1. I DISCORSI DIRETTI NELL ' ANNALISTICA TACITIANA : UNA RICOGNIZIONE
1.4 I discorsi diretti: cenni generali sulla questione delle fonti
1.4.3 Raccolte indipendenti di discorsi imperiali
Terza possibilita che è ammissibile per la conservazione dei discorsi imperiali è quella di singole raccolte di orazioni che circolassero indipendentemente dalle registrazioni ufficiali, magari anche a pagamento129. Che in generale discorsi – anche pronunciati
da famosi oratori – potessero essere trascritti e messi in vendita da notarii è prassi testimoniata, con una punta di fastidio, da Quintiliano stesso130; nello specifico sara
opportuno adesso valutare le testimonianze che ci permettono di supporre l'esistenza di raccolte specificatamente dedicate agli imperatori.
Per quel che concerne il testo tacitiano sono due i passaggi, entrambi negli Annales, che hanno indotto parte della critica a postulare raccolte estranee agli acta e alle fonti letterarie:
a) «De comitiis consularibus, quae tum primum illo principe ac deinceps fuere,
vix quicquam firmare ausim: adeo diversa non modo apud auctores, sed in
ipsius orationibus reperiuntur.» - Tac. Ann. I.81
Dei comizi per l’elezione dei consoli, che si tennero allora per la prima volta sotto Tiberio e poi più volte in seguito, non oso dire nulla o quasi, tanto sono contrastanti le notizie che si leggono non solo nelle opere degli storici ma anche nei discorsi dello stesso Tiberio.
b) «Extat oratio, qua magnitudinem viri, violentiam subiectarum ei gentium et
quam propinquus Italiae hostis, suaque in destruendo eo consilia extulit»
- Tac. Ann. II.63
Si può ancora leggere il discorso: l'imperatore sottolineava la grandezza del re, la pericolosita dei popoli che aveva sottomesso, la sua minacciosa vicinanza all'Italia. E ricordava l'accorta diplomazia con cui lo aveva distrutto.
In a) lo storico sta parlando dei comitia consularia sotto Tiberio, sui quali non si sente di affermare molto poiché diversa sono le informazioni che ricava dalle sue fonti; in b), in riferimento alle vicende diplomatiche coinvolgenti l'imperatore e Maroboduo, si
129 Cf. TALBERT 1984 p. 318.
130 Cf. Quint. Inst. VII.2: “Nam ceterae (sc. actiones) quae sub nomine meo feruntur neglegentia
registra l'esistenza ancora ai tempi dell'autore di una particolare orazione del
princeps.
Entrambi i passi sono stati presi come spunto131 per ipotizzare che Tacito stia
consultando delle raccolte di discorsi imperiali circolanti come pubblicazioni a sé stanti, indipendenti quindi dagli acta, sia sulla base delle parole dello storico stesso, (che sembrano sottolineare la specificita della fonte consultata) sia sulla scorta delle testimonianze di altri autori.
Sebbene altre fonti, in particolare Svetonio e Carisio132, ci inducano a credere all'
esistenza e alla circolazione di tali raccolte (nella vita di Domiziano di Svetonio si parla di una collezione di commentarii tiberiani133, Carisio parla di una raccolta di
orazioni dell'imperatore Adriano) e Cassio Dione registri casi134 di decreti che
prevedevano la rilettura di discorsi imperiali in determinate ricorrenze (implicando quindi che questi dovessero essere in una qualche maniera registrati) l'ammissibilita dell'ipotesi che raccolte del genere circolassero non ci consente automaticamente di affermare con certezza che Tacito ne abbia fatto qui uso; qualche altra considerazione può tuttavia essere azzardata. Sicuramente interessante, nel secondo caso almeno, il fatto che le ipsius orationes del''imperatore siano messe in parallelo con gli auctores,
131 Il problema riguardo questi due passi ha una storia piuttosto lunga che risale sin alla critica del diciannovesimo secolo: FURNEAUX 1896 ad loc. sostiene che si stia parlando di orazioni registrate
negli acta senatus ma nel caso di I.81 ammette che “it is remarkable that Tacitus does not cite the 'acta' themselves as evidence”; FABIA 1898 p.326 ss, afferma con sicurezza l'esistenza di una fonte
specifica che raccogliesse le sue orazioni citando un passo dal Dialogus de oratoribus (Tac. Diag. 37) in cui Muciano racconta di aver raccolto orazioni di uomini di eta repubblicana; più recentemente SYME 1958 p. 285 riconosce la possibilita ma rimane dubbioso che una simile raccolta
possa essere stata utile allo storico se avulsa dai procedimenti senatori cui le orazioni appartenevano; KOESTERMANN 1963 ad loc. si è posto il dubbio riguardo a una esistenza separata di
una raccolta del genere, seguito da GOODYEAR 1981 ad loc. che, pur non ritenendo conclusivi i
paralleli con Svetonio, riconosce che in Suet. Tib. 28 “extat sermo eius” è uno strano modo di riferirsi agli atti del Senato.
132 Cf. Suet. Tib. 28, Suet. Dom. 20. Nel primo caso l'utilizzo del verbo extat, (stesso verbo che troviamo in Tac. Ann. II.63), ha fatto pensare ad alcuni ad una raccolta separata, proprio per la sua specificita (perché sottolineare per un determinato discorso che “sopravvive”, individualmente, se come tutti è conservato negli acta senatus o nelle fonti letterarie?). Il verbo extare può d'altra parte avere questo significato specifico come può avere quello più neutro di “esistere” (cf. TLL, s.v.). Il suo uso in questo particolare contesto e non in altri può anche essere interpretato come una semplice
variatio stilistica e il discorso può essere quindi esteso anche al passo di Tacito cui questo brano di
Svetonio è stato spesso accostato. Cf. e.g. RIETRA, 1928 ad loc.
Per il passo di Carisio, cf. p. 287 dell'edizione di Barwick: “Validissime divus Hadrianus orationum
XII libri”.
133 Ovviamente, bisogna capire che cosa si intenda per commentarii, dato che non è detto che questi comprendessero dei discorsi.
134 Cf. e.g. Dio. LIX.6, in cui si parla di un decreto senatorio che prevedeva la rilettura di un discorso di Caligola, Dio. LX.10, riguardo all'abolizione della pratica di leggere all'inizio di ogni anno alcuni discorsi di Tiberio e di Claudio.
cioè le sue fonti letterarie, nell'ambito di un'operazione consapevole di ricerca con un nesso che abbiamo gia visto per gli acta diurna (cf. Ann. III.3: “non apud auctores
rerum, non diurna actorum scriptura reperio ullo insigni officio functam”): questo
modo di costruire la proposizione sembrerebbe conferire alle orationes una certa autonomia come fonte, pari almeno a quella degli auctores, che ci permette effettivamente di postulare che Tacito abbia consultato una raccolta specifica con un maggior margine di sicurezza (tenendo anche presente, come gia evidenziato, che una raccolta che avesse a che fare con gli acta di Tiberio doveva esistere gia al tempo della dinastia Flavia).
Conclusa questa premessa sulla consistenza e l'importanza dei discorsi diretti nell'annalistica Tacitiana, sul ruolo di rilievo svolto dalle parole dell'imperatore Tiberio e sulle problematiche relative alle fonti, occorre cercare di capire quanto questi brani “parlati” possano dirci sul Tiberio di Tacito (o sul Tiberio storico) in merito ad alcune problematiche. Sara questo lo scopo che il lavoro si prefiggera.