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Tre i punti chiave: sanzioni, prezzi delle materie prime e interruzioni delle catene di approvvigionamento

Nel documento SPECIALE CRISI UCRAINA. siderweb (pagine 21-24)

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Il conflitto tra Russia e Ucraina influenzerà l’economia globale attraverso tre canali principali: sanzioni, prez-zi delle materie prime e interruprez-zioni delle catene di approvvigionamento.

Le sanzioni contro la Russia

Il 28 febbraio gli Stati Uniti hanno presentato un pac-chetto di sanzioni contro la Banca centrale russa (CBR) a cui si è accumunata l’Ue. Queste sanzioni impediscono al CBR di accedere a circa la metà dei 643 miliardi di dollari che detiene nelle riserve valuta-rie, bloccando la sua capacità di convertire in rubli le attività detenute in dollari statunitensi e in euro. La mi-sura impedisce anche alla Russia di attingere al suo fondo sovrano di emergenza, il National Wealth Fund (NWF) creato nel 2008 per supportare il sistema pen-sionistico della Federazione Russa. A fine 2021 il NWT aveva una dotazione di circa 180 miliardi di dollari, pari al 12% del Pil russo. Inoltre, USA e Ue hanno deci-so di estromettere alcune banche russe (non quelle che gestiscono i pagamenti legati all’import-export di gas) dal sistema internazionale di transazioni SWI-FT. Alle banche dell’Ue è vietato accettare depositi da cittadini russi oltre i 100mila euro e ad alcune

so-cietà russe statali è stato bloccato l’accesso ai fon-di europei. Da parte loro, gli Stati Uniti hanno vietato l’accesso al mercato finanziario statunitense a tredici società russe, tra cui banche, imprese energetiche e dei trasporti. Colpiti anche alcuni esponenti di primo piano del cerchio magico di Putin e le loro famiglie.

Per quanto riguarda le sanzioni sulle esportazioni, è vietato esportare in Russia aerei, parti e attrezzatu-re dell’industria aeronautica e spaziale. Le attrezzatu-restrizioni riguardano anche le esportazioni di beni a duplice uso (civile e militare). Alcune conseguenze di que-ste sono già evidenti: il rublo si è svalutato di oltre il 30%; i titoli azionari dei principali gruppi russi, quotati alla Borsa di Londra attraverso i depositary receipts, hanno perso più del 90% del loro valore; le principali società di rating internazionali hanno declassato la Russia nella categoria di Paesi che rischiano di non poter rimborsare il debito. Ciò significa che i titoli del debito sovrano russo potranno essere utilizzati sempre meno per tutta una serie di operazioni finanziarie.

I prezzi delle materie prime

L’effetto più grave del conflitto tra Russia e Ucraina per l’economia mondiale si sta manifestando, e si

ri-velerà in tutta la sua pervasività se la guerra si protrar-rà nel tempo, nell’aumento dei prezzi delle materie prime, a causa di tre fattori:

- i prezzi del petrolio rimarranno significativamente al di sopra dei 100 dollari al barile fino a quando infu-rierà il conflitto in Ucraina. La minaccia di sanzioni sul-le esportazioni russe di idrocarburi e l’incertezza sulsul-le forniture aggraveranno l’attuale tensione del merca-to. Alcuni grandi importatori di petrolio dalla Russia stanno bloccando le importazioni per paura degli effetti delle sanzioni sulle transazioni finanziarie con entità russe. Va ricordato che, secondo BP Statistical Review of World Energy 2020, la Russia è il sesto Paese al mondo per riserve petrolifere, con 107 miliardi di barili. Ma è al secondo posto per produzione, dopo gli Stati Uniti.

- I prezzi del gas aumenteranno di almeno il 50%

quest’anno, dopo un incremento del 400% nel 2021.

L’Europa ha scorte limitate e ci sono preoccupazioni per le forniture di gas per la stagione invernale dell’e-misfero settentrionale 2022/23. Se la Russia non rifor-nisse l’Ue del suo gas naturale, il Vecchio Continen-te potrebbe resisContinen-tere fino all’estaContinen-te; bisogna quindi partire subito con il ri-stoccaggio. Questa operazione negli scorsi anni è sempre avvenuta facendo ricorso al gas russo, perché era quello meno costoso e arri-vava in abbondanza per prepararci all’inverno. Ma nell’attuale scenario di guerra, il ri-stoccaggio non

può che avvenire a un prezzo molto più alto rispetto a prima. Ecco perché dieci Paesi membri dell’Ue, tra cui l’Italia, si sono detti contrari a sanzioni occidentali che riguardano l’energia. Una distruzione comple-ta degli approvvigionamenti russi, che include oltre ai flussi attraverso l’Ucraina anche la Bielorussia e il gasdotto Nord Stream, non si può escludere a priori.

Tale distruzione avrebbe però un impatto devastante non solo per l’Ue ma anche per la Russia stessa, sia economicamente che in perdita di credibilità come fornitore di energia. Secondo l’Economist, una distru-zione completa dell’approvvigionamento di gas rus-so si tradurrebbe, ai prezzi correnti, in una perdita di sei miliardi di dollari al mese. Alla quale sarebbero da aggiungere penali per il non rispetto delle clausole contrattuali di fornitura. Tale credibilità sarebbe com-promessa anche con altri clienti; la Cina potrebbe infatti domandarsi se aumentare la dipendenza da un Paese che non esita a tagliare le forniture ai pro-pri migliori clienti. Lo scenario più probabile è che la Russia continui la sua politica di fornitura dei minimi contrattuali. Ciò le consentirebbe di continuare ad applicare una pressione sull’Ue minimizzando le per-dite derivanti dalla vendita del gas in caso di interru-zioni delle forniture.

- La Russia è anche uno dei principali produttori di diversi metalli di base, che registreranno tutti aumenti di prezzo. Dopo i picchi in tutti questi mercati lo scor-so anno, i prezzi rimarranno ai massimi livelli finché il conflitto continuerà. Ciò avrà un impatto sostanziale sui settori industriali in tutto il mondo. La Russia è infatti il terzo produttore di metalli al mondo, con quote che vanno dal 50% per il palladio, al 30% per l’uranio, al 20% per il nickel, al 15% per il plutonio e al 10% per l’al-luminio. I flussi di materie prime metalliche, già altera-ti, potrebbero subire ulteriori contrazione nell’offerta a causa di: interruzioni nei flussi commerciali provo-cate da sospensioni delle spedizioni; elevato premio al rischio dovuto alla forte divergenza fra i prezzi spot molto più alti dei future a medio termine dei future;

mercati più sottili e volatili, in quanto i trader prefe-riscono evitare metalli di origine russa, temendo un contesto simile a quello già vissuto con le precedenti sanzioni sull’alluminio nel 2018.

- I prezzi delle materie prime agricole (grano, mais, orzo e colza) aumenteranno. Presi insieme, Russia e Ucraina rappresentano più di un quarto del commer-cio mondiale di grano e producono il 12% delle ca-lorie consumate a livello globale. Le interruzioni delle rotte commerciali del Mar Nero aumenterebbero la pressione sui prezzi dei cereali. Sempre per quanto riguarda l’agricoltura, va rilevato che la Russia è il ter-zo produttore mondiale di fertilizzanti (cloruro di po-tassio) dopo il Canada e la Bielorussia.

Le catene di approvvigionamento

Le sanzioni avranno un impatto sulle catene di ap-provvigionamento e sul commercio, poiché le azien-de faranno fatica a trovare canali finanziari attraver-so i quali condurre scambi commerciali con la Russia.

Inoltre, la possibile distruzione di alcune infrastrutture di trasporto (in particolare i porti in Ucraina) aggra-verà i problemi esistenti nella catena di approvvigio-namento. L’interruzione delle supply chain proverrà da tre fonti: difficoltà che interessano le rotte terre-stri; restrizioni sui collegamenti aerei; la cancellazione delle rotte marittime dall’Ucraina:

- le rotte commerciali terrestri tra l’Asia e l’Europa sa-ranno interrotte poiché il transito attraverso la Russia diventerà più difficile o impossibile dal punto di vista della conformità, della reputazione o della sicurezza.

Ciò influenzerà in particolare alcune società cinesi, che durante la pandemia di Covid-19 hanno aumen-tato il loro traffico su rotte terrestri attraverso la Russia (in rotta verso l’Europa) come alternativa al trasporto marittimo e aereo;

- i legami aerei tra Russia ed Europa e, a loro volta, Asia ed Europa saranno gravemente ostacolati in seguito alla decisione dei Paesi dell’Ue di chiudere il proprio spazio aereo ai velivoli e alle merci russi, e

alla misura reciproca della Russia di chiudere il pro-prio spazio agli aerei europei. Circa il 35% del traspor-to globale di merci veniva trasportatraspor-to per via aerea prima della pandemia, circa la metà era trasportata su aerei passeggeri;

- le rotte marittime attraverso il Mar Nero saranno cancellate per diverse settimane a seguito della de-cisione dell’Ucraina di chiudere il trasporto commer-ciale e della decisione della Turchia di limitare il tran-sito attraverso il Bosforo. Questa situazione avrà un impatto notevole sulle spedizioni di grano in transito attraverso i porti ucraini, russi e forse bulgari e rumeni.

L’inflazione

L’aumento dei prezzi delle materie prime alimenterà l’inflazione globale quest’anno e con molta proba-bilità anche nel 2023. L’inflazione, prevista dal FMI intorno al 3,5-4% per quest’anno, subirà un deciso balzo all’insù superando il 6%, dati gli enormi picchi dei prezzi delle materie prime. L’aumento dei prezzi solleverà anche questioni difficili per le banche cen-trali che avevano intrapreso un corso di progressivo inasprimento monetario per frenare l’inflazione, ma che ora sono preoccupate per l’impatto del conflitto russo-ucraino sulla ripresa post pandemia.

La crescita

L’impatto economico del conflitto si farà sentire prin-cipalmente in Ucraina e Russia, con un calo del PIL peri quest’ultima stimato tra il 5 e il 7%. Anche i Paesi dell’Europa orientale più esposti al commercio con la Russia subiranno un duro colpo dal conflitto. Altro-ve in Europa, l’Ue subirà le conseguenze dello shock energetico, dell’interruzione della catena di approv-vigionamento e del commercio, con un calo del PIL di quasi un punto percentuale. La revisione al ribasso delle prospettive di crescita dell’Europa porterà an-che a una revisione della previsione di crescita glo-bale di 0,5 punti percentuali, a circa il 3,4% dal 3,9%

precedente.

Il conflitto russo-ucraino

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