L’appoggio statunitense allo Stato di Israele è indicato da molti come la ragione principale per la diffusione del sentimento antiamericano tra i musulmani253. La percezione musulmana
dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi è assimilabile al periodo coloniale ma, mentre il colonialismo passa, Israele vuole ergersi ad avamposto occidentale permanente. Il mondo musulmano attribuisce questa condizione alla volontà occidentale di rimediare alla persecuzione degli ebrei, evento che ha causato l’emergere del movimento sionista, ampiamente sostenuto per mezzo di armi e denaro dalle potenze occidentali, nonostante numerose risoluzioni Onu abbiano decretato l’illeceità
dell’espansionismo israeliano254. A questo si aggiunge la percezione di un’incongruità tra il
trattamento subito dagli israeliani e la protezione accordata agli ebrei nel corso della storia, che dopo la cacciata dalla spagna nel 1492 sono stati accolti all’interno del mondo musulmano. Agli occhi dei musulmani, Israele è stato la fonte principale di umiliazione in quanto legato a numerose sconfitte militari e ad una nuova perdita della sovranità nazionale255.
Non sorprende per tanto che sia anche uno dei temi che hanno portato Yūsuf al-Qaraḍāwī a discostarsi dal suo tono moderato256 e a rilasciare dichiarazioni accese che hanno determinato l’incrinarsi dei rapporti con le democrazie liberali occidentali sostenitrici dello Stato di Israele. Per comprendere la posizione di al-Qaraḍāwī è necessario in primo luogo chiarire quale importanza questa questione riveste per lui e per il mondo musulmano nella sua interezza.
253 Lewis B, Le Origini della Rabbia cit, p. 310. 254
Fuller G.E., Lesser I. O., op. cit., p. 31 255
Ibidem, p. 74.
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1. Essa riguarda una parte di terra dell’Islam, e noi abbiamo imparato ad al-Azhar che in caso qualsiasi pezzo di terra appartenente all’Islam venga conquistato, è obbligo religioso
individuale1 per tutto il suo popolo farvi resistenza in ogni modo che è possible all’uomo e alla
donna. I musulmani di tutte le parti del mondo devono assisterli provvedento a tutto ciò di cui possono avere bisogno, come denaro, munizioni e uomini.
2. Questa parte di terra non è una parte qualsiasi, è un territorio caro ai musulmani che ha delle caratteristiche che non possono essere trovate altrove, dal momento che essa è la terra in cui Maometto ha compiuto il suo viaggio notturno2 e dell’ascensione3 e la prima direzione4 verso
cui i musulmani si rivolgevano durante la preghiera. Inoltre in queste terre si trova la moschea al-Aqsa benedetta da Allah, che non si può non andare a visitare.
3. Questa è una questione che dimostra l’ingiustizia esistente nei confronti del suo popolo, attuatasi come cospirazione contro di esso attraverso il mandato britannico e l’inganno sionista durante un periodo di negligenza e debolezza degli arabi e dei musulmani. Essi hanno utilizzato i peggiori tipi di violenza e hanno massacrato la popolazione locale affinchè
abbandonassero i loro luoghi contrariamente ai loro diritti, disperdendoli nel mondo e
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98 sostituendoli con stranieri arrivati da tutte le parti. Il popolo palestinese è sato confinato ad un lembo di terra stretto che è la costa occidentale e una parte di Gaza, e a loro è stato detto: “questo è vostro, voi non avete diritto ad altro che questo”. In seguito non gliel’hanno restituita, al contrario l’hanno occupata col ferro e col fuoco e il suo popolo non cessa di subire sventure e discende ogni giorno su di loro la distruzione e la morte.
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Il vero motivo della nostra battaglia contro Israele:
La realtà è che la battaglia tra noi e gli ebrei è incominciata per un motivo solo: loro hanno usurpato la nostra terra, la terra dell’islam, la terra della Palestina, hanno sfollato la nostra gente, la gente della casa dei padri/fondatori e hanno imposto la loro presenza con il ferro e il fuoco, con la violenza e con il sangue. A parlare è la spada, men tre si è zittita ogni penna! La battaglia tra noi e loro continuerà ad esistere finché esisteranno le ragioni scatenanti, e la riconciliazione continuerà ad essere rifiutata se basata sul riconoscimento del loro diritto sulle terre che hanno usurpato e se nessuno sarà in grado di rinunciare alla terra islamica. Tuttavia si può giungere ad una tregua tra noi e Israele, per un periodo di tempo limitato o prolungato, in cui i le due parti sospendono la guerra, in cui domina la sicurezza e c’è uno scambio reciproco di rapporti.
Il principio della “terra in cambio di pace” è un principio veramente strano, poiché impone la logica della forza bruta sul nemico, non altro. La terra è la nostra, non la loro, finché non vi rinunceranno in ragione della sua sicurezza.
Anche questa pace zoppa è stata in fine rifiutata da Israele, che vuole prendere senza dare nulla.
Ciò che al-Qaraḍāwī ha tenuto più volte a smentire è che dietro l’animosità tra palestinesi e israeliani si nasconda un’opposizione alla religione ebraica in quanto tale. Così come altri membri della corrente neo-islamista quali Al-Ghazali, Huwaydi e ‘Imara, al-Qaraḍāwī ha sempre incoraggiato la tolleranza nei confronti dei non musulmani, criticando quanti, come Sayyid Qutb, hanno dato un’interpretazione assolutista dei versi del Corano che impongono di non prendere cristiani o ebrei come amici o aiutanti, mentre invece questi si riferiscono solo a quanti dichiarano guerra all’Islam e ai musulmani.259 Insieme a Huwaydi, al-Qaraḍāwī è stato fautore della proposta di modificare lo stato giuridico dei non-musulmani in terra islamica da ḏimmī a muwaṭinīn, cittadini.260
؟ادوهي مهنوكل مهلتق و دوهيلا لاتق ىلع مكتحامس نوثحت له ةرملاب هيلع ثحأ لا و اذهب ىتفأ لا انأ ،لاك
261
.
Ha dato il suo consenso all’uccisione degli ebrei in quanto ebrei?
259 Salvatore A., Islam and the Political Discourse cit, p. 151. 260
Ivi. 261
100 Io non ho mai emesso una fatwa su questo e non ho incoraggiato nessuno in questo senso.
؟اوناك امثيح اوناك امنيأ دوهيلا لتق ىلإ متوعد نأ قبس له .اديج كلذ ملعي ّىلإ عمتسا وأ ،ىل أرق نم و .لتق نم اذه ثدحي مل .لا دوهيلا لتق ىلإ وعدي نأ ىلثم نم روصتي لا هنأ :انه دك ؤأ و – ادوهي مهرابتعاب – وناك امثيح .ا :نارملأ كلذ و نم اًددع تيأر دق و .مهفادهأ و ينويهصلا ةكرحلا مايق ركني و ،برعلا عم فطاعتي و ،ليئارسإ مايق ضراعي نم دوهيلا نم نأ :لولأا ( يضاملافيصلا يف ءلاؤه 2002 )م [ ... ] و ،يعم نيفقا و اولظ و ،ندنل راطم ىلإ رابحلأا و تاماخاحلا نم ةينامث مهنم ينعدو دق و ؟ءاقدصلأا ءلاؤه لتقب ىتفأ فيكف .ةرئاطلا ىلإ تلخد ىتح اوفرصني نأ اوبأ ليبس هيلع انل سيلف ،انلاتق ىلع نيعي لا و انلتاقي لا نم امأف ،انلتاقي نم لاتقب لاإ ىتفألا ىننأ :يناثلا 262 .
Ha mai invitato all’uccisione degli ebrei ovunque siano?
No. Questo non si è mai verificato in passato, e chi ha letto ciò che ho scritto o mi ha ascoltato lo sa bene.
Qui affermo: è inconcepibile incitare all’uccisione degli ebrei in quanto ebrei ovunque siano. E questo per due motivi:
- Il primo: Tra gli ebrei c’è chi si oppone alla costruzione dello Stato di Israele, che simpatizzano con gli arabi e che rifiutano il movimento sionista. Ho visto alcuni di loro a Londra, nell’estate scorsa (2004). […] Lasciatemi dire che tra di loro all’aeroporto di Londra c’erano otto rabbini e dotti che sono restati in piedi con me e si sono rifiutati di andare via fino a che non ho preso l’aereo. Come potrei decretare l’uccisione di tali amici?
- Il secondo: Io non ho decretato l’uccisione di nessuno se non di quelli che uccidono noi. Coloro che non ci uccidono e che non hanno intenzione di ucciderc non devono essere toccati.
امأ نع يفقوم لاط نم لكل مولعم وهف ،دوهيلا نم ع ضاحم ىلإ عمتسا وأ ،يبتك ر يلاعت لله نيدأ يذلا ملاسلإا فقوم وه و ،يبطخ و يتا طسولا جهنملا لثمي يذلا ،طسولا ملاسلإا هب ينعأ و ،هب طسولا ةملأل و طيرفتلا نيب و ،نيتمزتملا و نيللحملا نيب اًطسو فقي يذلا ، وه و ،طارفلإا يملسلا شياعتلا و فراعتلا ىلإ ةوعدلا و ،عيمجلا ىلإ ناسحلإا وه و ،هيلإ ةوعدلل يسفن ترذن و ،هب تنمآ يذلا ىجهنم هتمرحل كاهتنا وأ ،دحأ قح ىلع ناودعلا نود ،هفاك سانلا نيب 263
.
262 Ibidem, p. 94. 263 Ibidem, p. 87.101 La mia posizione nei confronti degli ebrei è nota a tutti quelli che hanno letto i miei libri o che hanno ascoltato le mie conferenze o i miei sermoni. Essa è la posizione dell’Islam la quale è stata ordinata da Dio l’altissimo, cioè la posizione dell’Islam mediano, che vuol dire un approccio mediano per una società mediana che si pone nel mezzo tra i disgregati e gli ortodossi, tra il compromesso e l’eccesso, e questo è un sistema nel quale io credo e a cui mi sono votato. Questo sistema è la benevolenza verso tutti, il richiamo alla conoscenza e alla convivenza tra i musulmani e tutte le altre persone senza ledere i diritti dell’altro o violare la sua libertà.
.هيلإ ىعسن و هب نمؤن يذلا وه و ،ملسلا ىلإ اوحنجي و ،مهناودع نع اودوعي ىتح مهنيب و اننيب ةملاسم لا و [ ... ] يننأ :سانلا لك ،سانلا هملعي نأ بجي يذلا قحلا – نيملسملا نم يريغ و – لا هركن لا نإ :ًارارم تلق اذهل و ،ادوهي مهنوكل دوهي .ليئارسإ ةلود نيب و اننيب ةكرعملا يف ببسلا يه تسيل ةنايد اهرابتعاب )ةيدوهيلا( [ ... ] دوهيلا نإ – ةينيدلا ةيحان نم – ميهاربإ ةلم ىلإ مهنم برقأ مهنلأ ،نييحيسملا ىراصنلا نم ،روملأا نم ريثك يف نيملسملا ىلإ برقأ سلا هيلع .ةعيرشلا يف مأ ةديقعلا يف ءاوس ،ملا 264
Non ci sarà pace tra di noi fino a quando non cesseranno i loro attacchi e non propenderanno per la pace, e questo è quello che noi speriamo e che cerchiamo. […]
La verità che tutti devono comprendere è che io, e altri musulmani oltre a me, non odiamo glie ebrei in quanto ebrei, e per questo non cessiamo di ripetere: l’ebraismo in quanto religione non è la causa della battaglia tra noi e lo Stato di Israele.[…]
Gli ebrei, per quanto riguarda gli aspetti religiosi, sono i più vicini ai musulmani per molte cose rispetto ai cristiani, dal momento che la religione di Abramo – la pace sia su di lui – è più vicina all’Islam sia per quanto riguarda la dottrina che per quanto riguarda i dettami religiosi.
مهعم ىراصنلا لمشي و مهيلمشي مسا وه و )باتكلا لهأ( اهلهأ ىمس و ،ةيوامس ةنايد ةيدوهيلا ملاسلإا ربتع و [ ... ] نسحأ ىه ىتلاب لاإ مهلداجن نأ نآرقلا اناهن اذهل و ،للملا رئاس نم مهريغ نم انيلإ برقأ باتكلا لهأ نأ 265 . 264 Ibidem, p. 89. 265 Ibidem, p. 88.
102 L’Islam considera l’ebraismo una religione monoteista e definisce il suo popolo “gente del libro”, termine che include anche i cristiani […].
La gente del libro è più vicina a noi rispetto agli altri, per questo il Corano ci proibì di discutere con loro se non nel modo che è migliore.
La difficoltà insita nel dialogo tra le maggiori democrazie liberali e al-Qaraḍāwī deriva
dall’impossibilità di giungere all’accettazione di una comune definizione di terrorismo. ِAِl-Qaraḍāwī completa la sua concettualizzazione del termine definendolo non solamente come ciò che uccide degli innocenti, ma anche come “ciò che uccide, per mezzo dello Stato e dei suoi strumenti e per ordine dei
suoi capi e dei suoi leader”, rendendo quindi anche il soldato passibile di terrorismo. Ciò è in
contrasto con il principio del monopolio della forza sposato dalle democrazie liberali occidentali, difeso tra gli altri anche dal filosofo politico Michael Walzer, che sostiene che i coloni non possano essere l’equivalente morale del terrorismo in quanto rappresentanti di una “nazione politica florida –
una democrazia liberale – e con i suoi successi militari ed economici e il timore per la sua sicurezza.266 La differenza tra chi è terrorista e chi non lo è dipende quindi dall’attore sociale che
compie l’atto in questione, più che dalla diversità dell’atto in sé, e dalla legittimità che gli viene
attribuita e che viene per estensione attribuita anche all’azione compiuta. L’esercito israeliano è quindi
“investito dall’aurea di difensore impegnato in una guerra giusta contro i terroristi palestinesi”267 e il
fatto che essi uccidano è giuridicamente sancito e quindi moralmente irrilevante268. L’uso della crudeltà, sostiene Asad, è da sempre stato più accettabile in una guerra contro i barbari piuttosto che contro popolazioni civilizzate, tanto che oggi non esiste un comune senso dell’orrore269
. Le numerose atrocità commesse dai governi democratici sono, agli occhi dei suoi cittadini, meno gravi non perché il grado di uccisione e di disumanizzazione sia diverso, ma perché giustificate dalla pretesa di essere moralmente avanzati270. L’azione terroristica è considerata dai media occidentali come prettamente di matrice islamica e rivolta contro l’occidente, sebbene dall’altra parte si possa parlare di “terrore
occidentale” contro i musulmani, raramente condotto da persone isolate ma frequentemente orchestrato dagli stati con un grado e un’efficacia di gran lunga superiori271. Da qui la difficoltà per le democrazie liberali occidentali di comprendere l’accusa di terrorismo che al-Qaraḍāwī lancia allo Stato di Israele e l’impossibilità di associare queste parole ad un discorso moderato.
266
Asad T., op. cit., p. 23. 267 Ivi. 268 Ibidem, p. 26. 269 Ibidem, p. 33. 270 Ibidem, p. 4.
103
272
E’ il terrorismo ciò che ha fondato lo Stato [di Israele], a cui si è giunti col ferro e il fuoco, e hanno ucciso le donne, i bambini e i vecchi in una maniera brutale che non conosce esempi simili
104 nella storia, al punto che scommettevano su ciò che ci fosse nel ventre delle donne incinte, se maschio o femmina, poi fendevano il ventre e ridevano e vedevano chi tra di loro era il vincitore? Poi sgozzavano insieme la madre e il figlio.
Il terrorismo è ciò che ha ampliato lo Stato con più di ciò che aveva dato loro la risoluzione di spartizione, e che ha annesso ciò che è stato annesso durante le guerre del giugno 1967.
Il terrorismo è ciò che intimorisce i vicini degli arabi per dissuaderli a possedere qualsiasi forza nucleare e non, perché loro devono essere gli unici a possederla. Per questo hanno colpito da tempo i reattori nucleari iracheni e in più hanno ucciso i giovani arabi laureati nel campo del nucleare, come testimonia più di un episodio. Hanno minacciato tutti i musulmani qualora ci provassero, come abbiamo vediamo nella posizione che hanno assunto per quanto riguarda il tentativo del Pakistan di dotarsi della bomba atomica, come ha fatto l’India, suo vicino e nemico. Il terrorismo è ciò che uccide, per mezzo dello Stato e dei suoi strumenti e per ordine dei suoi capi e dei suoi leader, gli eroi della resistenza che difendono le loro terre, il loro patrimonio sacro e il loro popolo, come abbiamo visto con l’assassinio di al-Shikaki273, di ‘Aish e di al-Sharif274 e il tentato omicidio di Mesh’al275
.
Il terrorismo sionista è ciò che ha ucciso tempo fa gli adoratori della moschea di Jaffa, ed è ciò che ha prodotto il massacro di Deir Yassin276, ed è ciò che ha ucciso i bambini della scuola di Bahr al-Baqar in Egitto277, […] e la loro mano non cessa di essere immersa nel sangue dei giusti. Ciò che sorprende è che il terrorismo sionista faccia tutto questo e che dicano che siamo noi i terroristi, mentre loro sono assolti da ogni colpa, con l’assoluzione dei fratelli dall’averlo gettato nel pozzo.
L’istituzione di una gerarchia nella crudeltà è funzionale al mantenimento di un preciso ordine internazionale, argomenta Talal Asad278. Il liberalismo disapprova l’esercizio della violenza al di fuori
273
Si riferisce all’assassinio di Fathi Shikaki, leader della resistenza palestinese, ucciso nell’ottobre del 1995 presumibilmente dalle forse del Mossad israeliano.
274 Considerato uno dei principali artificeri di Hamas, al-Sharif rimasto ucciso da una bomba il 29 marzo del 1998. Hamas ha immediatamente accusato lo Shin Bet di essere l’artefice dell’attacco, ma le accuse sono state smentite da Israele. 275
Haled Mesh’al, attivista palestinese e uno dei leader di Hamas, è stato vittima di un tentato omicidio il 25 settembre 1997 da parte del Mossad e su disposizione del primo ministro Benjamin Netanyahu.
276
Deir Yassin, piccolo villaggio di 300 persone a nord di Gerusalemme, fu distrutto dalle autorità israeliane il 9 aprile 1948 e i suoi abitanti uccisi. L’intervento doveva servire come azione esemplare per convincere i palestinesi ad abbandonare la zona.
277
L’8 aprile del 1970, durante la Guerra d’Attrito, le forze israeliane lanciarono un raid su una piccola scuola elementare nel villaggio di Bahr al-Baqar uccidendo circa 30 bambini e ferendone più di 50.
105
della cornice giuridica, ma lo stesso diritto si fonda sulla coercizione. Al-Qaraḍāwī accusa l’occidente di servirsi di Israele, e quindi di uno Stato sovrano presente nell’area, per legittimare giuridicamente l’uso della forza contro il nuovo pericolo islamico.
يلوصلأا رطخل يدصتلا يف لثمتي ةقطنملا يف هل ديدج يجيتارتسا رودلا يعويشلا رطخلا طوقس دعب جوري يذلا ينويهصلا نايكلاف لاسلإا تاكرحلا نأ كردي و )نادوسلا و نارإ( لودلا و ةيملاسلإا تاكرحلا ىوتسم ىلع ةيملاسلإا ردقلأا و ىوقلأا فرطلا نوكتس ةيم لجأ نم ةيمسرلا ةمظنلأا عم براقتلا و عيبطتلا ءاوجأ للاغتسا ىلإ ىعسي كلذل و .ةقطنملا قارتخا يف ةيعسوتلا هططخ ةحجاوم ىلع ملل دتمت دوهيلا عباصأ نإ لب .اههتاقاط فازنتسا و كاهنإ و قيرطلا نيب عاقيلإا و ةيملاسلإا تاكرحلا دض اهضيرحت رملآا يف ةكراش .ةملأا يف ةيملاسلإا ضوهنلا عيراشم برض و ةيملاسلإا ررحتلا و داهجلا اياضق لك ىلع 279
Lo stato sionista, il quale dopo la caduta del pericolo comunista è stato promosso ad un nuovo ruolo strategico nell'area, quello di fronteggiare il pericolo del fondamentalismo islamico per quanto
riguarda i movimenti islamici e i paesi (Iran e Sudan), è consapevole che i movimenti islamici saranno il lato più forte e più capace nei confronti dell’espansione e della penetrazione nell’area. Per questo cerca di sfruttare un’atmosfera di normalizzazione e di riconciliazione con gli organi ufficiali attraverso l’incitamento contro i movimenti islamici.
Un ulteriore ostacolo alla comprensione del punto di vista musulmano sulla questione palestinese deriva dalla difficoltà di capire la metodologia di combattimento utilizzata. Tale
metodologia implica che l’attentatore uccida gli altri per mezzo dell’uccisione di se stesso, cosa che ha indotto l’occidente a definire queste operazioni suicide. La tradizione Cristiana considera il suicidio un peccato, un atto immorale contro Dio, spesso ritenuto sintomatico di instabilità mentale, visione che inevitabilmente si ripropone nella percezione occidentale degli attentatori suicidi moderni280. Tuttavia, tale concezione è condivisa anche dall’Islam, ragion per cui molti musulmani, tra cui Al-Qaraḍāwī , hanno spesso insistito nel voler precisare che il termine operazioni suicide281 adottato univocamente dai media internazionali, non è adatto a descrivere gli intenti dei combattenti palestinesi. E’ necessario sottolineare che l’Islam opera una distinzione linguistica e concettuale ben precisa tra il termine suicidio (intiḥār) e il termine martirio (istišhād), usato in arabo per definire quelle che noi chiamiamo operazioni suicide (‘amaliyyāt istišhādiyya). Il concetto di suicidio ha in arabo una valenza ben
279
al-Qaraḍāwī Y., Ṯaqāfatu-nā bayna al-infitāḥ wa al-inġilāq cit, pp. 187-188.
280 Rajan J., Women Suicide Bombers: Nerratives of Violence, Routledge, New York, 2001, p. 45. 281
Per ragioni di scorrevolezza del testo e in assenza di un termine riassuntivo più corretto continueremo a usare questo termine per definire le operazioni di resistenza palestinesi, senza tuttavia dimenticare la sua inesattezza sul piano concettuale.
106
precisa, legata alla religione: il suicida è colui che, per disperazione e per aver perso la fede in Dio, sceglie di togliersi la vita rifiutando il dono che Allah gli ha dato e contravvenendo ai dettami religiosi. Mentre quella del suicida è una scelta egoistica, quella del martire è al contrario altruista, poiché egli sceglie di donare la sua vita per un bene più grande, quello della comunità, e per questo otterrà una ricompensa. Fabietti definisce lo šahīd come “colui che si autoimmola in quanto testimone della
propria fede. Questo gesto estremo non è comprensibile solo come reazione disperata ad un contesto politico caratterizzato dalla violenza. E’ invece un gesto che, a partire da questo contesto violento, trova una sua ragion d’essere all’interno di una particolare configurazione disposizionale e
motivazionale, attivata da concezioni specifiche della “sacralità” e della trascendenza, oltre che da un’ idea particolare della relazione tra corpo e spirito.”282
C’è però chi, come Strenski, ha contestato
la validità dell’interpretazione di istišhād come di martirio e di una più adatta traduzione come “morte testimoniando la fede”, svincolando il termine dall’idea del sacrificio e avvicinandolo a quella di trionfo283. Come sottolineato da Robert Pape, coloro che compiono questo genere di operazioni pongono l’accento sull’interesse per la comunità, comparando le loro azioni a quelle di una madre che dona la vita per il proprio figlio284. Sebbene l’attentatore scelga volontariamente di morire, questa morte non è motivata da un interesse individuale bensì dal benessere della comunità. Se considerate sotto questa luce, è possibile intuire come tali operazioni vengano percepite in maniera positiva in un contesto musulmano. E’ inoltre importante notare che il Corano non fa uso del termine šahīd, ma di quello di ḥusnayayn, “le due cose migliori”, interpretato come “vittoria o morte testimoniando la fede”285
.
La logica del martirio non risulta essere poi così distante da quella adottata dal liberalismo moderno, che impone di usare ogni mezzo (incluso l’omicidio e il sacrificio della propria vita) per difendere lo stato-nazione286. Tuttavia, lo stato liberale opera una distinzione tra il sacrificio di un soldato e quello di un martire. Lo “scandalo” dell’attentato suicida deriva, suggerisce Fabietti, dal fatto che “un simile gesto contravviene a ciò che l’essere umano è andato elaborando nel corso della sua
evoluzione. […] La storia della tecnologia bellica è, in fondo, una storia di progressiva presa di distanza dal nemico fino a che la guerra moderna portò questo processo al limite estremo, con la possibilità di eliminare anche migliaia di individui senza alcun tipo di contatto, fisico o visivo: premendo semplicemente un bottone e, soprattutto, con pochi “sensi di colpa”287
. Secondo Asad
282 Fabietti U., Terrorismo, Martirio, Sacrificio: Antropologia di una Forma di Sacrificio Politico-Religiosa [online], disponibile su: < http://www.parcobarro.it/meab/Fabietti.pdf > [data di accesso: 26/06/2012]., p. 8.
283
Asad T., op. cit. p. 49. 284 Pape R., op. cit. p. 20. 285
Asad T., op. cit.,p. 52. 286
Ibidem, p. 87.
107
invece, il suicidio operato dal martire è uno speciale atto di libertà che priva la giustizia di un colpevole da punire, andando contro un sistema legislativo che per esempio nega il suicidio a un condannato a morte288. Ancor più provocatoriamente, Asad si spinge fino al punto di sostenere che il diritto degli stati democratici a difendersi per mezzo delle armi nucleari, riconosciuto dalla comunità internazionale, equivale ad affermare la legittimità delle guerre suicide289. Ayşe Zarakol attribuisce la forte reazione occidentale agli attentati suicidi al fattore di imprevedibilità che contraddistingue attacchi di questo genere rispetto a quelli condotti da soggetti statali, suscitando la percezione di un