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La collezione privata di Sergio Bertola

3.2. Il rapporto con le gallerie

La Collezione Bertola si è costruita negli anni come risultante di una serie di incontri e di scambi, di un modo di vivere l’arte che mantiene l’aspetto di convivialità tipico del ristoratore. Il clima nel quale ha preso vita la collezione è caratterizzato da conversazioni con critici, artisti e soprattutto galleristi, con i quali il collezionista ha spesso intrapreso rapporti che andavano oltre la sfera degli “affari” divenendo vere e proprie amicizie.

Senza il rapporto di fiducia e di stima nei confronti di alcuni galleristi la collezione non sarebbe esistita, un rapporto spiegato da Bertola stesso:

“Mi piace avere rapporti con le persone, un rapporto umano, e mi trovo bene perché mi dà fiducia, mi sento sicuro. E poi c’è quella vecchia storia che mi piace avere dialoghi con le persone con cui tratto,

con cui compro.”143

Non sono solo le parole a dare importanza a questo tipo di rapporto. La scelta stessa di indicare la conoscenza con Ida Gianelli, e quindi l’inizio di un rapporto personale con una gallerista, come il principio vero e proprio della sua collezione non è casuale ma al contrario molto indicativo. Le persone e la possibilità di interagire con loro e di poter avviare discussioni costruttive sono una base imprescindibile per Bertola, una forma mentis dovuta probabilmente alla sua professione di ristoratore e al carattere aperto e genuino.

Questa necessità di un contatto diretto e di un rapporto di fiducia lo ha sempre tenuto lontano dal mercato secondario e da quello terziario, consentendogli di conoscere solo persone competenti in grado di guidarlo attraverso il difficile terreno dell’arte contemporanea. Se è pur vero che negli anni non ha acquistato solo ed esclusivamente da galleristi con cui aveva rapporti, dando comunque molta importanza alla scelta e al desiderio di una determinata opera a prescindere dalla provenienza, è indubbio che la conoscenza con alcune personalità abbia contribuito molto alla storia della collezione.

Com’è già stato sottolineato la prima galleria di riferimento è stata la Samangallery, nella figura di Ida Gianelli. È qui che ha mosso i primi passi da collezionista, imparando a conoscere le tendenze del momento, a comprendere cosa rendeva l’opera d’arte degna di attenzione o meno. La Samangallery inaugura nel novembre del 1974 con un’esposizione di Brenda Miller e negli anni successivi offre una rassegna di mostre, spesso in anteprima nel panorama italiano, di artisti minimal e concettuali come Sol LeWitt, Joseph Kosuth,144 Cindy Sherman,145 Dan Graham,146 Lawrence Weiner147 in ambito statunitense, artisti europei come Joseph Beuys,148

Tony Cragg,149 Niele Toroni,150 Daniel Buren,151 Hans Haacke152 e Rebecca Horn,153 e

concentrandosi sull’Arte Povera per quanto concerne l’ambiente italiano. Ida Gianelli non

143 Dagli appunti della conversazione “Collezionare il futuro” realizzata presso la Pinacoteca Giovanni e Marella

Agnelli a Torino.

144 Artista statunitense, protagonista ed esponente principale dell’arte concettuale. 145 Artista e fotografa statunitense nota per i suoi autoritratti concettuali.

146 Artista e architetto statunitense.

147 Artista statunitense tra i principali rappresentanti dell’arte concettuale.

148 Artista tedesco poliedrico tra i più importanti della seconda metà del Novecento. 149 Scultore britannico.

150 Artista svizzero tra il concettuale e il minimalismo. 151 Pittore e scultore francese.

152 Artista concettuale tedesco.

consiglia mai Bertola su cosa comprare quanto piuttosto su cosa osservare e su come scegliere, è una guida che non si impone, quasi spirituale, che con le sue parole fornisce una chiave di lettura per le scelte di Bertola: “non compare mai un lavoro che ti piace alla prima […] vuol dire che è facile e che non dura”.154

Il rapporto con Ida Gianelli si intensifica quando la gallerista inizia a frequentare il ristorante Gran Gotto portando con sé artisti e critici, tra cui un giovane Germano Celant, inserendo Bertola in una cerchia culturale che supera in di gran lunga il semplice rapporto tra collezionista e gallerista.

Se la maggior parte degli acquisti dei primi anni arriva dalla Samangallery, Bertola non si limita alla frequentazione di un’unica galleria ma al contrario compra qualche pezzo anche da Riccardo Rotta e da Lucio Amelio.

Quando all’inizio degli anni Ottanta la Samangallery chiude Bertola perde solo un punto di riferimento commerciale nella sua città, ma mantiene comunque un rapporto con Ida Gianelli. A Genova, nel 1980 apre Locus Solus di Vittorio Dapelo e Uberta Sannazaro, da cui Bertola comprerà molto e attraverso il quale scoprirà personalità come Ettore Spalletti e Jan Vercruysse. L’ambiente di Bertola non è però solo genovese, anche Torino e Milano diventano mete dei suoi “pellegrinaggi culturali” alla ricerca di pezzi per arricchire la propria collezione. A Torino in particolare inizia a frequentare la galleria di Tucci Russo con cui intesse un rapporto di fiducia e rispetto che rimane tuttora, nonostante gli artisti da lui promossi abbiano ormai raggiunto prezzi non più facilmente affrontabili. A Milano acquista dalla galleria Giò Marconi e a Brescia da Massimo Minini.

La fiera d’arte contemporanea Artissima a Torino, inaugurata nel 1994, offre a Bertola la possibilità di conoscere alcune tra le gallerie a cui si affiderà più negli anni successivi, in particolar modo la Galleria Zero, da cui acquista una buona percentuale di opere che entrano a far parte della collezione, e la galleria di Raffaella Cortese.

Altro riferimento fondamentale per Bertola e per la raccolta è la galleria Pinksummer, nata nel 2000 a Genova dall’incontro di Antonella Berruti e Francesca Pennone, un rapporto che arricchisce la collezione di molti pezzi importanti tra cui Sarcevic, Saraceno,155 Putrih,156 Luca

Vitone157 e molti altri, e che si interrompe bruscamente solo all’inizio del 2016 per ragioni personali.

154 Dagli appunti della conversazione “Collezionare il futuro” realizzata presso la Pinacoteca Giovanni e Marella

Agnelli a Torino.

155 Artista argentino. 156 Artista sloveno.

Negli ultimi anni si affida molto anche alla GB Agency di Parigi, conosciuta grazie alla figlia e divenuta una delle gallerie a cui presta più attenzione al momento.

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