Nel luglio del 2014 sul sito www.naturamediterraneo.com/forum è stata segnalata dal fotografo naturalista Giovanni Micheli la presenza di uno scarabeide esotico sulle sponde del Naviglio Vecchio, nel comune di Turbigo (MI). Maurizio Pavesi, entomo- logo del Museo di Storia naturale di Milano, ha confermato trat- tarsi di una specie nuova per l’Italia, ovvero di Popillia japonica Newman (Coleoptera, Rutelidae), scarabeoideo originario dell’E- stremo Oriente. Nei giorni successivi il dr. for. Pier Mario Trava- glia, a seguito di un sopralluogo sulla sponda destra del Ticino, rilevava la presenza dell’insetto anche sul territorio piemontese, dandone comunicazione al Settore Fitosanitario.
Questo coleottero è presente in forma endemica in Giappone dove non risulta annoverato tra le specie nocive. Introdotto ac- cidentalmente negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento, si è invece rivelato particolarmente dannoso a un gran numero di piante coltivate e spontanee, causando perdite economiche e costi per il contenimento nell’ordine di circa 450 milioni di dollari all’anno (stima 2004). Per questo motivo è inserito dalla normativa fitosanitaria europea (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) tra gli organismi di quarantena di cui deve essere vietata l’ulte- riore introduzione nel territorio dell’UE. Attualmente è presen-
te in Russia (nell’isola di Kunashir, a nord dell’isola giapponese di Hokkaido), nel sud est del Canada e nelle isole Azzorre (Por- togallo), unica area europea infestata prima di quest’ultimo ri- trovamento.
Descrizione
Gli adulti di P. japonica hanno forma tendenzialmente ovale, con lunghezza variabile tra 8 e 12 mm e larghezza tra 5 e 7 mm. Il capo e il pronoto sono di color verde metallico come pure coxa e femore, le elitre sono invece di color bronzo o rame e non ar- rivano a coprire completamente l’addome che presenta cinque ciuffi di peli bianchi per lato e altri due all’estremità. Questo ca- rattere permette di distinguere facilmente gli adulti di P. japoni- ca da quelli di altre specie spesso presenti negli stessi ambien- ti, quali ad esempio Anomala vitis e Cetonia aurata nonché da Phyllopertha horticola, la specie più affine per forma, dimensio- ni e comportamento che però predilige areali montani. Le fem- mine sono a volte più grandi dei maschi, ma ciò che distingue i due sessi è la forma delle zampe anteriori. Nei maschi la tibia ter- mina con due protuberanze appuntite, inoltre i tarsomeri han- no dimensioni simili. Nelle femmine invece le protuberanze della Giovanni Bosio, Davide Venanzio - Direzione Agricoltura, Settore Fitosanitario
tibia sono arrotondate e il primo tarsomero risulta di lunghezza doppia o tripla rispetto ai successivi.
Le uova, di colore bianco translucido, hanno forma tendenzial- mente tondeggiante o ellissoidale con un diametro di circa 1,5 mm. La superficie esterna è segnata da aree di forma esagonale. Le larve sono di colore bianco crema, a volte translucide, con capo bruno-rossiccio e mandibole un po’ più scure. Il torace è composto da tre segmenti, ciascuno munito di un paio di zam- pe. L’addome presenta dieci segmenti, con gli ultimi solitamente scuri a causa dell’accumulo di materiale fecale interno. L’intero corpo è coperto di setole e spine entrambe di color bruno gial- lastro. La parte ventrale dell’ultimo segmento addominale pre- senta due file di 6-7 spine disposte a V che distinguono le larve
di questo insetto da quelle di altri scarabeoidei. Le pupe, lunghe circa 14 mm e larghe 7 mm, hanno un colore che varia tra il gial- lo crema e il verde metallico a seconda del progredire dell’età.
Ciclo biologico
P. japonica presenta alle nostre latitudini un ciclo annuale. Gli adulti compaiono nei mesi di giugno, luglio e agosto con rag- giungimento del picco di presenza intorno a metà-fine luglio. Vivono in media 4-6 settimane. Dopo essere emersi dal terre- no si spostano sulle piante ospiti dove iniziano immediatamen- te a nutrirsi e ad accoppiarsi, preferendo le esposizioni soleg-
giate. Le femmine ovidepongono in prevalenza nei prati umidi di graminacee, scavando buche nel terreno fino ad una profon- dità di 5-10 cm dove depongono in media 3-4 uova per volta. Possono ovideporre, in minor misura, anche nel suolo di coltu- re come ad esempio mais e soia. Nell’arco della propria vita una femmina produce 40-60 uova. Il periodo di ovideposizione coin- cide di fatto con il periodo di volo dell’insetto e va da giugno a fine settembre. È necessario un buon livello di umidità del ter- reno per consentire lo sviluppo delle uova, che, dopo aver rad- doppiato le loro dimensioni, schiudono dando origine alle lar- ve di I età. Queste si spostano nel terreno alla ricerca di radici di cui nutrirsi, crescendo rapidamente e raggiungendo la lunghez- za di circa 10,5 mm prima della muta. Le larve possono spostarsi
sia orizzontalmente sia verticalmente. Di norma con il calare del- le temperature o nella stagione più secca tendono a stazionare più in profondità dove l’umidità è più elevata. Nel corso dell’e- state una parte delle larve di II età, lunghe circa 18,5 mm pri- ma della seconda muta, raggiunge il terzo stadio larvale che a completo sviluppo può raggiungere i 32 mm. Nei mesi inverna- li la popolazione, composta in prevalenza da larve di III età, sta- ziona nel terreno ad una profondità variabile tra i 10 e i 25 cm. Con il progressivo innalzamento primaverile delle temperature le larve si spostano nuovamente negli strati più superficiali del ter- reno dove riprendono l’attività trofica a carico delle radici delle
informazione tecnica
piante. Completato il loro sviluppo, le larve formano delle celle di terra al cui interno in tarda primavera si trasformano in pupe. Dopo una o due settimane, a seconda della temperatura, fuori- escono gli adulti che dopo un periodo variabile dai 2 ai 14 gior- ni emergono dal terreno.