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La vita delle persone si svolge all’interno di una varietà di contesti in cui hanno luogo funzioni che, per varie ragioni, si incontrano quotidianamente. L’insieme di questi contesti e delle funzioni che a essi si riferiscono è dunque il teatro della quotidianità, delle forme di vita che in essa si sviluppano e quindi anche delle pratiche di produzione, uso e consumo su cui si basa la vita quotidiana. Molte delle azioni che un soggetto compie immerso in un contesto di riferimento, o realtà, spesso avvengono per abitudine a partire da motivazioni e criteri di scelta che, giorno per giorno, appaiono come quasi inconsapevoli.48

Solo in certi periodi, quando per una qualsiasi ragione cambiano il contesto e o le funzioni cui ci si riferisce, l’azione routinaria deve trasformarsi in scelta consapevole e in progettazione di adeguate strategie d’azione o d’adattamento. Questo rapporto di interdipendenza tra soggetto e contesto riprende quanto già affermato in precedenza, in quanto quel concetto di corpo che ho individuato nei capitoli precedenti deve lasciar spazio alla mente,

48Goffman E., La vita quotidiana come rappresentazione, cit.;

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l’ente che, nonostante viva in simbiosi con il corpo, rende unico l’individuo. La mente interpreta il contesto e lo assimila modificandosi e modificandolo a sua volta. Quel mancato dualismo tra mente e corpo favorisce, come ribadito spesso, il costante rapporto che intercorre a livello sociale tra soggetto e contesto di riferimento, tra il corpo e la mente personale di ogni singolo individuo. In tale situazione per il soggetto un elemento importante è rappresentato dalla memoria, un argomento centrale per la psicoanalisi che fa dei ricordi, della connessione fra le tracce mnestiche attuali e le esperienze passate, l'asse del suo intervento.

L'interrogativo che si impone riguarda il perché certi avvenimenti subiscano una cancellazione, mentre altri si impongono con eccezionale intensità. Proprio nella vita quotidiana, la memoria svolge una funzione fondamentale, in quanto implica la base della conoscenza e delle azioni che diventano abituali in un contesto sociale di riferimento. Le prime forme di conoscenza derivano proprio dalla memoria che ingloba i comportamenti, le ideologie e le azioni ritenute idonee in un determinato contesto, il ricordo di questi e la loro rimozione implicano la presenza del contesto di riferimento. Ma in che modo in questo campo subentra la vita quotidiana? Questa

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senza dubbio è il primo contesto o realtà che un soggetto percepisce e nel quale è immerso. La vita quotidiana influenza e nello stesso tempo è influenzata da tutti quei comportamenti che costellano la quotidianità, apparentemente non intenzionali, come i lapsus, le dimenticanze inspiegabili, gli atti maldestri o mancati. Infatti tutti i nostri comportamenti hanno un significato, anche quando razionalmente non gliene attribuiamo alcuno, perché motivati da elementi che sfuggono alla nostra coscienza. Lo stesso Freud affermava che anche le personalità sane somigliano, sotto qualche aspetto, alle personalità nevrotiche, a causa di alcuni processi di rimozione, che emergono in questi comportamenti della quotidianità.

Non posso, ora, non notare di non essere ancora riuscito a fornire una definizione chiara della vita quotidiana. La letteratura, a cui faccio riferimento, fornisce varie definizioni di quella quotidianità che semplicemente può essere vista come una struttura funzionale del reale, che ha una connotazione di ripetitività. Banalmente confrontando i gesti che giornalmente vengono compiuti e che, richiamano quanto appreso in precedenza e assimilato all’interno della memoria in istanti eccezionali, momenti di svolta, crisi o periodi di passione che, rispetto alla vita quotidiana, si

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stagliano diversamente, appare chiaro che la quotidianità sembra immobile, per certi versi rassicurante e noiosa per altri, ma quasi eterna nel suo costante ripetersi.

Fin dall’inizio ho cercato di evidenziare la funzione svolta dalla realtà in quanto differentemente percepita e rappresentata in base alle epoche di riferimento, o per meglio dire in base al contesto culturale in cui avviene la formazione del soggetto epistemico. Ho analizzato il contesto reale diacronicamente e in continuo cambiamento con l’individuo, passando in rassegna microscopicamente anche il rapporto mente-corpo che richiama quello ambiente-soggetto. Ho sempre evidenziato il continuo rapporto biunivoco che li unisce e il riadattamento di entrambi ai cambiamenti subiti o provocati. Alla luce di quanto detto fino a questo momento, la quotidianità non può essere che storica e mutevole in riferimento a ciascun individuo, nello stesso tempo questa cambia anche nel corso del cammino biografico, la sua forma è differente in momenti diversi della storia e in diverse culture. Il riferimento della diversità delle fasi del percorso biografico e del carattere situato della quotidianità in una società e nella storia riflette attenzioni maturate dalla sociologia in questi anni, così come ne

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dipende la cura di nominare uomini e donne, rinunciando all'ipostatizzazione di un soggetto asessuato.

Ma che cos'è esattamente la vita quotidiana? Prima che di un oggetto, si tratta di un'espressione linguistica, che in base all’etimologia, intende la vita per ciò che in essa ricorre. Nonostante l'aggettivo quotidiano sia antico, l'espressione vita quotidiana è recente, infatti i suoi primi significati avevano connotazioni negative, la quotidianità era il tempo senza storia, il tempo del lavoro obbligato e sempre uguale dell'operaio di fabbrica, il tempo dei lavori domestici a cui le donne sarebbero confinate, era soprattutto il tempo della normalità in contrasto con l’eccezionale. Naturalmente la vita quotidiana rappresentava e rappresenta una dimensione dell’esistenza, che si affaccia ogni qualvolta la vita assume caratteristiche ripetitive che la avvolgano in un’aura di familiarità. Da un lato, è il perno materiale e affettivo intorno a cui ruota la vita di ogni individuo, dall'altro, è il luogo in cui si riproduce l'ordine simbolico che regola ogni interazione, il punto di partenza da cui è possibile investigare come la realtà sia una costruzione sociale, cioè come essa sia il risultato di ripetuti processi di interpretazione e di azioni rispetto a cui ciascun individuo ha una dose di responsabilità.

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Ho parlato di quotidianità, intendendola in senso familiare e trascurando l’ambiente sociale, il quale rappresenta un elemento fondamentale del quotidiano, in quanto qualunque attività comporta tanto gesti ripetuti in modo disattento, quanto certi momenti di attenzione, l'esercizio di abilità, l'applicazione di accorgimenti dettati dall'esperienza, insomma, un miscuglio articolato di abitudini, adattamenti alle circostanze e invenzioni. A tal proposito, con il termine ambiente, innanzitutto, mi riferisco a quello fisico, al cui interno il soggetto si muove solitamente, sia agli apparati tecnici dei quali questi si serve e gli oggetti che lo stesso manipola abitualmente. Apparentemente gli ambienti sono esterni al soggetto, ma, nel loro insieme, essi educano e penetrano, così, la soggettività. Il contesto materiale che ci circonda addestra i nostri sensi e la nostra sensibilità. La vita che quotidianamente viviamo ne è influenzata a tal punto da non poter essere compresa senza farvi riferimento.

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