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Raffronto con l’azione di disconoscimento dopo la riforma.

EFFETTI DELL’AZIONE DI DISCONOSCIMENTO.

1. Omogeneità tra l’azione di disconoscimento e l’impugnazione per difetto di veridicità.

1.2. Raffronto con l’azione di disconoscimento dopo la riforma.

Lo sforzo del legislatore nell’allineare le due discipline è abbastanza evidente: in entrambi i casi è stata introdotta l’imprescrittibilità nei confronti del figlio; uguali sono i termini di decadenza per l’esercizio dell’azione; sia

204 Albano S., Omogeneità sostanziale dell’azione di disconoscimento della paternità e dell’impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità, Bianca M. (a cura

di), in Filiazione. Commento al decreto attuativo, le novità introdotte dal d.lgs. 28

dicembre 2013 n° 154, cit., p. 59; Figone, La riforma della filiazione, cit., p. 61. 205 Trib. Roma ordinanza 8 agosto 2014.

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l’azione di disconoscimento della paternità che l’impugnazione per difetto di veridicità da parte del padre, della madre e degli altri soggetti legittimati, non potranno essere proposte decorsi cinque anni dall’iscrizione dell’atto di nascita nel primo caso, e nel secondo dal iscrizione dell’atto di riconoscimento.

Tali modifiche hanno provocato il contestuale adeguamento della disciplina sulla trasmissibilità di tali azioni, per stabilire cosa accade nel caso in cui il soggetto muoia senza aver esercitato l’azione e non siano scaduti i termini. Il nuovo art. 267 c.c., che disciplina tale situazione, è uniforme e coerente rispetto all’art. 246 in tema di disconoscimento: se muore colui che ha effettuato il riconoscimento, entro un anno dalla sua morte, l’azione potrà essere esercitata dai discendenti e dagli ascendenti; se muore il figlio riconosciuto legittimati a proporre l’azione sono il coniuge o i discendenti, nel termine di un anno dalla morte o dal raggiungimento della maggiore età di ciascuno dei discendenti. L’ultimo comma dell’art. 267 c.c. contiene un rinvio agli artt. 244 e 245 c.c. in tema di disconoscimento, per i casi in cui il

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soggetto legittimato all’azione si trovi in caso stato di interdizione o infermità di mente.

Una prima differenza tra le due discipline può essere colta proprio nell’art. 267 c.c., il quale nel co. 4 contiene una disposizione che non trova una corrispondenza esatta

nella normativa sul disconoscimento206, in quanto si

prevede che in caso di morte dell’autore del riconoscimento o del figlio riconosciuto l’esercizio dell’azione non è impedito, e si applica il termine del co.4 dell’art. 263 c.c., ossia l’azione potrà essere esercitata nel termine di cinque anni dall’annotazione del riconoscimento. Nel caso di disconoscimento, in tale situazione, il termine è di un anno e decorre dalla morte del figlio.

Per quanto riguarda il rinvio del co.4 dell’art. 263 c.c. all’art. 245 c.c. sulla sospensione dei termini dell’azione di disconoscimento, forse sarebbe stata preferibile il suo

inserimento in un comma a parte207 perché riferibile a

tutti i soggetti legittimati all’esercizio di tale azione,

206 Velletti M., Revisione sistematica del codice civile susseguente all’unificazione dello stato di figlio, Bianca M. (a cura di), in Filiazione. Commento al decreto attuativo, le novità introdotte dal d.lgs. 28 dicembre 2013 n° 154, cit., p. 19. 207 Morozzo della Rocca P., Sul riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio dopo la riforma del 2012-2013, cit., p. 187.

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incluso il figlio. Una parte della dottrina, tuttavia, ha ritenuto che la sospensione del termine non trovi applicazione nei confronti “degli altri legittimati” dell’ultimo comma dell’art. 263 c.c. A sostegno di tale tesi si è affermato che il legislatore ha posto per tutti i legittimati attivi il termine massimo di cinque anni, inclusi “gli altri legittimati” che godono di cinque anni di tempo

a prescindere da condizioni di incapacità208.

L’ultimo comma dell’art. 263 letto insieme all’art. 245 c.c., tuttavia, non sembra avvallare simili interpretazioni, e sottolinea l’intento della norma: tutelare la certezza giuridica al proprio status entro un ragionale arco di tempo a prescindere da situazioni di incapacità, in cui tutti i soggetti legittimati possano venire a trovarsi. La differenza maggiore che continua a permanere tra le due discipline è quella riguardante i legittimati attivi: per l’azione di disconoscimento di paternità sono il presunto padre, la madre e il figlio, ossia la famiglia nucleare, con esclusione del padre biologico; nell’impugnazione per

208 Albano S., Omogeneità sostanziale dell’azione di disconoscimento della paternità e dell’impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità, Bianca M. (a cura

di), in Filiazione. Commento al decreto attuativo, le novità introdotte dal d.lgs. 28

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difetto di veridicità il padre, la madre, il figlio e chiunque vi abbia interesse, compreso anche il padre naturale. Tale scelta è stata motivata dal legislatore nella relazione illustrativa al decreto, sulla base della diversa situazione

esistente tra i coniugi rispetto a genitori non coniugati209.

Nella filiazione all’interno del matrimonio opera la presunzione di paternità e i rapporti tra i genitori sono regolati dalla legge; la filiazione al di fuori del matrimonio può avvenire nelle situazioni più diverse, che vanno da quelle caratterizzate dalla mancanza di stabilità e di impegno reciproco, alle famiglie di fatto. In quest’ultimo caso, si deve notare, ad esempio che chi iniziasse una relazione con una donna che frequenta anche un altro uomo potrebbe tranquillamente non saperlo; tutto ciò è difficile che accada a chi inizi una relazione con una donna coniugata, la quale potrebbe decidere di non verificare o

non dichiarare la paternità presunta dalla legge210

nell’interesse del figlio. Questa osservazione consente di

209 Bianca C.M., La riforma della filiazione: alcune note di lume, in Giust. civ., 2013, p. 439-440; Bianca M., Tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico, in Bianca C.M., La

riforma del diritto della filiazione, in Nuove leggi civ. comm., 2013, p. 512; Giacobbe

E., Il prevalente interesse del minore e la responsabilità genitoriale. Riflessioni sulla

riforma “Bianca”, in Dir. fam. pers., 2014, p. 826.

210 Cedu 21 dicembre 2010, n. 20578/07, Anayo c. Germania; Cedu 15 settembre 2011, n. 17080/07, Schneider c. Germania.

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spiegare la ragione di una maggior tutela del padre biologico che può impugnare il riconoscimento.

Infine bisogna ricordare che un riconoscimento non veritiero, effettuato nella consapevolezza della sua falsità configura il reato previsto all’art. 567 c.p. dell’alterazione di stato, da ciò possiamo dedurre un interesse pubblico alla verità dell’attribuzione dello stato nella filiazione fuori dal matrimonio. Con l’introduzione di un limite temporale all’esercizio dell’azione, potrà succedere che un soggetto conservi lo status di genitore e contemporaneamente sia perseguibile ex art. 567 c.p. Come di recente ha affermato la corte costituzionale, in questi casi il soggetto potrebbe non solo rimanere genitore, ma addirittura non

decadere dalla responsabilità genitoriale211.

Quest’orientamento conferma ulteriormente come nell’evoluzione del diritto positivo la famiglia intesa come fatto meramente biologico ha perso rilievo, mentre ha assunto sempre di più i connotati del luogo in cui si svolge

211 C. cost. 23 febbraio 2012, n. 31, in Guida al diritto, 2012, p. 70 con nota di Finocchiaro A.

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la personalità del soggetto e su cui si fonda la sua identità212.

2. Azione di disconoscimento nei casi di