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La qualità degli eletti

5.1 I problemi della democrazia verticale

5.1.1 La qualità degli eletti

Nel precedente capitolo, trattando del meccanismo di elezione, si è visto che il principio di maggioranza è strumento necessario al fine di eleggere degni rappresentanti del volere del popolo. Si tratta quindi di uno strumento, ma di uno strumento a fine qualitativo.

Il fatto, spiega Sartori, è che troppo spesso nella realtà tale fine viene subordinato al principio quantitativo, perdendo quindi la sua ragione d’essere. Il processo elettivo viene quindi stravolto nel suo inverso. Se

le elezioni dovevano essere uno strumento quantitativo adibito a un fine di selezione qualitativa, l’esigenza di far numero ha subordinato a sé l’esigenza della qualificazione. Il meccanismo ha preso la mano ai macchinisti, e se l’intenzione era di contare per scegliere, le odierne democrazie funzionano contando molto e scegliendo poco. La tirannide dei numeri «avvalora la quantità» e cioè svaluta la qualità389.

388 Ivi, pp. 271-72. Si veda anche DC, cap. 12. In particolare, a pag. 236 Sartori illustra il rapporto tra democrazia

e mercato. La democrazia, spiega Sartori, non produce benessere. Se alla democrazia è associato uno stato di benessere «è probabilmente perché le democrazie non disturbano i processi economici più di tanto, e cioè lasciano fare il mercato […]: la vittoria del mercato è schiacciante». Il mercato, spiega Sartori, «non è condizione sufficiente di democrazia, […] il quesito [è] se la democrazia trovi nel mercato una sua condizione necessaria». Ebbene secondo Sartori, per «quanto sistema politico e sistema economico siano o diventino strettamente interconnessi, le due cose non sono mai la stessa, e il requisito politico della liberal-democrazia è la diffusione del potere: una diffusione-dispersione atta a consentire spazio e tutela alla libertà individuale. Non è che la liberal-democrazia rifiuta una economia pianificata di Stato perché la democrazia capitalistico-borghese nasce e sussiste per difendere la proprietà privata; è pregiudizialmente, perché qualsiasi concentrazione di potere […] crea un potere sover- chiante contro il quale all’individuo non resta possibilità di difesa. Dunque, la tesi è che i sudditi diventano cittadini con diritti e voce solo all’interno di strutture politiche, economiche e sociali che spezzino il potere concentrato […]. Ma […] l’accoppiata democrazia-mercato è ottimizzante; non è ancora dimostrato, a rigore, che sia obbligata e obbligante». Si veda anche Bobbio, La democrazia realistica: per Sartori, uno dei rischi maggiori che corre la democrazia oggi è quello di essere schiacciata dalle regole del mercato, venendo quindi erosa da «una visione puramente economicistica della politica».

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Ma perché manca la qualità? Prima di tutto ciò accade perché, come si è visto nel prece- dente capitolo, alla democrazia verticale mancano valori, manca una base prescrittiva.

«Negli ultimi decenni il “coro dei valori” è stato vivacissimo. Come è che è stato del tutto afono in materia di melior pars? Se è vero che la democrazia poggia sulle elezioni, come non preoccuparsi di elezioni che non selezionano, e che anzi selezionano al rovescio?»390.

Ancora una volta dunque, anche per quanto riguarda la democrazia liberale, ciò che crea problemi è la mancanza di equilibrio fra prescrizione e descrizione, fra ideali e fatti.

La democrazia verticale risulta essere priva di qualsiasi giustificazione. Gli ideali della democrazia quali sovranità popolare, eguaglianza e autogoverno sono infatti rimasti gli stessi dal IV secolo a.C, dalla democrazia antica391. Ma questi ideali giustificano la democrazia di- retta, non la democrazia rappresentativa; «ancor oggi la deontologia e la pressione dei valori democratici si rivolgono soltanto alla dimensione orizzontale della politica»392.

Quello che manca è dunque un valore che giustifichi la verticalità della democrazia e la presenza di figure capaci, di élite in grado di gestirla. Valdimer Orlando Key ritiene che «il punto critico per la buona salute di un ordine democratico sta nelle credenze, negli standards e nella competenza di quanti rappresentano, nell’ordine, la classe influente, i leader d’opinione, gli attivisti politici […]. Qui stanno le responsabilità quando una democrazia tende alla deca- denza e al crollo»393, e per queste responsabilità, non esiste giustificazione, non esiste un soste- gno di valore.

Anche nella liberal-democrazia dunque, prevale ancora l’aspetto orizzontale della poli- tica. Ma se si vuole dare importanza al suo funzionamento è irrazionale che la questione quali- tativa passi in secondo piano. Se il volere del demos deve essere rispettato tramite le elezioni, al demos deve essere garantita anche una certa qualità394. Invece,

discutiamo come se il problema fosse soltanto di quale sistema sia il «più democratico». Che cosa vuol dire? Si vuol quasi sempre dire che la proporzionale è giusta e l’uninominale ingiusta, e che il problema è di «esatta rappresentazione», di esatta proporzione tra voti e seggi. Sarà. Resta che a questo modo si perde interamente di vista che l’elezione dovrebbe anche essere una selezione e che, alla fin fine, la richiesta più chiesta del cittadino è il buon governo. Dal che

390 Ibidem.

391 Cfr. Giovanni Sartori, Democrazia competitiva e élites politiche, in «Rivista Italiana di Scienza Politica»,

12/77, Vol. 7 (3), p. 327;

392 Ibidem.

393 Ivi, p. 328. Sartori cita Valdimer Orlando Key, Public Opinion and American Democracy, Knopf, New York,

1961, p. 558.

394 Sul tema della qualità delle élite si veda anche R. Dahrendorf, Mediocre Élites Elected by Mediocre Peoples,

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risulta che l’essenziale non sono le «esatte proporzioni» tra paese eleggente e paese degli eletti, ma è che la parte maggiore sia indirizzata a cercare la valentior pars, la parte più valente. Per- tanto il sistema elettorale che più conviene alla democrazia è, prima di tutto, quello che meglio predispone la scelta qualitativa dalla quale dipende il buon esito degli esperimenti democratici. Se si elegge per stabilire chi ci dovrà comandare, il miglior metodo sarà quello che attende a selezionare una buona leadership395.

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