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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

I sonetti del Pistoia giusta l’ apografo Trivul^iano a cura di Rodolfo Renier — Torino, E. Loescher, 18 8 1, in-8.°, pp.

X LV III — 404.

Allorché i signori A. Cappelli e S. Ferrari pubblicarono le rime edite ed inedite di Antonio Cammelli detto il

Pi-GIORNALE LIGUSTICO ?!

stoja ( 1) opportunamente illustrandole con note ed appen­

dici, non pretesero di aver raccolte tutte le poesie del biz­

zarro poeta pistojese, anzi rimase loro in dubbio che il suo repertorio dovesse esser ricco di maggiore varietà di com­

ponimenti e in numero maggiore che oggi non abbiamo. E come i chiarissimi editori si fossero bene apposti accennando alla possibile scoperta di nuove rime del Cammelli , si rese manifesto nello stèsso anno 1884 per la pubblicazione del Catalogo dei codici manoscritti della Biblioteca Trivul%iana edito dal Porro (2) , dove fu per la prima volta indicato un ma­

noscritto Trivulziano che contiene 388 sonetti, dei quali 3 14 affatto sconosciuti.

Cotesto preziosissimo manoscritto, che triplica il patri­

monio poetico del Cammelli fin qui noto, è ora integral­

mente edito per cura del prof. Rodolfo Renier , che in una dotta prefazione illustra con molta diligenza il codice T ri­

vulziano , discutendo se si possa o no ritenere eh’ esso sia precisamente il manoscritto appartenuto a Isabella d’ Este Gonzaga , che conteneva i sonetti ricopiati e sontuosamente ornati da Francesco Gianninello, e indicando altri testi ma­

noscritti finora ignoti e alcune rarissime stampe possedute dalla Biblioteca Marciana di Venezia, delle quali nessuno avea finora sospettato Γ esistenza. Il volume secondo della Biblioteca di testi inediti 0 rari porge pertanto un nuovo ed ampio sussidio alla compiuta conoscenza di uno dei più ori­

ginali e fecondi precursori del Berni; e gli studiosi di tal ge­

nere di poesia non mancheranno di accoglierlo col meritato iavore e di farlo argomento di studio.

Le nuove notizie biografiche che si raccolgono dai sonetti del codice Trivulziano non sono molte , ma tali però che

(1) Livorno, F. Vigo, 1884, in-8.°

(2) Torino, 1884, in-8.°

servono a compiere in qualche parte quelle che già s*· cono scevano o a rimuovere alcuni dubbi che poteano rimanere.

C o si, per citare un esempio , non conoscevasi finora con precisione quello che il Pistoja facesse in cotte del Duca Ercole II. Il Cappelli disse che egli era addetto alla cucina e dispensa di corte, con incarico altresi di far cavalcate, quando occorresse, a Milano. Lo Scipioni (i) osseivò che dalle sue poesie non si può ricavar tanto, nè il sonetto sulla cena in corte può dar indizio di nulla. Ora il sonetto 237 ci fa sapere in modo chiaro e preciso che il Pistoja faceva un po’ di tutto alla corte degli Estensi :

oggi siscalco e diman credenzieri,

Legato, portinar, famiglio a un tratto, guattaro, ragazzo e camerieri , coco son fatto e notte e dì corrieri ; tornato , il piscio poi votar m’ è fatto.

Sgurro il bacii con gli bicchieri e 1’ amola e perchè a far nuli’ altra cosa resta, prima ch’ io facci il pan, meno la gramola.

Le feste sempre la mia arte è questa : Siedo in cucina e al canto d’ una niamola batto il mortai fin che la salsa è pesta.

La cosa qui non resta , chè mi fan nel portar poi via perito il pasto che di sotto han partorito

Bazzicando di frequente in cucina, non è a maravigliare ohe sapesse fare buoni manicaretti tanto da poter insegnare come debba essere preparata una buona cena (Son. 217), e che ne suoi sonetti s’ incontrino spesso argomenti attenenti alla cucina. (Son. 128, 186, 228, 255, 256).

(i) Giorn. stor. della letter. ital. (V, 244).

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Le occupazioni che il Pistoja avea in corte doveano na­

turalmente sembrargli troppo abiette e indurlo a ricercare altro coperto. Fu mandato, com’ è noto , nel 1487 capitano alla porta di S. Croce in Reggio ; ma anche di questo nuovo ufficio si mostrava malcontento, nè cessava dal lagnarsi per­

chè il verno vi facea troppo freddo e la state il sole lo cuo­

ceva (Son. 181).

Il Duca per far cessare tali continue lagnanze ed anche pei mostrare la sua gratitudine del dono della Tragedia che il Pistoia aveagli dedicata, ordinò che gli fossero pagate 600 lire. Ma quel ladro del fattore quando egli richiedeva il pagamento era solito a rispondere: torna diman (son. 262, 365); e intanto avea impegnato più d’ un farsetto e dovea torre a credenza vino, pane e carne. Nè giovava eh’ egli lo sollecitasse a dargli quel poco resto che dovea avere e a non dir più : aspetta e spera ,

perché al mio mal aggiunge novi affanni, e un giorno sol mi par più di mille anni.

Per distrarsi dalle molestie che gli procuravano la moglie e il suo misero stato di fortuna , ed anche per soddisfare alle molte richieste degli amici che voleano sonetti sopra i più bestiali argomenti, ne componea su qualunque tema che gli fosse dato, e su qualunque cosa gli accadesse d’ osservare.

Di tutto quel che vedi fai sonetti ,

si fa dire il Pistoia da un amico,

se tu vedessi pur cacare un pollo , 0 far questione insieme dui galletti.

Se volea chieder doni pel Natale (son. 260), od inviare a un amico qualche regalo (son. 128, 184, 186), se faceva og­

getto delle sue pungentissime satire un predicatore (son. 3),

un retore (son. 7 1 ) , un legista (son. 235, 238), un pretoie (son 82) , o qualche altra persona a lui odiosa , era sempre il sonetto caudato che si prestava alle manifestazioni del suo spirito bizzarro ed arguto.

Molti dei gruppi in cui furono suddivise le poesie del Cammelli nella edizione Cappelli-Ferrari, secondo il tema in esse trattato, ora si compiono ed arricchiscono di nuovi so netti, come fu già notato dallo stesso prof. Reniei nella prefazione al suo volume (p. xxx).

Un nuovo gruppo, di cui conoscevasi un solo saggio nella edizione Cappelli-Ferrari (p. 2 10 ), è formato dai sonetti sul Natale (n. 4 0 , 4 2 , 43), su S. Stefano (n. 44), su S. Gio vanni (n. 46), sui Re Magi (n, 47), sulla fuga in Egitto (n. 48), sulla Passione (n. 49) e sulla Resurrezione (n. 50,

so­ li

sonetto :

Quando tu v a i, madonna, a’ templi santi (1)

potrebbe essere indirizzato a quella stessa Madonna Julia Bojarda, la quale è lodata perchè

dove a messa coi ginocchi giace non vói d’ alcuna pompa essere ornata ;

mentre un’ altra dama per nome Barbara andava a messa menandosi dietro le donzelle

con li scudieri innanti e col tappeto.

Allo stesso gruppo appartiene pure il son. 146 :

Dove vuo’ tu andar, Francesca? — A messa,

che ne richiama alla memoria un altro di ser Matteo Franco, dove dimostra come t quanto cicalino le donne in chiexa alla

(1) Ediz. C f., p. 150.

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messa, e che trovasi nello stesso codice Magi. V I I , 1125 (car. 41 v) che reca il sonetto del Pistoja : Da Leon vengo e là si fa banchetto (r).

Buon di, buon dì e buon anno e come stai?

Domin , quant' è eh’ entrò questa messa ? Or si che i’ cretti pure star sanç essa.

Or ben, eli’ è di te? Come la fai?

— N affe, non so’ io di molti guai ; Ho ancora in casa mia Tita e la Tessa Con poca dota e ’l tempo pur s’ appressa.

E Bartol tuo ha avuto briga assai ?

— O cattivella, io ho che fare aneli’ io ; Ma pure i’ mi ricolgo un po’ di pane.

— T ’ inganni, com’ a’ tu buon lavorìo ? L ’ acqua con che no’ ci laviam le mane

Non guadagniam T e o , io e ’l garçon mio.

Che son di quelle tue galline nane ? Da una in fuor son sane ; Una ve n’ è che à 1’ andoça e ’l palatìo.

— Addio, addio, la messa è detta, addio.

Tra i sonetti in cui sono nominati a cagione di biasimo o di lode alcuni poeti contemporanei del Pistoja, è partico­

larmente notevole il son. 129 , nel quale si fa menzione di tutti i principali poeti della corte di Lodovico il Moro e che ci rende testimonianza della dimora del Pistoja in Milano, come i sonetti 58, 59, 15 1 ci fanno sapere ch’ egli fu anche a Bologna, dove conobbe Giambattista Refrigerio segretario di Roberto da San Severino e autore di molte rime per la massima parte tuttora inedite in due manoscritti della Biblio­

teca Universitaria di Bologna (2).

(1) V . p. x v ii della Prefaz. ai sonetti del Pistoia ed. Renier.

(2) Uno è lo Zibaldone di Cesare Nappi, donde il Guerrini trasse la novella I Negromanti; l’ altro è il cod. 165 che contiene: Poesie antiche

Il conte Roberto da San Severino trovavasi a Bologna nel

nosciuto Giovambattista Refrigerio, poiché egli dice che vi e

... a Refriger compor sonetti

Cantilena del prestantissimo M. Ioanne Baptista di Refrigera del Magnanimo Signor Roberto in laude de lo Illustre et li er

GIORNALE LIGUSTICO 77 di Bologna , manoscritta presso questa Biblioteca Universi­

taria , ricorda un Domenico Refrigeri dottore in filosofia e

Al Moro pertanto egli indirizzava alquanti epigrammi in sonetti in sua lode; ma la serie contenuta nel codice 2618

bilmente derivarono le relazioni del nostro rimatore colla fami°lia Ben­

tivoglio ed in ispecie col Conte Andrea.

zarlo, apparecchiavasi a morderlo di mortale veleno e lo

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