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R IVELATORI A SEMICONDUTTORE

3 CAPITOLO: R IVELAZIONE DI RAGGI GAMMA

3.4 R IVELATORI GAMMA

3.4.2 R IVELATORI A SEMICONDUTTORE

Al fine di rivelare la radiazione gamma, risultano di particolare interesse i rivelatori a semiconduttore, che sono composti da un diodo semiconduttore inversamente polarizzato. Il loro principio di funzionamento, si basa sulle proprietà dei solidi cristallini che mostrano una tipica struttura a bande: la banda di valenza, che rappresenta gli elettroni legati al reticolo cristallino, e la banda di conduzione, per mezzo della quale si identificano gli elettroni liberi di “ migrare ” nel cristallo e che contribuiscono alle sue proprietà conduttive.

Il fenomeno della conduzione elettrica per un semiconduttore, è dovuto a due effetti: quello degli elettroni che si muovono nella banda di conduzione e quello delle lacune che si muovono nella banda di valenza, separate da un

energy gap dell’ ordine dell’ eV, fig. 3.20.

Figura 3.20: Diagramma rappresentante un semiconduttore con un Energy gap Eg.

Coppie elettrone-lacuna, sono costantemente generate a causa dell’ energia termica ma, allo stesso tempo alcune di esse si ricombinano fin quando si raggiunge una situazione di equilibrio statistico. Il meccanismo più importante di ricombinazione, avviene per mezzo dei centri di ricombinazione dati dalle impurezze del reticolo cristallino.

Tale fenomeno può essere amplificato e tenuto sotto controllo tramite il “drogaggio”. Cristalli di Germanio o Silicio possono essere drogati tramite

l’ aggiunta di piccole quantità di materiale detto donatore, creando un eccesso di elettroni, oppure con un materiale detto accettore, ottenendo un eccesso di lacune. I semiconduttori così drogati, vengono chiamati rispettivamente “di tipo n” o “di tipo p”. Formando due regioni adiacenti con drogaggi opposti nel medesimo cristallo semiconduttore, si ottiene una giunzione p-n. A causa delle diverse concentrazioni di elettroni e di lacune, vi è una iniziale diffusione degli elettroni verso la regione p e delle lacune verso la regione n. All’ equilibrio si crea una differenza di potenziale di contatto, che non permette ulteriore diffusione. La zona di variazione del potenziale, detta zona di svuotamento, è caratterizzata dal fatto che è libera da ogni possibile portatore di carica. Nei rivelatori di particelle questa zona può essere estesa effettuando una polarizzazione inversa della giunzione p-n, ovvero applicando dall’ esterno alla regione n un potenziale maggiore di quello della regione p.

Nella zona di svuotamento avviene l’ interazione della radiazione incidente, perdendo energia per ionizzazione e producendo coppie elettrone-lacuna che vengono raccolte dal campo elettrico intrinseco e da quello prodotto dalla polarizzazione inversa. Nei rivelatori a semiconduttore si può osservare che, un vantaggio fondamentale è dovuto al fatto che l’ energia per produrre una coppia elettrone-lacuna è molto bassa ( circa 1/100 di quella richiesta per la generazione di un fotoelettrone in uno scintillatore): tutto ciò implica una buona risoluzione. Se per esempio si considera il rivelatore al Germanio, l’ energia necessaria per creare una coppia è pari a 2.96 eV a 77 K (i rivelatori al Germanio non è possibile usarli a temperatura ambiente a causa del rumore termico).

Lo spessore della zona sensibile, può essere aumentato inserendo tra la zona p e la zona n una zona di semiconduttori compensati ( detti “di tipo i”), per i quali le concentrazioni di donatori ed accettori sono le stesse. Il campo elettrico interno di questi rivelatori p-i-n è abbastanza costante.

Nel caso dei rivelatori HPGe (High Purity Germanium) la parte “i” è composta da una zona iperpura (meno di 1010 atomi/cm3 di impurezze). Questi tipi di rivelatori possono raggiungere volumi dell’ ordine del litro, un

grande vantaggio è che non necessitano di dover essere tenuti continuamente a basse temperature: il raffreddamento è necessario se viene applicata la tensione di polarizzazione, che in questo caso, a causa delle maggiori dimensioni della zona sensibile è dell’ ordine di qualche migliaio di Volt.

Al fine di produrre questi cristalli ultrapuri si utilizza una tecnica denominata zone refining; essa si basa sull’ eliminazione delle impurezze scaldando localmente il germanio. Questa tecnica viene applicata più volte, dato che le impurezze sono più solubili nel germanio fuso che in quello solido. Il cristallo viene fatto crescere a partire da questo germanio trattato. In base al tipo di impurezze nette presenti, ovvero accettori o donori, le proprietà elettriche del conduttore sono quelle di un cristallo debolmente drogato rispettivamente di tipo p, o di tipo n. La zona di svuotamento si ottiene creando una struttura a diodo; per esempio si evapora del litio su una superficie del cristallo debolmente drogato di tipo p creando un contatto n+, che ha spessori tipici dell’ ordine di approssimativamente 600 . Su un’ altra superficie si impiantano ioni di boro con spessori tipici di 0.3 , creando un contatto di tipo p+. Tramite l’ applicazione di una tensione inversa, le cariche si separano e si forma la zona detta a svuotamento totale, che costituisce il volume attivo del rivelatore; gli strati morti sono dati dagli spessori dei contatti che in un HPGe sono ridottissimi. Si costruiscono rivelatori con un volume attivo abbastanza grande (dell’ ordine di 400 cm3), per mezzo di una geometria coassiale illustrata nelle fig. (3.21) e (3.22). Nel caso a) un elettrodo viene fabbricato sulla superficie cilindrica esterna del cristallo, mentre un secondo contatto viene creato rimuovendo la parte centrale lungo l’ asse e posizionandolo sulla superficie cilindrica interna. Nel caso b) si evitano possibili correnti di perdita sulla superficie frontale; inoltre questa configurazione offre una finestra d’ entrata utile anche per radiazione debole, se realizzata con contatto elettrico sottile.

Dato che le linee di campo elettrico non sono del tutto radiali, si creano regioni con campo elettrico ridotto vicino ai bordi del cristallo. Il caso c)

risolve il problema del caso b): la cavità centrale viene ulteriormente estesa e tutti gli spigoli arrotondati [20].

Figura 3.21: Forme più comuni per rivelatori coassiali a grande volume viste di sezione

all’ asse cilindrico del cristallo.

Figura 3.22: Forme più comuni per rivelatori coassiali a grande volume viste di sezione

perpendicolarmente rispetto all’ asse cilindrico del cristallo.

3.4.3

C

ONFRONTO TRA RIVELATORI A SCINTILLAZIONE E

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