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F UJI IN EPOCA T OKUGAWA :

A. R APPRESENTAZIONI DEL F UJI IN E POCA T OKUGAWA :

Il periodo Edo (1600-1868) costituisce una lunga fase della storia giapponese in cui il potere fu detenuto dalla famiglia Tokugawa che portò pace e stabilità al paese. Le arti e i mestieri fiorirono non solo nella capitale ma, grazie alla stabilità sociale, in tutte le province. Il periodo prende il nome dalla città di Edo, l’odierna Tokyo, e fu un’epoca che vide una grandissima diffusione della cultura popolare, anche se la classe nobile e quella dei guerrieri erano ancora fruitrici di una vasta produzione di arte decorativa di elevato livello. In epoca Tokugawa la classe dei bushi o samurai (guerrieri) manteneva la propria posizione in cima alla scala sociale, seguita dagli agricoltori, dagli artigiani e nel gradino più basso dai mercanti. Ma, mentre una fiorente economia si diffuse da un capo all'altro del paese, le due classi superiori andarono incontro a gravi rovesci economici, intanto che la classe mercantile iniziò a sperimentare un'era di benessere priva di precedenti. Con l'inizio del XVIII sec., infatti, i commercianti, che fino ad allora formavano la classe più disprezzata ma allo stesso tempo la più ricca, poterono affermare la propria indipendenza sociale e soprattutto culturale.82

L'epoca Tokugawa segna anche l'ennesima svolta nell'iconografia del monte Fuji. Dal periodo Heian in poi, il monte sacro è un soggetto ripreso spesso nella narrativa, nei culti religiosi, nelle arti figurative, nell'oggettistica, nelle credenze folkloristiche, così che in periodo Edo ognuno era a conoscenza del monte. Non a caso da questo periodo la produzione d’immagini rivolte al monte si arricchisce notevolmente grazie alla nascita di nuove influenze pittoriche, allo sviluppo di nuove tecniche, al revival di temi del passato, all'incontro con l'occidente, ad un periodo che vede trasformazioni politico culturali, ma soprattutto grazie alle diverse interpretazioni personali da parte degli artisti stessi i quali si rivolgono non più solo ad una stretta élite aristocratica ma anche ad un pubblico più variegato. In quest'epoca, attraverso l'occhio dell'artista il Fuji viene “deformato”, in quanto ognuno va alla ricerca della bellezza del monte a modo proprio. In questo modo l'iconografia del Fuji spezza le catene dei motivi convenzionali sviluppati in epoca Muromachi e apre la strada a nuove forme di espressione. Infatti, come analizzato in precedenza, se in epoca Muromachi la forma del Fuji subì un processo di “standardizzazione” soprattutto grazie all'influenza dell'iconografia buddista, in                                                                                                                

epoca Tokugawa essa seguì un processo di “de-costruzione” o “frammentazione” in termini iconografici. Il Fuji viene ripreso da molteplici inquadrature, a volte rappresentato a forma triangolare a base larga, a volte a lati ripidi e scoscesi, a volte con una cima unica, altre volte con diverse sporgenze zigzaganti nella parte superiore (motivo iconografico più diffuso nel periodo Edo). Il Fuji non è più quella località dalla forma mitica, leggendaria, misteriosa rappresentata nelle epoche precedenti, lontana dal centro culturale. Con lo spostamento della capitale a Edo, infatti, il monte Fuji diventa uno scenario paesistico ben visibile agli occhi di molti artisti, poeti, viaggiatori, ma anche dalla gente comune che viveva nei pressi della nuova capitale. Se in epoca Heian il Fuji era raffigurato idealmente, spesso senza riferimenti realistici poiché i pittori dell'epoca risiedevano a Heian lontani dal monte, ora la maggioranza degli artisti era quantomeno consapevole delle dimensioni e della forma reale del Fuji. Alcuni celebri pittori come Ike Taiga scalarono perfino il monte, in modo da ottenerne una maggiore conoscenza. Nonostante ciò, non tutte le rappresentazioni di epoca Tokugawa si possono definire immagini “realistiche”. Il Fuji, infatti, continuò comunque ad esercitare una profonda curiosità nell'animo degli artisti (e non solo) giapponesi e fonte d'ispirazione per esprimere ognuno i propri ideali estetici nonché le personali concezioni di vita. Perciò, rappresentazioni del vero come quelle di Shiba Kōkan si alternano a rappresentazioni più astratte come quelle del pittore zen Hakuin, dalle forme semplici e lineari degli ukiyoe di Hokusai e Hiroshige, a forme più complesse e sperimentali come quelle di Nagasawa Rosetsu, e poi la pittura nanga di Ike Taiga, quella a inchiostro monocromo di Kanō Tanyū, e quelle più astratte della scuola

Rimpa con le quali vengono rispolverati i celebri temi letterari del passato. Ma per quale

motivo il monte Fuji raggiunge una tale popolarità nel periodo Edo? In che modo diventa uno dei soggetti più rappresentati nell'arte visuale di questo periodo? Quali sono le differenze rispetto il passato e perché il monte Fuji entra nell'immaginario collettivo non solo di una ristretta cerchia di persone ma di un pubblico sempre più vasto? Data la moltitudine di opere in cui il Fuji è stato raffigurato dal periodo Edo in poi è difficile pensare di analizzarle una per una. In questo capitolo mi soffermerò quindi principalmente su quei fattori che hanno partecipato a diffondere in maniera capillare l'immagine del Fuji ad un pubblico più vasto e alle rappresentazioni visuali caratteristiche di tali fattori di periodo Edo. Sarà analizzato il rapporto tra il monte e i nuovi culti del Fuji ad opera di figure carismatiche quali Kakugyō e Jikigyō Miroku; l'immagine del Fuji come icona simbolo del Giappone all'interno degli studi

kokugaku; il rapporto tra Fuji e il revival dei temi classici letterari; infine, l'immagine del Fuji

all'interno di mappe, cartografie, illustrazioni e guide di viaggio. Il Fuji nell'immaginario ukiyoe e il rapporto con la fotografia saranno analizzati nei capitolo successivi.