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Con quali occhiali leggere il ciclo de L’amica geniale

ESSERE LA MADRE ANONIMA DI UN ROMANZO CHE HA NOME

III.5. Con quali occhiali leggere il ciclo de L’amica geniale

Le stime sulle vendite mondiali del ciclo de L’amica geniale non lasciano spazio a dubbi:338 Elena Ferrante ha saputo consolidare la sua posizione tra le fila di quegli autori che, con la propria opera, hanno contribuito a risollevare il panorama degli acquisti editoriali degli ultimi anni, accendendo notevoli discussioni riguardo la peculiarità più intrinseca e al tempo stesso anche più impenetrabile della sua narrativa: «I lettori […] hanno avvertito soprattutto l’irresistibile malia del racconto. Hanno goduto di quel piacere insostituibile che è il piacere di leggere. […] un mondo colmo di parole e di invenzioni che non ci danno tregua e, volume dopo volume, ci trascinano – direbbe Mario Lavagetto – “sul nastro vertiginoso degli ‘…e poi…e poi…’”».339

Una comune percezione dunque di

336

«Many of the woman present […] came in pairs» (ANDREA DENHOED, Ferrante Fever in Brooklyn, cit.).

337 Cfr.S.M

ILKOVA, The Translator’s Visibility or the Ferrante-Goldstein Phenomenon, cit., p. 173.

338 I suoi testi, da quanto si afferma nel «The New York Times» sono stati in grado di vendere cinque milioni

e mezzo di copie (di cui tre milioni solo in lingua inglese e un milione in italiano) in oltre cinquanta paesi (cfr. ALEXANDRA ALTER, ‘Ferrante Fever’ Continue sto Spread, in «The New York Times», 7 dicembre 2016, https://www.nytimes.com/2016/12/07/arts/ferrante-fever-continues-to-spread.html; ultimo accesso 3 gennaio 2018).

339 M

ATTEO PALUMBO, Fenomeno Ferrante, il piacere di leggere, in «Repubblica.it», 1 settembre 2016, http://napoli.repubblica.it/cronaca/2016/09/01/news/fenomeno_ferrante_il_piacere_di_leggere-146992001/ (ultimo accesso 3 gennaio 2018).

smarrimento e dipendenza340 che disorienta inizialmente i lettori e in seguito li stimola a individuare una sfera entro cui designare quest’insieme di testi concatenati. Cimentandosi nel rintracciare una possibile direttrice interpretativa, vi è stato chi ha voluto rivolgersi al ciclo ferrantiano nei termini di un poema epico, comparando Elena e Lila alla celebre quanto complementare coppia di Ulisse e Penelope:

Dimostrando capacità intellettuali non comuni, Elena lascia la casa materna […] per studiare alla normale di Pisa […]. Lila, come Penelope a Itaca, rimane nel loro rione napoletano: dotata di un’intelligenza creativa e capace di ingannare il prossimo, non è meno assediata dai Proci. Per Elena, poi, Lila assume anche tratti provenienti da altri personaggi femminili dell’Odissea: da giovane ha la freschezza di Nausicaa, e spesso sembra esercitare le arti negromantiche di Circe.341

Le mitiche vesti che le due amiche – in quest’accezione – sono chiamate a indossare si rivelano però tanto più modulate sulle singole fattezze, quanto più intercambiabili.342 Il racconto dell’intelligenza che coinvolge sotto forme diverse entrambe le protagoniste è inoltre formalmente assecondato da una tendenza a ricorrere a dialoghi indiretti e da una descrizione che avanza per accumulo di particolari, consuetudini narrative di un genere antico e altresì destinato a narrazioni eroiche e gloriose che, nel caso delle vicende ferrantiane, si adatta senza stonature a una nobile ed eccezionale amicizia fra donne.

Anche lungo quest’ultimo asse di altalenante – come ogni relazione potente – alleanza e intesa femminile sono stati orientati i volumi dell’autrice: come osserva con

340 Come osserva anche la studiosa Gambaro, «La scommessa è stata vinta in forza dei notevoli effetti di

coinvolgimento che la debordante affabulazione dell’autrice esercita su chi legge: per quanto banale, il primo dato critico da sottolineare è che la pluridecennale epopea di Elena e Lila […] è spesso straordinariamente avvincente. Proprio sulla capacità di catturare il lettore e sulla fascinazione del plot si sono non a caso concentrati i recensori statunitensi, che hanno accolto l’opera entusiasticamente […]» (E. GAMBARO, Il

fascino del regresso, cit., p. 169).

341

C.MANFREDI, Donne in mezzo ad altre donne: il nome di Elena Ferrante, cit.

342 «Lila non è solamente l’opposto di Ulisse: chi più di lei possiede ciò che Ippolito Pindemonte tradusse

come “multiforme ingegno”? […] un’intelligenza profondamente creatrice, un genio in grado di esprimersi in ogni disciplina. Il romanzo stesso si apre con la sua scomparsa, che forse è la versione ferrantiana del “folle volo” della tradizione dantesca» (ibidem).

entusiasmo Benedetti, «È straordinario che un libro italiano si imponga in un contesto difficile come quello statunitense; splendido che il libro in questione sia una storia edulcorata e non banale di un’amicizia tra donne, sentimento che, come lamentava Virginia Woolf, per secoli non ha avuto cittadinanza nel mondo delle lettere».343 Non è un caso che il mercato editoriale americano – che ha degli indiscussi influssi su quello italiano – negli ultimi tempi si sia impegnato a proporre storie di amicizia femminile o, più in generale, a raccontare i più celati meccanismi dei rapporti fra donne.344 La stessa Tiziana de Rogatis, la quale più volte è stata in queste pagine chiamata in appello a sostenere argomentazioni intorno al ciclo de L’amica geniale, insiste su questo punto, evidenziando però i risvolti più marcatamente competitivi di tale dinamica: «A Ferrante non interessa l’incontro tra due soggettività che si rappresentano come disincarnate e sovrane, e racconta invece l’amalgama terribile di invidia e riconoscimento elettivo da cui l’amicizia tra due donne, due dominate in cerca della loro emancipazione, inevitabilmente è costituita».345 Da qualunque parte decidano di dirigersi le forze d’attrazione e quelle di repulsione fra Elena e Lila, è comunque chiaro che l’ineguagliabile – e al contempo normale e possibile – rapporto di questi due personaggi conduca il lettore a contatto con la potenza destabilizzante di una narrazione che racconta un sentimento tanto comune quanto

343

L.BENEDETTI, Elena Ferrante in America, cit., p. 113. Sempre Benedetti – nel paragrafo di un altro suo saggio specificamente orientato ad analizzare la mancata presenza in campo letterario italiano di una storia incentrata sull’amicizia femminile – afferma: «Le coppie di amici sono rigorosamente al maschile, da Achille e Patroclo a Eurialo e Niso a Cloridano e Medoro, se si prescinde dal legame, appena abbozzato, che lega Erminia e Clorinda nella Gerusalemme liberata. C’è dunque un’autentica necessità di opere che elaborino questa relazione, che permettano di concettualizzarle. Fino al tentativo de L’amica geniale, la stessa Elena Ferrante aveva trascurato il potenziale dell’amicizia femminile. Le donne dei suoi romanzi sono rivali (I

giorni dell’abbandono) o invischiate in trame di desideri che rendono impossibile, per quanto desiderato, un

contatto (La figlia oscura). L’amore molesto è invece segnato dalla presenza della madre quale dominatrice assoluta della scena, doloroso oggetto di un amore totalizzante per poter essere mai pienamente corrisposto, un amore che rende ciechi riguardo l’eventuale presenza di figure femminili alternative» (EAD., Il linguaggio

dell’amicizia e della città, cit., p. 173).

344

Cfr. C.MANFREDI, Donne in mezzo ad altre donne: il nome di Elena Ferrante, cit. Tra i testi citati da Manfredi che trattano di dinamiche femminili, uno dei più recenti è The Girls di Emma Cline, lanciato con grandi aspettative anche in Italia. Si veda EMMA CLINE, Le ragazze, trad. it. di Martina Testa, Torino, Einaudi, 2016 (New York 2016).

345

autentico, nascosto – a dire della giornalista del «The New York Times» Rachel Donadio – sotto il velo di maya della nostra trascurabile quotidianità:

Like many, I came rather late to Ferrante. Reading her for the first time this year was revelatory. Is it possible that in all those years of Silvio Berlusconi’s Italy – the Italy of showgirls and underage girls, of reality television and plastic surgery, […] – is it possible that here, all along, was a clear and terrible voice, fully inhabiting the historical moment yet also transcending it, telling the stories of Italian women in all their contradictions and force? Can it really be possible that she has been here all along, if only we had turned off the television to listen?346

È a partire proprio dal particolare – il resoconto, volume dopo volume, delle vorticose vicende che animano la vita delle due protagoniste –, che l’opera ferrantiana esegue il suo impercettibile ma continuo trapasso all’universale: ad animare le pagine si muove infatti «una folla di personaggi che – insieme a loro – cambiano, soffrono, amano e sbagliano»347 e nel loro poliedrico agire348 contribuiscono a dar vita a «un’epopea che è, insieme, personale e corale».349 A proposito di questa capacità di mettere in scena tutta la vita nella sua interezza, Laura Buffoni paragona l’opera di Ferrante a quella di due autori americani, Donna Tartt350 e Jonathan Franzen,351 i quali hanno saputo distinguersi nel

346

R.DONADIO, Italy’s Great, Mysterious Storyteller, cit.

347 G

IULIA GALEOTTI, Tela sull’orlo. Il sorprendente quartetto di Elena Ferrante, in «L’Osservatore romano», 13 giugno 2015, http://www.osservatoreromano.va/it/news/tela-sullorlo (ultimo accesso 4 gennaio 2018).

348 «L’amica geniale rappresenta un’opera corale che attraverso gli occhi e le parole di Elena Greco racconta

le dinamiche e gli abitanti di un rione che ha radici nel cuore di Napoli. Leggendo i quattro volumi che compongono l’opera si ha l’impressione di addentrarsi nei vicoli soleggiati di Elena e Lila, di respirare l’atmosfera di una città viva e ribelle, di scorgere le botteghe, il mare, le case umide con i cortili sempre aperti ai vicini e ricettivi ai nuovi accadimenti» (E. SEVERINO, L’amica geniale di Elena Ferrante: il

racconto di una splendida e tenebrosa amicizia, cit.).

349 G.G

ALEOTTI, Tela sull’orlo. Il sorprendente quartetto di Elena Ferrante, cit.

350 Il cardellino, romanzo con cui Donna Tartt è stata vincitrice del premio Pulitzer per la narrativa del 2014,

è un’opera che racconta l’esistenza di Theo Decker, un adolescente la cui vita cambia radicalmente in seguito a un evento improvviso e tragico (DONNA TARTT, Il cardellino, trad. it. di Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai, Milano, Rizzoli, 2014, Boston 2013).

351 Le correzioni e Purity sono due titoli a cui Jonathan Franzen lega, con una grande abilità di scrittura, un

universo familiare e generazionale. Si veda JONATHAN FRANZEN, Le correzioni, trad. it. di Silvia Pareschi, Torino, Einaudi, 2005, New York 2001; ID., Purity, trad. it. di Silvia Pareschi, Torino, Einaudi, 2016, New

panorama della letteratura contemporanea per l’abilità di scrivere «romanzi ipertrofici che abbracciano l’arco di intere esistenze»,352

testi che solitamente confinano ampiamente con il romanzo di formazione e un amalgama di altri generi diversi: il ponte letterario che, tramite un’analoga costruzione di romanzi-vite, congiunge l’autrice con i sopracitati scrittori americani dalle medesime peculiarità narrative, contribuisce a implementare il già indagato consenso oltreoceano di Ferrante.

Dopo i vari tentativi di delineare per il ciclo de L’amica geniale una dimensione epica, femminile, corale e formativa entro i cui confini permettere a questa di muoversi nel modo più agevole, vi è stato chi, come Raffaele Donnarumma, si è chiesto quale sia lo spazio che l’autrice attribuisce al romanzo e che posto occupino i suoi testi tra le narrazioni odierne. Donnarumma evidenzia il merito ferrantiano di essere sì consapevole – nell’architettura dei suoi personaggi – dell’incrocio fra la vita del singolo e il destino più generale, ma anche che quest’inevitabile contatto non provenga mai da un incontro diretto con la Storia. Quest’ultima infatti si avvicina ai protagonisti, ma al contempo li sfiora soltanto, modifica la loro condizione, ma non determina la loro natura: i grandi eventi costituiscono solo uno sfondo, non si trasformano mai in vero e proprio oggetto di narrazione.353 Se la misura del ciclo ferrantiano non è dunque la storia, «Il vero spazio del romanzo, per lei, è la psicologia sociale, cioè il luogo in cui davvero l’individuo è dentro il mondo degli altri, perché ne è condizionato, o ci si conforma, o vi resiste; perché lo riconosce come proprio o protesta la sua estraneità ad esso; perché lo subisce o cerca di mutarlo».354 Per una naturale condivisione di intenti nella costruzione dei personaggi, il paragone con Elsa Morante risulta, per l’autore del saggio, quasi istintivo: «Come accade

York 2015.

352 L.B

UFFONI, Elena Ferrante sono io, cit.

353 Cfr. R

AFFAELE DONNARUMMA, Il melodramma, l’anti-melodramma, la Storia: sull’Amica geniale di

Elena Ferrante, in «allegoria», III s., a. XXVIII, 73, gennaio/giugno 2016, p. 146.

354

in Menzogna e sortilegio, […], il carattere è sempre anche questione di ereditarietà e di rapporto con il proprio ceto, cioè ha a che fare con il tempo lungo della biologia e quello breve delle esperienze individuali».355