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relazioni commerciali e intrecci diplomatici fra Tardo Medioevo e prima Età moderna

Nel corso del lungo periodo durante il quale l’isola di Chio costituì l’estremo avamposto cristiano in un Egeo ormai completamente controllato dall’Impero Ottomano, tanto il governo genovese quanto i reggitori della Maona che governava l’isola furono impegnati in un complesso gioco politi-co e diplomatipoliti-co politi-con la Sublime Porta, che li vide a volte politi-conpoliti-cordi, a volte profondamente divisi. Se infatti Genova, pur tenendo ben presenti gli inte-ressi di molti influenti membri della sua aristocrazia commerciale nell’isola egea, guardava alla situazione nel quadro di una strategia più ampia, che ve-deva da un lato la speranza di riuscire a “normalizzare” le relazioni diplo-matiche e commerciali con gli Ottomani e dall’altro la necessità, acuitasi dopo l’adesione della Repubblica all’alleanza asburgica, di contenere mili-tarmente il dilagare delle forze turche nel bacino del Mediterraneo, i Mao-nesi dovevano invece tenere conto della necessità di non urtare più del ne-cessario la sospettosa sensibilità della Corte di Costantinopoli, pur non rin-negando la fedeltà alla lontana madrepatria, per poter mantenere aperti i ca-nali di relazioni economiche che legavano l’isola tanto alla capitale sul Bo-sforo, quanto alle province balcaniche e anatoliche dell’Impero.

Il presente intervento si propone di riesaminare questa complessa si-tuazione concentrandosi in prevalenza su un periodo specifico, e cioè gli ultimi due decenni del XV secolo e i primi due del secolo successivo, un pe-riodo che è stato individuato sia perché appare particolarmente significativo, sia perché la scansione temporale è stata quasi naturalmente dettata dalla cronologia delle fonti archivistiche disponibili.

Come ho già avuto modo di sottolineare in altra sede 1, la documenta-zione diplomatica genovese dei secoli XV-XVI, e soprattutto il fondo ancora

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* Pubblicato in: Relazioni economiche tra Europa e mondo islamico. Secc. XIII-XVIII, a cura di S. CAVACIOCCHI, Firenze 2007, I, pp. 315-324.

1 BASSO 2010a.

in buona parte inesplorato degli atti rogati dai notai genovesi a Chio, attual-mente conservato presso l’Archivio di Stato di Genova 2, costituiscono una fonte in grado di fornire una chiara visione della situazione che venne a de-terminarsi nelle relazioni fra Genova, la Maona e la Corte ottomana, consen-tendo dunque una ricerca che, una volta condotta a termine, permetterebbe certamente di rivedere in termini più sereni il punto di vista assai critico espresso in proposito nelle opere di Philip Pantaleon Argenti 3 che, nono-stante siano state in tempi più recenti affiancate dal lavoro di Geo Pistarino 4 e presentino alcune carenze ormai evidenti, rimangono comunque a tutt’oggi tra i principali contributi scientifici sull’argomento 5. In particolare, nella re-dazione di questo studio, ci si avvarrà soprattutto dei dati desumibili dal prezioso registro copialettere degli amministratori della Maona residenti in Genova 6 (un complesso di documenti già segnalato e parzialmente utiliz-zato da vari studiosi nel corso del tempo) 7 e dai rogiti di uno dei principali notai genovesi attivi nell’isola egea in quel periodo, Niccolò Sanpietro, che coprono un arco di tempo che va dal settembre 1480 all’agosto 1522 8.

La scansione temporale delle fonti prese in considerazione coincide quindi quasi esattamente con il periodo che va dalla morte di Maometto II (maggio 1481) alla conquista di Rodi da parte degli eserciti di Solimano I (dicembre 1522), periodo che rappresenta un momento molto particolare

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2 Cfr. MUSSO 1967, in particolare pp. 446-447, 473-494; MUSSO 1976; MUSSO 1983. Il progetto di edizione seriale degli atti dei notai genovesi attivi nell’isola egea fra il 1347 ed il 1566 si è purtroppo al momento arrestato dopo l’edizione dei primi due volumi previsti:

BASSO 1993; PIANA TONIOLO 1995.

3 ARGENTI 1941; ARGENTI 1958.

4 PISTARINO 1995.

5 Per una bibliografia degli studi medievistici sull’argomento, ibidem, pp. 75-78.

6 Archivio di Stato di Genova (ASGe), Archivio Segreto (AS), 597, Diversorum et littera-rum Mahone Chyi. I documenti contenuti in questo registro coprono un arco di tempo che va dal 1473 al 1510.

7 Si veda, da ultima, BALLETTO 2004, alle nn. 6-9, le indicazioni della precedente bi-bliografia.

8 ASGe, Notai Antichi (NA), 1689, notaio Niccolò Sanpietro; Notai Ignoti (NI), busta 63 (un attento riscontro ha consentito di attribuire con buona probabilità alla mano del no-taio Sanpietro anche gli atti contenuti in questa filza). Una selezione di atti provenienti dalla filza 1689 è pubblicata in ARGENTI 1958, III, pp. 829-882. Per una panoramica generale sui notai attivi nella colonia nel Tardo Medioevo, tra i quali si distinguono per la ricchezza delle silloge di atti conservati Lorenzo Villa e Agostino de Via, cfr. MUSSO 1967, pp. 473-494.

nella vicenda della fase finale della presenza genovese, e più in generale

“latina” nell’Egeo: dopo il fallimento degli attacchi portati contro Rodi e Otranto nell’ultimo anno di regno di Maometto II 9, e la guerra civile se-guita alla morte del Sultano, gli immediati successori del Conquistatore do-vettero rivolgere infatti la loro politica espansionistica prevalentemente ver-so l’Oriente, contro la Persia, la Siria e l’Egitto 10, lasciando un prolungato periodo di tregua alle superstiti posizioni cristiane del Levante e permetten-do tanto lo svilupparsi di una complessa attività diplomatica quanto una sia pur modesta ripresa dei traffici commerciali 11.

Chio in particolare, e la Maona che la governava, poterono giovarsi di questa tregua per riallacciare gli antichi collegamenti commerciali con l’area balcanica e i porti dell’Anatolia occidentale, nonché per promuovere l’in-terscambio con le altre isole ancora in mano cristiana 12; proprio per questa sia pur precaria tranquillità il periodo in esame si distingue nettamente da quello successivo allorquando, dopo l’occupazione ottomana di Rodi e delle altre isole soggette al governo dei Cavalieri dell’Ordine di S. Giovanni 13, Chio venne a trovarsi sempre più isolata in un Egeo divenuto un mare otto-mano, ormai destinazione remota rispetto agli scali veneziani di Nasso, Creta e Cipro, posti molto più a meridione, e quindi destinata al definitivo declino della sua residua importanza commerciale, anche se il suo ruolo di terminale orientale della rotta commerciale che collegava il Levante con l’Inghilterra e le Fiandre, inaugurata dai genovesi fin dall’ultimo quarto del XIII secolo, continuò a mantenersi ancora a lungo, come dimostra la presenza di nomine di consoli dei mercanti inglesi residenti nell’isola almeno fino al 1540 14.

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9 Cfr. GRASSO 1879, in particolare pp. 330-337; BABINGER 1957, pp. 413-415, 423-435;

MUSSO 1974.

10 Cfr. INALCIK 2002, pp. 30-34.

11 Per un quadro del periodo immediatamente precedente e della bibliografia relativa, rinvio a BASSO 2002a.

12 Su questo periodo della storia di Chio, cfr. ARGENTI 1958, I, pp. 329-369; PISTARINO

1995, pp. 66-72, 509-569. Sulla situazione esistente nei piccoli stati insulari dell’Egeo, ed in particolare nelle isole governate dai dinasti di origine veneziana, a cavallo tra XV e XVI seco-lo, cfr. MILLER 1921c, pp. 170-173.

13 Cfr. VON HAMMER-PURGSTALL 1827-1835, V, pp. 26-44; ROSSI 1975, in particolare pp. 335-338 e la nota bibliografica a p. 315; SPITERI 2001.

14 Sul commercio inglese a Chio, cfr. RYMER 1704-1735, XIII, pp. 353, 493; XIV, pp.

424, 704; PISTARINO 1990, p. 259; BASSO 1994a, pp. 185-196; BASSO 2005b, pp. 572-573.

Un’analisi della documentazione alla quale si è fatto prima riferimento consente alcune interessanti conclusioni relativamente all’estensione della rete commerciale che faceva capo a Chio durante l’arco di anni preso in esame: a parte l’ovvia presenza della rotta di collegamento con la madrepa-tria, proprio la rotta diretta verso l’Inghilterra costituisce una presenza co-stante tanto nei contratti commerciali quanto nel carteggio diplomatico di tutto il periodo, mentre il rimanente complesso di rotte facenti capo al porto dell’isola subisce significative modificazioni nel corso del tempo.

Gli anni ’80 del XV secolo sono sicuramente, da questo punto di vista, uno dei momenti più difficili in quanto, nonostante il mutato indirizzo ge-nerale della politica seguita dalla Corte ottomana, le ansie ed i problemi del periodo immediatamente precedente si riverberano ancora per lungo tempo sull’attività economica. Rispetto alla situazione del decennio precedente, nel corso del quale, per utilizzare le parole di un osservatore coevo, l’isola era un luogo dove «se fa piu merchancia che non se fa in Venecia» 15, la Chio degli anni ’80 appare raccolta in se stessa e il complesso delle rotte che toc-cano il suo porto, dopo la scomparsa della grande rotta nord-sud che attra-verso il suo snodo collegava le perdute colonie genovesi del Mar Nero con il mercato egiziano 16, risulta notevolmente ridotto tanto in estensione quanto in frequentazione; una crisi commerciale alla quale si accompagnava, già dalla fine degli anni ’70, una notevole instabilità monetaria, alla quale la Maona da tempo cercava, con scarso successo, di porre rimedio 17.

Le destinazioni più frequentemente attestate nei rogiti notarili disegnano una rete di contatti che fa capo soprattutto alle altre isole ancora in mano cristiana (Rodi, Nasso, Mykonos, Creta), mentre per il territorio in mano ottomana compaiono prevalentemente gli scali di Skyros, Negroponte e Salonicco. Mentre alcuni di questi contatti si riferiscono però a situazioni personali o a singole operazioni commerciali, come gli interessi a Nasso di Guirardo Gentile 18 e di Ambrogio di Ingono Giustiniani 19, o quelli a

Myko-———————

15 Relazione del podestà di Chio Antonio Montaldo a Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano e signore di Genova, Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, 646, doc. 21 aprile 1471.

16 Sul sistema delle rotte genovesi: BALARD 1978, II, pp. 849-868, BASSO 1994a, pp. 187-189.

17 Cfr. i provvedimenti adottati per il riordino del corso delle monete adottati il 15 set-tembre 1479; ASGe, AS, 597, cc. 40v-42r.

18 ASGe, NI, b. 63, doc. 57 (26/03/1484).

19 Ibidem, doc. 131 (29/03/1487).

nos di Giovanni Battista de Boiolo 20 e di Antonio Lomellini 21, la situazione per quanto riguarda Rodi e Creta e gli scali in territorio turco appare invece connessa soprattutto alla necessità di approvvigionamento alimentare del mercato chiota di derrate di primaria importanza come grano e vino.

Tenuto infatti conto della forte specializzazione della produzione agra-ria dell’isola, votata nella parte meridionale alla monocultura del lentisco da cui veniva tratto il prezioso mastice e per il resto a coltivazioni di tipo assai specializzato (orti, oliveti, vigne, gelsi) 22, essa non poteva essere autosuffi-ciente da un punto di vista alimentare; pertanto la necessità di approvvigio-nare la popolazione era una costante preoccupazione dei suoi amministratori i quali, persa la possibilità di ricevere approvvigionamenti dall’area pontica, già dagli anni immediatamente successivi alla caduta di Costantinopoli e de-gli Stretti in mano ottomana si erano orientati verso i grandi centri di smi-stamento granario dell’area egea e della Penisola balcanica 23.

Tale orientamento trova puntuale riscontro nei contratti presenti fra i rogiti del notaio Sanpietro, che confermano il ruolo fondamentale svolto da Salonicco quale principale porto di esportazione dei prodotti della Penisola verso il resto del mondo mediterraneo: con una sola eccezione documenta-ta, relativa a un viaggio a Skyros e Negroponte 24, la metropoli egea è infatti la destinazione di molte delle navi in partenza o transito da Chio per l’acquisto di grano in questi anni, in particolare proprio negli anni ’80, come ad esempio quella di Battista de Pinu 25 o le navi di Oliviero Giustiniani e dei suoi congiunti. L’attività di queste ultime offre elementi di particolare inte-resse, in quanto in uno degli atti relativi ad esse Bernardo de Franchi viene chiamato a rilasciare su richiesta di Biagio Giustiniani quondam Oliverii una testimonianza ad eternam rei memoriam relativa agli eventi verificatisi quan-do il defunto Oliviero Giustiniani li aveva inviati, nel settembre 1483, dalla

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20 Ibidem, doc. 117 (6/08/1486).

21 Ibidem, doc. 123 (5/02/1487).

22 Cfr. ARGENTI 1958, I, pp. 477-481; PISTARINO 1995, pp. 463-509.

23 Già nel gennaio 1479 si trovano riferimenti a difficoltà nella tratta del grano dai ter-ritori sotto governo turco; ASGe, AS, 597, cc. 37v-38v.

24 ASGe, NI, b. 63, docc. 92-94 (18-19/01/1485). Durante questo viaggio commerciale, verificatosi nel 1484, si erano verificate, come risulta dalle testimonianze raccolte negli atti, delle controversie con mercanti cretesi a causa delle decisioni adottate dal subasi locale.

25 Ibidem, docc. 61 (22/05/1484), 88 (22/12/1484).

sua nave all’ancora a Salonicco fino alla località di Bercarum, sita evidente-mente nell’entroterra, per presentare al locale qadi una lettera recante il si-gillo dell’Illustrem Dominum Turchorum, e sulle spese che avevano dovuto sostenere a questo fine 26. A tergo dello stesso documento viene registrata invece la testimonianza ad eternam rei memoriam rilasciata da Paolo Battista Giustinani di Baldassarre, nuovamente su richiesta di Biagio Giustiniani quondam Oliverii, relativamente al carico di grano che quest’ultimo aveva effettuato nel 1484 in un caricatore del Golfo di Salonicco.

L’insieme di questi dati porta a considerare la possibilità di una fre-quentazione abituale del porto di Salonicco e del suo entroterra da parte delle navi di questo ramo della famiglia Giustiniani in virtù della concessio-ne di qualche specifico salvacondotto da parte del Sultano per favorire le lo-ro attività commerciali, specificamente connesse al mercato del grano. Del resto, Salonicco appare essere stata negli stessi anni il tramite anche per altri tipi di merci tradizionalmente associate al commercio genovese nell’area, come gli schiavi. Dell’acquisto di schiave ci informano infatti due rogiti re-datti a bordo di una nave all’ancora nel Golfo di Salonicco e a questo canale di approvvigionamento si potrebbero far risalire probabilmente le presenze di schiave di etnia bosniaca e albanese, solitamente di giovane età, che com-paiono in più occasioni negli atti del notaio 27.

Se dunque gran parte del grano consumato sul mercato di Chio doveva provenire dai Balcani ottomani attraverso il porto di Salonicco, l’approvvi-gionamento altrettanto fondamentale del vino seguiva invece itinerari col-laudati da secoli, rivolgendosi, spesso per il tramite di Rodi 28, a una delle più importante zone di produzione vinicole di tutto il Mediterraneo: Creta.

Nonostante il tentativo messo in atto dalla Maona di escludere dal mercato dell’isola i vini prodotti al di fuori di essa, al fine di poter garantire, con la pesante tassazione imposta sul consumo, un abbondante introito alle esau-ste casse dalle quali doveva essere tratto il denaro per il pagamento del tri-buto dovuto al Sultano 29, da un lato l’interesse dei produttori a esportare il

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26 Ibidem, doc. 100 (26/03/1485).

27 Ibidem, docc. 115-116 (2/03/1486), 122 (23/02/1487), 288 (26/02/1494).

28 A contatti con Rodi rinvia specificamente ad esempio un atto del luglio 1483; ibidem, doc. 25. Sulle relazioni fra Genova e Rodi in questo periodo, cfr. JONA 1935. Sono frequenti le attestazioni di vini cretesi imbarcati a Rodi su navi genovesi per essere trasportati tanto verso Chio quanto verso l’Inghilterra; cfr. PISTARINO - OLGIATI 1990a, pp. 215-218.

29 ASGe, AS, 597, cc. 63v-65r (5/05/1483).

vino di Chio, assai apprezzato soprattutto in Oriente 30, e dall’altro la richie-sta per l’apprezzatissimo vino di Candia 31 contribuirono, insieme al con-trabbando 32, a vanificare gli effetti del provvedimento.

Con le eccezioni di due isolate menzioni relative a contatti con Tripoli di Barberia 33 e con Adrianopoli, dove risulta defunto durante un viaggio commerciale Battista de Canale 34, il limitato panorama dei contatti com-merciali di Chio negli ultimi decenni del XV secolo si completa con alcuni atti relativi al commercio di filati di cotone e di tessuti di seta, dei quali non viene indicata con precisione la provenienza, ma che, anche per il fatto che nel loro commercio sono coinvolti mercanti turchi, possono realisticamente essere ipotizzati di provenienza anatolica 35.

Ben più ampio appare invece il respiro commerciale riguadagnato nei primi decenni del XVI secolo, forse anche come conseguenza di provvedi-menti adottati fin dal 1484 e reiterati nel 1491 per favorire la presenza e l’attività di mercanti turchi 36, allorquando i rogiti di Niccolò Sanpietro, tor-nato a Chio dopo una più che decennale permanenza a Genova 37, ci attestano

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30 Cfr. INALCIK 2002, p. 129.

31 Sull’apprezzamento generale di cui godevano i vini di Candia, cfr THIRIET 1959, pp.

320, 415, 437; HIGOUNET 1984, in particolare pp. IX-X e bibliografia ivi citata; CARRÉ 1987;

BASSO 2000a, in particolare p. 447.

32 Al contrabbando, attuato con la complicità di mercanti turchi, fa riferimento un provvedimento del 3 luglio 1483; ASGe, AS, 597, cc. 67v-68v.

33 ASGE, NI, b. 63, doc. 101 (28/03/1485). In tale atto Tommaso Imperiale contesta ir-regolarità nella consegna di alcuni barili che aveva inviato da Chio ad Antonio de Morde a Tri-poli di Barberia a bordo della nave di Girolamo Fieschi.

34 Ibidem, doc. 128 (17/03/1487). Mariola, figlia di Raffaele di Molassana e vedova di Batti-sta, si accorda in questa occasione con Genesio di Chiavari quondam Bartholomei e Tommaso de Michele di Ragusa, borghesi di Chio e creditori del marito, affinché Raffaele si rechi al più presto in Turchia a recuperare i beni del genero in modo da poter pagare i debiti rimasti insoluti.

35 Ibidem, docc. 5 (17/12/1481), 10 (4/07/1482), 143 (5/01/1490). Nel secondo docu-mento la controparte di Raffaele Paterio nella vendita di una partita di 204 cantari e 97 rotoli di cotone è il mercante turco Hasim Terexi. Va ricordato come le fonti attestino per questi anni la presenza di un certo numero di mercanti genovesi attivi a Bursa e nell’Anatolia occi-dentale; cfr. MUSSO 1967, pp. 482-486.

36 ASGe, AS, 597, cc. 82v-83r.

37 Dalla datazione topica dei suoi rogiti è possibile desumere che Niccolò Sanpietro era rientrato a Genova verso il 1490, per tornare poi a Chio, forse definitivamente, a partire dal 1507. Questo ritorno nell’isola, anomalo per la prassi delle carriere notarili nella Genova del

una varietà di destinazioni notevolmente accresciuta, a testimonianza di una vitalità economica progressivamente riguadagnata a dispetto delle difficoltà politiche generali 38.

Anche se non mancano i timori per la situazione dell’isola, posta «in faucibus Regis Teucrorum» 39, Chio non sembra infatti aver risentito negati-vamente della nuova guerra fra gli Ottomani e Venezia 40 e neanche dell’in-concludente spedizione franco-veneto-genovese guidata nel 1501 nel qua-dro di queste ostilità dal governatore francese di Genova, Filippo di Clèves, e risoltasi in un “nulla di fatto” tanto costoso sotto il profilo del dispendio economico e di vite umane, quanto pericoloso per i delicatissimi equilibri che i Genovesi erano impegnati a mantenere nelle loro relazioni con l’Im-pero Ottomano 41.

Nonostante questi possibili elementi negativi, nel periodo 1515-1520 gli scali menzionati negli atti del nostro notaio si ampliano notevolmente, arrivando a includere (oltre a quelli già menzionati, che rimangono costan-temente presenti) Gallipoli, Pera, la Sicilia e addirittura la Spagna, mentre da provvedimenti dell’Officium Maris Chii abbiamo la diretta testimonianza della riattivazione della rotta verso la Siria e Alessandria proprio alla vigilia della conquista ottomana dell’Egitto 42; il tutto contribuisce dunque a

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tempo, potrebbe forse essere connesso ai turbinosi eventi delle rivolte nobiliari e anti-francesi del 1506-1507, che nella loro prima fase avevano annoverato tra i protagonisti mem-bri della famiglia Giustiniani e personaggi loro strettamente associati, e potrebbe quindi na-scondere un risvolto politico. Sugli eventi storici menzionati, cfr. COSTANTINI 1978, pp. 9-13;

PACINI 2003, pp. 333-336. Sulle carriere dei notai genovesi in Oltremare, cfr. OLGIATI 1994c.

38 Sul ritrovato dinamismo dell’economia di Chio: PISTARINO 1995, pp. 513, 516-519.

39 ASGe, AS, 597, cc. 90v-91r (5/05/1492).

40 Sulla guerra del 1499-1502, risoltasi in una disastrosa sconfitta per Venezia, cfr. LANE

1978a (ripubblicato in versione italiana in LANE 1983, pp. 251-283).

41 Cfr. GIUSTINIANI 1854, II, pp. 600-602; PANDIANI 1945, pp. 129-130, PANDIANI 1949, pp. 16-17.

42 ASGe, NA, 1689, notaio Niccolò Sanpietro, doc. 151 (3/04/1516). Già negli anni pre-cedenti troviamo registrazioni che attestano una costanza di movimenti lungo questa rotta, come il noleggio della nave di Oberto Peloso per un viaggio commerciale da Chio verso la Siria e l’Egitto, o l’invio di un carico di panni al console genovese residente nella metropoli egiziana, Antonio de Franchi, ibidem, docc. 176 (10/05/1512), 169 (15/01/1515). Per un più ampio quadro dei contatti commerciali con l’Egitto mamelucco, cfr. MUSSO 1967, pp. 489-492; PETTI

BALBI 2005, pp. 210-225. Sulle relazioni fra gli Imperi ottomano e mamelucco dalla guerra del

gnare un quadro di vigorosa ripresa dei traffici che farebbe presupporre una fase di rinnovato sviluppo economico dell’isola a dispetto delle innegabili difficoltà 43.

Particolarmente attiva appare la rotta diretta verso la Sicilia che, a giu-dicare dal numero di registrazioni relative a navi inviate a caricare grano 44, si avvia nei primi decenni del XVI secolo ad affiancare (e forse a sostituire) nel ruolo di grande centro di approvvigionamento alimentare le destinazioni più prossime a Chio, quali quelle di Rodi, Salonicco e Negroponte, che pur mantengono ancora una considerevole importanza 45. Ciò, a dispetto della frammentarietà della documentazione e della necessità di più approfondite ricerche, permette di intravvedere il quadro di un progressivo riorienta-mento delle rotte commerciali che fanno capo all’isola egea, un processo che, nonostante alcuni episodi clamorosi, pare non risentire del clima di ostilità intercorrente tra il re di Francia, signore di Genova, e quello di

Particolarmente attiva appare la rotta diretta verso la Sicilia che, a giu-dicare dal numero di registrazioni relative a navi inviate a caricare grano 44, si avvia nei primi decenni del XVI secolo ad affiancare (e forse a sostituire) nel ruolo di grande centro di approvvigionamento alimentare le destinazioni più prossime a Chio, quali quelle di Rodi, Salonicco e Negroponte, che pur mantengono ancora una considerevole importanza 45. Ciò, a dispetto della frammentarietà della documentazione e della necessità di più approfondite ricerche, permette di intravvedere il quadro di un progressivo riorienta-mento delle rotte commerciali che fanno capo all’isola egea, un processo che, nonostante alcuni episodi clamorosi, pare non risentire del clima di ostilità intercorrente tra il re di Francia, signore di Genova, e quello di