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III. Dopo Giulio Agricola La memoria storica di un grande

6.2 Una questione di generi

L’esegesi di un’opera letteraria prevede, di norma come primo atto, l’individuazione del genere entro il cui canone essa debba essere inserita e, di conseguenza, interpretata; un passaggio piuttosto comune e semplice che spesso viene soddisfatto dallo stesso autore per mezzo di indicazioni e/o scelte stilistiche esplicite. Tuttavia, l’Agricola, a causa di una complessità intrinseca, rappresenta un’eccezione. La critica ha per oltre un secolo discusso circa il genere letterario entro il quale inscrivere il lavoro di Tacito senza giungere a una conclusione universalmente condivisa: pamphlet politico anti domizianeo; riflessione etico- morale in funzione anti tirannica o persino anti imperiale; opera

347 Soverini 2004, p. 5-7.

348 L’asservimento e la repressione della virtus appaiono due tra i temi più

ricorrenti dell’opera che, ponendosi come sfondo alla narrazione, vengono riportati alla luce da Tacito in modo più o meno esplicito in relazione al contesto; questi sono riscontrabili nitidamente in TAC. Agr. 3,2.

138 annalistica; biografia encomastica; biografia elogiativa o elogio biografico sono solo alcune delle categorizzazioni proposte; infine vi è persino chi ha affermato l’inutilità di profondere energie in una simile discussione349. Tutte considerazioni ed ‘etichette’ corrette ma, al contempo, errate se considerate le une escludenti rispetto alle altre. L’Agricola, infatti, non si può inscrivere in un unico genere letterario, ma deve essere inteso come la sintesi di generi diversi, che si fondono e si compenetrano, a seconda degli obiettivi specifici delle diverse pagine dello scritto. L’Agricola è stato composto, infatti, per venire letto attraverso livelli interpretativi diversi350.

Un primo genere adottato da Tacito nell’Agricola è quello biografico e, più precisamente, la biografia dei personaggi esemplari, degli exempla virtutis. Nella storiografia romana – e, in particolar modo, in quella repubblicana – questo genere ha riscosso notevole fortuna351. Il fine di tale categoria letteraria è quello che Tacito stesso, nel primo capitolo, descrive: “clarorum

virorum facta moresque posteris tradere, antiquitus usitatum, ne nostris quidem temporibus quamquam incuriosa suorum aetas

349 Marchesi 1962, pp. 1-13. La critica mossa da Marchesi – in parte

giustamente – alle troppe energie profuse in relazione all’individuazione di un genere letterario definitivo e condiviso, sembra non tener conto di quanto importante sia identificare un canone di riferimento per poter interpretare e giudicare un’opera; di conseguenza, la discussione deve necessariamente individuare il genere ed il canone stilistico e formale ad esso legato. Ceva 1990, p. 7.

350 Per una trattazione dei tratti peculiari del pensiero tacitiano vd. Syme

1956, pp. 521-534.

351 Per una trattazione specifica del genere biografico vd. Gentile – Cerri 1983;

Petersmann 1991. Gli exempla virtutis erano quegli individui che, grazie all’integrità etica, morale e politica dimostrata in vita, venivano giudicati esempi di virtù da imitare; essi rappresentavano il modello di comportamento che ogni cittadino romano avrebbe dovuto seguire e, per tale ragione, le loro biografie venivano composte e tramandate. Vd. supra.

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omisit”352; e, in chiusura, egli afferma di voler “vitam defuncti

hominis”353. La dichiarazione esplicita dell’autore sembra chiarire il carattere biografico dell’opera e l’intenzione di porre in evidenza, quale fulcro narrativo, la vita e le virtù di un individuo: Gneo Giulio Agricola. Tacito, se escludiamo il proemio e l’epilogo, si sofferma infatti sulle sue origini familiari, sull’adolescenza, sul cursus

honorum, sul lungo governatorato di Agricola in Britannia fino a

trattare degli ultimi anni e la morte. Il canone classico è inoltre rispettato inserendo il racconto biografico all’interno di un contesto storico dai vivaci risvolti etico-morali: l’autore, infatti, consapevole dell’importanza educativa della Storia, ammette di voler tramandare la biografia di Agricola spinto dal valore (etico e) storico in essa contenuto; al contempo, si impegna a condurre il lettore verso delle riflessioni (storiche ed) etiche non solo relative al Bene ma, soprattutto, al Male, così da porre un riferimento educativo che aiuti il Senato e la popolazione di Roma a non commettere nuovamente gli errori che avevano alimentato il potere di Domiziano354. Di primo acchito, la lettura del testo ci conduce quindi ad attribuire l’opera al genere biografico. Tuttavia, ad un esame più attento si riscontra un allontanamento dalla biografia propriamente detta: innanzitutto, il legame personale e sincero di Tacito con il suocero Agricola porta i toni della narrazione sempre più lontani da quel distacco emotivo che può essere riscontrato nelle biografie di Cornelio Nepote e che è proprio del genere; al contempo, l’Agricola si discosta anche dal gusto aneddotico di Svetonio poiché contraddistinto da un più attento senso storico e da una profonda coscienza socio-politica355. Inoltre, mentre

352“Tramandare ai posteri le azioni e il carattere degli uomini illustri è una

consuetudine antica, non trascurata nemmeno ai giorni nostri da una generazione peraltro poco attenta ai contemporanei”. TAC. Agr. 1,1.

353 “Narrare la vita di un defunto”. TAC. Agr. 1,4. 354 Tac. Agr. 2,3; 3,1. Marchetta 2004, pp. 20-21. 355 Arici 1970, p. 25.

140 Sallustio, nelle sue monografie, inserisce delle biografie all’interno del contesto profondamente storico, Tacito sembra porre la Storia all’interno del contesto biografico, così da invertire la priorità delle tematiche e conferire alla vita di Agricola la preminenza assoluta356. Il distacco dal canone del genere letterario, causato in questo specifico caso dalla partecipazione emotiva dell’autore, conduce al secondo livello interpretativo e suggerisce di connettere l’opera ad un altro genere storiografico: quello della laudatio

funebris357.

Il secondo genere adottato da Tacito nell’Agricola è, dunque, quello della laudatio funebris358. Il ricorso a questo specifico genere di componimento non appare casuale. La morte di Agricola, avvenuta nell’agosto dell’anno 93 d.C., si inserisce in un quadriennio durante il quale Tacito, a causa di impegni pubblici ufficiali, è stato costretto alla lontananza da Roma; lo stesso autore lo testimonia, colmo di rammarico per non aver assistito il suocero negli ultimi momenti di vita e per non aver avuto la possibilità di pronunciare egli stesso la laudatio funebris359. All’interno dell’Agricola, di conseguenza, egli cerca e trova lo spazio per rimediare a questa mancanza, inserendo nell’opera alcuni tratti distintivi delle orazioni funebri. Il fatto che al lettore risulti immediata la connessione dell’Agricola con il genere biografico e che solo un’analisi più attenta permetta di cogliere le dipendenze dal genere della laudatio funebris dipende dalle scarsa familiarità dei moderni con una tipologia di componimento che, fruito

356 Giarratano 1941, pp. 43-44. 357 Soverini 2004, pp. 9-10

358 La laudatio funebris era un’orazione pubblica pronunciata durante la

cerimonia funebre di uomo appartenente alla classe dirigente e rappresenta una delle prime forme del processo evolutivo dell’eloquenza latina. Per una trattazione più approfondita del tema vd. Kierdorf 1980. Le numerose testimonianze classiche in nostro possesso pongono in evidenza l’importanza socio-culturale di tale pratica presso le famiglie aristocratiche. CIC. Brut. 62; DIONYS. V, 17 2-4.

141 nell’antichità in forma orale, è scarsamente attestato; inoltre, vi è la volontà di Tacito di assicurare minore evidenza al carattere di commemorazione funebre del testo. Un’analisi superficiale, condotta mediante i nostri parametri conoscitivi e di giudizio, infatti, indurrebbe a giudicare gli ultimi capitoli dell’Agricola quale epilogo di una biografia elogiativa così emotivamente condivisa dall’autore da apparire irreale ed esageratamente positiva360. In realtà Tacito inserisce alcuni passaggi perfettamente coerenti con una vera e propria laudatio funebris, come testimoniato dalla presenza dell’invocazione al defunto e dalla consolatio361. In questo specifico frangente, la consolazione è diretta sia ai viventi, lieti per il valore di Agricola e per la fine del terrore domizianeo, sia al defunto stesso, fortunato per non aver vissuto gli anni più crudeli della dittatura. Ciononostante, anche in questo caso, si osserva un distacco dal canone ufficiale; un allontanamento dettato dalla volontà e non dall’incapacità se è vero che, come testimoniato da Plinio il Giovane, Tacito, nel ruolo di console suffetto, pronuncia un discorso funebre di incredibile armonia in occasione del funerale di Stato accordato nel 97 d.C. a Lucio Virginio Rufo362.

La prima peculiarità dell’opera per la quale si deve ritenere che l’Agricola non sia una vera laudatio funebris è la presenza di parti narrative troppo estese o esterne al genere come, ad esempio, la descrizione geo-etnografica della Britannia (capitoli 10-13) o i discorsi dei generali antecedenti la minuziosa relazione della battaglia finale (capitoli 30-38)363. Successivamente si riscontra un tratto caratteristico per questo genere di componimenti che, tuttavia, viene portato ad uno sviluppo estremo. Lo studio delle

laudationes funebres ha permesso di individuare la propensione a

porre in evidenza il complesso di virtù del defunto e le modalità per

360 Soverini 2004, p. 22. 361 Arici 1970, p. 24. 362 PLIN. epist. II, 1, 6. 363 Arici 1970, p. 24.

142 mezzo delle quali questo si è inserito all’interno delle architetture etico-politiche romane. Tacito, nell’Agricola, sviluppa tale modalità narrativa al punto da avvicinare il suo scritto al cosiddetto exitus

illustrium virorum, sottogenere letterario costruito attorno a cardini

tematici di matrice stoica come il martirio per la libertà e la morte del cittadino in funzione anti-tirannica364; in questo modo, l’autore può aprire dei varchi, in un’ossatura generale che mutua il modelli della laudatio funebris, dove inserire spunti critici di riflessione politica e accostare Agricola a individui come Aruleno Rustico, Elvidio Prisco, Giunio Mauricio e Erennio Senecione365. L’attenta scelta di Tacito, conseguentemente, ci conduce al terzo genere letterario confluito nell’Agricola: quello della saggistica etico- politico.

Tale genere è funzionale per Tacito a includere, progressivamente in forma sempre più esplicita, un cospicuo complesso di riferimenti all’età contemporanea e aspre critiche. I temi che vengono intrecciati, proposti e riproposti sono numerosi e gravi: il male che scaturisce dal governo di un tiranno, il giusto comportamento della classe dirigente durante il regno di un despota, la criticità che emerge quando la perdita della libertas provoca la scomparsa della virtus nella classe dirigente ed, infine, la preoccupazione per il destino dell’Impero366. Ognuno di questi soggetti ricopre un ruolo centrale all’interno del processo di manipolazione della memoria storiografica organizzato da Tacito e, per tale ragione, essi saranno analizzati in modo approfondito successivamente.

La narrazione di Tacito degli eventi e le sue riflessioni personali si innestano sempre in un contesto storico ben preciso: il breve resoconto dei governatori che hanno preceduto Agricola, la

364 PLIN. epist. VIII, 12, 4. Ceva 1990, pp. 8-9; Oniga 2003, p. 804. 365 TAC. Agr. 2, 1; 45, 1.

366 In relazione al pensiero politico di Tacito vd. Syme 1956, pp. 547-566;

143 narrazione annalistica della conquista della Britannia, le caratterizzazione politiche riferibili a specifici segmenti dell’evoluzione del Principato durante il I secolo d.C. Il genere della saggistica storica è forse il più diffusa nel testo e, al contempo quello radicata più in profondità; per tale ragione non è sempre avvertibile in modo chiaro e diffuso. Ciononostante appare la cornice entro cui, e in funzione di cui, gli altri genere si inseriscono.

Concludendo, il De vita et moribus Iulii Agricolae risulta essere, nonostante le dimensioni contenute, un’opera incredibilmente complessa e strutturata, al cui interno emergono i tratti distintivi del genere biografico, laudatorio, etico-politico e storico. L’esito di tale commistione è un’architettura complessiva unica, sui generis, che sarebbe inappropriato racchiudere all’interno dell’una o l’altra categoria. La problematica dei generi letterari può essere risolta utilizzando, a paragone, un passo dello stesso Tacito: egli scrive circa il merito di Nerva nell’unire due realtà inconciliabili come l’autocrazia e la libertà367; ciò che ne consegue è una sorta di principato illuminato dove non vi è spazio né per il precedente dispotismo assoluto, né per la libertà repubblicana. I due valori antitetici, di conseguenza, sacrificano la propria integrità per dar vita ad una forma di governo altra. Allo stesso modo, l’Agricola rappresenta un compromesso letterario al cui interno sono riscontrabili le tracce di alcuni generi che, tuttavia, in questa specifica opera, originano una categoria letteraria altra, unica.

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