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Relazione tra biodiversità e produttività: stazioni esemplificative a confronto

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE (pagine 124-132)

Capitolo 2 (B) CENNI SULLA RELAZIONE TRA DIVERSITÀ E PRODUTTIVITÀ

2.8. Area di studio

2.10.3. Relazione tra biodiversità e produttività: stazioni esemplificative a confronto

sostituzione di specie che si verifica passando da condizioni a maggior disponibilità idrica (1) a condizioni di maggior xericità (3) si considerano i valori di copertura di due specie indicative ecologiche: Mentha longifolia e Sanguisorba minor, rispettivamente indicative di umidità e di xericità edafica. I valori registrati evidenziano una progressiva rarefazione della prima (copertura % 10,0 - 5,0 - 0.0) e incremento della seconda (copertura % 0.0 – 0,5 – 5,0) passando dal primo al terzo prato. L’andamento di queste due specie riflette la sostituzione di gruppi di specie a diversa ecologia e il conseguente passaggio da una comunità più mesofila ad una decisamente più xerofila.

Tab. 2.17 - Loc.: prati sulle alture di Podpec vs Cernotice, quota s.l.m. 450, esposizione: 0°, data 01052014. Stima valori di copertura in %.

N. rilievo 1 2 3 1 2 3

Dactylis glomerata 80,0 30,0 1,0 Silene alba . 5,0 .

Poa pratensis . 30,0 . Scorzonera villosa . . 5,0

Mentha longifolia 10,0 5,0 . Salvia pratensis . . 5,0

Taraxacum officinalis (agg.)

10,0 5,0 . Teucrium chamaedrys . . 5,0

Bromopsis erecta (agg.) 5,0 . 10,0 Thymus longicaulis . . 5,0

Festuca arundinacea 10,0 . . Orchis morio . . 5,0

Anisantha sterilis 5,0 5,0 . Orchis tridentata . . 5,0

Trifolium pratense 5,0 5,0 . Astragalus monspessulanus . . 5,0

Cerastium pumilon 1,0 5,0 0,5 Rhynanthus glacialis . . 5,0

Vicia sativa 1,0 5,0 . Chrysopogon gryllus . . 5,0

Erygeron annuum 1,0 5,0 . Melampyron carstiense . . 5,0

Geranium colombinum . 5,0 1,0 Festuca stricta/sulcata . . 5,0

Brachypodium rupestre . 1,0 5,0 Festuca valesiaca . . 5,0

Vicia cracca 0,5 5,0 . Veronica arvensis 1,0 1,0 .

Sanguisorba minor . 0,5 5,0 Rumex acetosa 1,0 0,5 .

Medicago sativa 5,0 . . Plantago media . 1,0 0,5

Elymus repens 5,0 . . Carex caryophylla . . 1,0

Trifolium repens 5,0 . . Ophrys holoserica . . 1,0

Convolvolus arvensis 5,0 . . Plantago holosteum . . 1,0

Papaver rhoeas 5,0 . . Knautia arvensis . 0,5 .

Achillea millefolium (aggr.) . 5,0 . Helianthemum nummularium obscurumnummularium/obscuru . 0,5 . Orchis ustulata . . 0,5

Il successivo incrocio dell’informazione qualitativa e quantitativa data dal rilievo fitosociologico con i valori di ricchezza (S) e produttività (DM kg/ha) evidenziano come la relazione tra diversità specifica e produttività si riflette sul valore conservazionistico dell’habitat (Tab. 2.18).

I valori riportati evidenziano infatti una chiara relazione inversa tra ricchezza specifica e produttività. L’intervento di miglioramento foraggero nei prati 1 e 2 ha trasformato i dantonieti potenzialmente presenti in prati riconducibili alla classe Molinio-Arrhenatheretea, caratterizzati da elevate coperture di Dactylis glomerata, Vicia cracca, Festuca arundinacea, Taraxacum

Erygeron annuum, Rumex acetosa, Silene alba, etc. Nel rilievo 2 compaiono specie del Danthonio-Scorzoneretum quali Knautia arvensis, Plantago media, Brachypodium rupestris,

evidenziando l’influenza dell’aumento di xericità edafica sulla componente floristica che si manifesta con l’aumento della ricchezza specifica e con il recupero parziale della fisionomia di un dantonieto. Nella stazione n. 3 la ricchezza floristica è massima, ma la produttività è minima. Questo dantonieto meso-xerofilo risulta rappresentativo di una straordinaria biodiversità non solo epigea ma anche ipogea, indirettamente indicata dall’elevata partecipazione di bioindicatori di qualità dell’ambiente a livello di rizosfera quali sono le orchidaceae, qui rappresentate da Orchis

morio, Orchis ustulata, Ophrys holoserica, Orchis tridentata.

Tab. 2.18 - Valori di produttività e ricchezza floristica nelle stazioni tre stazioni considerate.

n. siti 7 6 11

Produttività 2013 (DM kg/ha) 4015.2 2992 1770.0

S - ricchezza 25 32 47

2.11. Discussione e conclusioni

Le lande carsiche sono ecosistemi straordinariamente ricchi di specie, che per la loro bellezza e diversità rappresentano elementi del paesaggio naturale e culturale di elevatissimo valore. Si tratta di praterie seminaturali e come tali dipendenti dall’uomo che ne modula il dinamismo attraverso le diverse modalità gestionali.

Lo studio ha evidenziato come nell’ambito del Danthonio-Scorzoneretum sussista una suddivisione in prati e pascoli a diversa produttività e come la produttività sia correlata negativamente con la ricchezza floristica. In particolare, si è visto che la diversità tende ad essere maggiore nei pascoli, ovvero nelle condizioni a minor produttività.

I risultati evidenziano inoltre l’importanza della stabilità del suolo non rimaneggiato e non concimato al fine di rispettare le condizioni di naturale oligotrofia delle praterie considerate.

A questo proposito, un noto indicatore dello stato di conservazione sono le orchidaceae, che per loro esigenza autoecologica necessitano di suoli oligotrofici, xerici e stabili, non alterati da continui dissodamenti (Perazza & Lorenz, 2013).

Queste specie rappresentano anche una componente tipica dell’habitat 62A0, habitat considerato ai fini conservazionistici sovrapponibile all’habitat 6210, il quale si considera prioritario (*) nel caso esistano popolazioni di orchidee molto ricche o se alcune di esse sono rare (Lasen & Perazza, 2013).

Da questo breve studio emerge chiaramente che la conservazione di queste praterie non può essere assicurata da pratiche gestionali diverse da quelle tradizionali e che il mantenimento dell’habitat non è compatibile con una elevata produttività e quindi redditività economica.

In futuro, il generale plausibile ritorno all’attività pastorale nelle aree marginali giocherà un ruolo cruciale per la conservazione delle praterie carsiche. Da una parte sarà importante caratterizzare gli agroecosistemi nel loro insieme e all’interno di questi le praterie, attraverso il riconoscimento delle tipologie prato-pascolive (reali e potenziali), l’individuazione delle criticità e la successiva determinazione per ognuna di esse dei parametri gestionali più idonei alla tutela della biodiversità (Rismondo et al., 2011; Taffetani et al., 2009; Ziliotto et al., 2004; Zitti et al., 2013), dall’altra sarà fondamentale riconoscerne il valore economico dei servizi ecosistemici (sociali e ambientali) quale strumento di compensazione dell’inevitabile perdita di reddito aziendale e in generale di conservazione della biodiversità come previsto dalla Strategia europea per la Biodiversità verso il 2020 (Commissione Europea, 2011, 2013).

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