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R Dellea a G Colonnetti ACT faldone 268, c 1r-1v, 2r-

Huttwil, 30 maggio 1944 Carissimo prof. Colonnetti,

Da qualche giorno sono giunto a Huttwil283 per iniziare i nuovi corsi uni-

versitarii284.

282 La lettera cui si fa riferimento risulta mancante.

283 Inizialmente, gli studenti universitari fuggiti in Svizzera furono ripartiti in quattro Campi universi-

tari: Friburgo, Losanna, Neuchatel e Ginevra. L’esclusione, però, di circa metà dei candidati che ave- vano presentato domanda di ammissione a questi Campi, fece istituire in seguito altri corsi di stu- di universitari a Mürren (per ufficiali italiani) e a Huttwil. Da mero centro di studio nei mesi estivi, Huttwil si trasformò nel tempo in un’autentica enclave universitaria italiana. Pur senza avere alcu- na certezza sul fatto che il loro lavoro sarebbe stato riconosciuto in Italia, alla fine della guerra, do- centi e studenti si impegnarono al massimo per superare le difficoltà logistiche e per garantire un’of- ferta formativa di alto profilo. Roberto Dellea, libero professionista, fu nominato Chef d’études del Campo d’internamento di Huttwil. Quest’ultimo fu liquidato il 20 maggio 1944, e sostituito l’8 giu- gno successivo da un campo di studio pre-universitario per sottufficiali e soldati che non avevano tro- vato posto altrove. Quattro erano le facoltà istituite, secondo gli ordinamenti e i programmi italiani: Giurisprudenza, Scienze politiche, Lettere e lingue straniere, Ingegneria (primo biennio). Nell’autun- no del 1944, a seguito degli eventi bellici e per ragioni di sicurezza, il campo di Huttwil venne dislo- cato a Gurnigel-Bad.

Vi è qui più di cento studenti delle più svariate facoltà e ho subito dato corso allo smistamento.

Un fatto che mi ha amareggiato è che tutti questi poveri figlioli sono al- loggiati su paglia trita in un locale non per nulla indicato anche dal punto di vista dell’igiene. A mie spese mi sono recato subito a Berna per prote- stare al commissariato: ho parlato con il Ten. Col. Bonzanigo285 il quale si

irrigidisce nella determinazione di lasciare sulla paglia gli studenti, a tale atteggiamento risposi che io avrei rinunziato al mio mandato. //

Finalmente dopo lunga discussione siamo rimasti d’accordo che il Ten. Col. Zeller286 si recherà sul posto per trovare una sistemazione in camere

agli studenti. Questa però è stata una promessa non impegnativa da parte del Col. Bonzanigo.

Lo spirito dei giovani era eccitato e mi ci è voluto per calmarli. Abbiamo iniziato i corsi in una atmosfera di rassegnazione.

Di giurisprudenza e ingegneria tanto per rompere il ghiaccio.

Per vincolare il commissariato abbiamo inviato ai giornali svizzeri l’an- nuncio che per la sapiente organizzazione delle autorità svizzere si è inaugurato a Huttwil il nuovo campo universitario per inter. Italiani. // Con questo atto quei signori spero che dovranno per prestigio impegnarsi. Occorrerebbe qui un insegnante di analisi mat. e di meccanica razionale: non potrebbe Lei procurarceli?

Non appena tutto sarà sistemato sarei molto lieto se Ella volesse fare qui un salto.

Desidero molto che i giovani sentano la calda parola d’un uomo grande che ha saputo conservare lo spirito integro in mezzo a tanta bufera di vil- tà e corruzione.

Già dissi ai giovani che Ella non è venuto qui, come molti hanno fatto, per cancellare un passato, ma per servire una grande causa: dare ai giovani una coscienza. //

Avrei voluto venire a Losanna da Lei qualche volta di più se il timore di togliere a Lei minuti preziosi non me l’avesse impedito.

Mi raccomando a Lei egr. prof. di insistere presso il Col. Zeller affinché questi poveri figlioli siano sostenuti.

285 Stefano Bonzanigo, colonnello svizzero.

Con i migliori saluti mi creda suo dev.

Roberto Dellea P.S. Mi raccomando che gli insegnanti richiesti siano bravi. Io non fac- cio distinzione di razza ma essendoci già per legge e scienze economiche quattro insegnanti ebrei, gli studenti incominciano a dire che si è istituito questo campo non per giovare ai giovani ma per sistemare solo gli ebrei. Il loro apprezzamento è ingiusto ma forse suggerito dal riflesso dell’am- biente ostile per il loro spirito e dobbiamo quindi assolutamente metterli in condizioni di poter lavorare con serenità.

69. P. Piombini a G. Colonnetti ACT faldone 270, c. 1r-1v

Kapuziner Kloster Solothurn, 6 giugno 1944 Carissimo Amico,

Dopo la presa di Roma287, e iniziata sì l’invasione, posso anch’io guardare

con molta gioia ai ferventissimi fascisti di Losanna e ai tuoi ufficiali as- sai zelanti fascisti!

Per il mio caso288, ho scritto al console, (dicendogli289) significandogli che

si dice che egli ha tenuto la parte dei fascisti!

Ho scovato finalmente l’Osservatore Romano290. A Bellinzona ha la col-

lezione di questi ultimi anni Don Gatti291. Scrivi a lui chiedendo i nume-

ri che vuoi in prestito.

Desidero vederti, ma essendomi interdetto di venire a Losanna, debbo ri- nunciare al mio desiderio.

Se hai occasione di vedere Vodoz292 digli che se c’è un amico dei Prote-

287 La liberazione di Roma fu uno degli episodi principali della cosiddetta Campagna d’Italia. Il 4 e il 5

giugno 1944 le truppe americane riuscirono a sbaragliare gli ultimi reparti difensivi dell’esercito tede- sco ed entrarono nella capitale senza incontrare resistenza, anzi ricevendo un’entusiastica accoglienza da parte della popolazione.

288 Cfr. P. Piombini a G. Colonnetti, 17.4.1944, 9.5.1944, 16.5.1944, lettere 58, 63 e 65 di questo carteggio. 289 La parola “dicendogli” è cancellata.

290 Cfr. P. Piombini a G. Colonnetti, 8.3.1944, lettera n. 51.

291 Don Giovanni Gatti (Mandello del Lario - Caspoggio, 18.8.1946) fu rinchiuso nel carcere di Son-

drio il 2 luglio 1923, con l’accusa di sospetta attività antifascista. Fuggito in Svizzera il 17 settembre 1924, insegnò Italiano e Latino presso il Collegio Francesco Soave di Bellinzona. Qui continuò a porta- re avanti la lotta antifascista, prodigandosi a favore dei rifugiati. Ritornò in Italia, a Caspoggio, nel set- tembre del 1945.

292 Antoine Vodoz (Yverdon-les-Bains, 16.1.1900 - Losanna, 14.7.1945), avvocato e Consigliere di Stato

stanti sono proprio io e fagli anche capire che è meglio tenere amici che avere nemici i pubblicisti!

Le cose migliori alla tua famiglia. A te un affettuoso saluto. Placido Piombini 70. N. Rossi a G. Colonnetti

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