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PARTE PRIMA

3. Il regno di Leopoldo II (dal 1824 fino alla morte di Girolamo de’ Bardi): Il Museo

Tuttavia le sorti della biblioteca, malgrado questi scambi, erano ancora in bilico. Si preannunciava un’apertura, ma era tramontato il periodo aureo coincidente con gli anni del Liceo e, nonostante gli sforzi di Girolamo, quel tempo non sarebbe più tornato.

3. Il regno di Leopoldo II (dal 1824 fino alla morte di Girolamo de’ Bardi): Il Museo

Alla morte di Ferdinando III, avvenuta il 18 giugno 1824, l’atmosfera cambiava con l’ascesa al trono di Toscana del Granduca Leopoldo II. Se i copialettere ufficiali di Girolamo son divenuti esigui e anzi forse scompaiono del tutto504, il carteggio della Direzione intensifica in quegli anni l’attenzione per i libri. Si tornava a parlare della Biblioteca, dopo il ritorno alla Libreria intesa come mera appendice della collezione palatina, benché fossero oramai irrevocabilmente erosi gli spazi di autonomia anteriori al 1814. Negli anni successivi Leopoldo avrebbe ricondotto il Museo agli antichi splendori, potenziandone la visibilità scientifica (nella sua sede fu convocato nel 1841 il terzo Congresso degli scienziati italiani)505 e ripristinando anche alcuni insegnamenti, ma Girolamo de’ Bardi non era più in vita e non assistette alla realizzazione delle sue speranze506.

La fase iniziale del regno di Leopoldo si caratterizzò per una cauta apertura. Il mutato clima politico aveva allentato la sorveglianza sul Museo del principe Rospigliosi, il cui tono appare sensibilmente mutato nelle comunicazioni inviate a Girolamo de’ Bardi. Gradatamente al Museo e alla Biblioteca venne concesso un nuovo spazio, ma a questa svolta non fu estranea l’instancabile azione di Girolamo, la «rara perseveranza» di cui gli fa credito lo Schiff, che rappresenta il tratto distintivo della sua attività pubblica. Girolamo sperava di riportare nel Museo gli insegnamenti che il suo

Progetto del 1807 vi aveva stabilito, e di ottenere un aumento di dotazione tale da assicurare

l’incremento non solo delle raccolte scientifiche, ma anche della biblioteca. A questo scopo si appellò più volte direttamente al Granduca, forte del titolo particolare di confidenza a cui per censo e per condivisione di interessi scientifici poteva aspirare agli occhi di Leopoldo.

La dotazione complessiva del Museo ammontava, nel 1825, a 39.000 lire, di cui 21.000 erano destinate all’accrescimento delle collezioni. Sul bilancio preventivo del 1826 Girolamo avanzò al

503Lamberto Frescobaldi a Girolamo de’ Bardi, 30 aprile e 2 maggio 1824, ASF Bardi I serie, ex f. 459 Si tratta verosimilmente dell’opera di Domenico Scinà, matematico e fisico siciliano, intitolata Elementi di fisica sperimentale, che fu pubblicata a Palermo in quattro volumi fra il 1803 e il 1809. La biblioteca privata di Girolamo de’ Bardi ne conserva due volumi.

504 Non si reperiscono infatti presso il Museo Galileo i Copialettere degli anni 1820, 1823, 1826, 1827, 1828. Ciò conferma che in quegli anni Girolamo si dedicasse più alla propria biblioteca personale che agli affari del Museo.

505 Per l’occasione fu costruita nei locali del Museo di via Romana la Tribuna di Galileo, progettata dall’architetto fiorentino Giuseppe Martelli.

506 Dapprima fu ripristinato l’insegnamento di Astronomia (1831) con Giambattista Amici; il 24 febbraio 1833 fu nominato professore di Fisica sperimentale Leopoldo Nobili e Filippo Nesti fu incaricato dell’insegnamento di Geologia e Mineralogia. Il decreto fu integrato il 9 aprile 1833 da una disposizione che fissava le ore di lezione e sopprimeva il ruolo di prefetto del Museo, affidando ai singoli professori la cura delle rispettive sezioni. Molti anni dopo (1842) si ripristinò la cattedra di Botanica, affidandola a Filippo Parlatore; cfr. U. Schiff, Il Museo di storia naturale, cit., p. 73 sgg. L’insegnamento di Chimica restò attivo presso lo Spedale di Santa Maria Nuova.

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sovrano la richiesta di 19.020 lire, da destinare agli acquisti, ma ne ottenne soltanto 7.000, da usarsi sostanzialmente per la conservazione delle raccolte. Egli protestò con la consueta pacatezza507, ottenendo in risposta da Rospigliosi l’assicurazione che, pur non variando la dotazione, il sovrano «vuole d’altronde che faccia le sue proposizioni allorquando si presenti l’occasione, e creda utile l’acquisto di qualche oggetto che interessar possa codeste preziose collezioni, nonostante la deficenza [sic] d’assegnamento, mentre in tal caso sarà provvisto con altri mezzi al pagamento di tali spese straordinarie, giacché brama la prelodata I. e R. A.S. che codesto I. e Real Museo sia conservato, e mantenuto con quel lustro, e decoro che si conviene, subordinatamente per altro a quella savia economia che deve servir di scorta ad ogni buono amministratore»508. Nell’ultimo anno della direzione di Girolamo la dotazione del Museo, enunciata nello stato di previsione del 1828, salì a 40.706 lire, di cui soltanto 12.424 vennero destinate all’acquisto di oggetti e alle collezioni509. La buona disposizione di Leopoldo II nei confronti di Girolamo, considerato un membro importante della corte510, era andata profilandosi fin dall’inizio, anche attraverso l’iter meno burocratico e più diretto delle comunicazioni. Nuova evidenza aveva assunto il segretario particolare Lamberto Frescobaldi, come si è visto; egli trasmetteva personalmente i messaggi del sovrano o informava Girolamo in via confidenziale delle sue intenzioni: per esempio l’avvio dei contatti con il celebre astronomo Pons, che il Granduca sperava di vedere all’opera nell’osservatorio astronomico da poco riattivato, che Frescobaldi rivelò a Girolamo per ordine stesso del sovrano, ma con la raccomandazione di tenerlo segreto511. Leopoldo aveva grande inclinazione per le scienze fisiche ed era interessato tanto all’acquisto di nuove macchine quanto ad accrescere le relazioni del Museo con gli scienziati: in quegli anni il Museo fu visitato dal celebre fisico ed astronomo John Herschel e da sir Humphry Davy512. Il Granduca si recava sovente a visitare il Museo, scegliendo oggetti da trasferire al palazzo per suo uso personale. A volte si trattava di antiche stampe, come le carte geografiche in diciottesimo contenute in una cassa di cipresso, o la carta della Toscana in bassorilievo esaminata personalmente al Museo; a volte si trattava di arredi, come il tavolino con bassorilievo rappresentante una parte della Toscana, che Leopoldo aveva ammirato e che decise di trasferire a corte, autorizzandone il depennamento dall’inventario delle macchine; o di oggetti, come i minerali dell’Isola d’Elba che il Granduca trattenne presso di sé il 25 giugno 1824 , o i globi che si proponeva di scegliere nel corso di una visita al Museo513. Il 14 marzo 1826 Gazzeri

507 Lo Stato delle spese per il 1826 fu trasmesso da Giuseppe Rospigliosi a Girolamo il 12 gennaio 1826; cfr. MG

Negozi dell’anno 1826, c. 3.

508 Giuseppe Rospigliosi a Girolamo de’ Bardi, 15 marzo 1826, MG Negozi dell’anno 1826, c 18. Rospigliosi fa riferimento alla «rappresentanza» inviata da Girolamo al sovrano il 25 febbraio dello stesso anno.

509 Per l’esattezza le cifre corrispondono, rispettivamente, a 40.706 lire e 11.8 centesimi e 12.424 lire e 13.4 centesimi; cfr. MG Negozi dell’anno 1828, c. 44. Il prospetto è dell’8 aprile 1828.

510 Girolamo era frequentemente a corte, a Firenze, a Pisa oppure nella villa di Castello durante le villeggiature. Si recava anche a pranzo dal Granduca; per esempio il 4 settembre 1824 Lamberto Frescobaldi lo informa di aver consegnato al sovrano «il libretto» che ha inviato, e inoltre che il sovrano si recherà alle ore due al Museo e che lo invita per le quattro a pranzo a Palazzo Pitti, dove Girolamo dovrà recarsi abbigliato in frak: MG Negozi dell’anno

1824, c. 132. Lorenzo Montalvi gli trasmette invece, in data 15 giugno 1825, l’invito del Granduca di recarsi a pranzo a

Castello l’indomani, «in cappello tondo e pantaloni»: cfr. ASF Bardi I serie, L.VI (Conte cavalier Girolamo), Lettere I. Di Lorenzo Montalvi si rinviene un ex libris nella biblioteca privata di Girolamo de’ Bardi.

511 Lamberto Frescobaldi a Girolamo de’ Bardi, 12 luglio 1824, MG Negozi dell’anno 1824, c. 96. Pons avrebbe scoperto una nuova cometa il 22 ottobre 1826 «vers les 9 heures du soir», come comunica personalmente a F. Nesti il 25 ottobre, pregandolo di informare Girolamo de’ Bardi: MG Negozi dell’anno 1826, c. 114.

512 Nel 1824 fu acquistato il circolo ripetitore di Reichenbach.

513«Una cassa di cipresso con entro le carte geografiche antiche in 18°» fu inviata al sovrano da Girolamo il 18 settembre 1824; cfr. MG Negozi dell’anno 1824, c.146; potrebbe trattarsi delle «carte geografiche miniate» elencate nel catalogo del 1807 nella classe VIII. Per il trasferimento a palazzo della carta della Toscana cfr. Lamberto Frescobaldi a Girolamo de’ Bardi, 5 aprile 1825, MG Negozi dell’anno 1825, c. 40. Il depennamento del tavolino dall’inventario fu autorizzato formalmente: cfr. Giuseppe Rospigliosi a Girolamo de’ Bardi, 7 aprile 1825, MG Negozi dell’anno 1825, c. 42; il catalogo del 1823 riporta infatti al numero 66, accanto alla descrizione dell’oggetto, l’annotazione: «Consegnato a

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avvertiva Girolamo de’ Bardi che dalla Magona era in arrivo una cassa contenente alcuni getti, che occorreva depositare «in qualche decente stanza terrena» del Museo, perché il Granduca sarebbe sceso a vederli non appena ne avesse ricevuto avviso514. Data la contiguità a Palazzo Pitti, le visite di Leopoldo al Museo dovevano essere improvvise, particolarmente agli inizi del suo regno, come si apprende da un agitato biglietto indirizzato a Girolamo da Palazzo Pitti il 17 settembre 1824 dal cugino Frescobaldi, che l’ansia induce a firmarsi, eccezionalmente, con il solo nome:

Amico carissimo

Fra un quarto d’ora il Granduca sarà al Museo: credimi in fretta Il tuo affezionato cugino Lamberto515

Leopoldo forniva pezzi preziosi per accrescere le raccolte, ma si occupava anche degli acquisti, in concorrenza con Girolamo. Con lui condivideva, come già suo padre Ferdinando, la passione per la mineralogia, tanto da raccogliere anche personalmente gli esemplari che destinava al Museo. In seguito a un’escursione estiva sui monti del nord Italia Lamberto Frescobaldi trasmise a Girolamo una Nota di prodotti naturali raccolti sulle Alpi d’Italia, nella gita del luglio e agosto 1828, che il sovrano intendeva donare al Museo516. Il 15 settembre 1824 egli inviò l’elenco dei minerali provenienti dalla collezione dell’amatore austriaco Jakob Friedrich van der Nüll, che Leopoldo era intenzionato ad acquistare517, ma poco dopo fu Girolamo a proporre l’acquisto di minerali dell’Elba, che illustrava in una nota dettagliata, e l’acquisto di minerali rarissimi offerti dal mercante Henry Heuland, uno dei più importanti collezionisti in Inghilterra, tra i quali Filippo Nesti aveva individuato 47 pezzi degni di interesse. Un elenco minuto conteneva la specificazione dei prezzi, ma è soprattutto la descrizione della raccolta a gettar luce sulla passione da intenditore che animava le sue scelte, benché egli riutilizzasse quasi alla lettera il testo della relazione che Nesti gli aveva presentato il 10 marzo 1825:

Il Museo mercé la R. munificenza ha una collezione da doversi considerare come una delle prime, e quasi la prima collezione pubblica d’Europa […]. Ho creduto di trascegliere tra tutti 47 pezzi di specie, e varietà del tutto mancanti alla collezione medesima, ovvero della quale essa ha dei pezzi oscuri, e che si migliorano moltissimo, sostituendo a questi quelli del signor Heuland, e che nella R. Collezione vi stanno meglio sia per la proporzione della grandezza, o per la freschezza, e bellezza loro particolare. […] La massima parte di questi minerali sono stati raccolti dal signor Gieseke, il solo viaggiatore, che sia penetrato nella

S.A. il G. Duca per ordine de 7 aprile 1825». Cfr. MG Catalogo delle macchine che si conservano nelle diverse stanze

della Fisica», cit. Invece della visita al Museo del Granduca per la scelta dei globi Lamberto Frescobaldi aveva dato

preavviso a Girolamo il 25 giugno e il 5 novembre 1824: MG Negozi dell’anno 1824, c. 167.

514 Giuseppe Gazzeri a Girolamo de’ Bardi, 14 marzo 1826; cfr. MG, Negozi dell’anno 1826, c 17. Per lo sfruttamento delle risorse minerarie toscane era stata istituita in età napoleonica l’Amministrazione imperiale e reale delle miniere e magona. Dopo il 1815 lo sfruttamento del suolo si concentrò particolarmente sul territorio elbano.

515 Lamberto Frescobaldi a Girolamo de’ Bardi, 17 settembre 1824, ASF Bardi I serie, ex f. 459.

516 I pezzi dovevano essere prelevati personalmente presso la Dispensa di corte, nel caso in cui non fossero ancora stati recapitati L. Frescobaldi a Girolamo de’ Bardi, 2 settembre 1828, MG Negozi dell’anno 1828, c. 91; la Nota si trova invece alle c. 94-97.

517 Si tratta della famosa collezione mineralogica descritta da Friedrich Mohr in un catalogo che rappresentò un modello fondamentale per l’organizzazione sistematica dei minerali: Des Herrn Jac. Fried. von der Null

Mineralien-Kabinet … als Handbuch der Oryctognosie brauchbar gemacht von F. Mohs, Wien, auf Kosten des Besitzers, und in

Commission der Camesinaischen Buchhandlung, 1804. Le notizie su questa trattativa consentono di fissare il 1824 come termine ante quem per la morte di Jakob Friedrich Nüll, che invece viene ipotizzata nel 1826. La collezione fu acquistata nel 1827 dal Museo Imperiale di Vienna. Cfr. anche Lothar Burghardt, Von Agricola bis Van der Null. Ein

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143 Groenlandia a raccogliere, e scegliere bei minerali, e dal quale la collezione fu dal signor Heuland comprata.

È un effetto della reputazione, che la collezione mineralogica di Firenze ha acquistato, mercé le cure, che l’E. V. si è data per la riclassazione e per abbellirla di nuovi acquisti518. I pezzi furono acquistati per il Museo, e Henry Heuland, nell’accusare ricevuta del saldo da Londra il 20 giugno 1826, offrì a Girolamo i suoi servigi anche a titolo personale: «si j’avais sû que Monsieur le comte était amateur, j’aurais ajouté à mes anterieures expeditions plusieurs articles à son choix»519. Come ai tempi del Granduca Ferdinando, anche Stefano Moricand figurava tra i fornitori del Museo: nell’aprile 1826 egli inviava a Girolamo materiali da Ginevra520, segnalandogli pezzi di rilievo provenienti dai diversi territori esplorati. Altri acquisti proposti da Girolamo per il Museo vennero bocciati a fine ottobre, mentre il Granduca acquistava 16 pezzi provenienti dall’isola d’Elba per £ 189.3.4, ponendoli a carico del bilancio del Museo521. All’inizio del 1827 il sovrano autorizzava l’acquisto di minerali dal professor Sannoner, che aveva inviato il suo catalogo proponendo anche uno scambio con minerali toscani, appositamente selezionati da Filippo Nesti522. Gli interessi mineralogici di Girolamo si condensarono nel progetto di un rapporto sullo stato della mineralogia toscana, forse anche un vero e proprio repertorio dei minerali toscani, per il quale egli aveva iniziato a raccogliere materiali. Ne dà notizia Girolamo Guidoni, che nel luglio 1827 gli fornisce da Massa alcuni ragguagli e gli invia il suo Discorso sull’importanza dello studio della

geologia, e la maniera d’indagare con profitto il suolo della Toscana già spedito a G. P. Viesseux

per l’Antologia523. Di una carta geo-mineralogica della Toscana Girolamo vagheggiò sempre il progetto, lasciando anzi nel suo testamento precise disposizioni a Filippo Nesti perché il lavoro fosse completato e pubblicato alla sua morte.

Leopoldo dilatò le competenze del Museo per rispecchiare i propri interessi, aprendolo anche all’esposizione di oggetti di scavo, cioè di veri e propri reperti archeologici. Gli oggetti egiziani acquistati dal Nizzoli furono assegnati all’Imperiale e Reale Galleria, ma il Museo fu autorizzato a

518 Girolamo de’ Bardi a Giuseppe Rospigliosi, 17 marzo 1825, MG Negozi dell’anno 1825, c. 32 e c.37-38 (Nota dei minerali). Per la relazione di Nesti, sulla quale si basava il resoconto di Girolamo, cfr. Filippo Nesti a Girolamo de’ Bardi, 10 marzo 1825, MG Negozi dell’anno 1825, c. 25. Per la nota dei minerali dell’Elba redatta da Girolamo cfr. MG

Negozi dell’anno 1824, c. 122-126.

519 Girolamo gli aveva inviato due cambiali trasmesse da Rospigliosi, del valore di lire sterline 54 e 27 scellini: cfr. MG

Negozi dell’anno 1826, c 36 (6 giugno 1826) e 41 (20 giugno 1826).

520 MG Negozi dell’anno 1826, c 36 (6 giugno 1826), c. 65-66 (25 aprile 1826), 67-68 (s.d.). Altre offerte di Moricand per il Museo sono documentate il 10 febbraio 1827, MG, Negozi dell’anno 1827, c. 13; l’acquisto fu bocciato dal Granduca. Numerose corrispondenze con Moricand, per le quali appare talora arduo discernere se riguardino il Museo o la collezione privata di Girolamo, si conservano nell’archivio Bardi. L’offerta per il Museo del 7 luglio 1820, concernente gli uccelli del Senegal e gli insetti del Brasile, si trova, completa dei prezzi, in ASF I serie, L.VI (Conte

cavalier Girolamo), Lettere I. Per i pezzi forniti da Molini cfr. Stefano Moricand a Girolamo de’ Bardi, 24 agosto 1822,

ASF Bardi I serie, L.VI (Conte cavalier Girolamo), Lettere III.

521 Per esempio non si procedette all’acquisto dei pezzi segnalati da Girolamo l’8 luglio 1826, secondo la comunicazione di Rospigliosi, che gli restituiva il Catalogo della seconda spedizione mineralogica fatta all’I. e R.

Museo nel mese di dicembre del 1823, MG Negozi dell’anno 1826, c. 117-220. I sedici pezzi dell’Elba sono descritti in

un documento del 25 novembre 1826, ivi, c. 126.

522 MG Negozi dell’anno 1827, c. 9 (21 gennaio 1827), c. 24-25 (8 marzo 1827).

523 Girolamo Guidoni a Girolamo de’ Bardi, 24 luglio 1827, MG Negozi dell’anno 1827, c. 103. Sul numero 105 dell’Antologia, del settembre 1829, apparve un resoconto delle Osservazioni geognostiche e mineralogiche sopra i

monti che circondano il Golfo della Spezia, che Guidoni aveva pubblicato a Genova nel 1828. Guidoni aveva raccolto

molti dati relativi alla Liguria orientale e alle montagne del Golfo della Spezia, esponendoli in osservazioni inviate alla Società di Storia naturale, ma dichiarava di non poter fornire indicazioni sulle cave di marmo di Carrara, «poiché purtroppo in questo paese non si crede che possa esistere uno studio che le riguardi separatamente, oltre il meccanismo dello scultore», suggerendo di riferirsi per la valle di Serravezza alle descrizioni del Targioni, particolarmente per ciò che riguardava i metalli.

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