenza e l’utilizzo di cellulari, la violazione dell’anonimato e della segretezza dei quiz. Insomma – continua Alecce – le anomalie sono tantissime, da ultimo il caso di Palermo dove quest’anno c’è stato un boom dell’acquisto di auricolari utilizzati poi per barare ai test. La presenza di noi consulenti all’interno delle sedi dei test ha lo scopo di verificare eventuali anomalie e irregolarità. Come? Principalmente – spiega – interfacciandoci con i ragazzi:

sono loro infatti a darci i feedback. Se qualcuno si ritiene leso da uno scorretto svolgimento dei test può proporre direttamente ricorso al TAR mediante una richiesta sospensiva, per chiedere al giudice competente la possibilità di ammissione nell’immediatezza ed eventualmente anche l’annullamento della graduatoria».

E sull’iter preciso da seguire: «In primo luogo venire ad informarci – spiega il legale – e da quel momento sarà nostra cura mettere a disposizione la nostra consulenza dettagliata. Il nostro compito è quello di indagare le irregolarità che effettivamente si sono verificate nei vari atenei. La cosa importante, nel momento in cui esca la graduatoria, è che gli interessati convalidino la loro partecipazione a questa graduatoria, in caso contrario non è possibile fare ricorso. Entro 60 giorni dalla pubblicazione della graduatoria è possibile proporre ricorso direttamente al TAR competente. I ragazzi – conclude il consulente – devono essere i primi promotori di feedback circa quello che succede nelle aule, sono loro i nostri occhi e le nostre orecchie». A supporto di genitori e studenti, Consulcesi ha messo a disposizione il portale web www.numerochiuso.info. All’interno del portale saranno, inoltre, consultabili tutte le novità inerenti il test.

A loro disposizione ci sono anche 1000 consulenti consultabili gratuitamente attraverso il numero verde 800.189091.

ANSA (FLUSSO) – 24 settembre 2019

Infrazioni Ue, 'su ex specializzandi più coraggio giudici'

Corona, "Italia sborsa milioni, soldi buttati. Governo studi"

"Ci vuole più coraggio da parte dei giudici" per risolvere la questione del termine di prescrizione relativo ai contenzioni avviati dai medici che da ex specializzandi non hanno avuto un adeguato trattamento economico". Lo ha detto Sergio Di Amato, già presidente della terza sezione civile della Suprema Corte, intervenendo al Convegno su "Inadempimento degli obblighi comunitari:

responsabilità degli Stati membri in ambito sanitario", che si è tenuto oggi alla Luiss di Roma.

"Il problema della prescrizione è ancora aperto - ha spiegato il magistrato - la Cassazione con una sentenza del 2011 ha fatto decorrere il termine dalla data delle legge del 1999 che attribuiva un indennizzo soltanto agli specializzandi che erano stati destinatari di un giudicato amministrativo favorevole".

"Ma c'è un'incongruenza giuridica. La situazione di incertezza si è risolta nel 2011 e quindi credo che la prescrizione debba decorrere proprio da quell'anno". "Mi auguro quindi che la Cassazione possa tornare sui suoi passi - ha concluso - e in mancanza mi auguro un intervento della Corte europea di giustizia che deve essere sollecitata da un giudice nazionale".

Nel corso del Convegno, è stata presentata una analisi per quantificare l'esborso annuo da parte dell'Italia nei confronti dell'Ue in termini di sanzioni seguite alle procedure di infrazione. "Solo nel 2018 l'Italia ha sborsato 149 milioni di euro. Per la vicenda delle acque reflue in 15 anni sono stati pagati 25 milioni. Sono tutti soldi buttati, nel nostro Paese c'è una situazione incancrenita. Il messaggio per l'attuale governo è che bisogna studiare e fare i compiti", ha affermato Daniela Corona, docente di Inadempimento di direttive comunitarie e obblighi risarcitori dello Stato nell'ambito sanitario della Luiss e relatrice dello studio.

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