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T RASFORMAZIONE DEI P ALAZZI ESISTENTI NELLA CITTÀ ANTICA Nell‟ultimo decennio del secolo il Koch viene chiamato ad intervenire

su alcuni palazzi esistenti nella città antica: palazzo Gori Mazzoleni, palazzo Boncompagni Ludovisi e il palazzo degli stabilimenti francesi. In ognuno di questi episodi l‟architetto ridisegna i fronti su strada, utilizzando sempre la medesima tipologia di facciata, quella sangallesca, a fasce gerarchizzate, mentre solo per i palazzi Boncompagni e degli stabilimenti di Francia riprogetta anche l‟impianto funzionale. Le affinità tra questi interventi proseguono nel trattamento superficiale delle facciate, tutte rifinite in finto bugnato esteso da terra al cornicione, anche se solo appena segnato, conferendo ai prospetti di questi edifici - ad eccezione del palazzo Gori Mazzoleni - un raggelante effetto monocromatico (in bianco travertino), che nega quella plasticità che, viceversa, caratterizza tutte le opere, fin qui descritte dell‟architetto, dove, il bianco delle cornici emerge sempre dal fondo ad intonaco giallo ocra, o dalla cortina in laterizio.

Nel 1888 il Koch viene incaricato (dal signor Achille Gori Mazzoleni), di progettare l‟ampliamento del cinquecentesco palazzo Cybo, poi

Ruffo,97 di sua proprietà, posto in piazza S.S. Apostoli in angolo con la

nuova via Nazionale e il vicolo del Mancino. L‟edificio occupava quasi un intero isolato, confinando, sul quarto lato, con la casetta Odescalchi, prospiciente sul vicolo del Piombo. L‟antico palazzo, alto tre piani sopra il pianterreno, prospettava sulla piazza con sei maglie murarie, triplicate in profondità. Un ampio androne passante, posto nella terza maglia da destra, dava accesso, a destra, allo scalone d‟onore - posto

97All‟epoca del cardinale Tommaso Ruffo il palazzo viene ristrutturato ad opera dell‟architetto G. B. Contini (1642-1723). Cfr. P. PORTOGHESI, Roma Barocca Roma, 1966 pp. 568-9.

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parallelamente all‟androne - a sinistra, ad una corte quadrata di piccole dimensioni. L‟androne, inoltre, proseguiva per tutta la profondità

dell‟edificio, collegando la piazza con il vicolo retrostante.98

L‟ampliamento del palazzo, da parte del Koch, ha trasformato l‟edificio in un blocco isolato e simmetrico (fig. 116), mediante l‟accorpamento e la parziale sopraelevazione (solo della prima maglia sulla piazza) della casetta adiacente (fig. 117), che veniva a costituire la settima maglia muraria sulla piazza, anch‟essa triplicata in profondità come le altre, portando, così, la posizione dell‟androne in asse, e la sopraelevazione di un piano, sul vicolo del Mancino, per allinearsi all‟altezza del prospetto su via Nazionale. L‟impianto distributivo preesistente viene lasciato inalterato dal Koch, mentre vengono ridisegnati i prospetti sulla piazza, sulla via Nazionale e sul vicolo del Piombo. Il nuovo prospetto sulla piazza, con asse di simmetria centrale, è suddiviso verticalmente in tre settori da fasce bugnate. La fascia basamentale presenta una fuga ininterrotta di arcate, che danno accesso ai negozi. Nel settore centrale, il portale, e le due arcate adiacenti, vengono riquadrate da un ordine dorico su quattro colonne in granito rosa, al di sopra del quale si innalza la loggia del piano nobile, estesa alle tre finestre centrali (fig. 118). La composizione generale e i motivi decorativi che riquadrano le aperture proseguono sui prospetti di via Nazionale (oggi via Battisti) e sul vicolo del Piombo (fig. 119). L‟effetto monocromatico viene qui evitato grazie all‟utilizzo del granito rosa, nella zona basamentale - sostegni dell‟ordine che riquadra il portale e delle arcate dei negozi - e della tinta color ocra adottata per il finto bugnato dei piani superiori.

98Così appare ancora nella pianta del Nolli, e nei rilievi dello stato attuale del Koch cfr. scheda filologica dell‟opera.

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Figura 115 palazzo Piombino villino da A Schiavo Figura 116 palazzo Gori Mazzoleni piazza S.S. Apostoli

Figura 117 palazzo Gori Mazzoleni rigiro su vicolo del Piombo

Figura 118 palazzo Gori Mazzoleni portale

Figura 119 palazzo Gori Mazzoleni prospetto su via Battisti

Figura 120 palazzo degli stabilimenti francesi su piazza dell'Orologio

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Nel 1891 l‟architetto si occupa della ristrutturazione del palazzo degli Stabilimenti francesi, in piazza dell‟Orologio, proponendo un nuovo allineamento delle fronti per regolarizzarne il filo esterno. L‟edificio, posto in angolo, tra la piazza e via dei Banchi nuovi, era costituito da un corpo di fabbrica con maglie tessute ortogonalmente alla piazza e raddoppiate in profondità. L‟impianto funzionale proposto dal Koch, ricorre agli elementi tipologici del palazzo, pur non disponendo di una profondità tale da far sfociare l‟androne in una corte interna. L‟androne, illuminato da un lucernaio posto sul fondo, attraversa l‟intero corpo di fabbrica, dando accesso al corpo scala, posto di fianco e illuminato da una chiostrina (fig. 318). Il linguaggio proposto - e realizzato - sulle due fronti è quello precipuamente sangallesco (fig. 120), con la zona basamentale caratterizzata da un portale bugnato affiancato da finestre inginocchiate (fig. 121).

Nel maggio del 1901 il Koch è impegnato nel progetto di ampliamento di un edificio di proprietà della famiglia Boncompagni Ludovisi, posto tra le vie della Fontanella di Borghese, del Leoncino e Tomacelli (oggi palazzo Fendi). L‟area dell‟isolato su cui sorge l‟edificio, collocato tra le stesse vie e il largo Goldoni, era stato interessato dalle demolizioni effettuate per l‟allargamento della via Tomacelli, asse urbano di collegamento tra la città antica e il nuovo insediamento ai Prati di Castello, attraverso il ponte Cavour. A tal fine era stato demolito il palazzetto d‟angolo (fig. 122) confinante con la proprietà dei Boncompagni, che prospettava sulla via del Corso (con una facciata di sapore tutto neoclassico) e sulla via Tomacelli. Il progetto di ampliamento del Koch, consisteva nell‟aggiunta di due corpi di fabbrica

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semplici all‟edificio esistente, di cui uno sul nuovo filo della via Tomacelli, l‟altro sul largo Goldoni - operazione risultante dall‟accorpamento (e dal riutilizzo) di una maglia muraria dell‟edificio in demolizione - e nel cambiamento radicale dell‟impianto distributivo del palazzetto. L‟edificio, infatti, aveva un androne posto in asse sulla via della Fontanella di Borghese, da cui si accedeva assialmente al corpo scala. Il nuovo organismo progettato dal Koch, viceversa, prevedeva il ribaltamento dell‟impianto funzionale, ponendo l‟androne sul nuovo corpo di fabbrica prospiciente la via Tomacelli, che andava ormai a costituire, per importanza urbanistica, una alternativa all‟antico percorso della via Trinitatis. L‟androne realizzato, passante verso una piccola corte interna, da accesso, da una parte, alla scala che portava al solo piano nobile, dall‟altra, al corpo scala che serve tutti piani. Per quanto riguarda i prospetti, il Koch si limita a disegnare solo i nuovi fronti, sul largo Goldoni e sulla via Tomacelli, mantenendo la composizione, la sintassi e le linee guida dei prospetti preesistenti (fig. 123). Il disegno di queste facciate, impostate tradizionalmente su una zona basamentale con negozi al pianterreno e mezzanino sovrastante, al di sopra della quale sono poste tre fasce gerarchizzate, vengono rielaborate dal Koch, nei nuovi fronti (figg. 124, 125), nella parte basamentale, dove introduce il motivo, già adottato in altre occasioni, delle arcate ininterrotte su pilastri, all‟interno delle quali si aprono gli accessi ai negozi e le finestre sovrastanti dei mezzanini, e al piano nobile con l‟inserimento dei timpani alternatamente triangolari e curvilinei.

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Il proseguire le linee tardo manieriste dei prospetti esistenti su quelli nuovi rivela, da parte del Koch, un atteggiamento simile a quello dei suoi contemporanei, che vede, per citarne alcuni, nel completamento “in stile” di palazzo Pichi (da parte del Baschieri-Salvadori) o nell‟ampliamento di palazzo Vidoni (ad opera del Settimj), replicandone il tipo di facciata raffaellesca nella fronte su corso Vittorio Emanuele, o ancora nell‟intervento del Guj sulla cosiddetta Farnesina ai Baullari, e l‟ampliamento del Piacentini del cinque-seicentesco palazzo Berardi in via del Gesù, tra il 1885 e il 1886, - attraverso l‟accorpamento di alcune case attigue poste verso piazza della Pigna, e con la realizzazione di una facciata che riproduce il lessico di quella già esistente - esempi di una metodologia di intervento sul tessuto edilizio urbano, avviato sotto il pontificato di Pio IX, e portato avanti con estrema disinvoltura, tra la fine del XIX secolo e il primo decennio del XX.

Figura 121 palazzo degli stabilimenti francesi portale

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Figura 123 palazzo Boncompagni Ludovisi prospetto su Fontanella

Borghese

Figura 124 palazzo Boncompagni

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C a p i t o l o I V

LE ARCHITETTURE DELLO SPAZIO URBANO

IV.1. PIAZZA VITTORIO EMANUELE II, I PALAZZI DI PIAZZA ESEDRA.