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4. La mia esperienza di Mindfulness Based Stress Reduction

4.5. La quinta settimana

Durante questo incontro siamo proprio entrati nel vivo del tema ‘’stress’’ e qualcuno ha raccontato cosa gli sta portando la pratica della consapevolezza nel quotidiano e anche a livello di stress. È interessante sentire delle testimonianze, perché mi aiutano a rendermi conto che non sono l’unica ad essere così stressata, ma anzi, tante persone non sanno nemmeno di essere messe sotto pressione finché non se ne accorgono, in questo caso attraverso le pratiche meditative di consapevolezza.

In questo quinto incontro il maestro ci ha introdotto la meditazione completa, cioè quella del respiro-corpo-suoni-pensieri e ci ha spiegato che tutte le altre meditazioni erano un allenamento per arrivare a questo. Essa consiste nello stare seduti per trentacinque minuti e porre l’attenzione sul respiro, sul corpo, sui suoni e in ultima istanza sui pensieri, guardarli come uno spettatore guarda un film, senza giudizio ma con un’attitudine di accettazione. Come ho già scritto nei capitoli precedenti, non amo la meditazione seduta, proprio la posizione mi irrita parecchio, perché è scomoda e dopo un po’ il corpo viene a pesare parecchio. Nonostante ciò, ieri ho cercato di porre la mia attenzione sui diversi oggetti, cercando di non pensare a quanto fossi scomoda, e con mia grande sorpresa, non ho fatto molta fatica a mantenere quella posizione. Penso che anche la forza del gruppo mi abbia dato un’energia che purtroppo qui a casa non ho.

La seconda meditazione che abbiamo fatto, a mio avviso molto bella, era facendo dei movimenti consapevoli, un po’ come quelli della settimana prima, ma questi erano più duri da praticare. Nonostante il dolore ai muscoli si faceva sentire in modo assordante, ho cercato di resistere e porre l’attenzione sul movimento e sul dolore stesso, per cercare di guardarlo come spettatrice esterna e non come diretta interessata, come se il dolore fosse qualcosa di staccato dalla mia consapevolezza, come lo sono i pensieri.

I compiti che il maestro ci ha dato per queste due settimane (siccome la prossima è carnevale) sono piuttosto impegnativi. Per quanto riguarda le pratiche formali, per prima cosa nel corso di questa settimana, tutti i giorni, dobbiamo praticare la meditazione completa per trentacinque minuti. La settimana dopo invece possiamo scegliere tra la meditazione del bodyscan e la meditazione in movimento, facendo sempre cinque-dieci minuti di camminata consapevole, staccata dall’altra.

Per quanto riguarda le pratiche informali invece dobbiamo leggere il fascicoletto sulla risposta allo stress di Jon Kaba-Zinn e cercare di portare ciò che abbiamo letto nelle vita di tutti i giorni, non scappando dallo stress, ma anzi, cercando di entrarci dentro ed accettarlo, senza giudizio.

Pratica lo S.T.O.P. (Stop, Take a breath, Observe, Proceded), cercando di farlo più volte nel corso della giornata ad orari stabiliti da un timer, tipo ogni ora. Questo dovrebbe aiutarci a tornare ad essere consapevoli di quello che si sta facendo.

Inoltre ci ha dato un diario in cui dovremmo compilare tutte le comunicazioni difficili che abbiamo avuto nel corso di questa settimana.

In questa prima settimana passata ho cercato di praticare la meditazione completa tutti i giorni, però a stare seduta nella stessa posizione per così tanto tempo ho avuto difficoltà, quindi alcune volte l’ho praticata da sdraiata sul tappetino, perché sul letto poi rischiavo di addormentarmi. Una volta, durante la pratica meditativa, ho vissuto un’esperienza molto bella: ero arrivata quasi alla fine della meditazione, in cui bisogna osservare i pensieri che ci vengono in mente, proprio in questo istante ho vissuto una sorta di scissione. Mi osservavo come spettatrice esterna e vedevo due me stesse, una in faccia all’altra, di colori diversi, ossia bianco e nero. Sentivo che la me stessa bianca era la parte buona di me, mentre quella nera era la parte cattiva. Onestamente mi sono un po’ spaventata e ho interrotto subito la meditazione, perché non capivo bene cosa stesse succedendo. Il giorno dopo ho provato a meditare ed è andato tutto bene.

Per quando riguarda il diario da compilare sulle comunicazioni difficili, mi sono accorta che la maggior parte delle volte che ho avuto discussioni, c’è stata una falla a livello di comunicazione paraverbale, ossia il modo in cui io esprimo il mio punto di vista è visto per la maggior parte delle volte in modo aggressivo, nonostante quello che dico non lo sia, la risposta che riceverò sarà ovviamente in relazione al mio comportamento, di conseguenza irruente nei mie confronti. Mi ha fatto riflettere molto sui miei comportamenti, voglio migliorarmi, perché è peccato discutere con le persone che si

amano per cose futili che non hanno alcun senso e che spesso ti lasciano l’amaro in bocca.

Per quanto riguarda la seconda settimana che è appena passata, posso dire di aver praticato solo la meditazione in movimento e quella camminata, perché mi piacciono molto di più del semplice bodyscan. Devo essere onesta, questa pratica meditativa, in generale, non mi piace e questo mi fa sentire molto in colpa, poiché la mia tesi si basa sulla mindfulness. Ragionandoci bene e sulla base di quello che ho imparato meditando, accetto il senso di colpa e non lo giudico, lo osservo semplicemente come qualcosa che in questo momento sta accadendo. Nonostante la mindfulness non mi piaccia particolarmente, però devo dire che mi ha portato tantissimi benefici a livello intestinale, dato che io soffro della sindrome del colon irritabile, ciò di cui si parla nella tesi. Quindi, non mi piace ma porta giovamento.

Per quanto riguardo lo S.T.O.P., non ho messo timer durante la giornata, ma ogni tanto mi fermavo e lo praticavo, rendendomi conto di quello che stavo facendo e osservandolo, osservando il mio respiro. Ci si sente un po’ come in Plume Village, dove ogni quarto d’ora suona la campanella e bisogna fermarsi.

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